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Domenica, 15 Aprile 2012 12:34

Le porte della speranza

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190L'obiezione che avanza Tommaso, resistendo all'euforia dei compagni, non riguarda proprio per nulla il bisogno, in una cultura analitica che è solo nostra, di un accertamento empirico di cui un fenomeno ha bisogno per essere ritenuto reale. L'obiezione va decisamente più a fondo spingendosi al cuore della questione teologica che riguarda la vicenda del Messia crocifisso.

Perché è proprio questa la ragione essenziale dello scandalo davanti al quale, come portoni di legno pesante, si chiudono gli occhi di tutti. Il protagonista di una fine tanto ignominiosa, infame, umiliante, come quella riservata al rabbino di Nazareth appeso a un palo, è com­patibile con la pretesa avanzata dalle sue parole e dai suoi gesti di esprimersi nel nome dell'Altissimo? Tutta una teologia e una tradizione inorridiscono al solo pensiero. Lo sberleffo dei religiosi, compiaciuti spettatori sotto la croce, colpisce al cuore precisamente questa pretesa che si rivela con evidenza in tutto il suo aspetto ridicolo. La loro sfida nei confronti del Gesù morente nella sua perfidia colpisce al cuore la questione: se è il Figlio di Dio non dovrebbe stare appeso a un millimetro dalla sconfitta. Il sottinteso è ancora più acuminato: davvero questo rabbino di Nazareth è il figlio che pretende di essere? Davvero Dio lo tratta come un figlio? non sarà anche lui uno dei tanti maledetti da una giustizia divina che non sopporta di farsi rappresentare da un facile apologeta della misericordia?

 

Tutti alla fine, discepoli compresi, di fronte alla sconfitta di Gesù, hanno tirato una bella saracinesca su una storia dalle pretese andate in fumo. Gesù non era il figlio. Lo dimostra la sua carne appesa a un palo.

È con queste saracinesche calate sugli occhi che Tommaso si protegge dal contagio dell'euforia dei suoi compagni. Quando poi si vede di fronte il misterioso simulacro del Maestro, non molla di un centimetro la trincea della propria cautela. Fantasmi se ne possono sempre vedere. Figli di Dio no. Il punto è essere sicuri che quel fantasma sia realmente lo stesso Gesù che tutti hanno visto spirare meschinamente sopra una croce romana. Solo in questo caso si possono inusitatamente riaprire le porte della speranza alla verità di una storia ritenuta morta e sepolta. Per questo il banco di prova sono le ferite, la loro realtà e la loro persistente profondità. Solo se questa apparizione conserva intatta i segni reali del dramma, essa è apparizione di un qualche interesse e non semplicemente un innocuo effetto paranormale: allora siamo sicuri che questo fantasma è quel Gesù.

 

Se quel Gesù, morto da maledetto sulla croce, è questo Gesù, visibile a nuova vita, tutta la vicenda si accende di una nuova sfolgorante affidabilità. Gesù è proprio il Figlio. Lo dimo­strano i segni della battaglia attraversata. Solo se questa apparizione è quella del Crocifisso può anche essere creduta quella del Risorto. (Giuliano Zanchi) 

 
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