Commosso il saluto dell’Ordine e della Città di Lucca a P. Vittorio Pascucci, sacerdote leonardino. Nelle parole dell’Arcivescovo di Lucca Italo Castellani, che ha officiato il rito, sono stati evidenziati i tratti della figura di P. Vittorio ed assimilati a quelli del Fondatore. In quell’immagine si è riflesso, quella immagine ora contempla per giungere alla pienezza del volto di Cristo. L’Arcivescovo ha espresso la gratitudine per i lunghi anni trascorsi da P. Vittorio nella Città, testimoniando persino aspetti personali che gli hanno permesso di accostare la figura garbata e profonda di questo figlio di San Giovanni Leonardi, apprezzato da uomini semplici e gente di cultura. Durante l’Omelia P. Francesco Petrillo, ha ripercorso i tratti dell’avventura umana e spirituale di P. Pascucci ed è con: “Immensa gratitudine che anche noi magnifichiamo il Creatore per i doni di cui ti ha colmato e per il bene che hai profuso in questi fecondi anni di sacerdozio e con fedele dedizione alla Chiesa e al nostro Ordine. Come formatore e maestro di menti e di cuori hai sempre avuto Cristo come metro di giudizio e di azione, aiutando a scoprire la Verità che si è fatta carne e le sue tracce seguendo la via della Bellezza della letteratura e dell’impegno culturale”. P. vittorio si è addormentato sussurrando il saluto angelico, quel saluto di cui sono intrise per fede e testimonianza le pareti della Casa lauretana. Così, ha proseguito P. Petrillo: “E’ bello immaginare lassù San Giovanni Leonardi e schiere di generazioni di ‘chierici regolari’, impegnati a recepire questo imponente suffragio convogliandolo opportunamente, con l’intercessione della splendida Madre di Dio – Figlia del Suo Figlio. Si, fino all’ultimo instante della tua vita, hai confidato alla Vergine Maria il tuo Amen, il tuo si a Cristo. ‘L’ave Maria’ è stata l’ultima parole che hai pronunciato e che gli assistenti alla tua morte non lo potranno scordare. Era mezzogiorno, mentre la chiesa fa memoria dell’Angelus, per il quale Maria ha detto si al Verbo che si fa carne. Era la festa che il giorno prima della tua morte, il nostro arcivescovo di Lucca ha celebrato con gioia nella tua chiesa: festa della Madonna di Loreto. Festa dell’Ave, feste del ‘Sì’ di Cristo e di Maria, festa della santa casa che il Signore ha voluto abitare fra noi. Ieri sera, andando un momento a pregare nella cappella di Loreto, fedeli riproduzione di quella di Nazareth ed è custodita nella nostra casa, ho notato che essa è stata inaugurata 350 anni fa: il 1662. Nessuno lo aveva fatto osservare prima. Poi, sono andato sul libro del Marracci, in cui avevo scritto di quell’episodio: Era avvenuto l’11 dicembre del 1662! Era il giorno della tua pasqua l’11 dicembre 2012. Entra nella casa di Gesù, entra nella dimora di Maria: siate simile a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.” Il P. Generale ha concluso l’omelia proponendo alcune parole di P. Vittorio tratte dall’introduzione del Commento a Giobbe di san Giovanni Leonardi: “In questa percezione della vita i molteplici, spesso incomprensibile, accadimenti della quotidianità vengono rimirati alla stregua di tanti fogli di un grande spartito musicale. È un succedersi variegato di tonalità e di colori; dall’andante, al largo, al maestoso, al fortissimo, o al piano con moto, in una ricca gamma da assaporare in tutte le sue diverse scansioni fino alla battuta finale. Solo allora, nella misura in cui saremo stati fedeli ai tempi segnati alla chiave di apertura, ci verrà pienamente rivelata la nostra eterna vocazione. Ma già oggi, con infinito stupore, facciamo continua esperienza di essere chiamati a intervenire pienamente da partecipi, anzi quali responsabili protagonisti, nella stesura quotidiana di quell’affascinante poema sinfonico che è la vita. Perché Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi”.
14 dicembre 2012
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Omelia del P. Generale