Per la data del 9 ottobre il martirologio romano riporta questa dicitura: “A Roma san Giovanni Leonardi Confessore, Fondatore della Congregazione dei Chierici Regolari della Madre di Dio, illustre per le fatiche e per i miracoli. Per opera sua furono istituite le Missioni della Propagazione della Fede”. Il testo fu inserito per volere del papa Leone XIII nel martirologio dopo la beatificazione del Leonardi avvenuta nel 1861. Tale privilegio ci dicono le cronache del tempo, veniva concesso solo ai papi proclamati beati. Questo gesto di Leone XIII volle senz’altro significare il forte legame che il santo lucchese ebbe con la città di Roma e la sede di Pietro. “Illustre per le fatiche e per i miracoli”, un binomio che accompagna le biografie di tutti i santi, ma ha la caratteristica della singolarità perché i segni con i quali Dio glorifica i suoi Servi, manifestano la sua sorprendente creatività.
La parola miracolo spesso usata ed a volte abusata, richiama una verità della nostra fede che, al di là di forme fondamentaliste che vanno comunque scongiurate, sostiene l’irruzione del divino nell’umano. La Parola di Dio ci ricorda che l’incontro fra il divino e l’umano suscita sempre lo stupore e la meraviglia di quest’ultimo. La parola miracolo, nella sua accezione porta in sé l’immagine di qualcosa che irrompe nel visibile in modo straordinario. Tuttavia, ci viene ricordato dagli studiosi, che stupirsi e spaventarsi del sacro che si presenta nella sua forma tremenda e affascinante, non è miracolo. La storia conosce la corsa dell’uomo alla ricerca del fascinoso, dell’ignoto, del meraviglioso. Prima Gesù e poi Paolo hanno una certa reticenza nel mischiare l’annuncio evangelico con ciò che sa di miracoloso ed apparente, mettendo in guardia il loro uditorio (Cf. Mt 12,39; 1 Cor 1,22). Nella mentalità attuale che spesso cede al razionale ed allo sperimentabile, con buona pace di certa filosofia moderna e post-moderna, i discepoli di Gesù osano annunziare, l’evento unico e sublime dell’incarnazione e della redenzione: “Dio si è fatto uomo e ha posto la sua dimora in mezzo a noi” (Cf. Gv 1,14). Questo consideriamo “il miracolo” che da senso, a tutti gli eventi, anche quelli odierni, dove per certi versi, i confini tra il cielo e la terra s’incontrano e ciò che è invisibile si fa visibile, toccabile sperimentabile. In effetti, possiamo affermare che nell’uomo è presente una “profondità”, il suo cuore dice la sapienza biblica si misura con la profondità dell’abisso, solo Dio lo può conoscere (Cf. Sal 64,7; Sir 42,18; Gn 2,4). Tale profondità dell’esistenza, accompagna e nello stesso tempo supera l’uomo. Per questo, egli è chiamato ad accogliere nella sua esistenza quei fatti inspiegabili che Dio dispone liberamente per la sua vita e salvezza. Da sempre la Chiesa per additare alla venerazione un Servo di Dio ha dei criteri ben noti, il fatto che la sua memoria non si è mai spenta dalla mente e dal cuore dei fedeli: “la fama di santità” e che il luogo dove riposano le sue reliquie manifesti le meraviglie di Dio per l’intercessione del suo Servo: “i miracoli”. Nell’Archivio della Postulazione dell’Ordine della Madre di Dio sono conservate le testimonianze di alcuni segni prodigiosi avvenuti per intercessione di San Giovanni Leonardi alcuni di essi sono stati approvati dalla competente autorità ecclesiastica per i processi di beatificazione e canonizzazione.
Il primo miracolo approvato per intercessione del Servo di Dio Giovanni Leonardi, come consta dai processi, fu quello ricevuto da Francesco Maria Febei nobile orvietano residente a Roma nel 1712. Affetto da una gravissima cancrena alla gamba destra che lo avrebbe portato in pochi giorni alla morte. Oppresso da questo pensiero e dai forti dolori, ordinò ad uno dei suoi domestici di portargli un libro dalla biblioteca e la sorte cadde su una biografia di Padre Giovanni Leonardi da Lucca. Il Febei attratto dalla santa figura del Servo di Dio e dalle sue illuminanti virtù, pose sulla parte malata l’immagine che apriva le pagine della biografia. Immediatamente constatò un miglioramento e volle recarsi presso la tomba del Servo di Dio nella Chiesa di Campitelli. Liberato il piede dalla fasce si trovò completamente sanato dalla maligna cancrena.
L’altro miracolo avvenne nel 1821 ed ebbe come referente una domestica di nome Angela Aloisi. Dal 1810 la donna cominciò a soffrire di forti dolori sotto la mammella sinistra. L’inferma attribuiva i gravi affanni, ai patimenti subiti presso una famiglia che aveva servito anni addietro. Nello scorrere del tempo l’edema ed il gonfiore che le provocava crisi di dolore e spossatezza, cominciava a coinvolgere tutto il ventre, tanto che i medici le consigliarono di ricevere i sacramenti per l’impossibilità della guarigione. Il parroco di Campitelli nel cui territorio la donna abitava insieme al viatico recò una immagine con la reliquia del Servo di Dio, e la invitò a compiere un settenario di preghiere. Nel medesimo giorno cominciò a percepire uno stato di benessere. Si alzò da letto e si accinse a fare i servizi di casa. Sentito suonare il campanello corse alla porta, era il medico che meravigliato di vederla in piedi affermò che: “solo un miracolo poteva produrre tale effetto!”. Recuperata la sanità ed il vigore, la mattina seguente si recò nella Chiesa di Santa Maria in Campitelli per rendere grazie al Signore che l’aveva liberata per intercessione del Venerabile Giovanni Leonardi. L’8 marzo del 1861 la Congregazione delle Cause dei Santi, tenne l’ultima sessione di approvazione dei miracoli ed il Decreto fu pubblicato il 27 maggio nella chiesa della Vallicella davanti alle spoglie di San Filippo Neri che era stato amico, difensore e padre spirituale del Servo di Dio. Il Papa Pio IX beatificò Giovanni Leonardi l’11 novembre 1861.
La causa venne ripresa nel 1934 dal P. Gioacchino Maria Corrado che fu per molto tempo Postulatore e da Donna Maria Luisa Kuefstein nobile Oblata di Tor de Specchi che, graziata dal Santo desiderò vederne la glorificazione e per devozione fece confezionare il ciborio che si custodisce presso il suo altare. Per la canonizzazione del Leonardi erano necessari altri due miracoli. Il primo avvenne sul sacerdote Gennaro Nappi nel maggio del 1832 affetto da un’ulcera varicosa che andava conducendo in cancrena la gamba sinistra. Riportiamo la testimonianza del medico che ricorda l’evento con queste parole: “Una sera si decise ad applicare alla gamba ammalata la figura del Beato; al mattino seguente si vide completamente guarito e chiamatomi nel suo domicilio potetti constatare che la lesione era cicatrizzata”.
L’altra guarigione che ebbe le stesse caratteristiche di immediatezza è da riferirsi al piccolo Vittorio Lamberti di Napoli (nella foto) sofferente di “osteomielite flemmonosa del femore sinistro” fin dal terzo anno di età. Nel febbraio del 1926 le condizioni si complicarono con infezioni di setticemia e febbri altissime che conducevano il piccolo in stato comatoso. Sgomento per quella situazione il medico di famiglia il Prof. Vitali, chiese aiuto al Prof. De Gaetano primario presso l’università di Napoli, era la sera del 9 febbraio, il giudizio sulla gravità del male era letale. Mentre avvenivano questi fatti, la zia di Vittorio, Ernestina de Cicco, corse all’Altare del Beato Leonardi nella Chiesa di Santa Maria in Portico a Chiaia. Queste furono le sue parole dettate dal dolore e dalla fede: “O beato Giovanni Leonardi mi dovete fare questa grazia che vi chiedo con tutto il cuore e la forza della devozione che vi porto. Se questo bambino deve come conseguenza del male rimanere un infelice, prendetevelo; altrimenti guaritelo completamente e ridonate la pace ai suoi genitori”. La stessa sera del 9 febbraio 1926 alle ore 18,00 dopo il consulto medico si verificò un improvviso e rapidissimo miglioramento, cessò la febbre e il giorno seguente i medici pieni di stupore lo dichiararono guarito. Il Leonardi fu ascritto nell’Albo dei Santi nel giorno di Pasqua del 1938 dal Papa Pio XI.
P. Davide Carbonaro
Postulatore