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Con Cristo
misurate le cose
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Con Cristo
misurate le cose
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«Alla mensa è legata la promessa di fare abitare noi nel Cristo e il Cristo in noi: egli rimane in me e io in lui. Ma quando il Cristo dimora in noi, di che mancheremo ancora? Quale bene potrebbe sfuggirci? E, dimorando noi nel Cristo, che altro potremmo desiderare? Che può avere in comune col vizio chi è divenuto splendente a questa Mensa? Quale male potrà resistere a tale cumulo di beni?» (Nicolas Cabasilas, La vita in Cristo). Gesù prende, benedice, spezza e dona, sono i termini dell’Alleanza che compie la Pasqua. Il Signore riprende gli elementi essenziali del pasto rituale ebraico: «In quella circostanza gli israeliti rivivevano innanzitutto l’Esodo, ma con esso anche gli altri eventi importanti della loro storia: la vocazione di Abramo, il sacrificio di Isacco, l’alleanza del Sinai, i tanti interventi di Dio in difesa del suo popolo. Anche per i cristiani l’Eucaristia è “memoriale”, ma lo è in una misura unica: non ricorda soltanto, ma attualizza sacramentalmente la morte e la risurrezione del Signore» (Giovanni Paolo II, giovedì santo 2005). In questa prospettiva si comprende il senso del «benedire-rendere grazie», eucaristia appunto! La Pasqua ebraica è compiuta perché nella consegna di Gesù si manifesta il «si» totale e definitivo del Figlio al Padre ed in questa linea il suo è l’unico, e vero sacrificio.