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Sabato, 14 Luglio 2012 10:11

A due a due

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203Partono i discepoli a due a due. E non ad uno ad uno. Perché, se è solo, l'uomo è portato a dubitare perfino di se stesso. La prima predicazione è senza parole, è già in questo accompagnarsi, l'uno al passo dell'altro. Partono forti di una pa­rola e di un amico: ordinò loro di non prendere nient'altro che un bastone. Solo un bastone a sorreggere il passo e un amico a sorreggere il cuore. Un bastone per appoggiarvi la stanchezza, un amico per appoggiarvi la solitudine.

E proclamarono che la gente si convertisse, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Il loro messaggio è conversione: giratevi verso la lu­ce, perché la luce è già qui. Le loro mani sui malati annunciano: Dio è già qui, è vicino a te con amore, e guarisce la vita, girati verso di lui. Quello dei dodici è un viaggio dentro l'uomo più autentico, liberato da tutto il superfluo: non portate né pane né sacca né denaro, perché la nostra vita non dipende dai nostri beni, voi vivrete di fiducia: fiducia in Dio, che non farà mancare nulla, e fiducia negli uomini, che apriranno le loro case. «Bagaglio leggero impone il viaggio e cuore fiducioso. Domani non so se qualcuno aprirà la porta ma confido nel tesoro d'amore disseminato per strade e città, mani e sorrisi che aprono case e ristorano cuori...» (M. Marcolini).

I dodici, senza parole, con il loro stile di vita, contestano il mondo dell'accumulo, dell'apparire, del denaro. Proclamano: «ci sono due mondi noi siamo dell'altro» (Cristina Campo). In questo mondo altro, la forza non risiede nei grandi mezzi materiali, ma nel fuoco interiore, nel suo contagio misterioso e lucente. La povertà dei discepoli fa risaltare la potenza creativa dell'amore. Invece le cose, il denaro, i mezzi, lungo i secoli hanno spento la creatività della Chiesa. L'annunciatore deve essere infinitamente piccolo, solo così l'annuncio sarà infinitamente grande. Sono partiti a due a due, con niente. Ma i dodici avevano un fuoco. Il fuoco si propaga col fuoco. Entrati in una casa lì rima­nete. Ecco il punto di approdo: la casa, il luogo dove la vita nasce ed è più vera, abbracciata dal cerchio degli affetti che fanno vivere. E il Vangelo deve essere significativo lì, nella casa, deve par­lare e guarire nei giorni delle lacrime e in quelli della festa, quando il figlio se ne va, quando l'anziano perde il senno o la salute... Se in qualche luogo non vi ascoltassero, andatevene, al rifiuto i discepoli non oppongono risentimenti solo un po' di polvere scossa dai sandali. E non deprimetevi per una sconfitta, non abbattetevi per un rifiuto: c'è un'altra casa poco più avanti, un altro villaggio, un altro cuore. All'angolo di ogni strada germoglia l'infinito. (E. Ronchi).
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