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Con Cristo
misurate le cose
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Con Cristo
misurate le cose
Prima celebrazione OMD dell’Assunta in Indonesia. P. Justin ha rinnovato i voti come tradizione dell’Ordine alla presenza dei Padri e Fratelli della Congregazione dei Sacri Cuori dove vive in questo periodo. In piena comunione con tutti i fratelli dell’Ordine ha affidato alla Madre di Dio i primi passi della presenza OMD in Indonesia.
25 agosto 2012
Solenni celebrazioni nel santuario della stella a Migliano in occasione del 60° anniversario dell’Incoronazione della Madonna della venerata immagine della Madre di Dio in questi giorni pellegrina nelle chiese del comune di Fosciandora. Sabato 18 agosto il Rev.mo P. Generale alla presenza dei cittadini e delle autorità ha ripetuto il gesto di porre il diadema doro sul capo della Vergine Maria. Prima del rito solenne, ha ricordato nell’omelia che: “Certamente Maria SS. della Stella vi sarà accanto e vi insegnerà a riprodurre in voi e fra voi quei sentimenti di concordia fraterna che hanno unito la prima compagine dei discepoli che erano “assidui e concordi nella preghiera”, come dice il brano degli Atti degli Apostoli. Sarà Maria SS. ad aiutarvi nel proposito di purificazione e di santificazione, per essere degni di portate la Parola di Dio ai fratelli e per diventare così luce del mondo e sale della terra. Non bisogna infatti mai dimenticare che per l’efficacia della preghiera e della missione è necessaria la concordia alimentata dalla fiamma viva della carità che converte i cuori e consuma le discordie, piccole o grandi; che apre al dialogo e alla comprensione reciproca. In continuità con la sua storia sappia questa Chiesa ascoltare la voce della Madre che conduce al Figlio per trovare il significato vero della vita e costruire il regno di Dio tra gli uomini secondo il progetto di amore che il Padre ha voluto fin dalla creazione”. Al termine delle celebrazione eucaristica si è mossa la processione dalla Chiesa della Villa fino al Santuario. “Era il 17 agosto 1952- ricorda P. Paolo Biagi Rettore del Santuario -il Cardinale Adeodato piazza giunse da Roma per l’incoronazione pontificia della nostra immagine sacra. Erano presenti i vescovi di Massa, Pescia, Pisa, Lucca, Chiusi e Pienza, insieme alle autorità civili”. La venerato immagine sarà condotta in altre tre frazioni del Comune di Fosciandora dal 31 agosto al 1 settembre l’icona sarà venerata a Treppignana dal 6 al 7 settembre a Riana dal 14 al 15 settembre a Lupinaia. 25 agosto 2012
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Omelia del P. Generale 18 agosto 2012 (Lucca)
Il 24 agosto 2012 la comunità parrocchiale del S. Cuore di Gesù in Gallipoli si è stretta intorno a P. Bartolomeo Franco Piro per festeggiare, oltre che l’onomastico, il suo 80° compleanno. Insieme nel celebrare l’Eucaristia e poi nella convivialità, abbiamo ringraziato il Signore per il dono della vita e di una lunga vita, quale quella del nostro P. Franco, interamente offerta a Dio e alla Chiesa. Nel servizio umile e fedele, sempre pronto ed entusiasta, P. Franco si fa prossimo a ciascuno di noi, lasciando a tutti un sorriso e una parola di fede, una battuta e un esempio di vita che ci aiutano a crescere in umanità e fraternità. Gli auguriamo di cuore ancora tanti anni in salute e gioia con grande stima e affetto. 25 agosto 2012
«Forse volete andarvene anche voi?». Affiora tristezza nelle parole di Gesù, la consapevolezza di una crisi tra i suoi. Ma anche fierezza e sfida, e soprattutto un appello alla libertà di ciascuno: siete liberi, andate o restate, ma scegliete! Gesù non dice quello che devi fare, quello che devi essere, ma ti pone le domande che guariscono dentro: che cosa accade nel tuo cuore? cosa vive in te? Che cosa vuoi per davvero? Pietro a nome nostro risponde: «Tu solo hai parole di vita eterna». Tu solo. Ed esclude un mondo intero di illusioni, di seduzioni. Nessun altro c’è al centro della speranza, a fondamento del cuore. Tu sei stato l?affare migliore della mia vita. Hai parole: non solo le pronunci, ma le hai, sono tue, sei tu la loro sorgente. Ed è una cosa povera e splendida la parola: solo una vibrazione nel vento, un soffio leggero, ma che sa spalancare la pietra del sepolcro, che apre strade e nuvole e incontri, porta carezze e incendi, che dall’inizio crea. «Tu solo hai parole di vita». Parole che fanno viva finalmente la vita. Intuisco che qui è la perla, il tesoro: Cristo è un incremento di umano in noi, intensificazione di vita. L’uomo non vive di solo pane, ma di ciò che viene dalla bocca di Dio. Vengono Parole che danno vita al cuore, che allargano, dilatano, purificano il cuore, ne sciolgono la durezza. Che danno vita alla mente, perché la mente vive di verità altrimenti si ammala, vive di libertà altrimenti appassisce, sincere e libere come nessuno. Parole che danno vita allo spirito, a questa anima assetata. Dio è spirito ed è Lui che viene quando viene la sua Parola. Parole che danno vita anche al corpo perché in Lui siamo, viviamo e respiriamo: togli il tuo respiro e siamo subito polvere. La Parola che crea universi, che disegna mondi, che semina futuri, la Parola di Dio opera in voi che credete. Orienta, illumina, traccia strade, chiama, seduce, semina, abbatte le chiusure. E sono parole di vita eterna: Cristo dona eternità a tutto ciò che di più bello l?uomo porta nel cuore. Da chi mai potremmo andare? Pietro poteva tornare alla sua barca. Betsaida è lì accanto, ma quello era appena sopravvivere, non era vivere davvero e per sempre, non c’è barca che valga o trasporti l’eternità del cuore. «Tu solo hai parole che fanno viva la vita!» Dichiarazione di amore geloso ed esclusivo come un seme di fuoco, geloso ed esultante come un seme di eternità. (E. Ronchi)
Per otto volte negli otto versetti che compongono il brano è ripetuto l'invito: mangiare Cristo. A esso si aggancia ogni volta il perché: tutto questo è per la vita del mondo. Incalzante certezza da parte di Gesù di possedere qualcosa che capovolge la vita chiamata alla morte. E lo trasmette attraverso un linguaggio molto crudo, perfino scandaloso per gli Ebrei cui era proibito bere il sangue «perché in esso risiede la vita della carne» (Lev 17,11). Ma ancora più sorprendente è ciò che esso rivela a noi: la fragilità e la debolezza di una carne umana (quella vita che, dice il profeta, è come fiore di campo, al mattino fiorisce, alla sera è già secca e riarsa) la quasi insignificanza di una carne, e tale era anche quella di Gesù, porta l'eternità. La debolezza della carne produce la gloria. Qui è l'intera vicenda storica di Gesù ad essere evocata, non un semplice rito eucaristico: la vita ci viene dalla sua umanità. Dalla Parola che si è fatta carne perché ogni carne si faccia Parola, cioè racconto di Dio, casa di Dio. E come dice la mistica medievale Heidewick, ora anch'io «capisco non potersi amare la divinità di Cristo se non amando la sua umanità», la sua carne e il suo sangue, la sua storia e le sue lacrime, le sue passioni e i suoi abbracci, i piedi intrisi di nardo e la casa che si riempie di profumo e di amicizia. I verbi ripetuti da Giovanni, quasi una incantatoria monotonia (mangiare, bere, masticare), si possono leggere a vari livelli: storico, biblico, liturgico, mistico. Ma essi evocano per prima cosa la relazione amorosa con Cristo. E potremmo riscrivere il brano, e capirlo, semplicemente sostituendo il verbo "mangiare" con un altro verbo. Chi mangia la mia carne ha la vita eterna, diventa: chi ama la mia umanità avrà la mia vita, che è divina, che è eterna. L'amato diventa la vita di colui che lo ama. Ne diventa la dimora e la casa. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me e io in lui, si traduce allora: chi ama la mia umanità diventa la mia casa, il luogo dove l'amore trova casa. Amare crea una dimora. E vale per Dio e per l'uomo. Chiedendoci di bere il suo sangue, Gesù ci domanda anche una eucarestia esistenziale, una messa sul e per il mondo: compiere il suo stesso percorso fino alla croce. Non necessariamente per versare alla lettera il sangue sulla croce, ma per vivere con il suo stile, nello stillicidio quotidiano di un sangue che è tutto quanto abbiamo di buono e che mettiamo a disposizione di chi amiamo e, ancor più, di chi ha bisogno di essere amato (Pezzini). Mangiare e bere Cristo significa allora cogliere il suo segreto vitale, assimilarne il nocciolo vivo e appassionato. Chi fa proprio il segreto di Cristo, costui trova il segreto della vita. (E. Ronchi)
Alla vigilia della solennità dell’assunzione della Beata Vergine Maria patrona del nostro Ordine il P. Generale ha inviato ai confratelli una lettera circolare esprimendo gli auguri per la prossima festività. Tra l’altro il P. Generale afferma nella missiva: “Solo aprendoci all’autentica esperienza dell’amore fedele e fecondo, che è reso possibile dalla speranza certa della risurrezione. Con la compagnia della Madonna Assunta anche la morte, a imitazione di quella del Suo Figlio benedetto, diventa l’atto supremo di abbandono tra le braccia del Padre. Tutte le sofferenze, i dolori, i mali, persino il male del nostro volontario peccato quando ne domandiamo perdono, non riescono a strapparci questa consolante speranza. Anzi, se guardiamo a Maria, diventano misteriosa sorgente di fecondità. Se abbiamo il coraggio di guardare all’Assunta, possiamo aspettarci una nuova nascita personale e sociale. Questa è la nostra concretissima, consolante speranza”. La circolare si sofferma su alcuni aspetti della vita dell’Ordine che il P. Generale racconto dietro l’immagine evangelica del “Duc in altum”, invitando a lasciarsi condurre dalle prospettive del Signore. In primo luogo annunzia l’intenzione congiunta con la Congregazione delle Oblate del Bambino Gesù di intraprendere il processo di beatificazione e canonizzazione dei Servi di Dio P. Cosimo Berlinzani e Anna Moroni. Segue la rassegna del viaggio in India con la definizione della nuova delegazione, ed i viaggi in Indonesia e Nigeria. Inoltre, informa delle nuove professioni e ordinazioni in Cile ed in Italia ed alcune sistemazioni delle Comunità italiane. Con una seconda lettera il P. Generale indice per il prossimo 1 di settembre l’anno delle Costituzioni ed il 75° di canonizzazione del Santo Fondatore offrendo un calendario e i suggerimenti per iniziative comuni e personali. In tal senso ha modo di affermare che tali eventi sono: “una opportunità nella misura in cui, rivedendo i tratti tipici della nostra vita ne sappiamo scorgere il dono e la grazia…un Kairos a cui ognuno deve rispondere con quella sequela che sa lasciare tutto”. 11 agosto 2012
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Lettera circolare p generale luglio 2012
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ANNO DELLE COSTITUZIONI
In occasione della solennità dell’Assunzione il Rev.mo P. Generale ha inviato un messaggio augurale a tutto l’Ordine. In questo giorno nel quale contempliamo la Madre di Dio nel suo trionfo celeste, secondo la tradizione lasciataci dal nostro Santo Fondatore tutti i confratelli dell’Ordine rinnoveranno la consacrazione religiosa quale legame al mistero pasquale che si compie nella persona di Maria immagine della Chiesa. 12 agosto 2012
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Messaggio del P. Generale per la Solennità dell’Assunta 2012
La storia di Elia ci aiuta a interpretare il Vangelo di oggi. Dio stesso si fa pane e vicinanza, angelo e carezza perché noi, profeti troppe volte stanchi, non ci arrendiamo al deserto che ci assedia. Io sono il pane disceso dal cielo. Io sono il Pane della vita. La mia carne è per la vita del mondo. Tre affermazioni che riassumono il brano. Io sono pane: pane indica tutto ciò che ci mantiene in vita, Cristo fa vivere. Fa vivere con la Parola, con le persone, con il giorno che ci dona, con pane e acqua, un’intima luce e angeli che non ci aspettavamo, con se stesso. Pane disceso: il movimento decisivo della storia è discendente, è Lui che si incarna e vuole la comunione con me; è Lui che attraversa deserti e crea sorprese di pane e di carezze, è Lui che invita. È disceso dal cielo perché la terra non basta, perché a nessun figlio prodigo basteranno mai le ghiande contese ai porci. Ogni figlio ha nostalgia del pane di casa: la nostra casa è il cielo, il nostro pane è Dio. La mia carne è per la vita del mondo. Tre sole lettere «per» ed è il senso della storia di Gesù, dichiarazione d’amore da parte di Dio: per te, mondo, per tutte le tue vite, vale la pena vivere e morire; tu prima di me; la tua vita prima della mia. Neanche Dio vive per se stesso; vive, regna e ama «per noi e per il mondo», seme di fuoco in ogni cosa, per sempre. La nervatura di tutto il brano è il verbo mangiare. Mentre le religioni orientali si concentrano sul respiro, il cristianesimo ha come gesto centrale il mangiare: entra in me Pane buono, che raggiunge e alimenta anche la cellula più lontana. Dio vicino a me, Dio in me, Dio sotto la mia pelle, che si insedia al centro della mia povertà come un re sul trono. Dio in ogni vena, Dio che mi abita: medicina, guarigione, protezione, salvezza dell’anima e del corpo. Questa è la vita eterna, promessa per circa cento volte nei vangeli. Certezza di una realtà senza prove. Tralcio e vite, una cosa sola. «Siate imitatori di Dio». Obiettivo impossibile, se l’Amato non diventa la vita di chi lo ama, se non dà forma Lui al nostro sentire, pensare, parlare, dare. Siate imitatori di Dio, fatevi voi stessi pane e angelo, acqua e vicinanza. Cercate Qualcuno che doni il coraggio di non vivere per se stessi, di diventare dono e pane, di diventare tutti, gli uni per gli altri, carezza e angelo, compagnia nel deserto, compagnia oltre il deserto, su fino al monte di Dio.
Il lago si è riempito di barche e di speranze, l’incontro germoglia di domande. Rabbi, quando sei venuto qua? Ti stiamo cercando, perché ti nascondi? E Gesù svela la sua distanza: molto di più di un lago c’è di mezzo tra me e voi... Incompreso, è sempre sull’altra riva. Ma non si arrende. Lui che ha sfamato la folla, ora ne diventa l’affamatore, vuole svegliare un’altra fame, per un pane diverso. Cosa dobbiamo fare per avere questo pane? La risposta è sorprendente: credere, aderire. Sono io che riapro le vie del cielo, che do senso, profondità, forza e canto alla vita. Credere, ma con fede pura: Voi mi cercate solo perché avete mangiato! Gesù interroga la mia fede illusoria: io amo Dio o i favori di Dio? Abramo, padre dei credenti, ama Dio più delle promesse di Dio; i profeti credono nella Parola di Dio più ancora che nella sua realizzazione. E io? Amo i doni che attendo o amo il Donatore? La folla pone la terza domanda: quale segno (ancora non hanno capito!) fai perché possiamo crederti? Mosè ci ha dato la manna, ma tu che cosa ci dai? Gesù risponde cambiando i tempi, dal passato al presente, dal Sinai al lago di Galilea, e gli attori: non Mosè ha dato, ma Dio; e quel Padre ancora dà. 'Dio dà'. Due parole semplicissime eppure chiave di volta del Vangelo. Dio non chiede, Dio dà. Dio non pretende, non esige, Dio dà. Non dà pane in cambio di potere, neppure di potere sulle anime. Dio dà vita al mondo. Dà per primo, senza niente in cambio, in perdita. Dio dà vita. A noi spetta però aprirci, accogliere, dire di sì, acconsentire, credere. Io sono il pane della vita. Pane indica tutto ciò che ci mantiene in vita. Indica amore, dignità, libertà, coraggio, pace, energia. Noi viviamo di pane e di sogni, di pane e di bellezza, di pane e di amore, entrambi quotidiani, entrambi necessari per oggi e per domani. Gesù è colui che mantiene viva questa vita: Dio è amore e riversa amore; Dio è luce e dilaga luce da lui; Dio è eterno e l’eternità si insinua nell’istante. Gesù annuncia la sua pretesa più alta: io faccio vivere! Ho saziato per un giorno la vostra fame, ma posso colmare tutta la vostra vita, tutte le profondità dell’esistenza. L’uomo nasce affamato. Ed è la sua fortuna: ha avuto in dono un cuore più largo e più profondo di tutte le creature messe insieme. E non può vivere senza mistero. Sete di cielo che non si placherà con larghe sorsate di terra. (E. Ronchi)
Il miracolo del pane è l’unico presente in tutti e quattro i Vangeli. Marco e Matteo ne riportano addirittura due redazioni. Si tratta, evidentemente, di un evento decisivo per comprendere la vicenda e il messaggio di Gesù. Il miracolo del pane racconta qualcosa di molto più grande e bello che non la semplice moltiplicazione di cinque pani e due pesci. Più che un miracolo è un segno, fessura di mistero. Il racconto è pieno di simboli bellissimi: è ormai primavera, tempo di Pasqua; c’è il monte grande simbolo della casa di Dio; c’è molta erba che richiama i pascoli, e il Salmo del buon pastore; ci sono i numeri: cinque pani e due pesci formano il sette, simbolo della pienezza; c’è il pane d’orzo, pane di primizia perché l’orzo è il primo dei cereali che matura, primo pane nuovo; e c’è un ragazzo, neppure un uomo adulto, una primizia d’uomo. Un Vangelo pieno d’inizi, pieno di gemme che fioriscono per grazia. Modello del discepolo oggi è un ragazzo senza nome e senza volto, che dona ciò che ha per vivere, che con la sua generosità innesca la spirale della condivisione, vero miracolo. Il problema del nostro mondo non è la penuria di pane, ma la povertà di quel lievito che incalza e spinge a condividere, a diventare sacramenti di comunione. «Al mondo, il cristiano non fornisce pane, fornisce lievito» (Miguel de Unamuno). E ci sono anche i dodici canestri di pezzi avanzati, uno per ogni tribù, segno di abbondanza dalla quale nessuno è escluso; parola sulle cose: non devono andare perdute perché sono sacre, una santità è iscritta perfino nella materia, perfino nelle briciole del pane. Prese i pani, rese grazie e li distribuì: tre verbi che ci ricollegano subito a ogni Eucaristia. E mentre lo distribuiva, il pane non veniva a mancare, e mentre passava di mano in mano, restava in ogni mano. Il Vangelo neppure parla di moltiplicazione ma di distribuzione. «Credo sia più facile moltiplicare il pane, che non distribuirlo. C’è tanto di quel pane sulla terra che a condividerlo basterebbe per tutti» (David Maria Turoldo). Gesù rifiuta di essere fatto re ma non rifiuta l’acclamazione a profeta. La profezia gli si addice: è bocca di Dio e bocca dei poveri. Ma dal potere, da tutto ciò che circonda il nome di re, fugge lontano. Non il potere, dunque, ma la profezia per me cristiano, per l’intera Chiesa: essere bocca di Dio e voce dei poveri è il lievito buono che il cristiano fornisce al mondo. (E. Ronchi).