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Gesù è nella vita datore di vita, come lo è il pane. Il convincimento assoluto di Gesù è quello di poter offrire qualcosa che noi prima non avevamo: un incremento, un accrescimento, una intensificazione di vita per tutti coloro che fanno di lui il loro pane quotidiano. Cristo diventa mio pane quando prendo la sua vita buona bella e beata, come misura, energia, seme, lievito della mia umanità. Mangiare e bere la vita di Cristo è un evento che non si limita alle celebrazioni liturgiche, ma che si moltiplica dentro il vivere quotidiano, si dissemina sul grande altare del pianeta, nella «messa sul mondo» (Th. de Chardin). Io mangio e bevo la vita di Cristo quando cerco di assimilare il nocciolo vivo e appassionato della sua esistenza, quando mi prendo cura con tenerezza di me stesso, degli altri e del creato. Quando cerco di fare mio il segreto di Cristo, allora trovo il segreto della vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. La parola determinante: io in lui, lui in me. Questa è tutta la ricchezza del mistero: Cristo in voi! (Col 1,27). La ricchezza del mistero della fede è di una semplicità abbagliante: Cristo che vive in me, io che vivo in Lui. Evento d'Incarnazione che continua: il Verbo di Dio che ha preso carne nel grembo di Maria, continua ostinato e infaticabile a incarnarsi in noi, ci fa tutti gravidi di Vangelo, incinti di luce. Dio in me: il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore, e diventiamo una cosa sola, un'unica vocazione: diventare, nella vita, pezzo di pane buono per le persone che amo.