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Venerdì, 22 Febbraio 2013 13:09

II domenica di quaresima

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Dal Sermone sulla Divina bellezza (C. 244)


Tutti desiderano l’umana bellezza e l’amano, come ci ricorda la Sacra Scrittura. Alcuni furono da essa accecati perché possiede una grande forza. Per tale motivo alcuni santi, passarono la loro vita senza guardare in faccia nessuno.

Ora se le realtà umane muovono tanto l’uomo ad amarle, come non ci attirerà Dio che è somma bellezza? Ma per parlare della bellezza di Dio è come scorgere le gocce in mezzo al mare. Sarebbe più facile, perché della sua magnificenza è scritto: “è mia la bellezza dei campi” (Cf Sal 49,11). 

 In effetti, questo campo di cui parla il salmista è l’universo. Cosiché difficilmente si può comprendere tale bellezza. Per questo è necessario ascendere dalle creature al Creatore essendo che queste sono, come affermano alcuni santi, vestigia della divinità. 

Contempla dunque la bellezza degli Angeli e dei Santi. Ma tutte queste appartengono a Dio in grado più eminente, poiché egli è origine di tutta la bellezza. 

Per questo riflettendo la nobiltà di Dio le creature devono muoverci e attrarci ad amarlo. Come molti per godere della bellezza affrontano tanti disagi, quanto più noi, mossi dall’eterna bellezza di Dio?

 
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