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È molto interessante il fatto che Gesù ripete questa frase: «Pace a voi», proprio nel momento in cui Egli istituisce il sacramento della Confessione. Infatti, subito dopo, Egli dice ai suoi Apostoli: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20,22). Questo particolare ci fa comprendere che la pace si ottiene innanzitutto con una buona Confessione, quando riceviamo il perdono di Dio.
Oggi, inoltre, è la festa della Divina Misericordia, festa voluta da Gesù stesso, secondo le richieste da Lui fatte a santa Faustina. Egli diceva alla Santa: «Chi si accosterà alla sorgente della vita - ovvero alla Confessione e alla Comunione - questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene». Poi continuò dicendo: «L'umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla mia Misericordia. Oh, quanto mi ferisce la diffidenza di un'anima! Tale anima riconosce che sono santo e giusto, e non crede che io sono misericordioso, non ha fiducia nella mia Bontà». Vogliamo anche noi glorificare l'infinita Misericordia di Dio, accogliendola nel sacramento della Confessione, confessandoci spesso e bene, e domandando a Gesù che ogni volta sia come l'ultima Confessione della nostra vita.
Il brano del Vangelo, inoltre, ci parla della fede. Dopo aver dissipato i dubbi di Tommaso, Gesù proclama solennemente: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20,29). La fede è un dono di Dio, ma deve essere alimentata dalla nostra preghiera. Essa è come una piccola fiammella che deve essere di continuo ravvivata con l'olio della nostra orazione e delle nostre buone opere. Se manca tutto questo, essa, inevitabilmente, tende a morire. Domandiamo ogni giorno che il Signore aumenti la nostra fede. Sarà soprattutto con la meditazione assidua che questo dono si rafforzerà sempre di più. In questo periodo di Pasqua, per poi proseguire con lo stesso proposito, cerchiamo di meditare frequentemente la Parola di Gesù, il suo Santo Vangelo, domandandoci: "Cosa mi vuole dire Gesù con queste sue parole che sto meditando?". Se saremo fedeli a questo piccolo proposito, anche solo per un quarto d'ora al giorno, la fiamma della nostra fede si ravviverà sempre di più fino ad illuminare tutti quelli che incontreremo sul nostro cammino.
Tommaso ravveduto, infine, fece uno stupendo atto di fede. Egli vide l'Umanità di Cristo Risorto, e credette senza esitare nella sua Divinità. Egli, infatti, esclamò: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28). Anche noi facciamo qualcosa di simile ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa, anzi facciamo di più. Tommaso vide l'Umanità di Cristo e credette nella sua Divinità; noi non vediamo né la Divinità, né l'Umanità di Gesù, eppure crediamo senza esitare che l'Ostia consacrata che riceviamo al momento della Comunione e che adoriamo presente nel Tabernacolo, è Gesù vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Per questo siamo beati, perché crediamo senza vedere.
Chiediamo alla Vergine Santa che custodisca in noi il dono della fede e lo accresca sempre di più ottenendoci una fede senza esitazioni, una fede che ci faccia spostare le montagne, una fede che ci faccia superare tutte le difficoltà.