Dopo la recente mostra “Roma medievale il volto perduto della città” presso il museo di Palazzo Braschi (2023-2024) che ha ospitato l’altarolo con il micromosaico del Cristo Pantocrator custodito nella Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli a Roma, l’opera è stata presentata dalla Dott.ssa Silvia Pedone ricercatrice presso l’Accademia Nazionale dei Lincei Redazione e Atti Accademici lo scorso 18 e 19 maggio a Washington in un’importante conferenza e un workshop presso il Dumbarton Oaks Center, dal titolo Piece by Piece: Mosaic Artifacts in Byzantium and the Ancient Americas e dedicato all’indagine su quel particolare tipo di manufatto che è il mosaico minuto.
L’occasione ha visto raccolti, in un dialogo costruttivo, studiosi d’arte bizantina e alcuni specialisti di arte mesoamericana provenienti da vari paesi (Italia, Russia, Armenia, Stati Uniti, Grecia, ecc.) riuniti per analizzare e presentare i risultati di ricerche autonome sulla preziosa tecnica del mosaico minuto e una tipologia di oggetti di cui esistono al mondo solo una cinquantina di esemplari, prodotti in particolare a Bisanzio. Le due giornate sono state ideate per presentare un patrimonio unico al mondo, fragile sotto molti punti di vista, ma ricco di significati storico-artistici, estetici e devozionali.
Le conferenze degli studiosi si sono tenute durante le due mattine, mentre il pomeriggio è stato dedicato alla tavola rotonda ospitata in una delle sale del Museo del Dumbarton Oaks, intesa ad approfondire la conoscenza e le tecniche di produzione e della conservazione. Per la circostanza il Museo ha concesso la possibilità di lavorare attivamente su due microicone bizantine raffiguranti San Giovanni Crisostomo e l’icona dei Quaranta martiri di Sebaste, entrambe datate al XIV secolo e acquistate nel Novecento dalla collezione Nelidov, ma prodotte in uno degli atelier della corte bizantina.
Tra gli studiosi presenti, Silvia Pedone (dell’Accademia Nazionale dei Lincei) – titolo dell’intervento The Icon of Christ at Santa Maria in Campitelli in Rome – ha presentato un lavoro di ricerca, avviato già da un decennio, sulla microicona bizantina del Salvatore, custodita nella Chiesa di Santa Maria in Campitelli e inglobata in una tavola opistografa, tradizionalmente associata all’altarolo portatile di San Gregorio di Nazianzo (altare viaticum). La piccola e preziosa icona (19 x 11 cm), entrata nel Seicento in possesso della Congregazione dell’Ordine della Madre di Dio, è stata analizzata dettagliatamente e inserita in una linea di sviluppo stilistico di cui fanno parte alcuni esemplari coevi probabilmente usciti dalla stessa bottega: il Cristo in trono del monte Athos e l’icona con San Giorgio del Museo Statale di Tiblisi. L’intervento sull’icona di Campitelli, che è tra i micromosaici l’esemplare meno noto a livello internazionale, ha riscosso molto successo e ha suscitando un fruttuoso dibattito. Datato alla metà del XIII è tra gli esemplari meglio conservati, nonostante l’ampia lacuna che ne compromette l’integrità, già nota al momento della riscoperta dell’opera, avvenuta nel 1738 e ricordata da Padre Antonio Erra OMD. Scopo dell’intervento al convegno è anche servito a mettere meglio in luce le problematiche conservative e le ulteriori prospettive di intervento da condurre in futuro sulla piccola icona per una migliore conservazione e valorizzazione.
Il Dumbarton Oaks è ad oggi l’istituto più prestigioso e autorevole nel campo della bizantinistica e un centro di studi della Harvard University. Fondato nel 1940, si è distinto nel campo dell’archeologia, del restauro e della conservazione dei monumenti bizantini. Fra tutti i cantieri promossi e finanziati dal Dumbarton Oaks va ricordato il prezioso lavoro di documentazione e studio dei mosaici giustinianei e mediobizantini della Megale Ekklesia, ovvero della Basilica della Santa Sofia di Costantinopoli, riportati alla luce al di sotto degli intonaci ottomani all’indomani della trasformazione in Museo nel 1935, per volere di Atatürk.