E’ stato eseguito lunedì 11 novembre a Roma nella Basilica dei Santi Apostoli il Requiem di Bonaventura Rubino. L’opera proposta al pubblico dopo 350 anni, in prima esecuzione moderna, è stata dedicata dal M° Vincenzo di Betta al compianto Cardinale Domenico Bartolucci già Maestro della Cappella Sistina in queste ore ritornato alla Casa del Padre. E’ ampio ricco solenne il barocco siciliano non solo nell’architettura dopo il devastante terremoto di noto nel 1693; l’interpretazione di questo stile si dimostrò talmente bella da essere cooptata in tutta la Sicilia, ma anche nelle diverse arti, musica compresa. Così risplende del fasto e della ricchezza articolata di suoni e voci la “Messa da morti a cinque concertata” di fra Bonaventura Rubino. La partitura fu ritrovata casualmente una decina di anni fa nel campanile della cattedrale di Malta ed ora, dopo una esecuzione lo scorso quattro novembre a Palermo, è stata riproposta a Roma proprio nella Chiesa dei Santi Dodici Apostoli, Curia Generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali ai quali apprteneva Fra Bonaventura che vi risiedetti, lui lombardo di nascita, ma Maestro di Cappella presso la Cattedrale di Palermo, per sei mesi nel 1640 in occasione di un Capitolo Generale e dove incontrò Claudio Monteverdi, padre della musica Barocca, con il quale era già da tempo in rapporto epistolare. Il Requiem di Rubino, eseguito per la prima volta in tempi moderni, fu composta nel 1665 per le celebrazione in occasione della morte di Filippo IV di Spagna, “Filippo il Grande” proprio nel cuore degli anni palermitani di fra Bonaventura Rubino, il quale tra il 1645 ed il 1658 a Palermo, diede alle stampe sette raccolte di musica sacra tra mottetti, responsori, introiti magnificat e Requiem appunto. L’esecuzione della Cappella musicale di Santa Maria in Campitelli di Roma e dall’Ensemble Antonio il Verso di Palermo, attenendosi scrupolosamente alla partitura come deve essere per una prima esecuzione, ha reinnestato elementi filologici molto ricchi come i due organi battenti, doppie voci per le canne lunghe, dove l’organo diventa recitante nelle parti in cui il coro non canta
13 novembre 2013