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Venerdì, 01 Febbraio 2013 11:47

Martinez a Campitelli nell’Anno della Fede: “Evangelizzare insegna agli uomini l’arte di vivere”

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Catechesi“Credo lo Spirito Santo che è Signore e dà la vita”. E’ a partire dal contenuto di queste parole dell’articolo di fede che il Prof. Salvatore Martinez, Presidente del Rinnovamento nello Spirito, ha condotto giovedì 31 gennaio la Catechesi nella Chiesa romana di Santa Maria in Portico in Campitelli. L’incontro organizzato dalla I e II prefettura della Diocesi di Roma è stato guidato dal Vescovo Matteo Zuppi Ausiliare per il settore Centro. “Strategica” la posizione di questa chiesa e della Catechesi oggi svolta nel cuore della Città di Roma. Così ha esordito il Prof. Martinez, ricordando che del dono dello Spirito “il grande sconosciuto”, dovremmo  farne “un racconto continuo”. Ed è proprio su questo andamento narrativo e ricco di citazioni della Parola e del Magistero  che Martinez ravviva il bisogno di verità che alberga nel cuore dei credenti come postulato dalla figura biblica di Nicodemo: “ Occorre passare le nostre notti e rinascere di nuovo; è questo lo spazio del miracolo e della nostra pentecoste personale.  L’uomo spirituale, come dice l’apostolo Paolo, è colui che assume le sembianze di Cristo, e si lascia continuamente ricreare da Dio”. Così oggi: “La nuova evangelizzazione  deve fare i conti con la potenza dello Spirito ed è triste vedere che i cristiani nel tempo della crisi, si dichiarano impotenti. E’ la potenza spirituale che ci rende capaci di fare cose nuove, ma solo se accettiamo di rinascere dall’alto”. Martinez ricorda le parole di Benedetto XVI : “La potenza dello Spirito e la vita stessa di Dio”,  una forza che per certi versi, “ci fa trasferire di domicilio”; è amore in azione. Credere nello Spirito: “significa credere in questa potenza che non cesserà di riempire la vita della Chiesa”. Se c’è un protagonismo nella nuova evangelizzazione è da riservare allo Spirito Santo: “Evangelizzare è umanizzare; insegnare agli uomini l’arte di vivere”. Ecco perché quando diciamo: “Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita”, affermiamo non solo i valori non negoziabili, ma ciò che si sviluppa tra il nascere e il morire; il mondo del lavoro, dell’economia, della politica, dell’affettività:  “è tutta vita, è spirito di vita, che esorcizza le tenebre,  il male, tutto ciò che sfigura i figli di Dio”. In tali circostanze, lo Spirito addestra i discepoli di Gesù al “combattimento spirituale” nel quale sono chiamati a vivere una “secunda conversio”. Infatti, afferma il libro della Sapienza: “Lo Spirito se ne sta lontano dalla finzione ed è cacciato dal sopraggiungere dell’ingiustizia”. Così, prosegue Martinez: “Quanto amore umano non si traduce in carità, è lo spirito che dà la vita e arricchisce la vita della Chiesa con la conversione”. Senza la conversione del cuore, la fede non attrae le giovani generazioni, le chiese si spopolano, sono fredde “perché non rigenerate dall’amore dello Spirito”. I risultati:  “razionalismo”, “intellettualismo”, “omelie che non vibrano”. La domanda urge e richiama la quotidinità: “Perché le culture sono così decadenti?  I sistemi economici e politici così fragili?”. Perché spiritualmente infecondi, non illuminati  “dalla cultura del sovrannaturale”. Allora, occorre “mettere più amore, più Spirito Santo nella liturgia, nella famiglia, nell’accompagnare i giovani, nel pregare, nell’intercedere per coloro che soffrono”; “non possiamo vivere un sonno spirituale davanti alle tragedie ed emergenze, alle sfide di questo nostro tempo”. Una comunità cristiana autentica: “deve essere alimentata dall’ascolto vero e profondo dello Spirito Santo, se no non potrà creare le condizioni ideali in cui la fede possa trasmettersi e manifestarsi”. C’è un modo per esperimentare l’intimità con lo Spirito “è la preghiera. Lo Spirito si riceve pregando, non parlando e suo vertice è il silenzio. Egli ci insegna a pregare, lui stesso prega con insistenza per noi e in noi. Sono buono quando prego e per fare cose buone devo pregare; più prego e più vedo il bene, mi preparo a compierlo e sono capace di compierlo; più prego e più dipendo dalla bontà di Dio; più prego e meno mi sento stanco, sono paziente e disponibile; più prego e più affiora in me il desiderio di compiere le opere del Signore  e se si arresta la preghiera, l’anima si addormenta, il servizio appare anestetizzato e tutto intorno a me diventa stanco e sonnolento, ecco perché occorre liberare le sorgenti della preghiera. Gli uomini della preghiera hanno un grande potere spirituale da esercitare, hanno le chiavi del destino del mondo, essi sono i veri politici della storia. La censura interiore che si sta creando costringe gli uomini e Dio ad essere confinati in spazi sempre più privati ed insignificanti, mentre dobbiamo ripostulare la presenza dello Spirito come stile di vita e vita condivisa”.  Occorre pertanto: “Respirare al ritmo della grazia e il nostro tempo non respira certo a tale ritmo, ecco perché vediamo molte disgrazie, ma siamo noi l’ossigeno, il ritmo, il respiro, e se aumenteremo l’intensità, la forza della nostra preghiera, troveremo il senso della nuova evangelizzazione il coraggio di essere testimoni fino in fondo di ciò che abbiamo ricevuto. Questo deficit di preghiera e di pensiero spirituale è la più grande infamia, manchevolezza e paura di questo nostro tempo”.

Lo Spirito sollecita i credenti, li scuote dal torpore e dal veleno del mondo conclude Martinez: “ Nessuno si dica più ignorante”, lo Spirito insegnerà ogni cosa ed  “il Vangelo è dato ai semplici”. “Nessuno si dica povero, la povertà è la veste di Cristo”. “Nessuno si dica smemorato” , lo Spirito ricorderà, egli è “la memoria vivente di Cristo”. “Nessuno si dica sfiduciato”. Lo Spirito guiderà alla verità tutta intera, “non ci fa mollare, soprattutto quando la fede implica il disagio della coscienza e della coerenza. In questo nostro tempo, sempre meno cristiano, nessuno si dica impotente, lo Spirito renderà testimonianza”. In definitiva: “Nella Chiesa non ci sono alibi se viviamo sotto l’effusione dello Spirito”. “Senza Lo Spirito Santo l’evangelizzazione  sarà come un fiume che ristagna, la carità sarà un fuoco senza calore, la Parola sarà un verbo indeclinabile, l’Eucaristia un mistero impenetrabile, l’uomo non sarà mai il mio prossimo, il mondo sarà un inferno, il paradiso realtà dimenticata, lo stesso Spirito straniero inospitato, la Chiesa una madre senza amore”. Abbiamo una grande responsabilità per consegnare alle giovani generazioni queste parole preziose del deposito della nostra fede: “Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita”.

1 febbraio 2013
 
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