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Con Cristo
misurate le cose
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Con Cristo
misurate le cose
La solenne eucaristia giovedì 17 luglio nel santuario parrocchiale di Santa Maria in Portico in Campitelli, in occasione del 1490 anniversario dell’apparizione dell’icona al Papa San Giovanni I e a Santa Galla, è stata presieduta da S. E. il Signor Cardinale Paolo Sardi. Riportiamo di seguito alcuni tratti dell’omelia: “In una delle circostanze nella quale Galla nobile romana esercitava la carità, apparve l’immagine che noi oggi veneriamo con grande fervore e devozione dal popolo. Il popolo romano è venuto varie volte a cercare conforto e guarigione da questa immagine miracolosamente giunta nel cuore dell’Urbe senza particolari meriti da parte dei cittadini. Il giorno in cui dal Papa Giovanni primo fu utilizzata l’icona per benedire il popolo era appunto il 17 luglio del 524. Il titolo attribuito all’immagine è Romanae portus securitatis: “Porto di sicurezza per i romani”, una qualifica che colpisce. In effetti, noi viviamo nel tempo che è un mare su cui le nostre rispettive barchette viaggiano ed a volte devono affrontare tempeste non facili. Nel mio stemma, quando sono diventato vescovo, ho scelto l’immagine di una barchetta sul mare e sopra un libro, la parola di Dio ed una stella. Maria Stella matutina, perché in questi riferimenti che può trovare sicurezza la nostra barca ed arrivare poi al porto che ci attende; il porto nostro è il Paradiso che tutti guardiamo con speranza. La Madonna è la nostra garanzia, la madre buona che è con noi per guidarci verso questo porto. Così, abbiamo ascoltato con interesse questa pagina del libro del Siracide che parla tutta al femminile: “Io sono uscita dalla bocca dell’altissimo, generata prima delle creatura”. Ma non è la Madonna la persona di cui si parla, qui è il Verbo di Dio, uscito dalla bocca dell’Altissimo e sceso sulla terra per redimere gli uomini; questo Verbo di Dio, è stato affidato dal Padre a Maria, la donna che lo ha portato in grembo e lo ha generato. Allora è a questo Verbo di Dio che bisogna guardare e mettersi in ascolto. Se vuoi trovare la Parola di Dio con sicurezza è a Maria che devi rivolgerti perché lei l’ha consegnato al mondo. Se a Maria ti rivolgi, puoi essere certo di trovare il Verbo in cui sta la nostra speranza di salvezza. Ma c’è un’altra parola che abbiamo pure ascoltato, e merita di essere meditata. Chi ha fatto questa liturgia ha scelto bene i testi. La seconda lettura tratta dall’Apocalisse di San Giovanni. Lì si parlava della “Fidanzata”, la “Sposa dell’Agnello”; anche qui non è Maria, si tratta della Chiesa. Tuttavia sappiamo che la Madonna è immagine della Chiesa, e perciò in qualche modo vale anche per lei questa pagina del libro dell’Apocalisse. Mi interessa raccogliere due particolari. Il primo è dato dalla città cinta da un grande muro, con dodici porte e poi dodici angeli; la città è costruita sopra dodici basamenti che sono gli Apostoli. Questa città è la Chiesa, nella Chiesa hai speranza di salvezza. Ma la Chiesa, non è un’accozzaglia di persone che entrano ed escono a piacimento, come a volte avviene nelle chiese materiali, con piena libertà di scelta. Se vuoi essere nella Chiesa devi metterti a disposizione di chi è responsabile della Chiesa. Infatti, l’immagine dell’Apocalisse, indica che la città è cinta da un alto muro, non ci si accede con libertà non ci sono le porte aperte per entrare e per uscire. Poi vi sono gli Angeli che la proteggono, gli Apostoli che le garantiscono l’autenticità. La Madonna che è immagine della Chiesa, proprio a questo ci invita: guardate che la Chiesa è una realtà semplice, avete la fortuna di farne parte, sappiate raccogliere gli impegni che da questa partecipazione derivano per ciascuno di voi. Mettetevi in ascolto della Chiesa, entrate in sintonia con la Chiesa, collaborate nella evangelizzazione insieme con la Chiesa. Un altro pensiero che raccolgo dice che la città, la comunità dei salvati, non ha bisogno della luce del sole , né della luce della luna, perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello. Come possiamo interpretare questo? La luce del sole, la luce della luna, è una luce materiale, una luce umana, creata; di questa luce l’umanità si deve anche servire, penso a tutto lo sforzo che nel corso della storia i popoli hanno fatto per capire meglio quali erano le norme che reggevano l’universo in cui si trovavano collocati, le norme che reggevano il loro fisico per trattarlo in modo conveniente e non creare guai. La scienza è necessaria, la luce del sole e della luna immagine della luce dell’intelletto e della scienza son pur necessarie. Ma per entrare nella città di Dio, per accedere alla strada giusta che porta verso il cielo, non è alla scienza che ti devi rivolgere, ma è alla parola di Dio che la Chiesa ti presenta e che la Madonna ti raccomanda. Allora bisogna prendere coscienza di questo: Non è necessario avere tanta scienza e cultura, anche se è da rispettare. Ciò che conta non è la luce del sole o della luna, i mezzi naturali di conoscenza, ciò che conta è la luce di Dio e questa ti viene donata se hai fede, se hai amore per lui. E’ importante coltivare nella preghiera l’apertura alla fede, l’impegno dell’amore. Nell’ultima lettura breve, ma estremamente densa, abbiamo sentito che Gesù stava parlando ed una donna uscì con questo grido di ammirazione: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai reso il latte”. Una grande lode che chiamava in causa la madre. La risposta di Gesù potrebbe sembrare persino poco rispettosa per sua madre, ma egli disse - il ma indica una direzione diversa- “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”. Se ci pensi è questa la gloria di Maria, non tanto quella di aver dato la vita umano e di aver generato il Verbo, ma quella di essersi messa in ascolto del Figlio suo Verbo incarnato e per aver in tutta la sua vita osservato la Parola, a cominciare dalla prima parola registrata nei vangeli: “Ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola”. L’osservanza della Parola di Dio ha accompagnato la Madonna, e sappiamo, che non è stata una vita facile la sua, una vita con numerose difficoltà. Tanto che, ricordano i vangeli nell’episodio dello smarrimento del fanciullo Gesù nel Tempio, apprese dalle sue labbra: “Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio”. Giuseppe e Maria non capirono questa risposta, ma la Madonna conservava nel suo cuore queste parole, meditandole, e piano piano ha compreso sempre meglio il mistero di suo Figlio e la missione singolarissima che il Padre aveva affidato a lui. La strada di Maria non è stata facile, alle volte siamo tentati di pensare che la Madonna abbia vissuto in un mondo diverso, è vissuta nel nostro mondo, ha dovuto affrontare i problemi del nostro mondo, pensaci pure tu! E’ vissuta in un paese accanto a Giuseppe suo sposo e al figlio Gesù. Un paesetto Nazareth dove ci saranno state le polemiche, i pettegolezzi, le tensioni a volte gli scontri tra la gente. Venivano anche avventori alla bottega di Giuseppe e magari, a volte non pagavano; sono le difficoltà della vita quotidiana che la famiglia di Nazareth ha accettato, ha affrontato ed ha superato. Non parliamo dell’ultima fase di questa vita quando il Figlio viene catturato, flagellato e poi portato sul Calvario e muore sulla croce. La Madonna è lì accanto a lui e non fa polemiche, accetta e Gesù a lei dice: “Ecco tuo figlio”, guardando a Giovanni e in questa parola è contenuto l’affidamento di tutti noi alla materna protezione della Madonna. Vogliamo stasera guardare a Maria che è rappresentata in questa piccola icona, tanto bella e tanto venerata dall’antichità: Romanae portus securitatis, Porto della romana sicurezza, diciamo pure dell’umana sicurezza, quindi anche nostra, siamo qui a Roma e di conseguenza questa parola vale anche per noi, ma vale anche per qualsiasi essere umano in cammino sulla terra verso il destino ultimo che è il cielo. Che la Madonna ci sia accanto, lei che è: “Porto dell’umana sicurezza” voglia accoglierci nel porto dove tutti siamo incamminati perché è là che troverà piena realizzazione la nostra esistenza”. La liturgia è stata animata dalla Cappella musicale di Santa Maria in Campitelli che il cardinale al termine della celebrazione ha ringraziato con queste singolari parole: “Devo dire un grazie al Coro e al suo Maestro per la grande esecuzione corale di tutte le parti liturgiche, sia polifoniche che di canto gregoriano. Non è facile sentire un coro così ben preparato e partecipe che sappia eseguire e rendere solenne la liturgia. Il coro svolge una funzione educativa e di unità per l'assemblea liturgica”. Nei locali della Parrocchia il Cardinale ha salutato i convenuti e sono state distribuite le ceramiche commemorative dell’icona di Santa Maria in Portico in occasione del 1490° anniversario dell’apparizione.