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Lunedì, 01 Luglio 2013 14:06

GUARDIAMO ALLA ROCCIA DA CUI SIAMO STATI TRATTI

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Il Cammino Mariano


document  LA ROCCIA Cammino mariano (46 kB)




* Mentre lasciamo Diecimo, saliamo verso il “nostro” santuario dedicato a Nostra Signora della Stella.
Questo percorrere le strade in un paesaggio molto suggestivo ci offre la possibilità di riflettere sulla spiritualità mariana di San Giovanni Leonardi e sull’eredità che egli ci ha lasciato.
Nelle Costituzioni si dice: “Poiché il nome che portiamo “Ordine della Madre di Dio” è già un impegno e un'espressione di devozione mariana, il culto della Madonna deve costituire il nostro distintivo nella vita privata e nell'azione apostolica…” (C. 89).

* Ippolito Marracci, Ai religiosi della nostra Congregazione della Madre di Dio, sulla devozione mariana di San Giovanni Leonardi

“Guardiamo alla roccia da cui siamo stati tagliati” (Is. 51,1)
Padri e fratelli carissimi, cioè a Giovanni Leonardi nostro Fondatore. A imitazione di così grande padre, sforziamoci di amare, venerare ed onorare con tutto il cuore e il più profondo affetto la Vergine Madre di Dio. È stata lei infatti ad amarci per prima e a prendersi cura di noi.

Giovanni Leonardi, arse di un amore così grande verso la Beatissima Vergine, da sembrare che Dio lo avesse suscitato principalmente per rinnovare ed accrescerne il culto e la pietà.

Fin dalla fanciullezza elesse la Madonna come sua patrona e signora e già da allora trattava di inculcarne la devozione nel cuore degli altri. Infatti, pur essendo ancora un bambino, riuniva i ragazzi della sua età e formando con loro una processione li guidava nella preghiera dell’Angelus.

Essendo già maggiore d’età fu mandato dai suoi a Lucca per esercitare l’arte della farmacia e lì, durante il tempo libero, si dedicava ad insegnare la preghiera dell’Angelus ai fanciulli. Gioiva quando sentiva risuonare il nome di Maria pronunciato all’unisono da quelle voci infantili. Ciò continuò a farlo anche quando essendo sacerdote diede inizio alla Compagnia della Dottrina Cristiana per i fanciulli della sua città.
Quando fondò la Congregazione, con ardente affetto la dedicò alla stessa Beata Vergine e volle che per sempre ne portasse il suo stesso nome in modo da rendere noto a tutti che, non solo lui, ma anche tutte le sue cose chiunque da lui dipendesse apparteneva alla Beata Vergine.
Ogni giorno, alle altre preghiere, aggiungeva l’Ufficio piccolo della beata Vergine e il santo Rosario con grande devozione e quando non gli era possibile di giorno lo faceva di notte.

Nessun’altra immagine voleva che più frequentemente fosse davanti ai suoi occhi e a quelli dei suoi se non quella della Madonna. Volle che questa immagine fosse affissa nelle stanze, nei dormitori, negli atri, nelle sale e sulle porte. Perfino voleva che fosse appesa all’ingresso dell’uscio di qualsiasi casa in modo che la presenza di Maria risultasse evidente a chi vi si recava, accessibile a chi vi entrava e sempre familiare a chi vi abitava.

Nelle Costituzioni date alla sua Congregazione per governarla e dirigerla, stabilì che ogni giorno, recitassero le litanie lauretane della Beata Vergine; che rinnovassero i tre voti, secondo la propria formula, nel giorno dell’Assunzione di Maria.

Era la festa dell’Assunzione quella che, come ho già detto, voleva che fosse particolarmente solenne in tutta la Congregazione, preparava con una settimana di esercizi spirituali e con appropriate e pie meditazioni. Quattro ore al giorno erano dedicate alla preghiera e poi, ogni qual volta risuonava il rintocco delle ore, dirigeva il pensiero alla Beata vergine recitando l’Angelus aggiungendovi questa breve giaculatoria: “Trahe me post Te, o Mater Sancta”, che ripeteva assai spesso con grande compunzione.

Nelle necessità personali e in quelle della Congregazione si rifugiava con piena fiducia nella Beata Vergine come Madre amorosissima. Per questo affermava, per personale esperienza, che giammai chi avesse invocato cotanta patrona, non fosse subito stato esaudito.
All’inizio della fondazione della sua Congregazione si vide nella necessità di avere una sede e anche in quella circostanza fu favorito in modo straordinario dall’ausilio della Vergine.
[Quando] fu sfrattato contro ogni speranza, ricevette dalle mani di Maria una nuova casa ed una nuova Chiesa. Tanto questa Chiesa e casa di Lucca, come quella di santa Maria in Portico a Roma, furono sempre considerate dal Padre Giovanni come ottenute dalla Vergine

All’epoca in cui succedevano queste cose, il Cesare Franciotti si ammalò gravemente e fu sul punto di morire. P. Giovanni, sentendosi oltremodo afflitto, supplicò con grande fervore la Madonna che volesse salvare quel suo figlio.
Alle suppliche aggiunse anche un voto: se Cesare avesse recuperato le forze si sarebbe recato con lui in pellegrinaggio a Loreto. Dopodiché, presa una grande immagine della Vergine assunta scolpita in legno, si avvicinò al giaciglio di Cesare e, presolo per la mano gli disse: guarda, Cesare, l’immagine della Santa Madre di Dio, abbi fiducia perché Lei ti restituirà la salute. Detto ciò lo esortava a che confermasse il voto che lui aveva emesso.
Fu cosa mirabile a dirsi, ma quasi alla stessa ora Cesare incominciò a sentirsi meglio e in breve tempo e insieme sciolsero il voto fatto.
Quasi lo stesso accadde a Giulio Franciotti, fratello di Cesare, ed anche con lui si recò pellegrino alla santa Casa di Loreto.

Risulta facile immaginare di quale e quanta gioia sia stato ricolmo, di quale fervore per la Vergine Maria sia rimasto acceso, quanto conforto abbia avuto alla vista di quella abitazione celestiale.
Restava come inchiodato davanti a quel cielo in terra, tanto che con la forza lo si sarebbe dovuto staccare e, per tutto il tempo che visse, custodendo nella memoria il singolare dono, sempre desiderò tornare allo stesso luogo. Ciò non una ma più volte realizzò devotamente, soprattutto nell’ultimo anno della sua vita.

La devozione alla Vergine cresceva ogni giorno di più nell’animo di Padre Giovanni e fu da lui custodita fino all’ultimo dei suoi giorni e l’ebbe come massimo conforto dello spirito e sollievo dei dolori nel momento cruciale della malattia e della morte, giunto ormai all’estremo pronunciava continuamente i nomi di Gesù e di Maria.
Fu notato che, persino nel profondo sopore e quando entrò in coma, non cessò mai, anche se con un flebile filo di voce possibile, di invocare Maria ed altre suppliche.

Se così grande era l’affetto di Giovanni verso la Beatissima Madre, non minore fu quello che ella dimostrò verso il Figlio Giovanni. Moltissimi e continui furono i benefici da lui sperimentati.

Gloria a Dio e alla sua gloriosa Madre

Letto 2839 volte Ultima modifica il Lunedì, 01 Luglio 2013 14:10

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