Da un Sermone sulla parabola delle dieci Vergini (C. 478)
Non definiremmo noi stolto quel contadino che possedendo un campo pieno di pietre e spine non si mettesse a riordinarlo, ma dirà di farlo a suo tempo? Non sarà giudicato altrettanto insensato colui che, avendo inimicizia mortale con il suo avversario e avendo la possibilità di pacificarsi, dicesse che occorre attendere la debolezza dell’avversario a causa della mancanza di armi e che il nemico ha più forza in sé.
Sarebbe da stimare imprudente colui che dovendo cavare un chiodo dal duro legno, lo rimandasse all’indietro pensando in questo modo di poterlo rimuovere. Infine, sarebbe demenziale che il servo si privasse del favore dei suoi padroni a rischio della propria vita. Così, o anime devote, presumere di se stessi e sprecare davanti a Dio il dono della penitenza. […]