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Martedì, 10 Gennaio 2012 12:48

Cile: Ordinazione diaconale di Cesar

04-e-Not-home-okE’ stato ordinato diacono domenica 8 gennaio il chierico Cesar Gonzales nella chiesa parrocchiale di Nuestra Senora de la Asuncion in Quinta de Tilcoco Cile. Il rito è stato presieduto da S.E. Mons Goik con la partecipazione dei confratelli e di numerosi fedeli.

 

10 gennaio 2011



 
Not-home-okSabato 7 gennaio nella chiesa parrocchiale di Samayapuram in India ha ricevuto l’ordinazione diaconale il chierico Bastin dalle mani del Vescovo Antoni Sami di Kumbakonam. Al rito hanno preso parte confratelli provenienti dalle comunità dell’Ordine, Samayapuram, Madurai e Azhikal e numerosi sacerdoti locali. Dalla questa parrocchia di Azhikal sono intervenuti 30 ministranti accompagnati da P. Donathius. Il Vescovo durante l’omelia ha spiegato che occorre diventare messaggeri di fede speranza e carità e nel suo stile gioioso, ha esortato il neo diacono a custodire queste tre virtù nel suo futuro ministero e nelle particolari circostanze della vita cristiana in India.

9 gennaio 2012 

 
Not.-home-okIn occasione della festa titolare della Madre di Dio, la parrocchia di Samayapuram in India. Una solenne processione durata quattro ore si è snodata per le vie della cittadina coinvolgendo cristiani e fedeli appartenenti alle religioni musulmane e indù che hanno una particolare devozione per la Madre di Gesù. La comunità ha potuto meditare sulle parole di Maria “tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Al termine l’Eucaristia davanti alla chiesa parrocchiale.

7 gennaio 2012


 

S.-Ferdinando---okIl clima natalizio sicuramente stimola ed incrementa la voglia di fare del bene mettendo al bando pigrizia ed indifferenza. Nascono così iniziative e progetti di solidarietà che si concretizzano in veri e propri momenti di gioia e di condivisione dell’annuncio della nascita del Cristo. Sono bastati pochi incontri organizzativi e subito si è dato il via a due splendide iniziative umanitarie a favore dei bambini ricoverati nel reparto oncologia della casa sollievo della sofferenza di S.Giovanni Rotondo (Foggia),  e della comunità educativa Crisalide di Molfetta (Bari), che ospita alcuni minori orfani o affidati dai servizi sociali del Comune di San Ferdinando di Puglia. Le due iniziative promosse ed organizzate dalla Confraternita del Rosario hanno avuto il pieno sostegno del Parroco P.Raffaele Tosto che ha coinvolto anche il gruppo devoti di S.Giovanni Leonardi molti dei quali hanno lavorato in occasione del giubileo leonardino del 2009. A tutti i bambini oltre ai tradizionali regali, è stata consegnata ad ognuno una copia del Fumetto "San Giovanni Leonardi"  ed agli adulti una copia  del libro“Con Cristo Misurate le cose”.
Venerdì, 06 Gennaio 2012 08:43

Preludio della Pasqua

176La sapienza concordistica di Matteo si adopera, con lussuoso talento letterario, a trasportare nell’immagine di questi indefiniti “sciamani” d’oriente, per metà mercanti e per metà astrologi, la potenza onirica dell’antica profezia isaiana, festosa apocalissi dominata dalla luce, immaginazione di un compimento in cui il mondo intero viene calamitato con la forza di attrazione di una splendida presenza. L’incarnazione del Figlio, se merita digressioni in merito alla cronaca simbolizzata della sua nascita umana, rappresenta l’apice dell’aspirazione  originariamente universalistica dell’alleanza promessa dal Dio degli eserciti. Essa era da sempre immaginata come rivolta a tutte le genti della terra. La sua promessa, ancorché affidata alla testimonianza  di un solo popolo, ha sempre avuto per oggetto l’indistinta passione di Dio  per la creazione intera  e come destinatario l’intangibile sacrario di ogni libertà umana. I magi attratti dalla stella simbolizzano le genti raccolte dal richiamo universale della rivelazione. L’ “Universalità” dell’evento cristiano, che persino la vicenda terrena di Gesù dovrà pazientemente imparare da una straniera che chiede briciole di pane per i propri cuccioli, sta già anche nella metafora del viaggio con cui l’evangelista confeziona il racconto. Da Ulisse a Pinocchio, da Marco Polo a don Chisciotte, la narrazione umana del senso non ha mai trovato di meglio che un racconto di viaggio per rinnovare le domande legate all’enigmatico itinerario dell’esistenza. Per tutti in fondo, l’avventura è sempre la stessa. Per trovare la propria identità occorre inseguire un desiderio, trovare qualcosa, stare in coda a una stella. Il problema sarà dopo cosa cercare, dove trovarlo, che strade percorrere, di chi fidarsi, come orientarsi. “Universale” è anche il male che ogni volta sorge per opporre la propria invidia al commovente affidamento umano. Sotto le mentite spoglie dell’ossequio e dietro la maschera della filantropia, il potere in cui il male si incarna si affida alla presunta ingenuità dei buoni per infrangere l’attraente e gratuita presenza del bene. Il male non sa esistere che travestendosi da bene. Lo dirà a ragion veduta anche Gesù da grande: state attenti a quelli che si fanno chiamare “benefattori”. Sicché l’ombra del male è già protesa a lambire la vita del Figlio non appena essa comincia a emettere i suoi primi fragili bagliori. Si è già nel pieno della passione in questo esordio di vangelo che fa muovere i suoi attori nello sfolgorio di una notte piena di luci. Questo segno “universale”, miracolosamente contenuto nella minuscola forma umana del neonato, capace di attrarre come un magnete le strade riottose degli umani, avrà il suo concreto compimento nell’immagine definitiva del Cristo crocifisso, incondizionato parto dell’alleanza, giunto a termine tra il ghigno dei malvagi e l’addolorato stupore degli amici. Quello che i magi vedono, attraverso la penna premonitrice dell’evangelista, è già il Figlio che, innalzato da terra, attira tutti a sé. (Giuliano Zanchi).
Not-02-01-12-okSi è rinnovata in tutte le Comunità dell’Ordine della Madre di Dio, il tradizionale dono del Santo protettore dell’anno. Il gesto voluta da San Giovanni Leonardi per i confratelli della Comunità il primo giorno dell’anno, si è diffuso nelle chiese parrocchiali dell’Ordine della Madre di Dio. Il gesto richiama il dono della santità con il quale percorrere i giorno dell’anno nuovo. Accompagnati dall’amicizia e dalla testimonianza dei Santi i quali tracciano per noi  la strada realizzabile della beatitudine evangelica.

2 gennaio 2012
Sabato, 31 Dicembre 2011 09:24

Dio della Riconciliazione e della Pace

175Nella convenzione umana dei transiti cronologici la liturgia ci saluta con quella forma di augurio che si chiama “benedizione”. Ci facciamo gli auguri non per inerzia scaramantica ma perché ci vogliamo bene. Vorremmo tutto il bene di ciascuno. In questo la parola biblica ci mette sulla via di una coltivazione “laica” della speranza. Accogliamo difatti la benedizione di Dio non come “l’abracadabra” di un sortilegio di cui accaparrare le sillabe, ma come una promessa d’amore di cui riascoltare emozionati il suono. Succede di tutto a questo mondo, eppure Dio non smette di “dire bene di noi,  Mentre con presuntuosa ansia di prestazione ci immaginiamo eroi della speranza  nel credere  in lui, restiamo ingenuamente ignari del fatto che in realtà è “Dio a credere in noi”. Se il nostro tempo possiede una certezza, essa sta tutta entro questi limiti. Ci sono mote cose da imparare dal racconto evangelico che indora questo sommesso mormorare della speranza. Anzitutto dall’euforia dei pastori, trasformati da una sognante tradizione  nell’immobile dolcezza  di gesso dei mestieri di una volta, certamente popolo di cuori traboccanti di fiducia nella vita con gli occhi spalancati  al primo segno di grazia capace di affiorare dalla terra. Da loro s’impara la necessità di condividere l’inatteso dono. La gioia è come il dolore. Ha sempre bisogno di qualcuno che aiuti a portarne il peso. Non esiste felicità individuale. Se non lega ad altri, essa è semplicemente parodia di sentimenti immaginari. Si deve imparare molto dal silenzio di Maria, Il silenzio – così ci insegna, senza dire una parola, la madre del Signore Gesù- non è assenza di pensieri, vuoto delle idee, deserto dell’immaginazione. Non è nemmeno rassegnazione di fronte alla vita che spesso ci lascia senza parole. Il silenzio nasce invece come spazio di distillazione delle cose vissute. Custodire le cose nel segreto e meditarle nel cuore significa edificare alte mura di protezione attorno alla grazia quotidiana che la vita ci fa incontrare offrendo ad essa come casa il nostro corpo: “domus aurea”.  Nell’orto chiuso di questa tenace distillazione spirituale è possibile produrre, con insistenza che deve essere instancabile, gli antidoti al risentimento, al conflitto, all’antagonismo, a quella metastasi dei sentimenti che mette l’uomo contro l’uomo. In questa liturgia si chiede pace. Ma ci terrebbe sideralmente lontani dalle nostre possibilità, pur rimanendo al cuore delle nostre preoccupazioni, la retorica della “pace nel mondo”, senza misurare le dirette responsabilità della pace sempre da curare nel tumultuoso mare dei nostri ambigui sentimenti. Si chieda perciò, in questo salto di tempo, perdono per le inimicizie, per i rancori che dividono, per il male che si insinua, con felpata discrezione, persino nel perimetro degli affetti più cari. Si cerchi di essere grati per tutte quelle volte in cui si è riusciti a volersi bene, per quanto si è stati alla stessa tavola, rinnovando l’immenso invisibile miracolo del patto umano. (Giuliano Zanchi)
1Quinta de Tilcoco, Cile. Sabato 24 dicembre nel vespro del ricordo della nascita di nostro Signore, le comunità parrocchiali di S. Lazzaro e di Nostra Signora di Guadalupe, hanno fatto un viaggio per celebrare il Natale insieme ai bambini della “Villa P. Alceste”. Ad accogliere il singolare pellegrinaggio  P. Guillermo Arceu OMD (parroco) mentre il gruppo è stato accompagnato dal  P. Delegato,  Alejandro Abarca OMD. La giornata è stata marcata dai  giochi,dai  balli, e dalla fraterna condivisione. Significativa la consegna dei regali che i piccoli ospiti della “Villa” avevano chiesto al “Bambino Gesú”. Un centianio tra laici, religiosi e padri, hanno potuto sperimentare in pieno l’esperienza della “Villa”, è come ha testimonianto uno dei convenuti: “il regalo più valido è stato percepire il volto del Bambino Gesù in quello di questi piccoli”.

27 dicembre 2011
Natale-in-campitelliNella notte santa P. Francesco Petrillo Rettore Generale  ha celebrato la solenne liturgia di Natale nella Chiesa di Santa Maria in Campitelli a Roma. Dopo aver accolto e mostrato ai fedeli l’immagine del divino Bambin Gesù,  ha pronunziato l’omelia ricordando che: “La luce vista rifulgere dal profeta Isaia ‘su coloro che abitavano in terra tenebrosa’, è l’apparizione della ‘grazia di Dio’.Questa espressione  significa che nel cuore di Dio dimora un’attitudine di benevolenza verso l’uomo, che si rivela mediante il dono del suo Figlio unigenito: ‘Egli ha dato se stesso per noi’, dice ancora l’Apostolo. La luce di questa notte santa è dunque la manifestazione della salvezza donata all’uomo in Cristo. È questa infatti la notizia dell’angelo ai pastori: Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore”. Inoltre, ha proseguito il Padre affermando che: “La luce apparsa questa notte illumina anche il mistero dell’uomo. Essa lo rende consapevole della sua dignità. Se Dio si prende cura dell’uomo fino al punto di condividerne la condizione, quale valore deve avere ai suoi occhi ogni uomo! Veramente in questa notte è stata affermata per la prima volta l’infinita preziosità di ogni singola persona umana.”

25 dicembre 2011

P. Generale omelia notte di natale 2011 


 
Not-25-12-11---okPer un’antichissima tradizione che risale agli inizi della Chiesa di Roma, i cristiani celebrano il mistero del Natale del Signore nel cuore della notte, ricordando il silenzio che tutto avvolgeva quando il Figlio di Dio si fece uomo e la luce brillò davanti ai pastori, i quali accolsero il lieto annunzio della nascita del Salvatore. Anche i cristiani, nella notte santa, celebrano, in comunione con il Santo Padre Benedetto XVI, il mistero del Natale del Signore: mistero della Luce che brilla nelle tenebre, della Parola fatta carne, del Pane disceso dal cielo; e con tutti i cristiani che nel mondo fanno memoria di questo evento della Salvezza. Prima dell’inizio della Santa Messa è stato proclamato l’annunzio della nascita del Signore, attraverso il canto dell’antico testo della ‘Kalenda’, l'annuncio del Natale che è un canto di splendida ricapitolazione dell'attesa universale del compimento dell'Avvento del Signore. Al termine della Kalenda, un diacono ha sollevato il velo che copriva la statua di Gesù Bambino, collocata davanti all’altare della Confessione.

Nell’omelia della Santa Messa della notte di Natale, papa Benedetto XVI ha detto che l’essenza del Natale è in un verbo della lettera di san Paolo apostolo a Tito, che “inizia solennemente con la parola ‘apparuit’, che ritorna poi di nuovo anche nella lettura della Messa dell’aurora: apparuit – ‘è apparso’. E’ questa una parola programmatica con cui la Chiesa, in modo riassuntivo, vuole esprimere l’essenza del Natale. Prima, gli uomini avevano parlato e creato immagini umane di Dio in molteplici modi. Dio stesso aveva parlato in diversi modi agli uomini. Ma ora è avvenuto qualcosa di più: Egli è apparso. Si è mostrato. È uscito dalla luce inaccessibile in cui dimora. Egli stesso è venuto in mezzo a noi. Questa era per la Chiesa antica la grande gioia del Natale: Dio è apparso. Non è più soltanto un’idea, non soltanto qualcosa da intuire a partire dalle parole. Egli è ‘apparso’. Ma ora ci domandiamo: Come è apparso? Chi è Lui veramente?... Anche oggi, persone che non riescono più a riconoscere Dio nella fede si domandano se l’ultima potenza che fonda e sorregge il mondo sia veramente buona, o se il male non sia altrettanto potente ed originario quanto il bene e il bello, che in attimi luminosi incontriamo nel nostro cosmo”. Quindi la celebrazione del Natale, ha sottolineato papa Benedetto XVI, non è sentimentalismo, o festa commerciale, ma realtà oggettiva: “Proprio nella nuova esperienza della realtà dell’umanità di Gesù si rivela il grande mistero della fede. Francesco amava Gesù, il bambino, perché in questo essere bambino gli si rese chiara l’umiltà di Dio. Dio è diventato povero. Il suo Figlio è nato nella povertà della stalla. Nel bambino Gesù, Dio si è fatto dipendente, bisognoso dell’amore di persone umane, in condizione di chiedere il loro, il nostro, amore. Oggi il Natale è diventato una festa dei negozi, il cui luccichio abbagliante nasconde il mistero dell’umiltà di Dio, la quale ci invita all’umiltà e alla semplicità. Preghiamo il Signore di aiutarci ad attraversare con lo sguardo le facciate luccicanti di questo tempo fino a trovare dietro di esse il bambino nella stalla di Betlemme, per scoprire così la vera gioia e la vera luce”.

25 dicembre 2011

Benedetto XVI omelia della Notte di Natale 25 dicembre 2011

Video messa di mezzanotte 25 dicembre 2011







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