Le professioni religiose e gli ingressi in noviziato, celebrati in questi giorni in alcune comunità dell’Ordine della Madre di Dio, ci offrono lo spunto per riflettere su una delle istituzioni care alla vita consacrata e a San Giovanni Leonardi: Il noviziato. L’esperienza primaria di bussare alla porta del convento ha origini evangeliche. Bussate e vi sarà aperto cercate e troverete (cf. Mt 7,7). In effetti, con il temine novizio e noviziato fin dalle origini della vita consacrata in oriente e in occidente, si vuole indicare una “Nuova casa da abitare”; una nuova appartenenza. Il termine è applicato al monaco novello da Cassiano. Tuttavia, le probatio, postulatio usate in modo indistinto, indicano il tempo della “prova” del candidato. Spesso i “cercatori di Dio” non erano accolti immediatamente, ma era riservato loro uno spazio alla porta del monastero e i candidati dovevano spesso bussare per qualunque necessità. Tale esercizio li metteva a contatto con quella “carità della soglia” che educa al servizio del prossimo: ospiti, pellegrini, monaci. Un’occasione per praticare la costanza e la perseveranza, dando prova delle buone disposizioni. Il processo educativo lo ritroviamo nelle prima cronache della famiglia del Leonardi. Il santo lucchese ebbe ad accogliere nella nascente istituzione i primi giovani della Lucca bene. Spesso li lasciava alla porta del convento, per provare la loro vocazione. Lo scopo della prova dei novizi fin dall’inizio è duplice. Da una parte il candidato manifesta la propria volontà di abbracciare la vita religiosa per cercare Dio senza alcun interesse, e dall’altra, la comunità si accerta delle qualità umane e spirituali del novizio. Possiamo parlare di una doppia “osservanza”. I membri della comunità osservano il novizio, ma anche il novizio osserva la comunità, per discernere la sua scelta libera e lo stile di vita consono alla vocazione ricevuta. La durata del noviziato nella storia della vita consacrata è variabile, in oriente e in occidente abbiamo diverse indicazioni, ma bisognerà attendere il Concilio di Trento perché sia stabilita la durata minima di un anno. Lo spazio dedicato ai novizi ha la sua importanza. Spesso era una dipendenza del monastero, lontano dalla comunità. La verità di questa prassi, la ritroviamo in alcune raccomandazioni che San Giovanni segnala nel documento sulla Riforma dei Religiosi: “E’ necessario avere conventi ben distinti dagli altri nei quali, oltre i novizi ci siano solo pochissimi religiosi e questi siano esemplari e molto osservanti”. E ancora in alcuni appunti sul noviziato: “Si costruisca la casa di coloro che vengono ad ‘habitare nella religione’ lontana da ogni sorta di contaminazione. Infatti, attraverso i cattivi esempi degli inosservanti, i novizi possono corrompersi come delle giovani piante in un ambiente malsano”. Fu Papa Clemente VIII che affidò al Leonardi la visita apostolica di numerosi monasteri benedettini, a stabilire alcune indicazioni sul noviziato che il Santo ebbe ad eseguire nel suo servizio di riforma e a prescrivere nei resoconti sulla vita regolare. Per prevenire abusi e ingerenze, Papa Boncompagni indicò che la casa di noviziato fosse addirittura autorizzata dalla Santa Sede e deliberò in modo minuzioso la struttura del noviziato, dando importanza alla figura del maestro dei novizi. Così, il Leonardi in alcuni suoi appunti sul noviziato: “Chi vuole che le cose siano ben fatte, cerchi il migliore e più perito maestro. Come chi vuole un buon abito, cerca un ottimo sarto e chi vuole costruire una casa, provveda al migliore muratore. Allo stesso tempo chi vuole istruire i giovani nella via della perfezione, elegga il migliore religioso, giacché la formazione è l’arte delle arti (ars artium). […] Inoltre, tali religiosi segnalati per virtù e santità, educhino i novizi di virtù in virtù (virtute in virtutem). Questo compito lo possono esercitare i grandi, i dotti e i graduati, i quali, non si tirino indietro, perché è nobile cooperare con Dio alla salvezza delle anime”. Infine, parafrasando San Basilio afferma: “Chi è destinato alla formazione dei giovani prevenga gli altri religiosi sia per età che per esperienza. Per l’attestazione di tutti egli, con paterna dolcezza e con parole prudenti, sappia correggere gli errori dei giovani e proponga per ognuno gli eventuali rimedi perché, a un tempo, evidenzi gli errori ed educhi l’animo a superare i vizi disordinati”.