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Con Cristo
misurate le cose
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« È venuto nella nostra storia, ha condiviso il nostro cammino. È venuto per liberarci dalle tenebre e donarci la luce. In Lui è apparsa la grazia, la misericordia, la tenerezza del Padre: Gesù è l’Amore fattosi carne. Non è soltanto un maestro di sapienza, non è un ideale a cui tendiamo e dal quale sappiamo di essere inesorabilmente lontani, è il senso della vita e della storia che ha posto la sua tenda in mezzo a noi». Così Papa Francesco, nella sua prima messa della notte di Natale in San Pietro, ha spiegato il senso della festa cristiana nella quale si fa memoria della nascita di Gesù. All'inizio della celebrazione, è stato il Papa stesso a deporre nella mangiatoia posta davanti all'altare, la statua di Gesù Bambino. Bergoglio, che oggi pronuncerà il suo messaggio natalizio Urbi et Orbi, nell'omelia della messa della notte ha meditato sulla profezia di Isaia: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce». Una profezia - ha detto - che «non finisce mai di commuoverci... E non è solo un fatto emotivo, sentimentale; ci commuove perché dice la realtà profonda di ciò che siamo: siamo popolo in cammino, e intorno a noi – e anche dentro di noi – ci sono tenebre e luce». «E in questa notte - ha continuato il Papa - mentre lo spirito delle tenebre avvolge il mondo, si rinnova l’avvenimento che sempre ci stupisce e ci sorprende: il popolo in cammino vede una grande luce. Una luce che ci fa riflettere su questo mistero: mistero del camminare e del vedere». Bergoglio ha spiegato che il verbo camminare «ci fa pensare al corso della storia, a quel lungo cammino che è la storia della salvezza, a cominciare da Abramo, nostro padre nella fede, che il Signore chiamò un giorno a partire, ad uscire dal suo paese per andare verso la terra che Lui gli avrebbe indicato. Da allora, la nostra identità di credenti è quella di gente pellegrina verso la terra promessa». «Questa storia - ha aggiunto Francesco - è sempre accompagnata dal Signore! Egli è sempre fedele al suo patto e alle sue promesse». Anche se da parte del popolo si alternano «momenti di luce e di tenebra, fedeltà e infedeltà, obbedienza e ribellione». Anche nella nostra storia personale «si alternano momenti luminosi e oscuri, luci e ombre. Se amiamo Dio e i fratelli, camminiamo nella luce, ma se il nostro cuore si chiude, se prevalgono in noi l’orgoglio, la menzogna, la ricerca del proprio interesse, allora scendono le tenebre dentro di noi e intorno a noi». «Chi odia suo fratello – scrive l’apostolo Giovanni– è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi». Ma in questa notte, «come un fascio di luce chiarissima» è apparsa «la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini». La grazia che «è apparsa nel mondo è Gesù, nato dalla Vergine Maria, vero uomo e vero Dio. Egli è venuto nella nostra storia, ha condiviso il nostro cammino. È venuto per liberarci dalle tenebre e donarci la luce. In Lui è apparsa la grazia, la misericordia, la tenerezza del Padre: Gesù è l’Amore fattosi carne. Non è soltanto un maestro di sapienza, non è un ideale a cui tendiamo e dal quale sappiamo di essere inesorabilmente lontani, è il senso della vita e della storia che ha posto la sua tenda in mezzo a noi». «I pastori - ha detto ancora il Papa - sono stati i primi a vedere questa “tenda”, a ricevere l’annuncio della nascita di Gesù. Sono stati i primi perché erano tra gli ultimi, gli emarginati. E sono stati i primi perché vegliavano nella notte, facendo la guardia al loro gregge. È legge del pellegrino fare la veglia, e loro la facevano. Con loro ci fermiamo davanti al Bambino, ci fermiamo in silenzio. Con loro ringraziamo il Signore di averci donato Gesù, e con loro lasciamo salire dal profondo del cuore la lode della sua fedeltà: Ti benediciamo, Signore Dio Altissimo, che ti sei abbassato per noi. Tu sei immenso, e ti sei fatto piccolo; sei ricco, e ti sei fatto povero; sei l’onnipotente, e ti sei fatto debole». Il Papa ha concluso ricordando che «Dio ci ama, ci ama tanto che ha donato il suo Figlio come nostro fratello, come luce nelle nostre tenebre. Il Signore ci ripete: "Non temete", come hanno detto gli angeli ai pastori. E anch’io ripeto a tutti voi: Non temete! Il nostro Padre è paziente, ci ama, ci dona Gesù per guidarci nel cammino verso la terra promessa. Egli è la luce che rischiara le tenebre. Egli è la misericordia, nostro Padre perdona sempre. Egli è la nostra pace». 25 dicembre 2013
Il nuovo Pontefice è l'argentino Jorge Mario Bergoglio, 76 anni. Si chiamerà Francesco. Papa Francesco è il 266.mo Pontefice della Chiesa cattolica. A scegliere un nome inedito nella bimillenaria storia del Papato è stato il cardinale argentino, Jorge Mario Bergoglio, primo latinoamericano ad assurgere al Soglio di Pietro. Il 75.mo Conclave della storia lo ha eletto al quinto scrutinio, dopo due giorni di votazioni. Un’ora e 20 minuti dopo la fumata bianca, avvenuta alle 19.06, il nuovo Papa si è affacciato alla Loggia centrale della Basilica. “Cominciamo un cammino di fratellanza” per il mondo e la città di Roma, ha detto il nuovo Pontefice, che ha voluto pregare per il Papa emerito Benedetto XVI, chiedendo prima della benedizione la preghiera per sé da parte dei fedeli. È seguito un lungo applauso dalla folla. "Preghiamo tutti insieme per lui - ha aggiunto il Papa - perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca". Quindi ha avviato il Padre Nostro, l'Ave Maria e il Gloria. "Incominciamo questo cammino della chiesa di Roma, vescovo e popolo, di fratellanza, amore, fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi, l'uno per l'altro, perché vi sia una grande fratellanza. Che questo cammino sia fruttuoso per l'evangelizzazione". Poi, nel congedarsi dalla folla, ha così salutato: "Vi lascio, grazie tante dell'accoglienza, domani andremo a pregare la Madonna, perché custodisca Roma, buona notte e buon riposo".