Sanctorum Mater Ecclesia gaudet. “La Madre Chiesa gioisce dei suoi santi”. Sono le prime parole della Bolla con la quale il Papa Pio XI elevava 80 anni fa nella Pasqua del 1938 San Giovanni Leonardi agli onori degli altari. Il santo lucchese fu uno degli ultimi della Riforma cattolica ad essere canonizzato. L’inizio della bolla papale riprende le parole del Preconio di Pasqua, annuncio della resurrezione del Signore: Laetetur et mater Ecclesia, tanti luminis adornata fulgoribus: “Gioisca la madre Chiesa, splendente della gloria del suo Signore”. In tale contesto, afferma Pio XI: “La Chiesa casa di Dio, accende sempre le luci della santità e le pone sopra il candelabro come esempio e sollievo dei giusti, i quali sono lieti di portare la loro croce con Cristo, sostenendo con fermezza d’animo l’empia derisione degli uomini e qualunque altra sofferenza”.
Un processo “secolare”
Il percorso che portò il Leonardi alla canonizzazione durò quasi tre secoli. Dopo la sua morte avvenuta il 9 ottobre del 1609 e la prima biografia del Servo di Dio composta da P. Giuseppe Bonafede, i religiosi della Congregazione fondata a Lucca nel 1574 ed elevata ad Ordine nel 1622, iniziarono i processi canonici (rispettivamente a Lucca e a Roma) nel 1626 a diciassette anni dalla scomparsa del loro Fondatore. Il testo che raccoglie testimonianze, istanze e scritti chiamato “Copia pubblica” (1634), confluì nella Positio redatta nel 1737. In essa tra le tante testimonianze che offrono uno spaccato di prima mano della vita e dell’azione apostolica del Leonardi, si trova quella di uno dei suoi amici ancora in vita durante il processo canonico. San Giuseppe Calasanzio, che afferma: “Quanto la cognizione di detto Padre, dico averlo conosciuto nel tempo di Clemente Ottavo, col quale ho avuto pratica intrinseca, mentre egli è stato in Roma sino alla sua morte. Io dopo, che lo conobbi per li molti discorsi avuti seco, sempre ne feci stima di persona ornata di lettere e di ottime virtù”. Tali virtù furono riconosciute in modo straordinario da Benedetto XIV nel 1757 il quale, testimoniano le cronache, firmò di suo pugno il decreto di approvazione, per la stima e personale devozione nei confronti del Leonardi. Tuttavia, sarà Pio IX il 10 novembre del 1861 ad ascriverlo nell’albo dei Beati. La causa fu riassunta il 3 febbraio 1934 in seguito ai due miracoli occorsi per la canonizzazione: la guarigione del giovanissimo Vittorio Lamberti da osteomielite flemmosa settica, avvenuta a Napoli nel 1926 e quella di Don Gennaro Nappi parroco di San Trifone in Marzano (Nola) guarito da un’ulcera varicosa alla gamba sinistra nel settembre del 1931. In seguito, si tennero a Roma le Congregazioni dei Cardinali e teologi esaminatori: quella “Antepreparatoria”, per l’esame dei miracoli il 19 maggio 1936, la “Preparatoria” il 25 maggio 1937. Le ultime due “Congregazioni Generali”si svolsero rispettivamente l’8 febbraio e l’8 marzo del 1938 e furono celebrate alla presenza del Pontefice Pio XI; mentre il “Concistoro privato e pubblico” per la canonizzazione si svolse il 17 marzo 1938. Infine, nel corso del “Concistoro semipubblico” tenutosi in Vaticano il 31 Marzo del 1938 con la partecipazione dei Cardinali, Patriarchi e Arcivescovi, vennero esposte davanti al Pontefice le “Allocuzioni” per il “placet” al rito solenne. Queste sono riportate negli “Atti della canonizzazione”.
Il Leonardi “Apostolo della nuova Pentecoste”
Tra le diverse testimonianze ricordiamo le singolari parole del Cardinale Eugenio Pacelli Segretario di Stato futuro Pio XII: “ Giovanni Leonardi, terzo (tra i canonizzandi) ma non ultimo, degno di stima e di decoro per la sua santità, il cui nome, memoria è virtù hanno dato onore all’Italia soprattutto nelle città di Lucca e Roma, dove con ardore, ed ingegnosa pietà permane la perenne memoria delle sue opere. Prima fra tutte la Congregazione da lui istituita i Chierici Regolari della Madre di Dio, poi la cura religiosa di bambini e adolescenti attraverso istruzioni adatte alla loro mutevole età. Infine, in Roma dove diede fondamento al Collegio di Propaganda Fide” (Cf. Acta canonizationum, 199). Già lo stesso Pio XI nella Pentecoste del 1922 in occasione del Terzo centenario della fondazione di Propaganda Fide, nell’omelia commemorativa additava il Leonardi quale: “Apostolo della nuova Pentecoste nella Chiesa”. Ecco le parole del Pontefice in quella circostanza: “Ma la Pentecoste odierna è bella di particolare bellezza, grande di particolare grandezza; è un centenario, il terzo centenario di un’altra Pentecoste, anch’essa mirabile e veramente divina. Il cenacolo della nuova Pentecoste fu qui in Roma. Al posto di Pietro era un tardo suo successore, Gregorio XV; al posto degli Apostoli e degli uomini apostolici era una pleiade di anime grandi e sante, il P. Domenico di Gesù e Maria, il P. Girolamo da Narni, il B. Giovanni Leonardi da Lucca, il Prelato Vives, e molti, molti altri”. (AAS, XIV, 1922, 344).
Un Santo in tempi difficili: “Per aspera ad astra”
Il nome del Leonardi sarebbe risuonato nuovamente nella solenne mattina di Pasqua il 17 aprile del 1938. Tempi difficili vissuti dalla Chiesa e dal Pontefice. L’ingerente arroganza dei regimi totalitari e l’approvazione delle leggi razziali in Italia, fecero del Papa un “contestatore solitario” dal magistero solido e dalla voce legata alla intramontabile verità del Vangelo. Sulla loggia delle benedizioni in piazza San Pietro si ergeva il drappo delle canonizzazioni con i tre nuovi santi posti come modelli. Essi, affermava il Pontefice nell’omelia: “Sorgono in questo nostro tempo come validissima difesa della religione e della civiltà”. Il gesuita Sant’Andrea Bobola martire; San Giovanni Leonardi e San Salvatore da Horta dei frati minori. “I tre nuovi santi: l’apostolo italiano, il martire polacco ed il taumaturgo spagnolo, stanno a dimostrare l’universalità della Chiesa”, titolava la stampa cattolica in quel giorno. Oltre cinquantamila pellegrini si riversarono fin dalle prime ore del mattino del 17 aprile in piazza San Pietro, accolti dall’abbraccio materno del colonnato berniniano. Dalle logge della Veronica e di sant’Elena dentro la Basilica Vaticana, pendevano gli arazzi dei miracoli approvati per la canonizzazione. Tra i pellegrini provenienti da Lucca, Roma e Napoli era presente il piccolo Vittorio Lamberti miracolato per intercessione del Leonardi. Una solenne processione di sacerdoti secolari e regolari con i ceri accesi andava snodandosi per la Basilica Vaticana. Aprivano la processione: i penitenzieri, il clero delle basiliche patriarcali, gli officiali del Vicariato di Roma e i consultori della Sacra Congregazione dei Riti. Lo stendardo del Leonardi era preceduto dal P. Giuseppe Forcellati Superiore Generale e Postulatore della causa e da altri cinque sacerdoti dell’Ordine. Pio XI, dopo l’invocazione dello Spirito Santo pronunciava il solenne atto, per mezzo del quale il culto pubblico del Leonardi si estendeva alla Chiesa Universale. Le parole del Pontefice durante l’omelia, annunciavano la gioia pasquale che risuona nel Salmo 117: “Questo è il giorno che ha fatto il Signore rallegriamoci ed esultiamo”. Proseguendo sullo stesso tono affermava: “Oggi Cristo Signore vinta la morte ci ha dischiuso l’eternità. Oggi la Chiesa militante partecipa la gioia della Chiesa trionfante, poiché tre dei sui cittadini seguono le orme del divino Redentore […]”. “Ed è necessario- dichiarava il Pontefice- mostrare e rinnovare le lodi delle loro virtù, per imitarne la forza ed essere stimolati dalle loro splendide azioni […]”. E additando la figura del Leonardi entrato nella “Celeste Patria per aspera ad astra (dalla fatiche della vita alla luce divina), così lo presentava al Popolo di Dio: “Non meno lievi rispetto alla testimonianza del martire Andrea Bobola, le prove mostrate da Giovanni Leonardi fondatore della Congregazione dei Chierici Regolari della Madre di Dio. Possiamo imitare lo zelo della sua anima […] la castità della vita, la santità della preghiera e l’amore per la penitenza. E nello stesso modo emulare l’impegno zelante per l’apostolato. Egli non ritenne per sé lo splendore delle sue virtù e l’altezza della perfezione, ma vi richiamò anche altri e persino i lontani dalla retta via. Anzi, ricondusse gli animi ribelli al porto della sicurezza. Fu bene amato dal clero, mentre egli lo animava nella divina pietà e nell’ardore. Infine, lasciata da parte ogni cosa non ebbe altro gran desiderio se non quello di annunciare il Vangelo a tutti i popoli che giacciono nell’ombra della morte, risollevandoli nella luce e nella grazia di Gesù Cristo”. (Cf. AAS, V, 1938, 151-154). Al termine del Rito il Pontefice accompagnato dal Sacro Collegio impartiva la benedizione Urbi et Orbi dalla loggia centrale della Basilica davanti ad una folla esultante. Migliaia di piccole fiaccole romane illuminavano la cupola di San Pietro e l’intera facciate della Basilica vaticana nel vespro di Pasqua del 1938.
Davide Carbonaro
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