Per la canonizzazione di san Giovanni Leonardi nel 1938 si provvide alla produzione del materiale liturgico necessario per il culto. In effetti, con il rito della canonizzazione il culto riservato ad un santo è per la Chiesa universale. Tracce di alcune composizioni liturgiche in onore di san Giovanni Leonardi approvate dalla Congregazione per i Riti, sono tuttora reperibili nel Liber Usualis Missae et Officii pro dominicis et festi cum cantu gregoriano ex editione Vaticana adamussim excerpto, del 1957 pagine 1681/1-4. La prima redazione dei testi, risale a dopo la beatificazione, avvenuta nel 1861, mentre la partitura musicale è del 1940.
Il lettore troverà di seguito le note puntuali e non quelle figurate della musica dei nostri giorni. In effetti, dall'inizio del Cristianesimo il canto rappresentava un momento molto importante e particolare di preghiera collettiva. Il canto gregoriano era il canto cristiano in lingua latina adottato dalla Chiesa d'Occidente e si contrapponeva a quello bizantino della Chiesa d'Oriente. Con tale termine ci si riferisce alla musica creata nel periodo che va dai primi anni di diffusione del Cristianesimo (313 d.C.) sino all'anno 1000 circa. Il nome deriva dal Benedettino Gregorio Magno (papa dal 590 al 604) che si impegnò ad accrescere il prestigio della chiesa nei confronti dei Longobardi. Egli raccolse e ordinò i canti sacri in un volume detto Antifonario. Infatti, fra le sue numerose riforme ci fu anche quella che riguardò il canto religioso: per dare maggiore unità alla chiesa si preoccupò di fondere i numerosi canti di preghere che venivano usati nei centri già raggiunti dal Cristianesimo. Raccolse i brani che dovevano essere utilizzati in tutti i centri europei; riorganizzò il complesso di regole e di tradizioni che sarebbe stato rafforzato durante il regno di Carlo Magno nella sua opera di unificazione, nota come rinascita carolingia e attuata all'inizio del IX secolo. Papa Gregorio impose ufficialmente il canto gregoriano in tutte le province del Sacro Romano impero che si diffuse così nelle abazie e nei conventi. Solo Milano ebbe il permesso di continuare ad eseguire i canti ambrosiani cioè quelli voluti da S. Ambrogio vescovo di questa città nel IV sec.
Il canto gregoriano non aveva finalità artistica, ma il solo scopo era quello di unire i fedeli nella preghiera. Era un canto monodico in lingua latina, e se ne distinguevano due forme: l’accentus e il concentus. Tipica della prima forma fu la salmodia, cioè il canto biblico quello che ritroviamo nei testi che seguiranno; della seconda fu invece l'innodia, cioè il canto di inni anche questi su testi biblici. La teoria musicale si basò su scale che conservarono il nome delle antiche scale greche, otto tipi di scale che furono chiamati modi ecclesiastici e formarono il complesso della modalità gregoriana.
Quello di seguito è un repertorio classico composto per la celebrazione della messa secondo il rito tridentino, ma siamo ormai alle soglie del Concilio Vaticano II. La dicitura della memoria liturgica è Duplex ovvero di seconda classe. L’introito che corrisponde all’antifona d’ingresso dell’attuale Messale romano, ha come inizio le parole In sermonibus tratte dal capitolo 42 versetti 15- 16 del Siracide: “Con le parole del Signore sono state create le sue opere. Il sole con il suo splendore illumina tutto, della gloria del Signore è piena la terrà”. Il canto dei versetti biblici individua subito le caratteristiche spirituali di san Giovanni Leonardi: le opere da lui compiute raccontano la gloria di Dio.
Segue il Graduale. Con queste parole la liturgia della Chiesa designava il salmo responsoriale che veniva proclamato sul gradus (scalino). Il termine indicava sia lo spazio liturgico, distinto dal luogo dove si proclammava il Vangelo, sia la tonalità che diceva il tempo liturgico celebrato.
Il nostro responsorio Posuit os meum è un intreccio dei salmi 73 (72),21 e 69 (68), 10: “Quando si agitava il mio cuore e nell’intimo mi tormentavo mi divorava lo zelo per la tua casa”. Ora, l’antifona descrive l’esperienza spirituale del Leonardi: esiliato, calunniato, la sua risposta è la medesima del salmista che invitaa gustare quanto è buono il Signore e lasciare risuonare nell’intimo l’affetto per la casa e per le cose di Dio. Ad esso fa eco il versetto 2 del capitolo 49 di Isaia il secondo carme del Servo del Signore: “Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra” (così il testo della Cei) ma la Vulgata propone l’espressione “sagictam electam”. Giovanni come il Servo di Isaia, come Gesù, come Paolo, è “strumento di elezione” nelle mani di Dio. Il canto al Vangelo, propone il Salmo 71 (70) versetto 7: “Sono parso a molti quasi un prodigio: eri tu il mio rifugio sicuro”. Attraverso il versetto che la Chiesa pone sulle labbra del Leonardi, è celebrata quella speranza che egli sperimentò nel tempo della prova e la sua riconoscente dipendenza creaturale da Dio.
L’antifona offertoriale Christi factus sum, è tratta da Colossesi 1,25. Afferma Paolo: “[Della Chiesa di Cristo] sono diventato ministro secondo la missione affidatami da Dio presso di voi di realizzare la sua parola”. In effetti, nel versetto 24 Paolo ha affermato, che con “le sue sofferenze completa nella carne quello che manca ai patimenti di Cristo a favore della sua Chiesa”. Egli si presente alla comunità di Colossi come ministro del “mistero nascosto nei secoli”. Ecco cantato dalla liturgia l’altro aspetto del carisma del Leonardi egli è ministro e missionario del Verbo che rivela il mistero dell’amore di Dio per l’umanità intera.
Infine l’antifona di comunione Quae mihi, raccoglie ancora le parole di Paolo che scrive ai Filippesi: “Quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo”. (3,7). E’ l’esperienza “perdente” della santità dei discepoli del Signore. L’opposizione perdita-guadagno si iscrive nella logica del Vangelo di Gesù il quale afferma: “chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà (Mt 10,39).
Padre Davide Carbonaro OMD