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Lunedì, 10 Febbraio 2014 15:38

L’arcivescovo di Aleppo a Campitelli: “Dirò ai miei fedeli che Roma prega per la Siria”

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Per-siriyaI brevi ma intensi canoni della comunità ecumenica di Taizé si intrecciavano con le antiche melodie arabe e greche della Chiesa melchita di Siria. La Chiesa non dimentica la Siria e la sua gente. E invoca la pace e la liberazione dei prigionieri. Una speciale Veglia di preghiera  nel santuario parrocchiale di Santa Maria in Portico in Campitelli, davanti all’antica e venerata icona della Madre di Dio particolare protettrice della città di Roma, domenica 9 febbraio ad un anno esatto dal rapimento dei sacerdoti padre Michel Kayyal e padre Maher Mahfouz. L’incontro è organizzato dal Centro per la cooperazione missionaria tra le Chiese e dall'Ufficio per la pastorale delle migrazioni della diocesi di Roma in collaborazione con l'associazione Finestra per il Medio Oriente, la comunità parrocchiale di Campitelli e  la comunità melchita di Santa Maria in Cosmedin.  Accolti dal Vescovo Ausiliare di Roma Centro Mons. Matteo Zuppi e dal Parroco di Campitelli P. Davide Carbonaro, l’arcivescovo Boutros Marayati dell’Arcieparchia di Aleppo e l’Arcivescovo Capucci  emerito di Gerusalemme; insieme all’archimandrita P. Atonios Haddad di Santa Maria in Cosmedin a Roma e i Rettori del Collegio Armeno e Siro Antiocheno. La veglia ha ricordato il vescovo Zuppi : “è una nuova occasione di preghiera in sintonia con Papa Francesco e in profonda unione con tutti i cristiani del Medio Oriente perché non cessiamo di sperare che abbia finalmente termine il conflitto in Siria”. E aggiunge: “Seguendo l'invito di Papa Francesco continuiamo a pregare per la pace e per la liberazione di tutti i rapiti, in particolare dei sacerdoti padre Michel Kayyal e padre Maher Mahfouz a un anno dal loro rapimento avvenuto il 9 febbraio 2013, del vescovo siro-ortodosso di Aleppo, Gregorios Youhanna Ibrahim e del vescovo greco-ortodosso di Aleppo e Iskenderun, Boulos Yaziji, delle suore di Maalula e di padre Paolo Dall'Oglio, missionario gesuita romano. Preghiamo per non dimenticare e per far nostro il gemito del popolo siriano che aspira alla pace”. Durante la celebrazione la toccante testimonianza dell’Arcivescovo Marayati che portando il gemito dei suoi connazionali: “ringrazia il Signore perché in questa chiesa si prega per la pace”. Poi prosegue ricordando che ad Aleppo: “città ecumenica, in questi tempi duri lavoriamo insieme in modo solidale per aiutare le famiglie e in nome di Cristo mettiamo tutto insieme”. Sempre nella nostra città, “abbiamo convissuto con i musulmani, ma i fanatici hanno spaccato il nostro dialogo”. Come riprendere questo dialogo, si domanda Mons. Marayati. Prima del conflitto Aleppo era “un incrocio di culture”, ma “la guerra distrugge, la guerra fa male a tutti e tutti siamo perdenti”. Aleppo, ha ricordato, è stata “la culla del cristianesimo, i seguaci di Gesù qui sono stati chiamati cristiani per  la prima volta”; e prosegue, “questi cristiani oggi stanno andando via!”. “Aleppo la mite” come fu descritta da scrittori e poeti, “la città dei sogni”, ma oggi questi sogni sono infranti. Tuttavia noi crediamo nella pace, ha concluso l’arcivescovo: “crediamo che Dio è con noi e non ci lascerà, noi crediamo nella forza della preghiera”. Congedandosi dall’assemblea promette che dirà ai suoi fedeli e agli uomini e donne di buona volontà: “siete nel cuore di tutti i cristiani!”. Al termine della celebrazione i Vescovi ed una rappresentanza di famiglie siriane e di fedeli hanno pregato davanti all’icona di Santa Maria in Portico.

10 febbraio 2014
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