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Sabato, 09 Settembre 2017 12:22

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E' con gioia grande e con grande tremore che mi appresto a scrivere questa lettera a tutte le nostre comunità in occasione della solennità dell’Assunzione della vergine Maria. Secondo lo spirito dell’ultimo CG questo è un momento favorevole in cui si deve manifestare la paternità del Generale e la sua cura delle comunità. Un po’ di tremore viene dal fatto che la lettera vi giunge dopo le notizie riportate nella precedente e potrebbe dare l’idea di una forzatura ad alcuni fratelli che si aspettavano tutt’altro. Ricordo quindi che il servizio dell’autorità non si può fare pensando ai gusti e alle vedute personali e neppure si può accogliere o rifiutare secondo i nostri personali convincimenti. L’autorità è come la spada della parola di Dio, quando tocca taglia o brucia. O risana. Accettarla è la nostra pace. Il fine che l’autorità si propone è quello di far crescere religiosi e comunità disponibili per il regno nello stile di San Giovanni Leonardi, quindi pronti all’annuncio e alla partenza, radunati nella vita comunitaria per servire e non per essere serviti. La comunità dunque deve essere composta da uomini che sanno diventare generosi nel lavoro quotidiano fianco a fianco con i fratelli. Le inevitabili difficoltà, prevedibili e imprevedibili, vanno affrontate all’interno delle comunità, con la presenza attiva del Rettore e la collaborazione di tutti. Tutti devono lavorare sul proprio carattere e portarlo all’accettazione definitiva delle diversità, senza chiudersi nel mutismo o nell’isolamento. Il tono della vita comune si deve sentire proprio dalla capacità di mantenere vivo il dialogo di fronte a divergenze anche notevoli. Mai si deve chiudere, come se avessimo l’ultima parola. Lasciare un margine, sfumare il dissenso, lanciando il salvagente del dialogo, della convinzione che non è detto che io sia sempre quello che ha ragione. Quindi attivare il confronto, salvo quei rari casi di insopportabilità documentata…per i quali non bisogna gridare allo scandalo, ma attivare i mezzi straordinari per riportare ogni esasperazione entro i confini della fraternità accettata e vissuta.

Il tema del mio messaggio, però, questa volta riguarda un aspetto specifico della nostra devozione mariana. Intanto mi piacerebbe cercare un altro nome invece di devozione: imitazione, ispirazione, desiderio, sempre per dire che il nostro cuore dovrebbe guardare a Maria come alla Madre della Grazia dalla quale ci si deve attendere un riversamento della stessa grazia in ciascuno.

Il CG al n. 2 ci ricorda: “Guardiamo alla roccia da cui siamo stati tagliati”…cioè a Giovanni Leonardi nostro Fondatore. A imitazione di così grande padre, sforziamoci di amare, venerare e onorare con tutto il cuore e il più profondo affetto la Vergine Madre di Dio. E’ stata lei infatti ad amarci per prima e a prendersi cura di noi”. Il n. 3 comincia così: “Questa esortazione è un chiaro invito a riscoprire la forma mariana della nostra vita da declinare in percorsi teologici, formativi, culturali, fraterni, apostolici, missionari”. Ancora al n. 6 dopo le citazioni delle CC. e RR. più importanti per noi, aggiunge: “Nella vivente tradizione dell’Ordine, la coscienza mariana più fondamentale del prete riformato voluto dal Fondatore, l’intuizione più essenziale riguardo Maria…è il mistero dell’Assunzione di Maria in corpo e anima al cielo: trahe nos post te, o mater sancta…”

Il percorso che voglio declinare è quello apostolico e missionario. Il binomio inscindibile contemplazione e missione, preghiera e apostolato, che ritorna tante volte nelle Costituzioni, può ispirarsi facilmente a quella presenza materna di Maria che a cominciare dal Vangelo dell’Annunciazione, passando per Cana e fino al Cenacolo della Pentecoste e attraversando tutta la storia e tutte le storie personali e di gruppi, ce la mostra nel duplice atteggiamento dell’accoglienza, della preghiera e della donazione e dell’offerta.

Ecco allora si disegna la Pasqua quotidiana del religioso OMD: egli ammira la esperienza della morte e della risurrezione di Cristo che ha trovato in Maria di Nazaret la discepola vigile e generosa, ella ha accolto ogni parola di Cristo e l’ha trasformata nella sua vita. Il religioso OMD si pone davanti a Maria e la contempla nella gloria dell’Assunzione e ne assume ogni tratto perché informi la sua giornata, le sue attività, la sua preghiera, il suo servizio di apostolo.

Il n. 31 del DF indica un sentiero sul quale il nostro cammino deve inoltrarsi senza paure, anzi con la gioiosa aspettativa di andare sempre oltre: “Il cammino verso gli altri, dice la fretta di Maria per aiutare gli altri senza indugio. In Maria ognuno di noi, sospinto dal vento dello Spirito e senza opporgli resistenza, vive la vocazione leonardina ad andare incontro al fratello di comunità come all’umanità desiderosa di speranza e di gioia”.

Ispirati dalla fretta con cui Maria affronta il viaggio verso il prossimo spinta dall’amore di Cristo, non indugiamo nelle nostre incertezze e meno ancora nelle nostre pigrizie, ma lanciamoci al servizio con slancio e gioia. Il servizio quotidiano è il nostro contributo all’avvento del Regno, attraverso di esso noi guadagniamo l’alloro di combattenti oltre al pane quotidiano per noi e per i fratelli malati, per i poveri…Servi buoni e fedeli, non servi infingardi, ecco le parole che aspettiamo dalla bocca del nostro Redentore. Quando leggiamo la descrizione della giornata tipo di Gesù, ci accorgiamo che non trovava riposo finché l’ultimo malato non fosse stato guarito…

Possiamo chiederci quale sia il nostro contributo quotidiano al Regno di Dio e se il confronto con gli operatori della malvagia ricchezza non debba inquietare il nostro sonno. Se questi non trovano pace, alla ricerca di un benessere effimero, se sono pronti a tutto, anche alla violenza, …pur di far crescere il tesoro che perisce, possiamo noi nasconderci dietro un malinteso orario d’ufficio o dobbiamo aprirci alla umanità che aspetta impotente l’annuncio?

Il fratello di comunità è la prima persona che ha diritto a ricevere la nostra testimonianza. Non è vero che a volte diciamo anche noi del fratello: “E’ maggiorenne, se la sbrighi, non mi ha mai rivolto la parola perché adesso dovrei occuparmi di lui?” Il metro del nostro interessamento è la sua generosità o capacità di restituire, oppure il suo bisogno e la sua condizione? Da questo punto di vista è indispensabile attuare un nuovo metro di comunicazione. Quello che attiva Maria partendo da lontano per prendersi cura di chi ha bisogno. Noi dentro casa troviamo il coraggio di prenderci cura non solo in senso materiale, nella malattia, ma in senso spirituale, con l’intento di far crescere la fraternità e il dialogo. Chissà quando troveranno spazio di riflessione e di attuazione le esperienze vissute durante la formazione permanente. Mettiamo a disposizione degli altri i talenti ricevuti. Ovvio, cominciamo dalla preghiera, ma non fermiamoci lì. C’è tanto spazio nella pastorale, nello scambio e nel suggerimento e nel raccontare le proprie esperienze.

E’ vero però che noi siamo chiamati a uscire di casa, a varcare l’oceano, ad andare in mare aperto. E qui credo che incontriamo quella umanità desiderosa di speranza e di gioia. Siamo noi quelli che possono limitare l’oceano, che possono rimpicciolire l’impegno, navigare costa costa per paura, per pigrizia, per mancanza di uno sguardo profondo?

Questo mi sembra opportuno ribadirlo con forza. Noi stiamo camminando con la chiesa, stiamo cercando le periferie del mondo, stiamo uscendo dalle nostre sicurezze…una casa degna, un lavoro tranquillo, d’ufficio, ripetitivo, retribuito. Forse non ce ne siamo resi conto ma siamo usciti fuori e ora vorremmo tornare indietro. Non è certamente questo il senso del cammino di una famiglia religiosa. Se una scelta è stata fatta, va portata avanti, specialmente se ha trovato il consenso durante un Capitolo Generale. Lo dico esplicitamente della missione in Indonesia. E’ vero che è faticoso, è vero tutto…ma è anche vero che al Capitolo Generale non c’è stato nessun ritrattamento, quindi bisogna dare dignità e attenzione a una realtà dell’Ordine e della Chiesa e non solo perché ci sono vocazioni ma perché ci sono poveri, perché è un luogo senza troppi svaghi e per questo merita la presenza  gioiosa dell’apostolo. Rileggersi le fatiche di San Paolo e anche quelle del Fondatore nostro, inviato presso diocesi e congregazioni al limite della dispersione e del suo impegno a ricomporne lo spirito …a rimetterle nel retto cammino!

Ci sono difficoltà a comprendersi, ci sono anche segni caratteriali di una nazione, di un popolo che forse non ci piacciono. Sono buone ragioni per rinunciare oppure per opporsi, per tirarsi indietro, per dimettersi? Possiamo forse dimetterci da battezzati o da consacrati?

Ecco dunque, fratelli, davanti a noi, il mare aperto, il mondo con la sua attesa di apostoli. Ecco le nostre parrocchie, le nostre scuole, i nostri seminari, sono il mondo che tende le braccia verso di noi in attesa della parola che salva. Questo può accadere nella più antica delle nostre chiese o comunità, come a Lucca o Diecimo, oppure nell’ultima delle parrocchie, vedi India o Nigeria. Il campo al quale siamo stati inviati e che ha sentito la nostra voce squillante che diceva: eccomi, Signore, continua a implorare la nostra presenza e la nostra opera che porta la salvezza di Gesù cristo. La nostra disponibilità su che cosa si deve misurare? Sulla distanza della nazione? Sulla difficoltà di lavorare? Sulla qualità dell’accoglienza? Nostra unica guida sia il senso profondo della fede di Maria di Nazaret che attraversa tutto il vangelo con la sua incondizionata adesione al progetto del Figlio e sfocia nella sua Assunzione in corpo e anima, Questa è il segno indiscusso di una fedeltà che premia sì Maria, ma apre a tutti noi il medesimo vasto orizzonte. L’eternità, il mistero di Dio.

Celebriamo dunque la grande festa, essa rappresenta la nostra consacrazione al mistero del regno, ce ne rende operatori partecipi, attivi, instancabili. Non saranno le distanze a fermarci, non saranno le fatiche, non saranno le divergenze. Davanti a noi brilla in tutto il suo splendore la stella luminosa della umanità redenta, salvata in Maria. Entriamo in questo percorso dove solo la fedeltà è richiesta. Il nostro cammino come singoli e come comunità è tracciato, visibile, invitante. Spesso, le persone, i giovani, le anime…si aspettano un nostro intervento deciso e gioioso. Chi potrà soddisfare la loro sete di conoscenza e di comunione? Potremmo noi restare rinchiusi nel nostro cerchio, nella nostra sicura piccolezza mentre intorno a noi l’umanità grida il suo bisogno di Cristo? La Madonna Assunta in cielo accompagni maternamente i nostri primi passi e li rafforzi e imprima all’opera apostolica la delicata tenerezza della Madre che mai abbandona i suoi figli.

Dalla Calabria, 1 agosto 2017                        

 

P. Vincenzo Molinaro

Rettore Generale OMD
Letto 1078 volte Ultima modifica il Domenica, 06 Marzo 2022 13:00

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