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Con Cristo
misurate le cose
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Con Cristo
misurate le cose
Today, on 5th April, all the fathers of the delegation came together in Madurai for the second session of permanent formation programme. The first five sessions are animated by a diocesan priest, Fr. Maria Antony. He is dealing the theme 'Reconciliation' against the background of relationship with God, nature and fellow human beings. In the first session he dealt the relationship with nature according to the vision of Raymond Pannikar. Today, the main theme was 'Relationship with God'. First, the importance and the need of relationship with God was clarified. Relationship with God is a must in order to lead a happy life, in order to do our priestly ministry effectively and to build up a deeper relationship with fellow human being. From this, the resource person proceeded to explain that our relationship with God should go beyond the personal realm, so that we establish a non-dualistic relationship with God, nature and fellow human beings. 6 aprile 2013
Venne Gesù, a porte chiuse. C'è aria di paura in quella casa, paura dei Giudei, ma anche e soprattutto paura di se stessi, di come lo avevano abbandonato, tradito, rinnegato così in fretta. Eppure Gesù viene. L'abbandonato ritorna da quelli che sanno solo abbandonare, il tradito si mette di nuovo nelle mani di chi lo ha tradito. «E sta in mezzo a loro». Ecco da dove nasce la fede cristiana, dal fatto che Gesù sta lì, dal suo esserci qui, vivo, adesso. Il ricordo, per quanto appassionato, non basta a rendere viva una persona, al massimo può far nascere una scuola di pensiero. La fede nasce da una presenza, non da una rievocazione. «Venne Gesù e si rivolge a Tommaso» Nel piccolo gregge cerca proprio colui che dubita: «Metti qua il tuo dito, stendi la tua mano, tocca!». Ecco Gesù: non si scandalizza di tutti i miei dubbi, non si impressiona per la mia fatica di credere, non pretende la mia fede piena, ma si avvicina a me. A Tommaso basta questo gesto. Chi si fa vicino, tende le mani, non ti giudica ma ti incoraggia, è Gesù. Non ti puoi sbagliare! Tommaso si arrende. Si arrende alle ferite che Gesù non nasconde, anzi esibisce: il foro dei chiodi, toccalo; lo squarcio nel fianco, puoi entrarci con una mano; piaghe che non ci saremmo aspettati, pensavamo che la Risurrezione avrebbe cancellato, rimarginato e chiuso le ferite del Venerdì Santo. E invece no! Perché la Pasqua non è l'annullamento della Croce, ma ne è la continuazione, il frutto maturo, la conseguenza. Le ferite sono l'alfabeto del suo amore. Il Risorto non porta altro che le ferite del Crocifisso, da esse non sgorga più sangue, ma luce. Porta l'oro delle sue ferite. Penso alle ferite di tanta gente, per debolezza, per dolore, per disgrazia. Nelle ferite c'è l'oro. Le ferite sono sacre, c'è Dio nelle ferite, come una goccia d'oro. Ciascuno può essere un guaritore ferito. Proprio quelli che parevano colpi duri o insensati della vita, ci hanno resi capaci di comprendere altri, di venire in aiuto. La nostra debolezza diventa una forza. Come dice Isaia: guarisci altri e guarirà presto la tua ferita, illumina altri e ti illuminerai. Tommaso si arrende alla pace, la prima parola che da otto giorni accompagna il Risorto: Pace a voi! Non un augurio, non una semplice promessa, ma una affermazione: la pace è qui, è in voi, è iniziata. Quella sua pace scende ancora sui cuori stanchi, e ogni cuore è stanco, scende sulla nostra vicenda di dubbi e di sconfitte, come una benedizione immeritata e felice.
La Risurrezione del Signore ci permetta di accogliere senza paura le sorprese di Dio. Non abbiate paura delle novità! Non abbiate paura di affidarvi a Gesù! E’ quanto Papa Francesco ha chiesto ai fedeli nella sua omelia, nella Veglia Pasquale - ieri sera in San Pietro - aperta dalla benedizione del fuoco e dalla preparazione del cero pasquale, nell’atrio della Basilica. Durante la celebrazione, il Papa ha amministrato i Sacramenti di Battesimo, Cresima e Prima Comunione a quattro catecumeni.
Nella Basilica di San Pietro, il buio del dolore per la morte di Gesù viene squarciato dalla luce del cero pasquale, i fedeli accendono le loro candele, la navata si illumina, le tenebre del mondo sono sconfitte, e il canto dell’Exultet annuncia il Cristo Risorto. Ha inizio la “madre di tutte le veglie”. Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo: è l’immagine delle tre donne del Vangelo della Veglia Pasquale che Papa Francesco ci ripropone nella sua omelia. Il “gesto di compassione, di affetto, di amore”, il recarsi al Sepolcro per ungere con gli aromi il corpo di Gesù, che con la sua morte le aveva lasciate, testimonia il loro amore per Lui. La vista della pietra rimossa sconvolgerà la loro vita, l’assenza del corpo del Signore è una novità che le lascerà piene di domande. Ed è questo che capita anche a noi, spiega il Papa: guardare con dubbio alle novità che accadono “nel succedersi quotidiano dei fatti”. “La novità spesso ci fa paura, anche la novità che Dio ci porta, la novità che Dio ci chiede”.
"Siamo come gli Apostoli del Vangelo: spesso preferiamo tenere le nostre sicurezze, fermarci ad una tomba, al pensiero verso un defunto, che alla fine vive solo nel ricordo della storia come i grandi personaggi del passato. Abbiamo paura delle sorprese di Dio; abbiamo paura delle sorprese di Dio! Egli ci sorprende sempre!".
Il Papa ci chiede quindi di “non chiuderci alla novità che Dio vuole portare nella nostra vita!”:
"Siamo spesso stanchi, delusi, tristi, sentiamo il peso dei nostri peccati, pensiamo di non farcela? Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare, non c’è peccato che non possa perdonare se ci apriamo a Lui".
Le tre donne trovano la tomba vuota, Gesù non c’è, i due angeli ne annunciano la Risurrezione, le invitano a non cercare “tra i morti colui che è vivo”. Il gesto di recarsi al sepolcro – ci dice il Papa – “si trasforma in avvenimento, in un evento che cambia veramente la vita” delle donne e dell’intera umanità. Gesù è il Vivente, “non è più nel passato, ma vive nel presente ed è proiettato verso il futuro, è l’oggi eterno di Dio”. Ed è ecco la novità di Dio: “la vittoria sul peccato, sul male, sulla morte, su tutto ciò che opprime la vita e le dà un volto meno umano”:
"E questo è un messaggio rivolto a me, a te, cara sorella e caro fratello. Quante volte abbiamo bisogno che l’Amore ci dica: perché cercate tra i morti colui che è vivo? I problemi, le preoccupazioni di tutti i giorni tendono a farci chiudere in noi stessi, nella tristezza, nell’amarezza… e lì sta la morte. Non cerchiamo lì Colui che è vivo!".
E’ così che Papa Francesco chiede di far entrare Gesù Risorto nella propria vita, di accoglierlo come amico con fiducia, perché Lui è la vita:
"Se fino ad ora sei stato lontano da Lui, fa’ un piccolo passo: ti accoglierà a braccia aperte. Se sei indifferente, accetta di rischiare: non sarai deluso. Se ti sembra difficile seguirlo, non avere paura, affidati a Lui, stai sicuro che Lui ti è vicino, è con te e ti darà la pace che cerchi e la forza per vivere come Lui vuole".
Il Vangelo della Veglia Pasquale ci spiega come l’annuncio della Risurrezione venga accolto con fede dalle donne, che superano ogni timore seguendo l’invito degli angeli “a fare memoria” dell’incontro con Gesù e delle sue parole quando era ancora in Galilea. Ecco quindi, continua il Papa, che “questo ricordare con amore l’esperienza con il Maestro conduce le donne a superare ogni timore e a portare l’annuncio della Risurrezione agli Apostoli e a tutti gli altri”.
"Fare memoria di quello che Dio ha fatto e fa per me, per noi, fare memoria del cammino percorso; e questo spalanca il cuore alla speranza per il futuro. Impariamo a fare memoria di quello che Dio ha fatto nella nostra vita!".
Ecco quindi l’auspicio che Papa Francesco, in conclusione, regala ai fedeli: con la sua Risurrezione il Signore “ci apra alla novità che trasforma, alle sorprese di Dio; ci renda uomini e donne capaci di fare memoria” della Sua opera; “ci renda capaci di sentirlo come il Vivente, vivo e operante in mezzo a noi; ci insegni ogni giorno a non cercare tra i morti colui che è vivo”.
(Radio Vaticana)
Con un messaggio di auguri il P. Generale ha diretto i suoi auguri all'Ordine: " Il Signore risorto ci aiuti a vedere la nostra piccola grandestoria illuminata dalla certezza che ogni vita è nelle sue mani. L'esultanza della Risurrezione del Signore Gesù dia a tutti la luce inconfondibile della speranza e della gioia alle fatiche di ogni giorno".
31 Marzo 2013
Si ripete in ogni comunità dell'Ordine della Madre di Dio il gesto della rinnovazione dei voti in ocasione della Pasqua. Quest'anno con speciale attenzione nell'anno dedicato alle Costituzioni e Regole. Mentre tutta la Chiesa fa memoria della risurezione del Signore, il Fondatore ha desiderato che i suoi figli inscrivessere dentro il mistero della Nuova Alleanza la loro donazione fatta una volta per tutte in questi giorni da Gesù Cristo. Di seguito il testo della rinnovazione.31 marzo 2013
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Rinnovazione 2013
E' ancora buio e le donne si recano al sepolcro di Gesù, le mani cariche di aromi. Vanno a prendersi cura del corpo di lui, con ciò che hanno, come solo le donne sanno. Al buio, seguendo la bussola del cuore. Gesù non ha nemici fra le donne. Solo fra di loro non ha nemici. Come il sole, Cristo ha preso il proprio slancio nel cuore di una notte: quella di Natale - piena di stelle, di angeli, di canti - e lo riprende in un'altra notte, quella di Pasqua: notte di naufragio, di terribile silenzio, di buio ostile, dove veglia un pugno di uomini e di donne totalmente disorientati. Notte dell'Incarnazione, in cui il Verbo si fa carne. Notte della Risurrezione in cui la carne indossa l'eternità, in cui si apre il sepolcro, vuoto e risplendente nel fresco dell'alba. E nel giardino è primavera. Così respira la fede, da una notte all'altra. Pasqua ci invita a mettere il nostro respiro in sintonia con quell'immenso soffio che unisce incessantemente il visibile e l'invisibile, la terra e il cielo, il Verbo e la carne, il presente e l'oltre. Il racconto di Luca è di estrema sobrietà: entrarono e non trovarono il corpo di Gesù. Il primo segno di Pasqua è la tomba vuota. Nella storia umana manca un corpo al bilancio della violenza; i suoi conti sono in perdita. Manca un corpo alla contabilità della morte, il suo bilancio è negativo. La storia cambia: il violento non avrà in eterno ragione della sua vittima. Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Il bellissimo nome che gli danno gli angeli: Colui che è vivo! Io sento che qui è la scommessa della mia fede: se Cristo è vivo, adesso, qui. Non tanto se vive il suo insegnamento o le sue idee, ma se la sua persona, se lui è vivo, mi chiama, mi tocca, respira con me, semina gioia, e ama. Non simbolicamente, non apparentemente, non idealmente, ma realmente vivo. Perché Cristo è risorto? Dio l'ha risuscitato perché fosse chiaro che un amore così è più forte della morte, che una vita come la sua non può andare perduta. «Forte come la morte è l'amore»! dice il Cantico. Il vero nemico della morte non è la vita, ma l'amore. Nell'alba di Pasqua non a caso chi si reca alla tomba sono quelli che hanno fatto l'esperienza dell'amore di Gesù: le donne, la Maddalena, il discepolo amato, sono loro i primi a capire che l'amore vince la morte. Noi tutti siamo qui sulla terra per fare cose che meritano di non morire. Tutto ciò che vivremo nell'amore non andrà perduto.
«Alla mensa è legata la promessa di fare abitare noi nel Cristo e il Cristo in noi: egli rimane in me e io in lui. Ma quando il Cristo dimora in noi, di che mancheremo ancora? Quale bene potrebbe sfuggirci? E, dimorando noi nel Cristo, che altro potremmo desiderare? Che può avere in comune col vizio chi è divenuto splendente a questa Mensa? Quale male potrà resistere a tale cumulo di beni?» (Nicolas Cabasilas, La vita in Cristo). Gesù prende, benedice, spezza e dona, sono i termini dell’Alleanza che compie la Pasqua. Il Signore riprende gli elementi essenziali del pasto rituale ebraico: «In quella circostanza gli israeliti rivivevano innanzitutto l’Esodo, ma con esso anche gli altri eventi importanti della loro storia: la vocazione di Abramo, il sacrificio di Isacco, l’alleanza del Sinai, i tanti interventi di Dio in difesa del suo popolo. Anche per i cristiani l’Eucaristia è “memoriale”, ma lo è in una misura unica: non ricorda soltanto, ma attualizza sacramentalmente la morte e la risurrezione del Signore» (Giovanni Paolo II, giovedì santo 2005). In questa prospettiva si comprende il senso del «benedire-rendere grazie», eucaristia appunto! La Pasqua ebraica è compiuta perché nella consegna di Gesù si manifesta il «si» totale e definitivo del Figlio al Padre ed in questa linea il suo è l’unico, e vero sacrificio.
El día 24 de marzo, Domingo de Ramos, P. César presidió su primera misa en Chile. Esta se realizó en su pueblo natal, Quinta de Tilcoco, junto con una gran de fieles, familiares y hermanos religiosos. Vale recordar, que nuestro hermano se encuentra realizando estudios de especialización en Roma (lugar donde vive y sirve pastoralmente) y que en febrero el 2012 fue ordenado diácono en Quinta de TIlcoco de manos de Mons. Alejandro Goic. Luego, a fines del año pasado, fue ordenado sacerdote (en Torre Maura, Roma) por Mons. Giancarlo Ravasi. Hoy ya retorna a Italia para seguir con sus quehaceres. Nosotros, oramos para que Dios bendiga su ministerio y su vocación.
Sono i giorni supremi, i giorni del nostro destino. «Volete sapere qualcosa di voi e di Me? - dice il Signore -. Vi do un appuntamento: un uomo in croce. Volgete lo sguardo a Colui che è posto in alto». Il giorno prima, giovedì, l'appuntamento di Dio è stato un altro: uno che è posto in basso. Che cinge un asciugamano e si china a lavare i piedi ai suoi. Chi è Dio? Il tuo lavapiedi. In ginocchio davanti a me. Le sue mani sui miei piedi. Davvero, come a Pietro, ci viene da dire: ma Tu sei tutto matto. E Lui a ribadire: sono come lo schiavo che ti aspetta, e al tuo ritorno ti lava i piedi. Il cristianesimo è scandalo e follia. E io, nella vita, di fronte all'uomo che atteggiamento ho? Quanto somigliante a quello del Salvatore? Sono il servitore del bisogno e della gioia di mio fratello? Sono il lavapiedi dell'uomo? Ve la immaginate una umanità dove ognuno corre ai piedi dell'altro? Dove ognuno si inchina davanti all'uomo, come il gesto emozionante del vescovo di Roma che si inchina, al balcone di San Pietro, al suo primo apparire, chiedendo preghiera e benedizione, dando venerazione e onore a ogni figlio della terra? La croce è l'immagine più pura e più alta che Dio ha dato di se stesso. «Per sapere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi della Croce» (Karl Rahner). Dio è così: è bacio a chi lo tradisce. Non spezza nessuno, spezza se stesso. Non versa il sangue di nessuno, versa il proprio sangue. Non chiede più sacrifici a me, sacrifica se stesso per me. E noi qui disorientati, che non capiamo. Ma poi lo stupore, e anche l'innamoramento. Dopo duemila anni sentiamo, come le donne, il centurione, il ladro, che nella Croce c'è attrazione e seduzione, c'è bellezza. La suprema bellezza della storia è quella accaduta fuori Gerusalemme, sulla collina dove il Figlio di Dio si lascia inchiodare, povero e nudo, per morir d'amore. Dove un amore eterno penetra nel tempo come una goccia di fuoco, e divampa. Fondamento della fede cristiana è la cosa più bella del mondo: un atto d'amore totale. La croce è domanda sempre aperta, so di non capire. Alla fine però ciò che convince è di una semplicità assoluta: Perché la croce / il sorriso / la pena inumana?/ Credimi / è così semplice / quando si ama. (Jan Twardowski) Si fece buio su tutta la terra da mezzogiorno fino alle tre. Una notazione temporale che ha il potere di riempirmi di speranza: perché dice che è fissato un limite alla tenebra, un argine al dolore: tre ore può infierire, ma non andrà oltre, poi il sole ritorna. Così fu in quel giorno, così sarà anche nei giorni della nostra angoscia. «Ciò che ci fa credere è la croce, ma ciò in cui crediamo è la vittoria della croce, la vittoria della vita» (Pascal).
Dal 1951 ad oggi. I catechisti che si sono alternati negli anni nell’evangelizzazione della comunità parrocchiale, si sono raccolti sabato 16 marzo nella Chiesa di San Giovanni Leonardi a Torre Maura- Roma. Dopo la celebrazione della Santa Messa, presieduta da Mons. Giuseppe Marciante, si sono ritrovati in un momento di condivisione e di festa. “ Ragazzi di ieri, l’altro ieri e oggi ne hanno approfittato per riconoscersi, ritrovarsi e raccontarsi gli anni che sono trascorsi” ha affermato il Parroco P. Innocenzo Santangelo. L’augurio del Vescovo è stato quello di continuare nella propria opera, in quanto catechisti si è per sempre e i loro nomi, come quello di tutti i discepoli, “sono già scritti nel Regno dei Cieli“. 19 marzo 2013