Mi è stato chiesto di ricordare Padre Alceste a 10 anni dalla morte.
Accolgo volentieri questo invito e desidero ricordarlo in questo giorno, nella Festa di tutti I Santi.
“Badate ai fanciulli … se volete farne degli uomini”: si intitolava così la testimonianza che
Padre Alceste portò al Meeting di Rimini nell’agosto 2000. Fu questa la sua preoccupazione e la sua passione nell’opera alla quale dette vita e per la quale diede la sua vita.
Per trentatré anni infatti si prese cura di bambini abbandonati che accolse nell’hogar di Quinta de Tilcoco in Cile e per un migliaio di loro trovò dei genitori attraverso l’esperienza dell’adozione.
Rimasi sorpresa - lo raccontai in un articolo per il notiziario dell’Ordine della Madre di Dio - quando gli organizzatori del Meeting, in vista della edizione del 2000 mi interpellarono per invitare Padre Alceste. Non lo conoscevano direttamente, avevano sentito parlare di lui e della sua opera da me e da mio marito, che avevamo adottato due bambini provenienti dall’hogar di Quinta. Perché sorpresa: perché attraverso i nostri racconti , le descrizioni, i nostri figli stessi, avevano intuito la grandezza dell’opera di Padre Alceste.
Quante battaglie nei tribunali, per dare una famiglia ai “suoi” bambini. In Cile era un personaggio, contribuì alla legislazione sull’adozione, nel 2001 ottenne la cittadinanza onoraria.
Non voglio tacere su quello che era per lui motivo di profonda amarezza: il silenzio da parte della Chiesa (dei suoi Pastori) sull’esperienza dell’adozione. Padre Alceste sosteneva “che se la Chiesa si impegna con opzione preferenziale per i poveri, non sono forse poveri dei bambini che hanno un passato nero, un presente incerto e un futuro imprevedibile e non si sentono parte di una famiglia, non appartengono a nessuno? E dall’altra parte migliaia e migliaia di coppie soffrono in silenzio il dolore di non poter dare amore a una creatura …”.
Ricordo ancora con commozione la gioia e la gratitudine di Padre Alceste quando, nel settembre 2000, Papa Giovanni Paolo II ricevendo in udienza le famiglie adottive di Madre Teresa di Calcutta, indicò “l’adozione come una via concreta dell’amore” e invitò al coraggio e alla generosità di questa scelta.
Come sempre dopo la morte del fondatore, la sua opera prosegue con maggiori difficoltà e ostacoli.
Mi auguro che stia a cuore all’Ordine della Madre di Dio che l’opera di Padre Alceste prosegua e che i nostri Pastori sempre più riconoscano il valore dell’adozione.
Paola Boncristiano