Curia Generale dell'Ordine
Rev.mo Padre Generale P. Luigi Antonio Piccolo OMD
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Il Giubileo per il quindicesimo centenario dell'apparizione dell'immagine della Madonna a Santa Galla si è chiuso con un anno di grazia, segnato da preghiera, celebrazioni e momenti di riflessione. Questo anniversario ha offerto alla comunità l'opportunità di riscoprire la presenza materna di Maria nella storia della Chiesa e di rinnovare il proprio impegno di fede e carità, seguendo l’esempio di Santa Galla, che aprì le porte della sua casa ai più bisognosi.
Canto dei primi vespri
La celebrazione conclusiva del Giubileo è stata preceduta, il primo febbraio, dal canto solenne dei Primi Vespri. In questa occasione, il Rettore Generale, p. Antonio Luigi Piccolo, ha offerto una riflessione partendo dalla lettura breve della Lettera agli Ebrei: “Mi hai dato un corpo” (Eb 10,5).
Nella sua omelia, il p. Generale ha sottolineato come l’Incarnazione di Cristo sia il segno più grande dell’amore di Dio per l’umanità. Il corpo donato da Dio non è solo strumento di sacrificio, ma anche di comunione: Cristo ha assunto la nostra carne per condividere pienamente la nostra condizione, per camminare con noi e per farsi pane spezzato nell’Eucaristia. In questo mistero di incarnazione e donazione, ha aggiunto il Rettore, Maria, la Madre di Dio, ci insegna a dire ‘sì’ alla volontà del Signore, offrendo il suo corpo e la sua vita come dimora del Verbo. Ella, che ha custodito nel suo grembo il Figlio di Dio, ci indica la via della totale disponibilità a Dio e del servizio ai fratelli.
Questa realtà interpella ogni credente: come Cristo ha donato il suo corpo per la salvezza del mondo, così anche noi siamo chiamati a offrire noi stessi nel servizio agli altri, con gesti concreti di carità e accoglienza.
Questa meditazione ha introdotto i fedeli nel clima di preghiera e ringraziamento con cui la comunità si è preparata alla Solenne Celebrazione Eucaristica del giorno seguente.
L’esempio di Santa Galla e il messaggio per i nostri tempi
Il cardinale Fitzgerald, titolare della chiesa di Santa Maria in Portico, che ha presieduto la celebrazione, ha aperto la sua riflessione ricordando la figura di Santa Galla, una donna di grande ricchezza che scelse di dedicarsi ai più poveri, aprendo loro il portico della sua casa per offrire sostegno e conforto. “Possiamo essere certi che se mostriamo la stessa preoccupazione per i poveri di Santa Galla”, ha detto il porporato, “avremo l'approvazione del Papa attuale, Papa Francesco, per cui la cura dei poveri è una caratteristica del suo pontificato.”
Queste parole hanno risuonato con particolare forza nella comunità, chiamata a incarnare l’insegnamento evangelico della carità. Come Santa Galla fu premiata con l’apparizione della Madonna, così ciascun fedele è invitato a vivere il Vangelo nel servizio ai bisognosi, riconoscendo in essi la presenza stessa di Cristo.
La Sacra Famiglia e l’obbedienza alla volontà di Dio
Il cardinale ha poi richiamato il significato della Festa della Presentazione del Signore, sottolineando l’esempio della Sacra Famiglia. “Il brano evangelico scelto per la Festa (Luca 2, 22-40) ci mostra la Sacra Famiglia come osservante, ubbidiente alla Legge del Signore. Malgrado la loro povertà — segnalata dall'offerta dei poveri — fanno lo sforzo per recarsi a Gerusalemme per presentare il Bambino Gesù al Signore.”
Questa immagine della Sacra Famiglia come modello di devozione e fiducia in Dio è stata proposta ai fedeli come un invito a non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà materiali, ma a confidare nella Provvidenza. “Se siamo poveri, come loro”, ha aggiunto il cardinale, “non dobbiamo lasciare che la nostra povertà limiti la nostra azione o diventi fonte di imbarazzo. Possiamo contare sulla benedizione della Sacra Famiglia.”
Simeone e Anna: testimoni di speranza e preghiera
Nella sua omelia, il cardinale Fitzgerald ha poi posto l’attenzione su Simeone e Anna, due figure che compaiono nel racconto evangelico della Presentazione. “Simeone è detto ‘uomo giusto e timorato di Dio’. Lui è un uomo di speranza: ‘che aspettava il conforto d'Israele’, in attesa di vedere il Messia come gli è stato promesso dallo Spirito Santo.”
La loro testimonianza è stata collegata dal cardinale all’Anno della Speranza che la Chiesa sta vivendo: “È bene seguire il suo esempio, specialmente in quest’Anno della Speranza quando diventiamo tutti pellegrini della Speranza di cui il nostro mondo ha tanto bisogno.”
Di Anna, il cardinale ha evidenziato la costanza nella preghiera e la positività del suo spirito: “Anna, anche se non è giovane, continua ad essere attiva, ‘servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere’. In questo contesto, essa rimane sempre positiva, lodando Dio e parlando del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.”
Un invito, quindi, a rimanere fiduciosi, anche nelle difficoltà, e a pregare per la pace, in particolare per l’intesa e il rispetto tra ebrei e palestinesi: “Possiamo cercare di rimanere positivi noi stessi pregando per la pace in Terra Santa, per quanto difficile possa sembrare.”
Il ruolo dei laici nella testimonianza di fede
Un passaggio particolarmente significativo dell’omelia ha riguardato il ruolo dei laici nella Chiesa. Il cardinale Fitzgerald ha notato con sorpresa che nel racconto evangelico della Presentazione “Luca non fa menzione di sacerdoti. Eppure Giuseppe e Maria sono venuti al Tempio per fare un'offerta che doveva essere accolta da un sacerdote. Ma era l'offerta dei poveri che non ha attirato l'attenzione del clero.”
A riconoscere in quel bambino il Messia, ha sottolineato il cardinale, non sono stati i sacerdoti, ma due laici, Simeone e Anna: “Sono i laici, non i sacerdoti, che hanno riconosciuto in questo povero bambino il Messia, il Figlio di Dio.” Un monito e un incoraggiamento per i fedeli, affinché si sentano sempre più chiamati a una testimonianza attiva della loro fede nel mondo.
Un pellegrinaggio di speranza
Concludendo la sua omelia, il cardinale Fitzgerald ha esortato i fedeli a fare propria la risoluzione di vivere come “pellegrini della Speranza”. Le sue parole si sono unite alla preghiera della liturgia:
“Felicità e grazia ci saranno per tutti i giorni della nostra vita. Amen.”
Con questa benedizione, il quindicesimo centenario di Santa Maria in Portico si è concluso, lasciando nei cuori dei fedeli il rinnovato impegno di vivere con fede, speranza e carità il cammino cristiano.
Il ringraziamento del parroco
Al termine della celebrazione, dopo il canto del Te Deum , il parroco, p. Luigi Murra, ha espresso parole di gratitudine per questo anno giubilare, sottolineando come sia stato un tempo di grazia e di riscoperta della presenza materna di Maria nella storia della comunità. Ha quindi rivolto un sincero ringraziamento al cardinale Michael Fitzgerald per la sua guida spirituale, a monsignor Davide Carbonaro per la sua presenza e il suo ministero, e al Padre Generale Antonio Luigi Piccolo, che come successore di San Giovanni Leonardi, è custode della venerata immagine di Santa Maria in Portico.
Ha poi ringraziato tutti i presbiteri presenti, i religiosi e i fedeli che hanno partecipato con devozione, con un pensiero particolare all’abate Ignazio, Presidente dei Sublacensi, e a padre Teodoro, Preposito Generale dei Caracciolini, per la loro presenza fraterna.
Un ringraziamento speciale è stato rivolto anche all’archimandrita Simeone della Chiesa Ortodossa, segno di unità e di amicizia ecumenica.
Infine, ha espresso gratitudine ai consacrati, alle Confraternite, ai volontari e a tutti coloro che hanno contribuito alla preparazione della celebrazione, invitando i presenti a un momento di condivisione fraterna:
“Che Santa Maria in Portico, porto della Romana sicurezza, continui a custodirci e a intercedere per noi tutti. Grazie.”
Questa mattina, nella Chiesa romana di Santa Maria in Portico in Campitelli, si è svolta una solenne Celebrazione Eucaristica in occasione della memoria del beato transito di San Giovanni Leonardi, fondatore dell'Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio. La celebrazione è stata presieduta dal Rettore Generale dell'Ordine, Padre Antonio Piccolo, insieme ai membri della Curia Generale.
Durante l'omelia, Padre Piccolo ci ha offerto un'occasione preziosa per riflettere sul percorso della santità alla luce delle parole di San Paolo, tratte dal capitolo III della Seconda Lettera ai Corinzi. Paolo afferma che noi, come in uno specchio, riflettiamo l'immagine di Cristo e veniamo trasformati "di gloria in gloria". Questo cammino ci porta a lasciarci afferrare da Cristo, permettendo allo Spirito Santo di plasmare in noi la Sua immagine, dapprima in modo incerto e progressivamente più nitido, fino a riflettere pienamente il volto di Cristo nella nostra vita.
L'immagine dello specchio utilizzata da Paolo si riferisce alle lastre di metallo lucidato dell’epoca, che pur levigate non restituivano mai un riflesso perfetto. Questa metafora si adatta perfettamente al nostro cammino verso la santità: da soli non siamo in grado di riflettere il volto di Dio. Solo attraverso Cristo e nella docilità all'azione dello Spirito possiamo diventare sempre più trasparenti e manifestare la luce divina. Questo cammino è quello della conversione e della riforma della vita, in cui ogni credente è chiamato a far salire il Signore Gesù sulla "barca" della propria esistenza.
Accogliendo la presenza di Cristo, siamo invitati a riorientare la nostra vita verso la meta che Egli ci indica, mettendo da parte le nostre aspettative e fallimenti. In questa disponibilità, riconosciamo la nostra fragilità come "vasi di creta", ma non siamo abbandonati. Gesù ci incoraggia: "Non temere, io sono con te". È Lui che trasforma la nostra debolezza in forza e ci rende capaci di dare la vita per i nostri fratelli.
In questo contesto, la celebrazione del transito di San Giovanni Leonardi diventa un momento per meditare su questo "passaggio" spirituale. Il transito non è solo un evento fisico, ma un'esperienza di riflessione e di luce. Il cristiano è chiamato a far brillare la luce di Cristo in ogni aspetto della propria vita, permettendo che questa luce interiore si manifesti all’esterno, in ogni gesto e parola.
La santità, quindi, è un continuo "transitare", lasciando che Cristo prenda pieno possesso di noi, fino a che la nostra vita non sia un riflesso luminoso della Sua presenza. La nostra morte, vissuta nella fede, non è altro che l’ultimo passaggio, un transito dalla vita terrena a quella eterna, dove la luce di Cristo ci accoglie nella gloria.
L'omelia si è conclusa con un invito a lasciare spazio a Gesù nella nostra vita, per consentire a Lui di orientare le nostre scelte e condurci verso la pienezza della santità.
Al termine della celebrazione, Padre Piccolo ha impartito una benedizione solenne su tutti i membri dell'Ordine, sulla città di Roma e sui fedeli presenti, affinché possano continuare a vivere nella luce di Cristo, riflettendo sempre più chiaramente il suo volto nel mondo.
Pubblichiamo di seguito i collegamenti agli ariticoli di varie testate giornalistiche che hanno riportato la notizia del XV centenario di Santa Maria in Portico.
Articoli in PDF:
Mercoldì 17 luglio 2024, il Cardinale Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della C.E.I., ha celebrato la memoria romana di Santa Maria in Portico particolare protettrice della Città, nel 1500° anniversario dell’Apparizione al Papa san Giovanni I e a santa Galla. Insieme a numerosi confratelli e sacerdoti, hanno concelebrato con lui il sig. Cardinale Michael Louis Fitzgerald M.Afr., del Titolo di Santa Maria in Portico, l'Arcivescovo di Potenza - Muro Lucano - Marsico Nuovo, Mons. Davide Carbonaro O.M.D., Padre Antonio Piccolo, Rettore Generale dell'Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio e il Vicario Generale, Padre Luigi Murra O.M.D., che dal prossimo mese di settembre assumerà l'incarico di Parroco di Campitelli.
Al termine della Celebrazione Eucaristica il segretario generale, p. Rafael Andres Pereira Barbato O.M.D. ha dato lettura della lettera che il Santo Padre Francesco ha voluto rivolgere ai fedeli di Santa Maria in Portico in Campitelli e all'Ordine della Madre di Dio in occasione di questo importante anniversario.
Il Rettore Generale dei Chierici Regolari della Madre di Dio e Amministratore parrocchiale di Campitelli, P. Antonio Piccolo, alle ore 12:00 ha presieduto la Supplica a Santa Maria in Portico, Romanae Portus Securitatis, particolare protettrice della città di Roma nelle pubblice e private avversità.
La preghiera, in questo giorno solenne, ci ricorda che la celeste apparizione dell'immagine della Vergine Maria è segno di sicura speranza, segno che è "apparsa in Cristo la grazia di Dio apportatirice di salvezza".
Maria, Madre della Chiesa, faccia di noi un popolo santo e devoto.
Durante i primi dei Vespri che inaugurano la solennità di Santa Maria in Portico nel 1500° anniversario dall’apparizione, martedì 16 luglio si è rinnovato l’antico rito dell’ostensione dell’icona di Santa Maria in Portico. Dopo l’antica orazione che ricorda come l’immagine della Madre di Dio è stata “in questo luogo” esaltata dagli Angeli, il Rettore Generale dell'Ordinde dei Chierici Regolari della Madre di Dio, P. Antonio Piccolo ha aperto le quattrocentesche porticine che custodiscono l’icona, rendendola manifesta ai fedeli al suono festante delle campane e dell’organo. Di seguito il canto dei Vespri presieduti da S. E. Mons. Davide Carbonaro, Arcivescovo Metropolita di Potenza - Muro Lucano - Marsico Nuovo, già parroco di Santa Maria in Portico, e animati dalla Cappella musicale di Campitelli diretta dal M° Vincenzo Di Betta.
Durante la riflessione Mons. Carbonaro ha ricordato la gratitudine che dobbiamo alla Madre di Dio, per la predilezione che ha per la Chiesa e per questa nostra città di Roma.
La presenza di Maria ci è significata da una piccola icona, quasi una carezza calda e materna. Fra Mariano da Firenze già nel 1517 definiva questa icona ‘Pietra di Zaffiro nella quale si vede miracolosamente impressa l’immagine della Vergine e di Gesù bambino’. Da secoli il Popolo romano viene qui per scaldarsi al cuore, al focolare della Madre invocando con fede "Santa Maria in Portico, Porto della Romana Sicurezza".
Da Gerusalemme, con Maria, nel cenacolo, a Roma nella casa di Galla, ancora oggi si perpetua il dono della presenza della Madre di Dio, degli Apostoli e della carità di Cristo.
"Qui è l’immagine della Madre di Dio apparsa a Galla, mentre timorosa serviva i poveri"
Questo antico verso latino scolpito su pietra fin dal XI secolo, indicava il sacello medievale, oggi scomparso, dove era custodita l’icona di Santa Maria in Portico: “Porto della Romana Sicurezza”. In poche battute, il testo raccoglie, per i pellegrini che si accostavano in devota venerazione, il cuore degli avvenimenti accaduti il 17 luglio del 524, 1500 anni fa. Quelle parole sono ancora oggi la testimonianza di una straordinaria presenza di Maria nella casa di una donna dedita al servizio dei poveri, piena del timore di Dio, che caratterizza la vita dei giusti. L’esercizio della Carità evangelica, è vocazione primordiale che stabilisce il primato della Chiesa di Roma, chiamata appunto, a “presiedere nell’Amore”. Galla in quel momento è la mano caritatevole e accogliente del Pontefice Giovanni I, che confermerà in quella primitiva dimora, la presenza luminosa della Madre di Dio. Il racconto dei fatti, è raccolto in una antica “legenda” trasmessa dalla fede devota di Roma, ma anche custodita in un’antica orazione rivolta a Dio per intercessione di Santa Maria in Portico.
Ecco il testo:
Dio onnipotente ed eterno, tu hai dato a Mosè la legge scritta con il tuo dito sulle tavole di pietra e hai fatto innalzare il serpente di bronzo nel deserto. Concedici di onorare devotamente la santissima immagine della Madre del Figlio tuo, plasmata dalle tue mani e in questo luogo mirabilmente esaltata per mezzo dei tuoi santi angeli. Fa che guardando a lei siamo liberati dal mortale contagio dell’antico serpente e da ogni altro male.
Più volte il culto alla Madre di Dio, apparsa agli albori del VI secolo a Santa Galla e al Papa Giovanni I, fu celebrato e vissuto dalla Città, in tempi di singolari epidemie o avversità. L’orazione lo evidenzia, mettendo in relazione il male fisico e lesivo della persona umana, in rapporto al contagio “dell’antico serpente” all’origine di tutti i mali. L’orazione veniva recitata dal Papa o da un suo delegato durante il rito popolare dell’ostensione dell’icona. Quanti vi partecipavano avevano lo sguardo fisso in alto e il desiderio di intravvedere la “luce apparsa” nella casa di Santa Galla. Tutto questo fu rappresentato in modo suggestivo nell’architettura della gloria angelica dell’Altare Maggiore di Campitelli, disegnata da Carlo Rainaldi ed eseguita dalle maestranze berniniane che lavorarono su commissione di papa Alessandro VII nella seconda metà del XVIII secolo. Il cielo squarciato e Maria che scende nella sua prodigiosa icona - “non fatta da mano d’uomo” (Acheropita) - per proteggere i suoi figli. Tutto questo è cifra del barocco, ma anche profonda rilettura della fede popolare di Roma, che affrontò coraggiosa il terribile contagio del 1656. Due “testimoni” dunque, accompagnano ancora oggi la secolare memoria di Santa Maria in Portico: uno scolpito su pietra, l’altro cantato dalla fede orante del popolo di Dio.
Presentato in occasione del XV centenario dell'apparizione dell'icona di Santa Maria in Portico il libro "60 colori della grazia. Da santa Lucia a Giuseppe Puglisi" di Antonio Tarallo, con prefazione del direttore dell'Osservatore Romano dott. Andrea Monda, edito da Edizioni Ares.
Un prezioso volume di oltre 180 pagine, una raccolta di scritti agiografici di sessanta santi e beati scritti da Antonio Tarallo per l'Osservatore Romano, dalla martire siracusana, Lucia, del IV secolo, fino a giungere alla seconda metà del XX secolo con il martire della mafia don Giuseppe Puglisi.
L'evento si è svolto nella ex sacrestia del Santuario Parrocchiale di Santa Maria in Portico in Campitelli, la attuale sala Carlo Baldini. Il moderatore, p. Antonio Piccolo, O.M.D., ha sottolineato come la storia di tanti nostri fratelli ci mostra, partendo da Maria, il cammino da percorrere.
Il dialogo con l'autore ha ripercorso proprio questa strada, a volte impervia, che trova il suo porto sicuro nella Vergine madre, modello di ogni beatitudine.
Come popolo sei battezzati siamo chiami ad essere santi: pellegrini sulla terra, mendicanti del cielo.
In occasione del XV centenario dell'apparizione di Santa Maria in Portico e del 450 anniversario della fondazione del nostro Ordine, il Santo Padre Papa Francesco ha inviato un messaggio al Reverendissimo P. Antonio Piccolo, Rettore generale dell'Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio
Messaggio del Santo Padre Papa Francesco