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Con Cristo
misurate le cose
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Con Cristo
misurate le cose
La solenne concelebrazione Eucaristica per la solennità di San Giovanni Leonardi, nella Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli è stata presieduta dal Vescovo Matteo Zuppi ausiliare di Roma per il Settore Centro. Erano presenti i confratelli della Casa Internazionale di Studi OMD a Roma e altri sacerdoti, religiosi e laici devoti del Santo. Il Vescovo Zuppi durante l’omelia con affabilità ha ringraziato il Signore per il dono della santità del Leonardi e della sua famiglia religiosa che serve la Chiesa e questa porzione della Chiesa di Roma che è nel Centro Storico . Ha ricordato quanto affetto il Leonardi ha avuto per una comunità sempre missionaria: “Perché o la Chiesa vive la missione o non è se stessa”. E Gesù mette in guardia i discepoli dicendo che la loro testimonianza di vita è data dal’essere: “come agnelli in mezzo ai lupi e la forza di un agnello cambia il mondo quando rimane agnello”. Sarà inevitabile allora una testimonianza alle volte dolorosa perché vera. Il Leonardi con la sua schiettezza evangelica toccò il nervo vivo delle coscienze anche quelle ecclesiali e si sa, ha proseguito il Vescovo Zuppi: “Gli affari arrivano prima dello Spirito e dunque nel rinnovamento missionario della Chiesa il Leonardi, non poteva accettare che i potenti arrivassero prima del Vangelo”. Dunque, una santità che ha ancora da dire alla Chiesa che si appresta a celebrare i cinquanta anni del Concilio Vaticano II. Il Leonardi affrontò per il suo tempo “la questione della purificazione della Chiesa” e oggi più che mai abbiamo bisogno di liberarci dai “profeti di sventura che sono dentro di noi e fuori di noi”, perché possiamo dire con Maria e i santi che: “la Chiesa non invecchia, che i Santi non invecchiano” soprattutto quando “ i discepoli di Gesù non vivono per sé, ma per gli altri”. Al termine della liturgia eucaristica il Rettore, P. Davide Carbonaro, ha ringraziato il Vescovo Matteo donando una reliquia del Santo. Infine, ha ringraziato il Dott. Fabio Piacentini che in questi mesi ha restaurato la pala di “San Giovanni Leonardi in gloria” del Sozzi dipinta nel 1862 in occasione della beatificazione. Dopo la venerazione del Santo il Vescovo insieme ad un gruppo di farmacisti cattolici accompagnati dal Presidente Nazionale Dott. Piero Uroda e dall’Assistente Don Marco Belladelli, ha inaugurato presso la Cappella delle Reliquie una targa che ricorda il Decreto di Benedetto XVI che proclama San Giovanni Leonardi celeste patrono dei farmacisti. 11 ottobre 2012
Nel mese missionario e nella festa di San Giovanni Leonardi che mise le basi dell’Istituto di Propganda Fide, la parrocchia dedicata al Santo nel quartiere di Torre Maura a Roma, ha vissuto un momento di fraternità venerdì 12 ottobre con le diverse nazionalità presenti nel territorio parrocchiale. A tavola si accorciano tutte le distanze e tra un cibo speziato e una danza caratteristica: il dialogo, che rallegra il cuore e dimentica le differenze. La festività annuale di San Giovanni Leonardi, che ebbe a dire di misurare le cose in Cristo, è annunziata da uno slogan significativo e originale: “datti una regolata”. Si, perche la Regola della Fede e quella della vita consacrata ha affermato P. Rosario Piazzolla, Rettore della Comunità: “Orientano il nostro cammino per essere in questo tempo carico di difficoltà testimoni del Vangelo di Gesù”. La festa proseguirà con celebrazioni e attività ricreative per il quartiere ha ricordato il parroco, P. Innocenzo Santangelo e a tutti sarà donato un piccolo righello con il motto: “datti una regolata”. 13 ottobre 2012
Una grande domanda, quella dell'uomo ricco e senza nome: Maestro buono, cosa devo fare per trovare la vita? La risposta di Gesù appare solenne, eppure quasi deludente: elenca cinque comandamenti che riguardano il prossimo, e ne aggiunge un sesto, non frodare. Ma l'uomo ricco non è soddisfatto: «tutto questo l'ho sempre osservato. Dovrei essere in pace e invece mi manca qualcosa». Cosa c'è di meglio del dovere compiuto, tutto e sempre? Eppure all'uomo non basta. In- quietudine divina, tarlo luminoso che rode le false paci dell'anima e fa nascere i cercatori di tesori. Gesù lo fissa, dice Marco, come se prima non l'avesse neppure visto, e vede apparire, farsi largo, avanzare un cercatore di vita. E lo ama. Poi parla: vendi tutto, dona ai poveri, segui me. L'uomo si spaventa e si rattrista per quelle tre parole. Marco usa un verbo come per il cielo che diventa cupo: il suo volto si oscura. Era arrivato correndo, se ne va camminando. L'uomo che fioriva di domande se ne va muto. Il ribelle si è arreso, il cercatore si è spaventato: la vetta è troppo lontana, ci vuole troppo coraggio. E non capisce che la felicità dipende non dal possesso ma dal dono, che il cuore pieno dipende non dai beni (Luca 12,15) ma dai volti, che la sicurezza non è nel denaro, ma nelle mani del Pastore grande. E per tutta la vita resterà così, onesto e triste, osservante e cupo. Quanti cristiani sono come lui, onesti e infelici. Osservano tutti i comandamenti, tutti i giorni, come lui, e non hanno la gioia: lo fanno per ottenere qualcosa, per avere e non per essere, lo fanno come dentro un universo carcerario dove quasi tutto è proibito e il resto è obbligatorio. Tutto sanzionato da premio o castigo. E il cuore è assente, una morale senza amori. Gesù propone all'uomo ricco la comunione, cento fratelli, ma egli preferisce la solitudine; propone un tesoro di persone, egli ne preferisce uno di cose. Propone se stesso: «segui me, la mia vita è sorgente di vita buona, bella e beata». Ma l'uomo segue il denaro. Tutto finito? No, a conclusione ecco un sussulto di speranza in una delle parole più belle di Gesù: tutto è possibile presso Dio. La passione di Dio è moltiplicare per cento quel poco che hai, quel nulla che sei e riempirti la vita di affetti e di luce: «ti darò un tesoro di volti, non possederai nulla eppure godrai del mondo intero, sarai povero e signore, come me». Seguirti, Signore, è stato il migliore affare della mia vita. (E. Ronchi)
La “cosa più importante” sia quella di ravvivare in tutta la Chiesa “quell’anelito a riannunciare Cristo all’uomo contemporaneo” appoggiandosi sulla base concreta dei documenti conciliari. Così il Papa che ieri, in coincidenza con il 50.mo dell’inizio del Concilio Vaticano II e il 20.mo della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, ha presieduto la Santa Messa per l'apertura dell’Anno della fede. Quattrocento i concelebranti - fra cui 8 patriarchi delle Chiese orientali, 80 cardinali e 15 padri conciliari - che in una suggestiva processione sono saliti sul sagrato della Basilica di fronte ad una Piazza San Pietro affollata da circa 20mila persone. Alla fine della celebrazione eucaristica il Papa ha riconsegnato al Popolo di Dio i 7 Messaggi del Concilio e il Catechismo della Chiesa Cattolica. 12 ottobre 2012
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Omelia nell'apertura dell'Anno della Fede
La mattina del 9 ottobre la Casa internazionale di Studi OMD a Roma accompagnata dal Rettore P. Davide Carbonaro, ha rinnovato l’omaggio floreale presso la statua del Santo Fondatore posta nell’abside della Basilica Vaticano, una piccola processione al canto delle litanie ha percorso il perimetro esterno della Basilica. 11 ottobre 2012
La festività liturgica di San Giovanni Leonardi è celebrata all’inizio dell’anno delle Costituzioni dell’Ordine e alla vigilia dell’Anno della Fede voluto da Benedetto XVI. Ed proprio su questi due eventi che il P. Generale, P. Francesco Petrillo si è soffermato nella sua omelia e nel messaggio inviato all’Ordine durante le celebrazioni nella Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli a Roma sede della Curia Generalizia. La sera dell’8 ottobre ha presieduto i primi vespri e la memoria del transito, al termine la solenne processione per le vie di Campitelli. I vespri sono stati animati dalla Capella musicale di Santa Maria in Campitelli diretta dal M° Vincenzi di Betta che ha eseguito l’inno “Salve Joannes Legifer” del M° Refice. Durante l’Eucrestia del 9 ottobre celebrata presso la tomba del Santo il P. Generale ha ricordato che: “Una delle idee portanti del rinnovato impulso che il Concilio Vaticano II, ha dato al’evangelizzazione è quella della chiamata universale alla santità, che in quanto tale riguarda tutti i cristiani (Cf. LG 39-42). I santi sono i veri protagonisti dell’evangelizzazione in tutte le sue espressioni. Essi sono, in particolare, anche i pionieri e i trascinatori della nuova evangelizzazione - che il Papa inaugurerà giovedì 11 ottobre- con la loro intercessione – ha affermato Benedetto XVI – e con l’esempio della loro vita attenta alla fantasia dello Spirito Santo, essi mostrano alle persone indifferenti o addirittura ostili alla bellezza del Vangelo e della comunione in Cristo, e invitano i credenti, per così dire, tiepidi, a vivere con gioia di fede, speranza e carità, a riscoprire il «gusto» della Parola di Dio e dei Sacramenti, in particolare del Pane di vita, l’Eucaristia. Santi e sante fioriscono tra i generosi missionari che annunciano la Buona Notizia ai non cristiani, tradizionalmente nei paesi di missione e attualmente in tutti i luoghi dove vivono persone non cristiane. La santità non conosce barriere culturali, sociali, politiche, religiose. Il suo linguaggio – quello dell’amore e della verità – è comprensibile per tutti gli uomini di buona volontà e li avvicina a Gesù Cristo, fonte inesauribile di vita nuova”. Così sia l’Anno delle Costituzione che l’anno dela Fede saranno momenti di grazia per i religiosi e i fedeli a contemplare nella: “vita stessa di Giovanni Leonardi la risposta provvidenziale che fece ritornare Dio tra gli uomini del suo tempo. Lui che invitava a tenere costantemente fisso lo sguardo interiore della fede su Cristo e Cristo crocifisso, vibrava di un’autentica umanità che fu in grado di riportare freschezza e slancio nella fede di coloro che lo avvicinavano”. Infine , P. Generale ha ricordato che: “E’ nel nostro stesso nome chierici “regolari” che è inscritto un ritorno alla vita buona del Vangelo, e le Costituzioni ne diventano uno strumento prezioso, se vissute fino in fondo”. Nella serata della Solennità di San Giovanni Leonardi, il P. Generale si è recato nel Santuario mariano della Madonna dell’Arco (S. Anastasia) per celebrare l’inaugurazione della nuova “Aula liturgica” dedicata al Santo. Per questa occasione ha consegnato un prezioso reliquiario eseguito dal Michele e Maddalena Todisco dalla “Nuova Ecclesiart”. Il reliquiario contiene un frammento del “Capo” di San Giovanni Leonardi proprio a significare come il Santo mise a servizo di quella comunità la “sua intelligenza evangelica” e “l’obbedienza della fede”. Il Leonardi dopo aver edificato il santuario mariano lo consegnò ai Padri Domenicani che ancora oggi lo custodiscono. 10 ottobre 2012
www.santuarioarco.org
Non è bene che l'uomo sia solo». Il male originale, il primo che appare sulla terra, anteriore a qualsiasi peccato, è la solitudine. Perché non c'è nessuno che basti a se stesso, nessuno che possa essere felice da solo. Niente fra le cose, neanche il paradiso basta. Per questo: «Gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». "Aiuto" è parola bellissima che riempie i salmi, che deborda dalle profezie, gridata nel pericolo, invocata nel pianto, molto più di un supplemento di forza o di speranza, indica una salvezza possibile e vicina. Eva è per Adamo benedizione possibile e vicina, un "aiuto simile", che significa "una salvezza che gli cammina a fianco". In principio, prima della durezza del cuore, era così. Poi Gesù si addentra nella distanza tra il sogno di Dio e il cuore dell'uomo: per il vostro cuore duro Mosé scrisse la legge del ripudio. E ci porta con sé a respirare l'aria dell'inizio, ad assumere il punto di vista di Dio non quello giuridico. In principio c'è il sogno, bellissimo ed ingenuo, che l'amore è per sempre. E nonostante la facilità a tradire, nonostante le crisi e la fatica che tante coppie incontrano nel donarsi felicità, nonostante tutto, il matrimonio rimane sacramento di salvezza possibile e vicina, salvaguardia del sogno di Dio. Ogni uomo e ogni donna che camminano insieme dovrebbero regalarsi, reciprocamente, la parola e l'esultanza con cui Dio benedice Eva: tu sei per me salvezza al mio fianco. All'inizio è detto che «I due saranno una carne sola». Ma alla fine, la parola ultima sull'uomo e sulla donna non sarà quella dei due che diventano uno, ma quella di «ognuno che diventa due» (Berdiaeff). L'amore ti porterà a vivere due vite, ad assumere la vita dell'altro come parte dolce e forte della tua storia. L'amore non è solo perdersi per l'altro, alla fine è anche pienezza, dilatarsi fino a «diventare due», a vivere come tuoi la vita, i sogni, i deserti, la creatività, la felicità del tuo uomo, della tua donna. «Ciò che Dio ha unito, l'uomo non separi». Gesù assicura che Dio ha la passione di unire, per sempre. Dio-unisce, questo è il suo nome. «E l'uomo lascerà sua madre e si unirà a sua moglie». Anche il nome di Adamo è, secondo la Scrittura, colui-che-si-unisce. Il nome del nemico invece è sempre colui-che-separa, il Divisore, il padre della solitudine. E prendendoli fra le braccia, li benediceva. Il Vangelo termina con l'abbraccio con cui Gesù stringe a sé i bambini, con cui colma la sua solitudine e il loro bisogno d'amore. Li prende fra le braccia ed è una benedizione; ed è, come ogni abbraccio, una piccola salvezza, vicina e quotidiana. (E. Ronchi)
Si compiono in questi giorni i quattrocento anni dalla nascita di Ludovico Marracci (1612-1700) Sacerdote dell’Ordine della Madre, orientalista traduttore del corano e della Bibbia arabica. Per celebrare l’evento l’Ordine della Madre di Dio, il Centro studi OMD e diverse istituzioni ecclesiali accademiche e civili, cureranno un Convegno Internazionale di Studi a Roma il prossimo 15-16 novembre. La sapiente figura del Marracci seppe coniugare scienza e fede in un periodo storico in cui la Chiesa risentiva delle ricchezze e dei contraccolpi della modernità. P. Ludovico Marracci nasce a Torcigliano di Camaiore nella lucchesia il 6 ottobre 1612. Entrato a Roma fra i Chierici Regolari della Madre di Dio, studiò nel collegio romano di S. Maria in Campitelli le antiche lingue orientali in particolare l’arabo. Lui stesso racconta come apprese l’alfabeto dai “levantini” sulle rive del Tevere, da questi si fece insegnare la pronuncia; «il resto –afferma- l’ho appreso da per me senz’altri maestri». Siamo nella Roma del XVII secolo, crogiolo di razze e culture, nella quale era possibile trovare testi editi e manoscritti in arabo, ma anche studiosi che conoscevano la lingua dell’Islam. Nel 1645 gli fu dato l’incarico dalla Congregazione di Propaganda Fide di seguire con una commissione di dotti la traduzione in arabo della Bibbia che portò alle stampe nel 1668. Nominato nel 1656 lettore alla cattedra di lingua araba presso la Sapienza di Roma, ebbe anche diversi incarichi nella curia romana. Fu confessore del Beato Innocenzo XI, Benedetto Odescalchi (1611-1689), di cui scrisse una biografia. Ma l’opera che ha legato il nome del Marracci all’Islam, rimane la traduzione latina del Corano. Essa nasce da un intento missionario e nello stesso tempo apologetico; il suo progetto fu di comprendere e di “condannare” semmai, dopo aver studiato e vagliato il punto di vista dell’avversario. Il metodo controversista ma anche la profonda curiosità di uomo di scienza e letterato forgiarono la personalità del Marracci dentro quella Roma cosmopolita nel cuore del seicento. La sua religiosità forgiata alla scuola del fondatore dei Chierici Regolari della Madre di Dio, S. Giovanni Leonardi (1542-1609), venne anche stimolata dal suo originale intuito: da una parte la riforma della Chiesa, dall’altra l’urgenza dell’annuncio missionario e una profetica “inculturazione” della fede. Il Marracci non si limitò solo a tradurre il Corano, ma nel Prodromus, una sorta d’introduzione, stabilì un criterio fondamentale e programmatico: il testo non va tradotto «da parola a parola, ma da senso a senso». Per questo non occorreva conoscere solo l’arabo, ma il testo doveva essere avvicinato all’ampia tradizione islamica e ai “dotti commenti di autori arabi”. Nacque così l’Alcorani textus universis, opera che venne alla luce nel 1698 nella tipografia del Seminario di Padova, fondata dal cardinale Gregorio Barbarico (1625-1697). Il ricordo di Ludovico Marracci ci spinge a riflettere sul “fatto coranico” e sulla sua incidenza culturale in questo nostro tempo . Non possiamo prescindere dal fatto che il testo sacro dell’Islam ha attinto parecchio dalla cultura giudaico-cristiana. Il problema della sua conoscenza non si pone soltanto adesso, con la presenza di uomini e donne provenienti dall’Islam o l’attenzione a quei moti popolari che ormai conosciamo come “primavera araba”. L’apertura e la sensibilità della Chiesa in questo campo esistono da sempre e l’esempio del Marracci, con le debite distanze storico-culturali, lo dimostra. L’incontro e il dialogo rimangono sempre le vie più importanti, se non altro per conoscersi tra credenti.
Si è conclusa giovedì 4 ottobre la licenza in teologia di P. Santhiagu Jeyan presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia. La tesi presentata, ha affrontato aspetti del matrimonio e della famiglia nel Tamilnadu (India). 6 ottobre 2012
La pastorale giovanile della delegazione cilena sta per vivere la IX giornata dei giovani leonardini, saranno impegnate come ogni anno parrocchie e scuole dell’Ordine. Il centro di animazione quest’anno e affidato alla parrocchia di Nostra Signore del Carmine a Rancagua. L’incontro si svolgerà sabato 6 ottobre con un tema ispirato a un detto del fondatore: “lo que sucederá no lo sé, solo busco no poner obstáculo al Espiritu”.
1 ottobre 2012