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Sabato, 02 Febbraio 2013 08:21

IV Domenica del tempo Ordinario

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Dal Sermone sulla vocazione di Matteo (C. 254)


Cristo è il medico celeste che vede l’uomo (Cf. Mt 9,9). C’è differenza tra lo sguardo di Dio ed il vedere dell’uomo. Dice Giobbe: Hai tu occhi di carne o anche tu vedi come l’uomo? (Cf. Gb 10,4). Dio non ha corpo né vede con gli occhi della carne. Il suo vedere si può dire in molti modi. Il primo approvando o accettando le cose buone che da lui sono state create (Cf. Gn 1,31).

Come fanno gli uomini che si compiaccono ammirare le loro opere. O come quando uno riceve un dono gradito che non si stanca di guardare, mentre se è ingrato lo allontana dai suoi occhi. Dio guarda punendo come quando gettò i suoi occhi sopra l’accampamento di Israele (Cf. Es 14,24), ma voi fratelli dice l’Apostolo  non siete nelle tenebre così che quel giorno vi possa sorprendere come un ladro (1Tess 5,4).

Lo sguardo di Dio protegge, come afferma il salmista: gli occhi del Signore sopra i giusti (Cf. Sal 33,15). Tale provvidenza e così grande che se Dio la ritira da noi, non siamo più capaci di reggerci da soli. Come un bambino che non sa camminare, è ritto quando la madre lo custodisce, ma quando questa lo lascia, cade per terra. Così Dio! O come uno che voglia riflettere la sua immagine in uno specchio bisogna che vi si rispecchi, così noi non possiamo immaginare di contemplare Dio il Signore nostro, se prima da lui non siamo ammirati come sua immagine.
 
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