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Lunedì, 28 Novembre 2011 15:43

Choro Romani Cantores Onlus


Romani-cantoresAbend Mit Wolken

Momenti del Romanticismo Europeo

Mercoledì 26 ottobre 2011 ore 20,30
Venerdì, 18 Novembre 2011 09:51

Il bene misura della storia


lsm170Ciò che avete fatto ai miei fratelli, è a me che l'avete fatto. Il Padre è nei cieli, ma i cieli del Padre sono i suoi figli. Il povero è il cielo di Dio. Di più: è fratello di Dio. Nel suo cielo entreremo, solo se saremo entrati nella vita del povero. Perché il prossimo è simile a Dio (Mt 22,39). Un detto chassidico esorta: se un uomo chiede il tuo aiuto, non gli dire devotamente: «rivolgiti a Dio, abbi fiducia, deponi in Lui la tua pena», ma agisci come se non ci fosse Dio, come se in tutto il mondo ci fosse uno solo che può aiutare quell'uomo, tu solo. Una cosa mi affascina nel Vangelo: argomento del giudizio non sarà tutta la mia vita, ma le cose buone della mia vita; non la fragilità, ma la bontà; il Padre guarderà non a me, ma attorno a me, alla porzione di lacrime e di sofferenti che mi è stata affidata, per vedere se qualcuno è stato da me consolato, se ha ricevuto pane e acqua per il viaggio, coraggio per oggi e per domani. Dio non andrà in cerca della nostra debolezza, ma del bene fatto. Misura dell'uomo e di Dio, misura della storia è il bene. Davanti a Lui non temo la mia debolezza, ho paura solo delle mani vuote. Capire che si ha bisogno di noi, ora, è allora più importante che chiederci quale giudizio verrà dato, domani, alle nostre azioni. Ora è il tempo in cui sono io a giudicare il povero, e Dio stesso in lui; ora io sono per il bisognoso gesto di benedizione o atto di rifiuto. Ebbene questo stesso giudizio, quello che io ho riservato al povero, tornerà su di me nell'ultimo giorno: non c'è domani per chi non si apre al bisognoso, per chi potendolo non si è fatto pane all'affamato. Matteo presenta sei opere, vaste quanto è vasto il campo del dolore umano. A nessuno di noi è chiesto di compiere miracoli, ma di prenderci cura. Non di guarire i malati, ma di visitarli; di accudire con premura un anziano in casa, custodire in silenzioso eroismo un figlio handicappato, aver cura senza clamori del coniuge in crisi, di un vicino che non ce la fa. Esigente bellezza di questo Vangelo: prendersi cura del fratello è così importante che Dio lega la vita eterna ad un pezzo di pane dato all'affamato; è così facile che nessuno è senza un po' di tempo o di acqua o di cuore, da non poter essere salvo. Il giudizio però prende sul serio anche la fragile libertà umana: è possibile fallire la vita. Andatevene da me, maledetti. Lontani dal povero, siamo lontani da Lui, lontani da noi stessi. È questa la perdizione: lontananza dalla vita. È il giudizio di tutte le genti,Vangelo rivolto ad ogni uomo, cristiano, ebreo, musulmano, buddista, laico: l'unica cosa che di noi rimane è la nostra capacità di amare, nel tempo e per l'eternità. Ogni altro, è sempre l'Altro. Nel giudizio ultimo Dio non pone se stesso al centro, ma si dimentica dentro i diritti dei poveri, dove sogna un uomo senza fame e lacrime, senza prigioni e malattie, felice e salvo, simile a Lui. Il futuro non si attende, si genera; il nostro cielo, il nostro avvenire è frutto del bene che io e tu, che tutti abbiamo donato al Lazzaro innumerevole della terra. (E. Ronchi)
Giovedì, 10 Novembre 2011 09:42

Affidabile


lsm169La parabola dei talenti è una lieta notizia contro la paura, che stravolge il rapporto con Dio e rende sterile la vita. L'ultimo servo non ha capito che, affidandogli il talento, il padrone vuole fare di lui un amico; che quel talento è un dono di comunione, un atto di fiducia. Su tutto invece incombe la paura del castigo, e il dono da opportunità si trasforma in incubo. Il servo ha paura di Dio! Ne ha un'immagine orribile: sei duro... tu mieti dove non hai seminato... Errore fatale: si sbaglia su Dio e quindi sbaglia la vita; diviene, invece che amico, schiavo inerte, Adamo senza più giardino. Perché solo quando ti senti amato dai il meglio di te stesso, e mai la paura ti libera dal male. Dio invece sorprende i servi. Non vuole indietro i talenti affidati, raddoppia la posta, la moltiplica: sei stato fedele nel poco ti darò autorità su molto. Non di una restituzione si tratta, ma di un rilancio. Noi non esistiamo per restituire a Dio i suoi doni. Questa immagine, dettata dalla nostra paura, immiserisce Dio. Noi viviamo per essere come Lui, a nostra volta donatori: di pace, libertà, giustizia, gioia. Cose di Dio, che diventano seme di altri doni, sorgente di energie, albero che cresce, orizzonte che si dilata, grazia su grazia. Gloriosa e gioiosa pedagogia di vita. La parabola dei talenti è il poema della creatività. E senza voli retorici. Nessuno dei tre servi crede di dover salvare il mondo. Tutto invece odora di casa, di vite e di olivi, o, come nella prima lettura, di lana, di fusi, di lavoro e di attesa: fedele nel poco. Il mondo e la vita ci sono affidati come un dono che deve crescere, un giardino incompiuto che deve fiorire. Una spirale di vita crescente è legge alla creazione. Pena il non senso della vita. Dopo la lunga assenza di Dio, la sua lunga fiducia in noi, il giudizio non sarà sulla quantità del guadagno, ma sulla qualità del servizio; non sul numero, ma sulla verità dei frutti. Non esiste una tirannia della quantità nel Regno dei cieli: fedele nel poco. Quel giorno, dice un racconto chassidico, non mi sarà chiesto perché non sono stato come Mosè o Elia o uno dei profeti. Ma solo perché non sono stato me stesso. Devo camminare con fedeltà a me stesso, emozionato e disciplinato servo della vita, vero della verità tracciata in me da Dio. Nessuno è senza talenti. È legge della creazione. E vado avvolto da doni di Dio. Ogni creatura che incontro è un talento, da custodire e lavorare per fare ricca la mia e l'altrui vita. Ognuno è talento di Dio per gli altri. «Come talento io ho ricevuto te». Lo può dire la sposa allo sposo, il figlio al padre, l'amico all'amico: sei tu il mio talento! Poterlo dire a qualcuno, poterlo dire a molti, per entrare così con passo creatore nella liturgia della vita. (E. Ronchi)


Mercoledì, 09 Novembre 2011 09:39

Dieci piccole luci

lsm168Ecco lo sposo! Andategli incontro! In queste parole trovo l'immagine più bella dell'esistenza umana, rappresentata come un uscire e un andare incontro. Uscire da spazi chiusi e, in fondo alla notte, lo splendore di un abbraccio. Dio come un abbraccio. L'esistenza come un uscire incontro. Fin da quando usciamo dal grembo della madre e andiamo incontro alla vita, fino al giorno in cui usciamo dalla vita per incontrare la nostra vita, nascosta in Dio. Il secondo elemento importante della parabola è la luce: il Regno di Dio è simile a dieci ragazze armate solo di un po' di luce, di quasi niente, del coraggio sufficiente per il primo passo. Il regno di Dio è simile a dieci piccole luci, anche se intorno è notte. Simile a qualche seme nella terra, a una manciata di stelle nel cielo, a un pizzico di lievito nella pasta. Ma sorge un problema: cinque ragazze sono sagge, hanno portato dell'olio, saranno custodi della luce; cinque sono stolte, hanno un vaso vuoto, una vita vuota, presto spenta. Gesù non spiega che cosa sia l'olio delle lampade. Sappiamo però che ha a che fare con la luce e col fuoco: in fondo, è saper bruciare per qualcosa o per Qualcuno. L'alternativa centrale è tra vivere accesi o vivere spenti. Dateci un po' del vostro olio perché le nostre lampade si spengono... la risposta è dura: no, perché non venga a mancare a noi e a voi. Il senso profondo di queste parole è un richiamo alla responsabilità: un altro non può amare al posto mio, essere buono o onesto al posto mio, desiderare Dio per me. Se io non sono responsabile di me stesso, chi lo sarà per me? Parabola esigente e consolante. Tutte si addormentano, sagge e stolte, ed è la nostra storia: tutti ci siamo stancati, forse abbiamo mollato. Ma nel momento più nero, qualcosa, una voce una parola una persona, ci ha risvegliato. La nostra vera forza sta nella certezza che la voce di Dio verrà. È in quella voce, che non mancherà; che verrà a ridestare da tutti gli sconforti; che mi rialza dicendo che di me non è stanca; che disegna un mondo colmo di incontri e di luci. Dio non ci coglie in flagrante, è una voce che ci risveglia, ogni volta, anche nel buio più fitto, per mille strade. A me basterà avere un cuore che ascolta, ravvivarlo come una lampada, e uscire incontro a un abbraccio. (E. Ronchi)
Nigeria-okSabato 03 dicembre 2011 alle ore 20.45 presso la Chiesa di S. Maria in Portico in Campitelli, Roma un concerto Gospel organizzato dalla EsseGiElle cooperazione internazionale Onlus con il Patrocinio  dell’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico del Comune di Roma.

L’evento è dedicato al progetto “Una scuola per i bambini di Amakoia, Owerri –Imo State, Nigeria”,  in fase di avvio con la costruzione di una scuola per l’istruzione  primaria, la formazione professionale  di giovani disoccupati e quella del personale educativo. La creazione di un polo sanitario di primo intervento e per il monitoraggio delle condizioni di salute dei bambini,  consentirà l’accesso all’istruzione nelle migliori condizioni. Il Progetto è realizzato con il sostegno della Cei, Comitato per gli Interventi Caritativi in favore del Terzo Mondo.

Il cammino della EsseGiElle incrocia ancora una volta quello del coro seguito dal Maestro Franco Riva, impegnato con i suoi 40 elementi e la Band, a lanciare un messaggio di solidarietà. “E’ un coro che canta con gioia, che si diverte, che cerca il contatto con il pubblico, ma che sente anche il dovere sociale di aiutare chi è sofferente, chi è bisognoso, chi è emarginato” secondo le parole del Maestro. Lo spirito dei Soul Singer è del tutto originale: gli Spirituals e i Gospel  hanno una nuova veste che è stata liberata dal cupo lamento di un popolo oppresso dalla schiavitù, per sottolineare l’anelito di libertà e speranza per un futuro migliore. Il ritmo è il più vario: dal dixieland allo swing, al boogie woogie, al rock end roll, al rythm in blues, fino al jazz e al sudamericano. La gioia di cantare insieme unirà tutti sotto le volte della splendida Chiesa di S. Maria in Portico in Campitelli.

pdf INVITO concerto dei Soul Singer (446.02 kB)



Venerdì, 25 Novembre 2011 17:09

Il miracolo dell’incontro

Editoriale-1La forma del desiderio è per sua natura connessa all’inconoscenza. Sappiamo di volere ma non sappiamo cosa. Persino quando pensiamo di sì. Restiamo in fondo molto simili a quei bambini che aspettano un giocattolo con un’intensità definitiva e, un attimo dopo averlo ricevuto, lo abbandonano come morto sul pavimento. L’oggetto si è fatto piccolissimo. Il desiderio però è rimasto vivo e gigantesco. Pronto per il prossimo obiettivo. Il tempo poi ci insegna che il metabolismo  desiderio procede del tutto ai margini della pretesa di programmazione con cui mettiamo in fila gli splendenti oggetti delle nostre voglie. La vita dei nostri legami ha perfetta esperienza della natura di rivelazione da cui il desiderio trova le sue risposte. Le più intense storie affettive si sono presentate precisamente così. Dopo vent’anni d’amore due persone, guardando all’indietro la propria vicenda, la scoprono improvvisamente come la fortuita conclusione di una catena di circostanze senza la cui fatalità non si sarebbe prodotto nessun incontro: sarebbe bastato un ritardo di qualche minuto , girare un angolo piuttosto che un altro, volgere lo sguardo in un’altra direzione, e quella storia non avrebbe avuto la sua scintilla. L’incontro ha sempre la forma del miracolo. Non si, di cui può sapere quando l’altro passerà nello spazio della nostra vita. Lo si viene a sapere solo quando succede. Ma è in quel preciso istante che bisogna avere occhi per vedere. Non si deve perdere l’occasione. Se se ne è capaci, si genera una storia, un darsi del tempo, che è il vero oggetto del desiderio. La rivelazione del divino di cui la storia anticotestamentaria e la testimonianza evangelica continuano a custodire il fulgore inatteso, ha infiltrato la sua logica nel meccanismo già molto umano di questa vigilanza richiesta dal desiderio umano. Nemmeno di quell’Altro che è il Dio di Gesù si possono programmare le apparizioni e prevedere i segni. Quando la storia li ospiterà, saranno lì da vedere. Certo bisognerà avere lo sguardo ben addestrato al rovesciamento. Soprattutto in quel tempo in cui la storia terrena  del Signore Gesù avrà lasciato il campo all’attesa paziente del suo ritorno nel compimento di tutte le cose. Bisognerà stare attenti, nel tempo dell’assenza, a non equivocare. Segni della sua presenza saranno diffusi ovunque. Ma bisognerà avere occhio per vederli. Saranno sempre quelli di un tempo. Dove la giustizia fiorisce, dove l’integrità dell’uomo è preservata, dove la fraternità è difesa con le unghie e con i denti, dove la libertà è ripristinata per tutti , proprio lì in quel momento, sarà la mano del Signore ad agire. Inequivocabilmente. “saldamente” come dice Paolo. Farsi l’occhio su come il Signore Gesù ci ha insegnato a intravedere segni della sua presenza ci consente il discernimento del nostro presente a cui non far mancare “più alcun carisma”. Ma terrà vivo anche il nostro desiderio per tutto quello che deve ancora compiersi. Qualcosa che nessuno di noi può costruire nemmeno con l’immaginazione. Ma che, quando apparirà, sarà chiaro come il sole. (Giuliano Zanchi).


Prof-3-copyNella solennità liturgica di Cristo Re dell’Universo domenica 20 novembre i fratelli Cesar e Bastin hanno emesso i voti solenni nella Chiesa di Santa Maria in Portico a Chiaia. A ricevere i voti il Rev.mo P. Generale. La sua prima apparizione pubblica, dopo il malore avuto la scorsa primavera, è stata salutata con un caloroso applauso che ha sugellato l’affetto e il sostegno che l’Ordine e i fedeli manifestano per il suo pronto recupero. Durante l’Omelia il Padre, ha ricordato come il segno della regalità coincide con la professione religiosa ed il servizio che i figli di San Giovanni recano, “alla Divina Maestà”, come amava riferire il Santo. P. Francesco ha ripercorso le sette opere di Misericordia elencate nell’odierna pagina del Vangelo, additando il percorso iconografico del dipinto del Caravaggio, conservato a Napoli al Pio Monte della Misericordia. L’icona è stata scelta dalla Diocesi Partenopea per celebrare un particolare anno giubilare. In tale prospettiva, ha suggerito il Padre, si tratta di: “Una scena che si può vedere anche nei più oscuri vicoli di Napoli, ma che si trasforma in una bella storia umana, in un vedere il regno di Cristo, non solo della sua realtà futura, ma anche un regno presente in mezzo a noi per la potenza dello suo spirito. È il regno di Gesù è un regno che senz’altro viene, ma che diventa operante già fin da ora, nei gesti umili di Gesù che i suoi discepoli fanno in mezzo alla città”. Il P. Generale rivolgendosi ai neo professi ha detto: “Voi siete qui per affermare con forza il vostro desiderio di essere  ‘suoi’; di non diventare come ‘re’ umani, ma di diventare servi per amore, servi che sanno fare quello che Gesù ha fatto. Se Gesù regna su di voi suoi discepoli, non è esercitando un potere coattivo. Regna mediante la rivelazione della verità di cui è testimone, che viene accolta da tutti coloro che sono dalla verità. La sua regalità non è come quella del mondo; essa consiste nella vostra sottomissione  alla sua parola, nell’assenso dei suoi discepoli alla verità”. Cosa si attende Cristo da chi professa i Consigli evangelici, si è domandato il P. Generale citando un sermone di san Giovanni Leonardi: “Nient’altro che una risposta d’amore, come quella che fece Lui, casto, povero e obbediente, la quale deve concretizzarsi nell’attenzione al prossimo; sarà, infatti, l’amore, il metro di giudizio alla fine della vita, alla fine del tempo e della Storia”.
Domenica, 20 Novembre 2011 12:49

Rancagua Chile año de la reconciliación

P-paginaCon motivo del año de la reconciliación la comunidad parroquial “El Carmen” ha peregrinado a los santuarios de San Alberto Hurtado, La Beata Laura Vicuña y Santa Teresa de los Andes.
El reconocernos necesitados del perdón en una experiencia fraterna y el sentirse acogido por la comunidad nos ha ayudado a superar algunos prejuiciosa personales y comunitarios, y se han dado pasos de  de relaciones  más reconciliadas y fraternas  como nos  pide Jesús. 
Esta actividad se realizó el día 12 de Nov. Una comisión de sacerdotes y laicos prepararon un programa con el que se trabajó durante la peregrinación para terminar con la celebración de la Santa Misa en el Santuario de Santa Teresa de los Andes. La Virgen María y los Santos visitados fueron nuestros referentes como ejemplos de reconciliación con Dios, con nosotros y con los demás.
Sabato, 19 Novembre 2011 13:26

Rassegna Stampa OMD

LibriIn questi mesi sono apparse alcune pubblicazioni e contributi OMD ne diamo una breve rassegna. La rivista Rinascimento Popolare, organo ufficiale del Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo (C.I.S.S.), nel numero 2 (2011) pagine 38-39 Eugenio Guccione ha pubblicato un articolo in memoria di P. Lucio Migliaccio: “Una lunga vita a difesa dell’altare e della Famiglia”. “Con P. Lucio- si afferma- scompare l’ultimo componente dello Stato Maggiore dei Comitati Civici. Assieme a lui, oltre a Luigi Gedda, vanno ricordati Ugo Sciascia, Alceo Aureli, Filippo Gangere. P. Lucio, figura carismatica, di grande intelligenza e cultura, riusciva sempre, di fronte alle difficoltà, a sciogliere i nodi più intrigati e a trovare la soluzione più appropriata”. 
In una recente pubblicazione edita da Ancora, collana “Profili”, è stata ricordata dalla giornalista Lucia Bellaspiga, la figura di P. Alceste Piergiovanni religioso OMD. Il libro dal titolo accattivante: “ho partorito mille volte. P. Pier e le sue incredibili storie di adozione” rilegge la storia e la singolare esperienza di questo religioso leonardino missionario in Cile. “Per mezzo secolo viaggerà tra l’Italia e il Cile cercando famiglia giusta per ognuno dei suoi mille e duecento piccoli cileni, sviluppando un sistema d’adozione originale e gratuito”. La rivista Living Tuscany edita a Lucca nel numero 37 del 2011 nelle pagine 32-33, ha pubblicato un articolo di Christopher Stace “The Pharmacist Saint” proponendo i tratti biografici di San Giovanni Leonardi: “Hi is one of Lucca’s greatest luminaries, and in the post- Tridentine history of the Church, a heroic reformer and shining spiritual light”.
Il numero 25 (2011)  di Birgittiana organo ufficiale dell’Ordine Militare del SS. Salvatore di S. Brigida di Svezia edito a Napoli, ha pubblicato un articolo del P. Generale P. Francesco Petrillo, redatto in occasione del Congresso celebrato a Lucera il 2 aprile 2011: “La devozione a Santa Brigida nell’Italia del Sud”, pagine 35-53.
Venerdì, 18 Novembre 2011 12:51

150 anni dalla Beatificazione del Fondatore

S.-LeonardiLo scorso 10 novembre si sono compiuti centocinquanta anni dalla beastificazione di san Giovanni Leonardi avvenuta in questa data nel 1861. Fu il Beato Pio IX a firmare il decreto finale e ad approvare i due miracoli che portarono il Leonardi agli onori degli altari, dopo un lungo processo iniziato subito do po la sua morte e concluso con la canonizzazione nel 1938. Dalle cronache del tempo ricaviamo i fasti con i quali furono celebrate le feste in occasione della beatificazione e la visita dello stesso Pio IX presso la tomba del nuovo Beato nella Chiesa di Campitelli dopo la traslazione, ricognizione canonica e la tumulazione nella Cappella Altieri Albertoni dove ancora oggi riposano le venerate reliquie.
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