In occasione dei settanta anni dalla razzia avvenuta nel ghetto ebraico il 16 ottobre 1943 il parroco di Santa Maria in Portico in Campitelli p. Davide Carbonaro, ha scritto una lettera al Rabbino Capo della Comunità ebraica di Roma Rav Riccardo di Segni. I tragici eventi furono vissuti in questo territorio nel quale la comunità ebraica e quella cristiana vivono da secoli. Durante il tragico inverno del 43 la comunità religiosa di Campitelli come numerosi altri conventi di Roma aprirono le porte agli ebrei che scappavano da improvvisi rastrellamenti. Diverse famiglie furono ospitate nella sagrestia della Chiesa di Campitelli oggi Sala Baldini, altri furono nascosti tra i chierici dello studentato OMD e persino nella cassa armonica dell’organo e nelle cantorie della Chiesa accolti, raccontano alcuni parrocchiani da P. Baldini poi Vescovo di Chiusi e Pienza. Il Rettore Generale di allora P. Giuseppe Forcellati, rischiò di essere deportato insieme alla Comunità religiosa. In seguito, nel 1955 le Comunità ebraiche d’Italia lasciarono un riconoscimento a P. Forcellati. Agli inizi degli anni 90 la prima giornata del dialogo ebraico cristiano stabilita dalla Conferenza Episcopale italiana fu celebrata nella Sala Baldini da Rav Elio Toaff e Mons. Clemente Riva. Il 16 ottobre non è una data da dimenticare, è una ferita aperta che interpella tutti. Nell’indirizzo di saluto a Rav Di Segni P. Carbonaro ricorda come “E’ d’obbligo per tutti noi fermarci in questo giorno e nella memoria di tanto evento tragico, innalzare preghiere per le vittime e per quanti ancora oggi portano i segni indelebili della Shoah, infame atto contro la dignità umana. Nel corso di questi anni anche noi abbiamo ricevuto dagli anziani della Comunità un ricordo sostanziale di quanto accaduto e di quanta solidale e coraggiosa attenzione fu riservata per le famiglie di religione ebraica che vivevano in questo territorio. Sono da ricordare P. Giuseppe Forcellati che ebbe un singolare riconoscimento dalle Comunità ebraiche italiane, P. Carlo Baldini, P. Lucio Migliaccio e Mons. Carlo Cingolani i cui ricordi ho potuto ascoltare dal vivo. Ora a noi il compito di consegnare alle nuove generazioni quanto accaduto e che eventi di un passato così pieno di dolore non si ripetano mai più”.
16 ottobre 2013