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Sabato, 12 Luglio 2014 15:15

Contadini della Parola

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299Il seminatore uscì a seminare. Già solo questa frase vibra di gioia e di profezia, è colma di promesse e di mietiture, presagio di pane e di fame saziata. Ancora adesso Dio esce a seminare, e diffonde i suoi germi di vita a piene mani, e le strade del mondo e dell'anima esultano davanti a Dio, il fecondatore infaticabile delle nostre vite. Dio non è il mietitore che valuta e pesa il raccolto, ma è il seminatore: mano che dona, forza che sostiene, giorno che inizia, voce che risveglia. Ma quante volte io ho rallentato il corso del miracolo! Io che sono strada, io che sono campo di pietre e sassi, io che sono groviglio di spine, cuore calpestato, superficie di pietra, che coltivo spine e radici di veleno... Mi piace tanto questo Gesù che racconta in parabole: il seminatore uscì a seminare e il mondo è gravido di vita. La parabola fa parlare la vita. La vita non è vuota, non è assenza: c'è qualcosa di Dio nella vita. Se noi avessimo occhi per guardare la vita, se avessimo la profondità degli occhi di Gesù, anche noi in questa vita comporremmo parabole, racconteremmo di Dio con parabole e poesia, come faceva Gesù. Noi siamo chiamati ad essere contadini della Parola, a diffonderla, con l'ostinazione fiduciosa della parabola; con fiducia, perché la forza non è nel seminatore, ma nel seme; la forza non è in me, ma nella Parola. Che non tornerà a Dio senza aver portato frutto. Il seminatore uscì a seminare: oggi, questa mattina, adesso, esce ancora a seminare; ed è grande questo Dio seminatore, questo Dio contadino: è grande perché crede nella bontà e nella forza della Parola più ancora che nei frutti visibili. Crede nella Parola più ancora che nei risultati della Parola: è la Parola che è vera, non i suoi esiti. Egli mi chiama a un atto di fede purissima, a credere nella bontà del Vangelo più ancora che nei risultati visibili di quella parola, a credere che Dio trasforma la terra e le persone anche quando non ne vedo i frutti. Mi chiama ad amare la sua promessa più ancora della realizzazione della promessa, ad amare Dio più ancora delle promesse di Dio. Questo atto di fede gioiosa e forte, oggi, il Vangelo propone. Io non ho bisogno di raccolti, ho solo bisogno di grandi campi da seminare e di un cuore non derubato; ho bisogno di un Dio semi­natore, che le mie aridità non stancano mai. E ancora le strade del mondo potranno esultare di vita.

 
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