-
Con Cristo
misurate le cose
-
Con Cristo
misurate le cose
Eccoci di fronte alla stabile e consolidata struttura narrativa di un racconto di apparizione. Essa però ci gratifica questa volta di una variante estremamente istruttiva. Come al solito, difatti, qui si parla di discepoli confusi dall'apparizione di un fantasma dalla natura indecifrabile. Ma tra coloro che rimangono interdetti dalla vertigine di questa strana visitazione ci sono anche quei due che tornano reduci dall'esperienza di Emmaus di cui hanno consegnato ai presenti un animato e sollecito resoconto. Ma sembrano tornati improvvisamente ciechi. La loro fervida testimonianza inservibile. Appena Gesù si ripresenta, torna a far paura col più classico effetto reattivo di ogni storia di fantasmi. Sembra letteratura gotica della più genuina. Il semplice fenomeno paranormale alimenta inquietudine, non favorisce la comprensione. Stava del resto scritto fra le righe di una di quelle storielle con cui Gesù declina la tradizione sapienziale in annuncio del Regno: se uno non ascolta Mosè e i Profeti, non viene persuaso nemmeno se gli appare un morto. L'effetto soprannaturale, dunque, non è determinante agli effetti del riconoscimento che è richiesto dalla fede. Anzi. Esso si presenta come l'elemento di cui rimuovere l'invadenza. Ogni fede che vuole fondarsi sul paranormale si costringe ogni volta a partire da capo. Resta prigioniera dell'immediatezza emotiva del prodigio. Resta letteralmente senza parole. Al contrario, la pedagogia della fede a cui si dedica il Risorto richiede una nuova affezionata attenzione al senso delle parole. Senza di quelle, lo spazio affettivo della fede resta un conato di bisogni indistinti. Come una maestra che tiene la mano al bambino che impara a scrivere, il Risorto svela con premurosa pazienza l'evidente corrispondenza delle antiche speranze con le vicende che lo riguardano. Tutta la Scrittura non parlava che di lui. Ma l'immaginazione umana, legata al volto arcaico di un dio dalla sovranità dispotica e dal volto indecifrabile, era un organo troppo debole per una simile rivelazione. L'apparizione del Risorto non ha dunque scadenti obiettivi dimostrativi. Ma profonde ragioni di rieducazione sentimentale. Di cui il gesto di mangiare è più di una semplice dimostrazione di consistenza corporea. È memoria di intimità ancora del tutto intatte. Rianimare il processo della comprensione richiede il lento battito cardiaco del tempo. Non si dà nella folgore della sorpresa. La sua efficacia è destinata a compiersi attraverso lo strumento simbolico della ripetizione. Notiamo. La struttura narrativa di questi episodi è già intrisa dello schema liturgico della comunione eucaristica. Difficile districare in questi racconti le due matrici. Le apparizioni sono raccontate già come eucaristie. Ma le eucaristie nascono sull'impronta delle apparizioni. La parola e il pane sono segni decisivi per tenere la fede lontano dai fantasmi trattenendola entro il perimetro del rigore corporeo della rivelazione. (Giuliano Zanchi)