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stemma e nome

3Con mucha tristeza en este minuto para cada uno de nosotros en la delegación
Chilena y nuestro Padre General en Italia y todos quienes somos parte de OMD en el mundo,
hemos recibido la noticia de la partida a la casa del padre nuestra hermana de Orden, Ofelia Silva
Pizarro. “Te han explicado, hombre, lo que Dios desea de ti” (De las cartas de san Juan Leonardi al papa Pablo V).
Nuestra hermana que en vida dio un verdadero ejemplo de solidaridad que a muchos de
quienes hoy nos acompañan entenderán cada una de estas palabras, Una impulsora de esta
localidad tanto así que cuando surgió la idea de instaurar la capilla en el sector la viña ella fue una
de las primeras personas que dijo si hay que hacerla del terreno no se preocupen.
Y así podríamos contar muchas anécdotas de su vida una vida entregada al bien solidario
ayudar a cada uno de quien lo requería y lo más gratificante aun de forma anónima.

Hermana Ofelia, queremos entregar testimonio de tu vida, ejemplo de solidaridad y la Orden de
la Madre de Dios delegación Chilena y precisamente esta casa de Quinta de Tilcoco, ha decidido
instaurar en el mes de la solidaridad el premio o distinción con tu nombre Orfelia Pizarro, a
quienes sigan tu ejemplo de desprendernos de lo material como dijo Jesús si me quieres seguir
despójate de tus bienes.

A manera de agradecer el compromiso suyo con nuestra Orden, es que cada sacerdote
encomendará 5 misas por tu alma a nuestro padre Dios.
Reciba cada de uno de sus familiares y amigos la tranquilidad de que cada obra realizada por
nuestra Hermana Orfelia es un verdadero ejemplo de vida y amor por el prójimo.
En Cristo. (P. Guillermo Arceu Jeffs OMD)

 
Saverio-3E’ uscito in silenzio e in punta di piedi, come era solito fare al termine di ogni Eucaristia  con accanto l’inseparabile moglie Anna; Saverio Ciampa. E’ uscito dalla chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Leonardi per entrare nel Regno di Dio promesso ai puri di cuore. Così, Torre Maura ha salutato questo cristiano robusto nella sua fede e “Testimone ammirabile” come lo ha definito . P. Francesco Petrillo Rettore Generale OMD durante la messa esequiale. Apparentemente schivo, era partecipe in pienezza della storia di questa comunità cristiana che vive, fatica e celebra il Risorto in un quartiere della grande Roma nel quale è ancora possibile intrattenere relazioni a misura d’uomo: coltivare l’orto sotto casa e istruire dei ragazzi nell’abile pazienza della pesca. Lo hanno salutato i figli e tanti altri che lui ha generato tali alla fede da catechista e da testimone nel quotidiano.

“Ministro straordinario dell’Eucaristia”: recitava la scritta sul manifesto esequiale. Servo straordinario del dono eucaristico che era diventato l’ordinario della sua vita, la misura, per dirla con San Giovanni Leonardi, della suo esistere. Ha realizzato appieno soprattutto nell’ultima malattia la preghiera che recitava davanti agli ammalati prima di comunicarli: “porto il Cristo risorto a coloro che sono crocifissi con lui”. Un primato aveva Saverio, ha ricordato P. Rosario Piazzolla durante l’omelia, quello di aver letto insieme alla Bibbia le opere di San Giovanni Leonardi. Saverio era stato affiliato all’Ordine lo scorso anno e la passione per il patrono di Torre Maura affiorava quando si trattava di ricordare ai suoi figli spirituali, con fermezza paterna: “che grande Santo!” – e “che aspettate a imitarlo!”. Questa era la schiettezza che lo contraddistingueva: occhi che penetravano l’animo e ti leggevano dentro, voce quasi soffocata, ma  a tratti profetica e lungimirante e che spesso lasciava senza parole per l’evidenza. Grazie Saverio per la tua testimonianza evangelica: “di uomo in cui non c’è falsità”, continua a ricordarci quanto è essenziale vivere per chi ci ama senza misura.

18 febbraio 2012 

 
Sabato, 18 Febbraio 2012 11:29

Basta una parola

182Agli occhi assuefatti di uno scriba integrato negli schemi delle convenzioni religiose appare già un'idea limite una remissione delle colpe da applicare a un paralitico la cui disgrazia è sufficiente ratifica del suo debito morale. La supponenza poi con cui Gesù se ne fa protagonista, beh, quello sembra del tutto intollerabile. I nodi delle questioni si assommano. La prima domanda è certamente quella che riguarda quest'uomo paralitico, ennesima prova vivente di un'equazione a cui persino l'antica fede non ha mai definitivamente rinunciato, continuando a leggere fra le righe della disgrazia umana la giustizia impeccabile della volontà di Dio: non vorremo noi assolvere qualcuno su cui l'Altissimo ha già emesso la sua evidente sentenza!

La seconda questione viene aperta da questo disinvolto rabbino deciso a pronunciare, con sconcertante leggerezza, parole di perdono come estraesse sostanze da un proprio patrimonio: non vorrà pretendere di giudicare al posto di Dio!

Marco prepara del resto molto bene il contesto di questa irritazione raccontando in modo molto plastico e molto commovente l'inventiva audacia di gente che ha deciso fino in fondo di essere fraternamente accanto allo sfortunato sfidando pure l'infausta scomunica di cui l'amico appare portatore. Pare di vedere questi teologi della Scrittura trattenere l'impazienza per l'invadente sceneggiata di scoperchiare un tetto e mettere al centro dell'attenzione un rifiuto umano già messo ai margini dalle leggi sempiterne di Dio. Pare di sentirli protestare mediante la cantilena del loro catechismo.

Tutto per un attimo rimane un semplice agone di parole. Una teologia contro un'altra. Un'eresia in faccia a un'ortodossia.

Il segno però interviene a sciogliere inutili equivoci di scuola. Disquisire del perdono è un'attitudine alla portata di tutti. Dare vita alla grazia è solo di chi può amministrarne le ragioni. Vogliamo vedere? Basta una parola, come il giorno della creazione, e l'informe ritrova integrità. Prendi la tua barella e torna a casa. La sapienza narrativa di Marco, con laconicità traboccante di ironia, disegna la silenziosa e quasi meccanica obbedienza del miracolato: che si alza, prende la sua barella, e se ne va. Manca solo il sonoro per l'ovazione di gente semplice perfettamente cosciente di aver visto compiersi, in quel preciso istante, la vera volontà di Dio. Non solo il Dio di Gesù non consegna alla disgrazia fisica l'uomo peccatore, ma quando ne incontra uno si comporta così. E i teologi, tutti a riscrivere i loro saggi.

Perché chi veramente ha penetrato, seppure nel confuso istinto della fraternità umana, i meandri dorati dei pensieri di Dio, sono quei quattro che si prendono la briga di calare una barella da un tetto. È il movente di quella prossimità quasi animale, immediata, tenace, che lambisce con più approssimazione di ogni altra sapienza teologica i lembi dei pensieri di Dio. A Gesù basta vedere lo spettacolo di questa fede, questa esibizione di elementare resistenza umana, per pronunciare parole che Dio ha in animo da sempre. (Giuliano Zanchi).

 
san-lazaro-1Ados décadas de la llegada de la Orden de la Madre de Dios a la parroquia San Lázaro, los “hir2t6q de San Juan Leonardi” han logrado convertir esta céntrica parroquia en uno de los lugares preferidos por los novios para casarse en Santiago. “Sólo el año pasado se realizaron 207 matrimonios y en los últimos 5 años, más de 1.000”, comenta su párroco Alejandro Abarca, OMD. Pero convertir a San Lázaro en lo que es hoy no ha sido fácil. Cuando el cardenal Juan Francisco Fresno entregó a la Orden de la Madre de Dios el cuidado pastoral del lugar, éste se encontraba en pésimas condiciones y casi en total abandono. Entre los numerosos trabar2t6q que ha hecho esa orden, se cuenta un sistema nuevo de iluminación, restauración de los vitrales, un moderno sistema de calefacción y el cambio de todo su piso por mármol de Carrara y de granito de colores, traído directamente desde Italia. Este año San Lázaro tiene celebraciones por partida doble: 135 años de su creación y 20 años de ser declarada Monumento Nacional. Además, acaba de ser restaurada, pues sufrió serios daños con el terremoto del 2010. “La torre central se trizó en varias partes y corría el riesgo de desplomarse. La comunidad parroquial logró juntar los $60 millones que costaba la restauración y los trabar2t6q acaban de concluir. Junto a la torre, resultó dañado uno de los dinteles de acceso que da a la calle Gorbea, cuya restauración se pudo realizar gracias a un aporte del Arzobispado de Santiago. Ahora lo único que falta es reparar las grietas del interior, para lo cual todavía no contamos con los recursos”, señala Abarca. La iglesia está emplazada en pleno barrio universitario, lo que, según el religioso, le ha dado un carácter de “parroquia universitaria” y ha obligado a mantener el templo abierto desde las 7:30 horas hasta las 21:30 horas. Abarca comenta: “La parroquia es punto de encuentro de los estudiantes del sector. Son más de 25 mil los que llegan a diario al barrio. Hemos tenido que crear un Centro de Atención Pastoral para ellos, que actualmente atienden los religiosos de la Orden”. La construcción de la actual parroquia San Lázaro, en calle Ejército esquina Gorbea, data de 1877. Pero el 9 de enero de 1928 un incendio destruyó parte del templo y su restauración estuvo a cargo de los arquitectos

Gustavo Monckeberg y r2t6qé Aracena. Fuereinaugurada el 15 de agosto de 1930, para la fiesta de la Asunción de la Virgen. Uno de los tesoros que alberga esta iglesia es el “Cristo de las trincheras”. La pieza corresponde a una antigua y maltratada imagen de Jesucristo tallada en madera, que fue rescatada de una trinchera durante la Primera Guerra Mundial. Pareciera ser que la imagen fuera retirada de la catedral a la que pertenecía desde el siglo XV para ser resguardada, pero quedó abandonada en las trincheras y fue encontrada por un aviador chileno, hermano del entonces párroco de San Lázaro. El templo es de estilo románico, con detalles que lo aproximan a lo gótico, y rasgos bizantinos, por la utilización de las cúpulas. El órgano de la iglesia fue construido por Orestes Carlini en 1934, y en los frescos originales del templo intervinieron los pintores Alfredo Valenzuela Puelma, Onofre Jarpa y Pedro Lira.- © Gustavo villavicencio El Mercurio, 14 febbraio 2012, A13

 

17 febbraio 2012


Venerdì, 17 Febbraio 2012 17:43

Storia della mariologia


notAppare pubblico in questi giorni per i tipi di Città Nuova il secondo volume della storia della Mariologia nel quale ha collaborato il P. Generale, P. Francesco Petrillo con un contributo che indaga sul “Paradigma enciclopedico italiano”. Il  secondo volume della storia della Mariologia, a cura di E. Boaga e L. Gambero presenta l'incidenza profonda di Maria di Nazaret negli atteggiamenti, nei valori, nei vissuti di fede e culturali di generazioni, testimoniata dalla dovizia di scritti su di lei e dall'abbondante documentazione mariologica e mariana, trova in questa Storia della mariologia una prima organica e strutturata sistemazione. Dalla Parola di Dio attestata dalle Scritture, ai documenti delle prime comunità cristiane o agli elementi sviluppati e illustrati dalle generazioni successive; dalla riflessione dei Padri della Chiesa agli scritti degli autori cristiani, uomini spirituali, teologi e teologhe; dai Concili ecumenici e locali o dai Sinodi al magistero ampiamente inteso; dalla comprensione delle varie confessioni cristiane; dal culto liturgico alle forme di pietà; dall'iconografia alla letteratura e all'arte nelle sue molteplici manifestazioni, l'affresco storico-culturale che emerge appare un caleidoscopio che nei diversi paradigmi e nei numerosi modelli attesta l'indissolubile legame della Madre con il Figlio, ma anche la singolare "indissolubilità" con epoche e culture diverse.

17 febbraio 2012

Il Paradigma enciclopidico mariano di P. Francesco Petrillo




Sabato, 11 Febbraio 2012 13:51

Liberaci dal male

181I l legame del male al peccato è arcano. Non si tratta naturalmente dell'ovvia corrispondenza fra un male perpetrato che configura immediatamente un peccato conclamato. Non è tanto in questione la colpa di chi ha compiuto il male. Ma, più enigmaticamente, del senso della colpa che affiora alla coscienza di chi il male gli tocca patirlo. Appena toccato nella carne, l'essere umano si chiede istintivamente per quale responsabilità debba patire quel dolore. Il paradosso è di quelli radicali che chiamano in causa la costitutiva contingenza umana. Il dolore, anche quando è semplicemente subìto, non è mai percepito come innocente. L'irragionevolezza del dolore invoca responsabilità che l'uomo si sente costretto a proiettare su di sé. La forza del male del resto, nella sua oscura invincibile potenza, fa sempre la sua apparizione con i tratti inconfondibili del sacro.

A questo enigma, incandescente e oscuro a un tempo, la religione ha offerto spesso la sua cornice teologale. Nemmeno nell'antica alleanza, patria letteraria e spirituale del Dio della misericordia e delle viscere, sa evitare l'equazione che collega i sintomi della malattia all’impurità morale, il dolore alla colpa, la sofferenza all'espiazione. La verità dell'equazione sta nel fatto che il male documenta quell'irre­solutezza umana la cui ricomposizione rinvia necessariamente alla giusta relazione con Dio. La sua falsità sta nel semplificare questo rinvio in un atto di meccanica autoritaria decisione divina. Gli amici teologi di Giobbe, ci si ricorderà, sono l'insuperabile incarnazione letteraria della teorizzazione dogmatica di quella falsità. Potere e strapotere del sacro arcaico. La sua potenza, così onnipotente da es­sere prepotente, tutela la propria sovrana grandezza mediante un giustizialismo che adotta come moneta di scambio il dolore della carne. Essa è dunque documento della scomunica divina. Naturalmente si trasforma anche in esclusione sociale.

Di queste abiette e cupe convenzioni, come si sa, Gesù sarà metodico maestro di sospetto. In esse egli vede nascosta la propensione umana a forgiare caricature del divino a uso e consumo di ben discutibili ordini sociali. Ma la sua vocazione (fin dal principio dei tempi) di essere icona veritiera del Dio dell'alleanza gli impone di scagionare l'immagine di Dio dalle infamie attribuite ad essa da ogni religione da bancarella. I segni di guarigione, che il Figlio opera fra la costernazione stessa di chi ne è oggetto diretto, hanno precisamente questa ragione. Essi si intendono come rivelazione in atto del Dio vero che, di fronte all'uomo fragile, si china ristabilendone l'integrità. Di questo ordinario miracolo non si dovrà fare propaganda ai quattro venti. Il beneficiato ne farà personale atto di fede. Ma che almeno ai sacerdoti però ne sia mostrata la tangibile evidenza. Il loro accertamento è chiamato a leggere il fenomeno clinico come rivelazione dell’Altissimo. Eppure è difficile, per quanto maldestro, chiudere la bocca alla meraviglia. (Giuliano Zanchi) 

 
Sabato, 11 Febbraio 2012 13:34

Amalagam India: A day to remember

okAn important day for the Madurai community. It’s the inauguration day for our House “Amalagam”, 10years back. (on 4th feb 2002). After 10 years , today Amalgam, cradle of Our order in India,  till now gave birth to 12 Priests, 4 deacons, and many brothers.

We the community wanted to celebrate it in a simple manner on 5th Feb Sunday, inviting only our community from Trichy and Azilkhal. Except Fr.Maschio, Fr.Baskar, Diac. Cyril (who were engaged in some other program) all other were present. We had a solemn Mass, presided by our new priest Fr. Santhosh Kumar. Fr. Beno, rector of the community, read out the message of Fr. Delegate and thank all the participants. During the mass we honored our Fathers Fr.Lourdu and Fr. Donathius former formators  & Superiors of this community. After the mass the brothers screened-out a short film prepared by them, with the photos of all the events celebrated in Amalagam during these years.  Then Fr. Lourdu and Fr. Donathius remembered their years of presence in this community and the recent development in the house.  We want this moment not only as a mere celebration, but also as a moment of coming together with one heart and mind, to reconcile and to start working for the future development of our communities in India. I personally realized and experienced the moment as the psalmist says “How good is that brother live together”.  In this auspicious moment as the Rector of this Community I take this opportunity to Thank God for all the benefits, for His guidance for the past ten years. I extend my Heartfelt Thanks to Rev. Fr. Francesco pertillo, our beloved Father Rector General, and His council members, Rev.Fr. Vincenzo Molinaro, Former Rector General, our beloved Father Thomas, Indian Delegate(Thank u father Thomas, for your love towards India and for the nice poem, we too love you). Our former delegates, Fr. Innocenzo, Fr. Bruno and all the fathers, benefactors and  our well-wishers. I also thank our former Formators / Superiors of this community, Fr. Jeyabalan, Fr. Lourdu, Fr. Manohar, Fr. Donathius. Thanks to Fr. James Methos , who was incharge of this building during its construction. Thanks to Fr. Maschio  & Fr, James Rosario who were here in this community for a short period. Thanks a lot to all the fathers who supported these years. We also remember all the fathers and seminarians who passed- by Amalgam during their formation period. Let us continue to work together for the future growth of our Order.

 

11 febbraio 2012

 
Sabato, 04 Febbraio 2012 17:32

Il mistero del dolore

180Il legame del male al peccato è arcano. Non si tratta naturalmente dell'ovvia corrispondenza fra un male perpetrato che configura immediatamente un peccato conclamato. Non è tanto in questione la colpa di chi ha compiuto il male. Ma, più enigmaticamente, del senso della colpa che affiora alla coscienza di chi il male gli tocca patirlo. Appena toccato nella carne, l'essere umano si chiede istintivamente per quale responsabilità debba patire quel dolore. Il paradosso è di quelli radicali che chiamano in causa la costitutiva contingenza umana. Il dolore, anche quando è semplicemente subìto, non è mai percepito come innocente. L'irragionevolezza del dolore invoca responsabilità che l'uomo si sente costretto a proiettare su di sé. La forza del male del resto, nella sua oscura invincibile potenza, fa sempre la sua apparizione con i tratti inconfondibili del sacro. A questo enigma, incandescente e oscuro a un tempo, la religione ha offerto spesso la sua cornice teologale. Nemmeno nell'antica alleanza, patria letteraria e spirituale del Dio della misericordia e delle viscere, sa evitare l'equazione che collega i sintomi della malattia all’impurità morale, il dolore alla colpa, la sofferenza all'espiazione. La verità dell'equazione sta nel fatto che il male documenta quell'irre-solutezza umana la cui ricomposizione rinvia necessariamente alla giusta relazione con Dio. La sua falsità sta nel semplificare questo rinvio in un atto di meccanica autoritaria decisione divina. Gli amici teologi di Giobbe, ci si ricorderà, sono l'insuperabile incarnazione letteraria della teorizzazione dogmatica di quella falsità. Potere e strapotere del sacro arcaico. La sua potenza, così onnipotente da essere prepotente, tutela la propria sovrana grandezza mediante un giustizialismo che adotta come moneta di scambio il dolore della carne. Essa è dunque documento della scomunica divina. Naturalmente si trasforma anche in esclusione sociale. Di queste abiette e cupe convenzioni, come si sa, Gesù sarà metodico maestro di sospetto. In esse egli vede nascosta la propensione umana a forgiare caricature del divino a uso e consumo di ben discutibili ordini sociali. Ma la sua vocazione (fin dal principio dei tempi) di essere icona veritiera del Dio dell'alleanza gli impone di scagionare l'immagine di Dio dalle infamie attribuite ad essa da ogni religione da bancarella. I segni di guarigione, che il Figlio opera fra la costernazione stessa di chi ne è oggetto diretto, hanno precisamente questa ragione. Essi si intendono come rivelazione in atto del Dio vero che, di fronte all'uomo fragile, si china ristabilendone l'integrità. Di questo ordinario miracolo non si dovrà fare propaganda ai quattro venti. Il beneficiato ne farà personale atto di fede. Ma che almeno ai sacerdoti però ne sia mostrata la tangibile evidenza. Il loro accertamento è chiamato a leggere il fenomeno clinico come rivelazione dell’Altissimo. Eppure è difficile, per quanto maldestro, chiudere la bocca alla meraviglia. (Giuliano Zanchi)

 
Benedetto-XVINell'Anno della fede  “siete invitati ad approfondire ancora di più il rapporto con Dio”, “al fine di essere testimoni credibili per la Chiesa e per il mondo di oggi”. Sono le parole che Benedetto XVI ha rivolto ai religiosi radunati nella Basilica di San Pietro per i vespri nella solennità della Presentazione del Signore, Giornata della Vita Consacrata. Nel corso dell'omelia, il Papa ha ricordato come tale occasione, voluta dal beato Giovanni Paolo II, abbia alcuni scopi particolari. Anzitutto, infatti, vuole rispondere “all'esigenza di lodare e ringraziare il Signore per il dono di questo stato di vita”; intende poi “valorizzare sempre più la testimonianza di coloro che hanno scelto di seguire Cristo”.

4 febbraio 2012

 
Not-home-1Due giornate di celebrazione nella Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli a Roma per ricordare la Madonna che ha protetto Roma e  che da diversi secoli ha il titolo di “Porto della Romana sicurezza”. L’icona custodita nello scrigno dell’altare maggiore è una sorta di ostensorio barocco che mostra una luce arcana segno di quel “bagliore” che illuminò la casa di Galla patrizia romana il 17 luglio del 524 e dall’ora in poi, fu acclamata dai fedeli: “la madonna dei romani”. E come da tradizione anche quest’anno il sindaco dell’Urbe Gianni Alemanno, nella festività del 2 febbraio, ha voluto rendere omaggio a Maria con una ghirlanda di fiori portati da una rappresentanza di vigili urbani. La celebrazione solenne del ringraziamento è stata presieduta dall’Arcivescovo Gioia Delegato del Papa per la Basilica di Padova. Durante l’omelia mons. Gioia ha ricordato gli anni della sua presenza nel territorio di Campitelli e quante volte si è soffermato orante davanti all’insigne icona. “Il popolo non dimentica –ha affermato- quella donna che nel rituale antico presenta suo figlio, è accanto agli uomini quando si ‘appestano’, a lei ci rivolgiamo –ha proseguito il presule - perché ci guarisca dalle odierne piaghe dell’egoismo e ci aiuti a stare accanto a coloro che hanno accolto Cristo, la Salvezza”. Al termine della liturgia, il P. Generale ringraziando il Vescovo Gioia, ha offerto una medaglia commemorativa con l’effigie di Santa Maria in Portico. Il 1 febbraio La comunità religiosa di Campitelli insieme ai religiosi e alle religiose della parrocchia ha cantato il vespro della Presentazione al Tempio presieduto da S. Ecc.za Mons. Edmond Farhat. Che nell’omelia ha proposto il paragone tra la luce apparsa nel tempio di Gerusalemme ed il “bagliore” manifestato tra le mura del portico di Galla. In effetti: “al Tempio di Gerusalemme Giuseppe e Maria presentarono Gesù per adempiere la legge di Mosè. In Santa Maria in Portico il Signore si presentò lui stesso portato nelle braccia di sua Madre per salvare la città dalla peste e per confermare i fedeli nella fede e nell'opera del bene che stavano facendo”. Oggi  – ha proseguito mons. Farhat - forse Roma, non bada al bagliore che Dio manda. La nostra città forse è troppo stordita dal suo proprio rumore. I suoi adulti sono troppo presi dalla frenesia dell'agitazione. I suoi vecchi hanno paura di fermarsi per non essere abbagliati. I giovani si turano gli orecchi per non sentire provocazioni diverse. Ma Dio paziente è presente in mezzo a loro, vive nella nostra città, chiama tutti in qualsiasi ora, alla sua sequela. Tiene molti focolari di santità e di carità, di evangelizzazione, di catechesi, di vita sacramentale e di cultura, come faceva San Giovanni Leonardi, e come fanno i suoi figli, nella continuazione moderna dell'antico operato di Galla romana. Dopo il Vespro si sono elevate suppliche per la città di Roma e per quanti la governano chiedendo che: “ci si ispiri ai grandi testimoni che con la saggezza del vivere e la testimonianza evangelica hanno segnato i tratti dell’autentica ‘forma urbis’. Si guardi al bene, alla tutela ed alla crescita della cittadinanza. Non agli interessi personali, ma si faccia attenzione ai bisogni delle persone più fragili e indifese, si sostengano la creatività e la lungimiranza, e si abbia  a cuore un’equa distribuzione delle sostanze”.

 

4 febbraio 2012

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