ROMA

In questo luogo venne edificata la chiesa di S. Maria in Portico, officiata dalla congregazione dei Chierici Regolari della Madre di Dio. Il fitto dedalo di vicoli che la circondavano ed il grande numero di pellegrini richiamati nei periodi di pestilenza rendevano il luogo pericoloso per la salute pubblica.
Nel 1618 il cardinale Mellini, vicario di Paolo V, concede alla congregazione anche la piccola chiesa di S. Maria in Campitelli, allora situata presso le case dei Serlupi (poi diventato palazzo Caetani Lovatelli). Questi decidono la ricostruzione ex novo della chiesa con un convento, nell'attuale area di piazza Campitelli.

La nuova pestilenza che scoppia nel 1656 convinse il papa Alessandro VII ed i conservatori di Roma a prometterne la ricostruzione in forme più ampie e maestose. Il 14 gennaio 1662, cesata ormai la peste, il pontefice autorizza la traslazione dell'immagine nella chiesa di S. Maria in Campitelli che avviene con grandi festeggiamenti mentre affida a Carlo Rainaldi il progetto del nuovo tempio.
Dopo che il Rainaldi aveva proposto un progetto a pianta ellittica, la congregazione dei Chierici decide di affiancare nei lavori il loro consulente, l'architetto Giovanni Antonio De Rossi. Infatti la soluzione del Rainaldi non era ritenuta adatta alle nuove esigenze culturali e politiche della controriforma.

Nel 1667 la chiesa viene aperta al pubblico nonostante era terminata la sola facciata. La consacrazione ufficiale avviene soltanto nel 1728.