Pubblichiamo la lettera inviata dal Delegato d’Italia P. Luigi Murra il 20 novembre 2022, in occasione delle nuove composizioni delle comunità OMD italiane.
Carissimi fratelli, con questa lettera sono a presentarvi la nuova formazione delle nostre comunità.
Ho avuto la gioia di poter visitare tutte le nostre case e avere momenti di incontro e di scambio con ciascuno di voi. È stato per me un momento bello e arricchente e, il mettermi in ascolto delle vostre storie e dei sogni per la vita del nostro Ordine, mi ha dato tanta forza.
Come possiamo ben immaginare è impossibile poter realizzare tutti i desiderata, quello che ho potuto fare è accoglierli, portarli nella mia preghiera e discernimento e offrirli anche al Consiglio come possibilità per orientare le nostre scelte. Quello che però vorrei chiedevi, in questo momento, è di cogliere questo tempo che ci accingiamo a vivere come tempo favorevole per far rinascere e intensificare sempre di più la vita fraterna tra di noi e nelle nostre comunità. Quante volte abbiamo esortato, nelle predicazioni e catechesi, a vivere una vera conversione, a uscire fuori da schemi per vivere concretamente e pienamente la dimensione della riconciliazione? Bene, forse dovremmo imparare a mettere da parte alcuni pregiudizi o alcune situazioni che ci rendono impossibile riconoscere il volto del fratello per offrirci tutti una nuova possibilità e per non correre il rischio di essere quelli che dicono e non fanno (cf Mt 23,1-4). Tutti noi, quando abbiamo scelto di consacrarci, sapevamo che la vita consacrata comporta anche difficoltà. I fratelli ci vengono assegnati e non siamo noi a sceglierli, quindi dovremmo imparare a leggere la storia del nostro fratello di comunità per scoprire le sue ricchezze e fragilità, per renderci conto che ogni vita è bella e nello stesso tempo complicata e per questo necessità di quell’amore che io posso offrire. La ricchezza dell’interculturalità porta con sé tanti limiti, ma se non iniziamo a tenderci la mano, a sostenerci a vicenda, rischiamo che la differenza diventi muro e forse, alle volte, anche alibi per non cambiare. Ognuno dev’essere pronto a perdere qualcosa a vantaggio di tutti. Facciamo che sia l’amore di Cristo quel pungolo che ci porta ad accoglier la vita del fratello per non vivere più per noi stessi ma per Lui che è morto e risorto per noi (cf Cor 5,15).
Come ricordano i biografi, san Giovanni Leonardi, “Ricevuto egli il precetto; in segno di somma riverenza al Vicario di Christo, piegò le ginocchia in terra, e in quella maniera havendolo letto, se lo pose sopra la testa, con dire, haverebbe puntualmente
obbedito. Per tutto quel giorno si mostrò Giovanni così lieto, e contento, che fu udito, mentre andava per casa o stava nella sua camera ritirato, cantare alcune canzoni spirituali, fuori del suo stato comune”. In questi giorni di visita - soprattutto i nostri fratelli maggiori - hanno spesso fatto riferimento a questa scena dicendo: “quando arriverà la lettera la metterò sulla testa e farò l’obbedienza”. Mi piace quest’immagine di metter la lettera sulla testa. È quasi un atto di fede in quanto noi crediamo che sopra la nostra testa, nel cielo, si trova Dio e quella lettera ci mostra ciò che il Signore oggi ci sta chiedendo. È uscire fuori da noi stessi per ricercare la sua volontà. Alle volte quello che lui ci chiede non coincide con quello che noi desideriamo, ma nel dire “sia fatta la tua volontà” forse potrà essere più facile comprendere la storia che Dio sta scrivendo con noi. I trasferimenti sono frutto di discernimento avvenuto nel consiglio di delegazione che ha proposto al padre Generale e al suo consiglio, per la nuova costituzione delle comunità. Tutto questo non rende perfetta l’opera iniziata, ci sono situazioni delicate in cui non abbiamo potuto in questo momento intervenire e che speriamo quanto prima possano essere riviste e migliorate. Il nostro confratello di venerata memoria, p. Domenico Cipollini, durante gli anni di formazione ci ripeteva sempre: simo perfettibili. Nella fede accogliamo tutto sapendo che il Signore è capace di trarre anche dalla nostra fralezza il bene. Fidiamoci di Lui.
In Italia generalmente i cambiamenti avvenivano sempre alla ripresa delle attività pastorali quindi settembre – ottobre. I tempi necessari per le consultazioni e la formazione della delegazione italiana ci ha portato a dover spostare tutto questo di parecchio ed è chiaro che ci troviamo in un anno pastorale già avviato. Dovremmo fare molta attenzione a far sì che i passaggi avvengano con serenità e celerità, coordinandosi in modo tale che si possano sentire e valutare le singole esigenze. Vi chiedo di rendermi partecipe dei tempi che prevedete. Tutti i trasferimenti, come anche riportato nel decreto, devono avvenire entro la fine del 2022.
Che il nostro padre Fondatore ci aiuti a vivere questo nuovo periodo con lo spirito di chi ha lasciato tutto per seguire il Signore e vivere in pienezza il vangelo. Buon apostolato a tutti.