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Con Cristo
misurate le cose
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Con Cristo
misurate le cose
La trasfigurazione è la festa del volto bello di Cristo. Il volto è la grafia dell'anima, la scrittura del cuore: Dio ha un cuore di luce. Il volto di Gesù è il volto alto dell'uomo. Noi tutti siamo come un'icona incompiuta, dipinta però su di un fondo d'oro, luminoso e prezioso che è il nostro essere creati a immagine e somiglianza di Dio. L'intera vita altro non è che la gioia e la fatica di liberare tutta la luce e la bellezza che Dio ha deposto in noi: «il divino traspare dal fondo di ogni essere» (Teilhard de Chardin). Il volto del Tabor trasmette bellezza: è bello stare qui, altrove siamo sempre di passaggio, qui possiamo sostare, come fossimo finalmente a casa. È bello stare qui, su questa terra che è gravida di luce, dentro questa umanità che si va trasfigurando. È bello essere uomini: voi siete luce non colpa, siete di Dio non della tenebra. La Trasfigurazione inizia già in questa vita (conosciamo tutti delle persone luminose, volti di anziani bellissimi, nelle cui rughe si è come impigliato un sole) e il Vangelo indica alcune strade: - la prima strada è la preghiera ( e mentre pregava il suo volto cambiò di aspetto) che rende più limpido il volto, ti rende più te stesso, perché ti mette in contatto con quella parte di divino che compone la tua identità umana; - è necessario poi conquistare lo sguardo di Gesù che in Simone vede la roccia, nella donna dei 7 demoni vede la discepola, in Zaccheo vede il generoso...; allenare cioè gli occhi a vedere la luce delle cose e delle persone, non le ombre o il negativo. Se ti guardo cercando le tue ombre, io già ti condanno. Io devo confermare l'altro che ha luce in sé, allora lui camminerà avanti; - terza strada è nel verbo che è il vertice conclusivo del racconto: ascoltatelo. Chi ascolta Gesù, diventa come lui. Ascoltarlo significa essere trasformati. Il salmo 66 augura: Il Signore ti benedica con la luce del suo volto. La benedizione di Dio non è ricchezza, salute o fortuna, ma semplicemente la luce: luce interiore, luce per camminare e scegliere, luce da gustare. Dio ti benedice ponendoti accanto persone dal volto e dal cuore di luce, che hanno il coraggio di essere ingenuamente luminosi nello sguardo, nel giudizio, nel sorriso. Dio benedice con persone cui poter dire, come Pietro sul monte: è bello essere con te! Mi basta questo per sapere che Dio c'è, che Dio è luce. E il tuo cuore ti dirà che tu sei fatto per la luce.
Solo quattro giornate dal 14 al 17 febbraio, ma intense, a cominciare dalla prima serata quando sfidare il freddo è stato davvero arduo. L’emozione è stata grande ha affermato il parroco P. Vincenzo Molinaro: “L’attesa lunga e se non fosse stato per il vento pungente si poteva fare anche tardi. Il Venerdì è stata la serata più partecipata, a parte domenica. I gruppi parrocchiali si sono dati appuntamento e hanno pregato un bellissimo Rosario. Sabato sera, alla Veglia la risposta non è stata corale, complice forse il calcio. Però è stato bello nella giornata vedere centinaia di bambini e ragazzi fermarsi davanti all’immagine e venerarla nel silenzio e nella preghiera tipica mariana. Sicuramente non lo scorderanno per un po’, nel frattempo saranno abbastanza grandi da andare a Velletri a partecipare direttamente alla grande processione”.Un grazie sentito a tutti gli organizzatori, da don Roberto e collaboratori e poi ai portatori che conferiscono quella nota che non è solo colore ma fede, semplice sì ma autentica. Anche i nostri Portatori e tutti gli altri gruppi meritano un plauso per la loro dedizione. Ora più vicini alla Pasqua e alla Visita Pastorale: “Siamo più preparati” ha concluso P. Molinaro. Il passo ulteriore sarà l’incontro di benedizione delle famiglie che comincia in questa settimana. 22 febbraio 2013
Si svolgerà sabato 16 marzo a Roma Sala Baldini Piazza Campitelli 9, l’annuale assemblea dei soci Essegielle, l’ONLUS che si ispira all’esperienza solidale del’Ordine e che costituisce una rete di conoscenza e di risposta fattiva alle emergenze dei paesi in via di sviluppo. Tra le iniziative proposte dall’Associazione in Italia quella del 5Xmille. 21 febbraio 2013
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Essegielle
“Le nostre Chiese siano centri animatori di vita liturgica e sacramentale secondo la spiritualità dell’Ordine” (Costituzioni OMD, 127). A partire da questa breve sintesi che possiamo definire a tutti gli effetti “carismatica” che il 19 ed il 20 febbraio 2013 il P. Generale ha radunato i parroci italiani OMD, per valutare “lo stato carismatico” della presenza pastorale OMD in Italia. Nelle settimane passate i consigli pastorali insieme al parroco e ai religiosi hanno potuto rispondere ad un questionario che filtrava la vita apostolica OMD in italia a partire da cinque dimensioni che nella loro unitarietà come ha avuto occasione di affermare il P. Generale, costituiscono il perno irrinunciabile sul quale si innesta l’agire ecclesiale del chierico regolare della Madre di Dio. Si tratta della:“Dimensione del Kerigma”, ovvero l’annunzio del Vangelo; della “Dimensione liturgica” la regola del celebrare la fede annunciata per la quale incontriamo il Cristo risorto; la “Dimensione della Diaconia”, la fede visibile nell’agire operoso e solidale; la “Dimensione della Koinonia”, la capacità di tessere, animare e vivere relazioni di comunione radicate non nell’individuo ma in Cristo; infine la “Dimensione del Carisma” più specifica che arricchisce la Chiesa per lo stile e la vita scaturita dal dono di San Giovanni Leonardi. I Padri radunati hanno potuto “vedere e giudicare” i dati pervenuti in prospettiva di ulteriori incontri che metteranno in luce, come chiesto dal 110° Capitolo Generale: “Un modo leonardino di vivere oggi la pastorale”. 21 febbraio 2013
Le tre tentazioni di Gesù nel deserto, sono le tentazioni dell'uomo di sempre. «Le grandi tentazioni non sono quelle di cui è preoccupato un certo cristianesimo moralistico, non sono quelle, ad esempio, che riguardano il comportamento sessuale, ma quelle che vanno a demolire la fede» (O. Clément). C'è un crescendo nelle tre prove: vanno da me, agli altri, a Dio. La prima tentazione: pietre o pane? Una piccola alternativa che Gesù apre, spalanca. Né di pietre né di solo pane vive l'uomo. Siamo fatti per cose più grandi; il pane è buono, è nel Padre Nostro, è indispensabile, ma più importanti ancora sono altre cose: le creature, gli affetti, le relazioni. È l'invito a non accontentarsi, a non ridurre i nostri sogni a denaro. Non di solo pane vive l'uomo! Il pane è buono, il pane dà vita, ma più vita viene dalla Parola di Dio.
Poi il tentatore alza la posta. Da me agli altri: io so come conquistare il potere! Tu ascoltami e ti darò il potere su tutto... È come se il diavolo dicesse a Gesù: Vuoi cambiare il mondo? Allora usa il potere, la forza, occupa i posti chiave. Vuoi salvare il mondo con niente, con l'amore, addirittura con la croce? Sei un illuso! Cosa se ne fa il mondo di un crocifisso in più? Vuoi avere gli uomini dalla tua parte? Assicuragli pane, autorità, spettacolo, allora ti seguiranno! Ma Gesù vuole liberare, non impossessarsi dell'uomo, lui sa che il potere non ha mai liberato nessuno. Il male del mondo non sarà vinto da altro male, ma per una insurrezione dei cuori buoni e giusti.
Il diavolo chiede ubbidienza e offre potere. Fa un commercio, un mercato con l'uomo. Esattamente il contrario di come agisce Dio, che non fa mercato dei suoi doni, ma offre per primo, dà in perdita, senza niente in cambio...
L'ultimo gradino è una sfida aperta a Dio, demolisce la fede facendone l'imitazione: «Chiedi a Dio un miracolo». E ciò che sembra essere il massimo della fede, ne è invece la caricatura: non fiducia in Dio ma ricerca del proprio vantaggio, non amore di Dio ma amore di sé, fino alla sfida. Buttati verranno gli angeli. Gesù risponde «no»: «Io so che Dio è presente, ma a modo suo, non a modo mio. Dio è già in me forza della mia forza». E gli angeli mi sono attorno con occhi di luce. Dio è presente, è vicino, intreccia il suo respiro con il mio. Forse non risponde a tutto ciò che io chiedo, eppure avrò tutto ciò che mi serve. Interviene, ma non con un volo di angeli, bensì con tanta forza quanta ne basta al primo passo. (E. Ronchi)
Davanti a Dio mentre ci rivela la nostra verità e creaturalità. Con queste parole P. Francesco Petrillo Rettore Generale dell’Ordine ha iniziato la Quaresima a Santa Maria in Campitelli. Con l’austero segno delle ceneri ha ricordato: “che l’uomo è chiamato a vivere, ad agire ‘davanti a Dio’: è questa la posizione che impedisce all’uomo di ricadere in quel nulla da cui è stato tratto. Gesù ci dice quale è il punto in cui le due vie, la via della menzogna e la via della verità, divergono: è quel momento della sua vita in cui l’uomo decide se vivere e agire ‘davanti agli uomini’ o ‘davanti a Dio’. Come avete sentito Gesù contrappone un ‘davanti agli uomini’ ed un ‘davanti a Dio’. E’ questa contrapposizione che deve attirare la nostra attenzione, perché essa ci rivela che la nostra vita ha due possibilità radicalmente opposte di realizzarsi: o ‘davanti a Dio’ a ‘davanti agli uomini’. Può assumere una delle seguenti due direzioni fondamentali contrarie: ‘verso Dio’ o ‘verso l’uomo’. Che cosa significa vivere ‘davanti agli uomini’? rinchiudere il senso e l’orientamento della propria esistenza dentro l’orizzonte del tempo e delle vicende umane: ‘per essere lodati dagli uomini’, dice il Signore. Vivere davanti agli uomini significa restringere quel desiderio immenso di felicità che dimora in ciascuno di noi, alla scelta dei beni mondani: carriera, scienza, piaceri, ricchezze. Che cosa significa vivere ‘davanti a Dio’? mettersi in rapporto con Dio [e questo è il dono della Grazia], e vivere per Lui. In Cristo, Egli ha avuto una tale misericordia per ciascuno di noi da consentirci di entrare in un rapporto diretto, immediato con Lui. ‘E il Padre tuo che vede nel segreto’, dice Gesù. Che meraviglia cari fratelli! Dio ha voluto aver a che fare con ciascuno di noi, e ci dona la possibilità di entrare in una relazione immediata con Lui.”. 13 febbraio 2013
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Omelia del Rev.mo P. Generale P. Francesco Petrillo in occasione del Mercoledì delle Ceneri
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Homilía del Padre General
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Il Papa ha annunciato oggi la sua rinuncia al ministero petrino. Questa la sua dichiarazione stamani durante il Concistoro per tre canonizzazioni.
"Carissimi Fratelli,
vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino.
Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando.
Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato.
Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.
Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti.
Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice.
Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio."
11 febbraio 2013
Tirate le barche a terra lasciarono tutto e lo seguirono. Senza neppure sapere dove sarebbero andati, dove li avrebbe condotti! Lasciano il lago e trovano il mondo. Tutto è cominciato con una notte buttata, le reti vuote, la fatica inutile. Un gruppetto di pescatori delusi, indifferenti alla folla eccitata e al Maestro. E Gesù entra con delicatezza nelle loro vite, prega Simone di staccarsi un po' dalla riva. Lo prega: notiamo la finezza del verbo scelto da Luca: «Simone, per favore, ti prego!». Gesù maestro di umanità ci insegna quali sono le parole che, nel momento difficile, trasmettono speranza ed energia: non l'imposizione o la critica, non il giudizio o l'ironia, neanche la compassione. Ma una preghiera che fa appello a quello che hai: per quanto poco; a quello che sai fare: per quanto poco! Pietro, hai una barca, hai delle reti: ripartiamo da questo. Prendi il largo e getta le reti per la pesca. E si riempiono. Dio riempie la vita, dà una profondità unica a tutto ciò che penso e faccio; riempie le reti di ciò che amo e la vita di futuro. Simone si spaventa: «Allontanati da me perché sono solo un peccatore!». Gesù sulle acque del lago ha una reazione bellissima. Non risponde: «Non è vero, non sei peccatore, non più degli altri», non giudica, non minimizza, neppure assolve. Pronuncia due parole: «Non temere. Tu sarai». Ed è il futuro che si apre, il futuro che conta più del presente e di tutto il passato. Non vale la pena parlare del peccato: il bene possibile domani vale più del male di ieri, e le reti piene oggi più di tutti i fallimenti di ieri. Non temere, anche la tua barca va bene! La tua zattera, il tuo guscio di noce, la tua vita va bene per fare qualcosa per gli uomini. Il peccato rimane, ma non può essere un alibi per chiudersi a Dio e al futuro. Gesù dà fiducia, conforta la vita ma poi la incalza, riempie le reti ma poi te le fa lasciare lì. Ti impedisce di accontentarti. Sarai pescatore di uomini. Vuol dire: cercherai uomini, li raccoglierai da quel fondo dove credono di vivere e non vivono; mostrerai loro che sono fatti per un altro respiro, un altro cielo, un'altra vita! E il miracolo del lago non consiste nelle barche riempite di pesci, non nelle barche abbandonate, il miracolo grande è Gesù che non si lascia impressionare dai miei difetti, non è deluso di me, ma mi affida il suo vangelo: seguimi, anche tu puoi fare qualcosa per gli uomini e per Dio.
Si sono compiuti cento anni dalla consacrazione della Chiesa di san Carlo a Monaco (Principato) avvenuta il 9 novembre 1912 per le mani del Vescovo J.C. Arnal du Curel. Dedicata nel quartiere di Montecarlo al Santo patrono San Carlo Borromeo, la chiesa fu edificata e aperta al culto il lunedì di Pasqua 26 marzo 1883 e fu elevata a parrocchia il 15 marzo del 1887. Ma è nel 1873 che il Principe Carlo III ricevette la lettera di P. Quirici Rettore generale dell’Ordine della Madre di Dio e, dopo il permesso accordato dal Beato Pio IX, chiese al Principe di aprire una casa dell’Ordine e ne ricevette benevola risposta. Il primo religioso ad essere accolto dal Principe di Monaco, dall’Abate Theuret e dal parroco Ramen dell’unica parrocchia di Monaco Saint Nicolas, fu nel 1875 P. Sante Sorini (1840-1905). Immediatamente nominato vicario parrocchiale, ebbe il compito di sostenere spiritualmente coloro che lavoravano per la costruzione del nuovo quartiere di Montecarlo e che alloggiavano nelle baracche. Ed è in questo quartiere che fu edificata la Chiesa di san Carlo ed offerta dal Principe ai Chierici della Madre di Dio. Gli altri religiosi leonardini giunsero nel 1877 e si istallarono provvisoriamente a Monaco-Ville presso la casa di M. le Comte Gastaldi ed il P. Sorini venne nominato superiore della comunità. Conquistò subito la stima degli abitanti di Monaco-Ville ed il suo intervento fu decisivo per la richiesta presso la Santa Sede dell’autonomia religiosa del Principato ricevuta in seguito dal papa Leone XIII il 15 marzo 1887 con la bolla Quemadmodum sollicitus. Così, l’Abazia nullius è eretta in Diocesi di Monaco dipendente da Roma e Mons. Theuret, finora amministratore, diviene primo vescovo di Monaco. La bolla inoltre affida all’Ordine in perpetuum la parrocchia di san Carlo, mentre i padri per riconoscenza si impegnano ogni anno ad offrire al Principe di Monaco per la festa della Presentazione un cero debitamente ornato e nella domenica delle Palme un ramo decorato. Il 10 ottobre 1887 il Vescovo Theuret erige la parrocchia di san Carlo e nomina P. Sorini primo parroco della stessa. In questo anno la prima comunità leonardina per esigenze di apostolato, lascia l’alloggio alla Rocher e si stabilisce nella Villa des Roses a Montecarlo. Ma solo il 1 luglio del 1900 i padri si stabiliranno nella nuova casa. Intanto nel 1891 padre Sorini era stato nominato canonico della Cattedrale di Monaco ed in questo stesso anno eletto Superiore Generale dell’Ordine. Egli tornerà spesso come visitatore dei suoi religiosi nella parrocchia di san Carlo e vi muore nel 1905 dove ancora oggi riposano le spoglie mortali. Gli succederà P. Francesco Accica (1854-1933) il quale era entrato nell’Ordine nel 1870. Ordinato sacerdote nel 1877 ricevette l’ubbidienza dai superiori per recarsi a Monaco in aiuto al P. Sorini. Scelto come segretario dal Vescovo di Ventimiglia lo sarà anche del primo vescovo di Monaco. Nominato maestro delle cerimonie e cappellano del Principe sarà parroco di San Carlo per 44 anni fino alla morte avvenuta nel 1933. Altra figura di rilievo nella comunità leonardina di Monaco fu il P. Donato Giannecchini (1837-1919) il quale inviato a Monaco nel 1881 come prefetto dei giovani aspiranti e Maestro dei novizi ebbe l’ufficio di Cancelliere del Vescovo (1891-1919) e per indulto del Pontefice nominato canonico della cattedrale di Monaco e pro-vicario generale. Muore a Montecarlo nel 1919. Dopo la morte di P. Accica viene nominato amministratore di San Carlo P. Giacomo Gazzano (1871- 1939) uomo di cultura e spiritualità già parroco di Santa Maria in Campitelli a Roma, incontrerà notevoli difficoltà nella Diocesi, perché il clero diocesano spingeva per avere in possesso la Parrocchia. P. Gazzano lascerà San Carlo nel 1935 e verrà presentato come Parroco P. Luigi Frolla monegasco e P. Ector Picard come vicario. Il Vescovo Clément si opporrà nel concedere la parrocchia ai suddetti religiosi e chiede al Generale del tempo e alla Santa Sede di soprassedere per qualche tempo alla richiesta della bolla leonina che lega in perpetuo la parrocchia all’Ordine. Tale ostilità del Vescovo metterà in serie difficoltà la piccola comunità del Principato. Le pressioni presso la Santa Sede operate dal presule ottennero la nomina a parroco di San Carlo nel 1935 al P. André Laurens già curato di San Paolo, noto ai padri di Roma e amico del Principe. Le difficoltà belliche acuiranno la separazione tra la parrocchia di Monaco e la curia generalizia di Roma. La parrocchia inoltre, si accomodò al nuovo parroco che era francese e molto vicino al Principe. Col passare del tempo la vita divenne difficile per i due religiosi rimasti ma anche il dialogo tra il vescovo di Monaco e Campitelli. Nel 1950 il Principe Ranieri III in visita a Roma, espone al pontefice Pio XII la questione della Parrocchia di Montecarlo e il papa gli assicura una pronta soluzione del problema incaricando il Sostituto della Segreteria di Stato Mons. Tardini. L’incontro di Tardini con un suo vecchio amico il P. Tucker degli Oblati di San Francesco di Sales fondati dal Beato Louis Brisson (1817- 1908), meritò a questa Congregazione la Parrocchia di San Carlo, la presenza degli Oblati per volere del Papa sarebbe stata confermata ogni 10 anni. 6 febbraio 2013
Nella recente visita fraterna del P. Generale in India, è stato benedetto il nuovo edificio scolastico nel nostro campus seminario a Samyapuram. Il P. Generale ha ricordato che la decisione di costruire una scuola in India è stata presa nel Capitolo Generale, ha affermato il Delegato P. Lourdu: “al fine di consentire una sicurezza economica per la Delegazione.Ora, il progettoè quasi realizzato ed il P. Generale ha chiesto al corpo docenti di offrire la formazione migliore equalificato per i bambini che vengono a studiare nella nostra scuola”. Inoltre, ha ricordato la generosità dei benefattori e ha chiesto ai sacerdoti indiani e seminaristi di pregare quanti con generosità contribuiscono al bene dell’Ordine. Infine Il delegato in India ha ringraziato il P. Generale, il suo Consiglio, e quanti hanno operato per la realizzazione del progetto.
6 febbraio 2013