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Venerdì, 18 Maggio 2012 20:32

Cercare altrove

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195Questo libro delle cronache evangelicamente aggiornato che è il racconto di Atti degli apostoli esordisce, a beneficio di ogni Teofilo interessato alle ragioni del Regno, con una sorta di compendio del grande evento pasquale, con tanto di richiamo alla passione, rinverdendo la meraviglia delle sue apparizioni, arricchendo di ulteriori dettagli il resoconto di un appartato segmento di storia destinato a diventarne il nucleo salvifico. In quei quaranta giorni, rinnovazione rituale delle quarantine che nella Scrittura hanno ospitato le grandi svolte spirituali della rivelazione, dal diluvio alle tentazioni, il Cristo sigilla nel cibo e nella parola i segni distintivi della sua presenza viva e indefettibile. Nel sacro vincolo della tavola, quotidiano santuario dei più elementari patti umani, egli consegna istruzioni vitali a lasciar evolvere un manipolo di ometti frastornati nel cemento di una fraternità destinata a irraggiare ovunque.

Con la prima chiede loro di frenare definitivamente l'impulso centrifugo dei discepoli, ansiosi di allontanarsi dal teatro degli eventi che hanno mortificato ogni loro aspettativa, perché invece restino a Gerusalemme, epicentro di tutte le promesse, luogo di destinazione di ogni atto nel quale l'alleanza è destinata a compiersi. È di più che semplicemente non fuggire da un luogo impegnativo. Significa soprattutto impiantarsi per sempre e senza pentimenti nel perimetro spirituale delle antiche attese, delle promesse messianiche, delle speranze proiettate da secoli sopra il fascinoso panorama di Sion. Stare a Gerusalemme significa sigillare definitivamente la vicenda di Gesù alla grande promessa del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.

La seconda istruzione è per non evadere lo spazio della storia. Nemmeno al discepolo chiamato a testimoniare le ragioni del Regno spetta conoscere i tempi del suo definitivo compimento. Quella a cui chiama il Signore Gesù non è una fede che possa vivere scavalcando i compiti di una giusta costruzione della storia. Secondo quanto lo Spirito stesso concederà in forza e comprensione. Due istruzioni che sono un programma ecclesiale. Confessare Gesù compimento delle Scritture. Abitare la terra accendendo pazientemente segni del Regno. Rinsaldare la propria fede nella promessa e in­carnarla nella tenace costruzione della storia rende capaci di affrontare anche il necessario tempo dell'assenza. Il Figlio rientra nel perimetro della vita divina con la fierezza dell’umano che ha il proprio destino scritto nella carne. Luca descrive questo secondo congedo come la scoperta del sepolcro vuoto. Di nuovo un'assenza e uomini in bianco, figure della fede pasquale, che invitano a non fissarsi su di essa, ma a cercare altrove. Esistono assenze che scavano semplicemente il vuoto. Ne esistono altre che predispongono uno spazio. Quella del Figlio è una di queste. Dove il suo corpo ha fatto largo alla promessa, ora i discepoli possono dimorare custodendone l'accesso. Il secondo corpo umano di Gesù è quello dei suoi discepoli raccolti nella sua memoria. (Giuliano Zanchi) 
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