I padri leonardini e la chiesa di Santa Maria del Carmine a Vasto
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La chiesa di Santa Maria del Carmine a Vasto rappresenta uno degli esempi più significativi di Barocco abruzzese dal momento che, costruita ex-novo a sostituzione della più antica S. Nicola degli Schiavoni, riflette nell'articolazione dello spazio interno, nella sua decorazione e anche in facciata un'unità progettuale che in altri edifici "ammodernati" non è possibile rintracciare. La nuova edificazione è resa possibile anche per la disponibilità finanziaria assicurata dalla munificenza dell'Università vastese, dei marchesi Diego e Cesare Michelangelo e della duchessa Gravina Felice Maria Orsini, oltre che dei Padri Lucchesi (o Chierici regolari della Madre di Dio) sotto la cui pertinenza ricade e la chiesa e l'annesso convento. L'edificio conventuale è il primo ad essere completamente ricostruito dai Chierici a partire dal 1719 con lavori che si protraggono per quasi un cinquantennio; di seguito, con la demolizione di S. Nicola del 1758, si procede alla realizzazione della nuova chiesa.
Il progetto di S. Maria del Carmine si è per lungo tempo attribuito a Luigi Vanvitelli, ma una nuova e ricca documentazione assegna definitivamente all'architetto napoletano Mario Gioffredo la paternità dell'opera. Egli adotta in pianta lo schema a croce greca, disegnando una leggera asimmetria fra le dimensioni dei bracci: il vano del presbiterio è prolungato da un breve coro rettangolare, il braccio d'ingresso è ulteriormente dilatato da due cappelle aperte ai lati. La copertura degli ambienti è a volte mentre nell'aula centrale è realizzata una cupola senza tamburo, né finestre o lanterna, ornata da un motivo a cassettoni. Fasci di paraste e colonne appena incassate negli spigoli qualificano sapientemente lo spazio architettonico, la cui decorazione è ideata ancora dal Gioffredo e realizzata tra il 1762 e il 1765 da Michele Saccione e da Lauriano Carbone.
Interessante è il documento che riporta i termini del contratto di appalto, nel quale la chiesa è descritta priva di coperture, per cui i decoratori oltre a impegnarsi alla realizzazione degli stucchi devono anche "terminare tutti li Tetti" (Robotti, 1984). Completano l'arredo alcuni interessanti dipinti databili al XVIII secolo, la tela raffigurante la Presentazione di Maria eseguita dal pittore Crescenzo La Gamba per l'altare maggiore, una Madonna del Rosario ed una Crocifissione realizzate da pittori vastesi per gli altari minori. Sulla facciata in laterizio stacca la gradinata in travertino bianco (ricostruita nel 1904) che termina davanti al portale in pietra realizzato tra il 1759 e il 1761 dal lapicida molisano Giovanni Crisostomo Calvitto, su disegno del Gioffredo. L'architetto richiama nella decorazione del portale di Vasto i motivi che già aveva sperimentato per il portale laterale della chiesa del S. Spirito a Napoli. Ai lati salgono due paraste fino alla cornice modanata del timpano spezzato; al centro apre un'unica ampia finestra archivoltata e delimitata in basso da una balaustra.
La chiesa di S. Maria del Carmine a Vasto mostra una delle più felici soluzioni a croce greca osservabili nella nostra regione e, nonostante sia stata ricostruita alla metà del XX secolo sul modello originario a seguito dei danni subiti dal terremoto del 1915, restituisce ancora oggi la bellezza di uno spazio progettato con sapiente organicità.