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Sabato, 12 Aprile 2014 10:40

Domenica delle Palme

290
Ven. P. Cesare Franciotti, Pratiche, 64v-65v

Mt 21, 1-11

Troverete un’asina legata. Benedetto sia questo pietoso Signore, che con tanta carità e compassione si prende pensiero di provvedere alla mia miseria. Chi è questa stolta giumenta col suo puledro, se non io medesimo col mio licenzioso e distratto cuore? Misero me, che non solo, non riconosco il mio dolce Signore che continuamente di se stesso mi nutre, ma come somaro pigro, sonnolente, e tardo ad obbedirgli, sempre aspetto le percosse. Anzi invece di servirlo come a vero Signor mio, mi lascio legare con le funi dei peccati dai  miei nemici, e caricare bene le spalle con pesi gravosi e abitudini invecchiate dai vizi . Ma, o bontà del mio Signore, e Dio, quando meritavo, che pigliasse il bastone e con quello  mi castigasse, egli [invece] pensa a liberarmi dalle mani dei nemici e manda, non solo Angeli , ma Sacerdoti, i quali  con le ispirazioni  quelli, e questi con le parole di salvezza  e con la loro potestà, mi sciolgono, conducendomi alla sua presenza . Benedetto sei tu dolcissimo Signor mio, eccomi qua oggi  come un somaro davanti a te e tu mi hai chiamato . Sento gran fame, perché il mondo non mi ha saziato, ma sfinito , guidami  tu, saziami tu! Non desidero  altro cibo che te!

Il Signore ne ha bisogno. Senti, Anima mia, il Signore  dice che si vuol servire di te. Che grazia, e che favore avresti stimato che fosse, se quando viveva tra gli uomini ti avesse detto che si vuole servire di te? Ovvero , se quando era tenero fanciullo  avesse voluto che tu lo portassi tra  le braccia? O grazia da non potersi spiegare con le parole!

I discepoli misero i loro mantelli. Vedi [la] semplicità [ed il] riverente affetto di quei discepoli e della turba. Sommo onore  fecero al Signore . In primo luogo  posero parte dei loro vestiti  sull’asina e parte per terra, dove passava; poi spargevano  rami d’olivo e di palme. Infine , cantavano dicendo: salvaci, salvaci Signore . E tu impara che se vuoi ricevere con onore lo stesso Signore  prima devi  cantare, cioè devotamente pregare , poi avere l’olio, cioè la pace con il tuo prossimo, e stendere le vesti in terra cioè mortificare le tue passioni e i sentimenti  in modo da donare tutta te stessa al Signore tuo  Anima mia e pregalo che voglia con la virtù e presenza sua sacramentale, tenere frenati   i tuoi sensi. In effetti , egli oggi  ti fa intendere  per [mezzo] del santo profeta che gli sei sottomessa  con dire: Ecco il tuo Re viene .

Ed egli vi si pose a sedere . O felice asinella, o audace  animale, a cui fu concesso  sentir il soave peso di quel Signore che siede sopra i Cherubini, ma assai maggior grazia è ben stata la tua, Anima mia! Poiché [il Signore] ti ha concesso  di venire [in te] e di prendere corpo in te . Pregalo ora! Che si degni [di] sedere, cioè di prendere dimora in te , come in altro luogo promise  a chi l’amava. Principalmente perché arrivano  i giorni più santi di tutto l’anno, i quali richiedono  maggiore attenzione e devozione.

La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva . Vedi quanta gioia  e devozione era in quella buona gente. Tutti, tanto quelli ch’erano innanzi, come quelli che seguivano il Signore , s’accordavano per  cantare le medesime  lodi di lui. E tu comprendi che non solo questi fedeli,  ma quelli prima  dell’incarnazione del Signore, come di seguito  unitamente hanno creduto e cantato la stessa cosa . Tuttavia, non di meno dopo l’essersi comunicato  , [è necessario] che si debba custodire innanzi  il fervore dello spirito, ringraziando  il Signore. Unisciti  dunque tu con questi.

Osanna benedetto colui che viene  . O quanto  è instabile la volontà dell’uomo; quanto poco si debba  l’uomo fidare di se stesso. Hanno buona intenzione costoro nel dire  le lodi del Signore, ma non passerà molto  che cambiando  il vento, si sentiranno gridare non Osanna , ma via, via! ; non benedetto , ma crocifiggilo ; stimando più l’assassino Barabba che la persona di Gesù . Ed al posto  di allegri rami d’olivo e di palma gli portano in capo acute spine e sulle spalle il pesante  legno della croce. Non stenderanno i loro vestiti  dove passerà, ma lo spoglieranno dei suoi. Ha! Non essere  tu anima mia così incostante e ingannevole   poiché ora in questo tempo di devozione, Comunione e penitenza, sottomettiti a Cristo  e onora il tuo Signore. Poi, giungendo  l’occasione della prova, volgi le spalle e grida  insieme al mondo: via, via!  Pregalo che ti conceda  stabilità e fortezza nel servirlo ; così come lui né per lode , ne per offese  indugiò  di dare la vita per te. Altrimenti potrebbe dirti quelle parole : E tu che eri mio amico alla mia mensa?
Venerdì, 04 Aprile 2014 14:35

V Domenica di Quaresima

289Ven. P. Cesare Franciotti, Pratiche, v59-r60
Gv 11,1-45

Lazzaro il nostro amico dorme.  Vergognati, anima mia, poiché il Signore reputandoti sua familiare ed amica, per essere venuto più volte nella tua casa, oggi ti debba trovare stanca, tiepida, addormentata, e come morta nello spirito e nella devozione. Meravigliati come sia possibile che, avendo per amico un sì grande Signore e attraverso i suoi aiuti, tu ti sia lasciata vincere dalla pigrizia. Temi, temi, che le Comunioni passate ti abbiano, per tua negligenza portato poco giovamento! Riconosci la bontà del Signore, che ancora ti chiama amica e si accontenti di venirti a destare dal sonno.

Marta dunque come udì che veniva Gesù. Osserva che prima andò Marta e poi Maria non solo perché era maggiore di età, ma perché tu intendessi che chi vuole ottenere la dolcezza della vita contemplativa, gustando del Signore nel Santissimo sacramento bisogna che prima si eserciti molto bene nell’agire con il prossimo, vincendo le proprie passioni, sopportando i suoi difetti e non dando occasioni di scandalo, rallegrandosi del bene altrui e soccorrendolo nelle sue necessità temporali e spirituali. Infine,impara che nelle tue fatiche ed amarezze non devi far altra scelta che ricorrere al Signore e riceverlo umilmente in casa tua.

Dove lo avete posto? Rifletti anima mia come il Signore entrato subito in te, domandi all’intelletto ed alla volontà, le quali sono due potenze dell’anima, come due sorelle; che cosa hanno fatto del cuore e dove lo hanno posto. Tu allora confusa, mentre vedi che si trova nel fetido sepolcro della tiepidità, legato con abiti invecchiati, risponderai con obbligo: Signore vieni e vedi. Egli vedendolo coperto con una pietra per la durezza del cuore si meraviglia nel dire: Come [mai] ancora non hanno potuto spezzare questa dura pietra tanti benefici e tante grazie?

Gesù scoppiò in pianto. Dunque, anima mia, mentre il Signore è entrato nel tuo cuore e stato tale e tanto il fetore sentito, che le ha causato disgusto e provocato il pianto. Ahimè, comprendi da questo che la tua tiepidità per essersi tanto assuefatta ha bisogno, per colpa tua, d’altro che di una semplice e sola Comunione (benché in sé sarebbe sufficiente per togliere ogni vizio invecchiat. [Per questo sono necessari] sospiri, lacrime e preghiere; vincere se stesso. Queste cose cooperando con la Santissima Comunione, come principale aiuto e rimedio, gioveranno non poco alla tua spirituale resurrezione.

Lazzaro vieni fuori Una sola voce fu necessaria per far tornare vivo un corpo fetido. E tu non sorgerai [ascoltando] le parole del tuo Signore, essendo nutrita spesso della sua preziosissima carne e [e del suo] sangue? Sorgi, sorgi, anima mia, ma avverti che Lazzaro sorgendo era legato con bende. Perché tu intenda che sebbene le parole del Signore ed i suoi Sacramenti ti faranno uscire fuori dal sepolcro dei peccati attuali e delle loro occasioni, ad ogni modo, per la tua debole contrizione, ti resteranno i comportamenti e ti circonderanno come tante funi le vecchie consuetudini. Di conseguenza avrai bisogno di continua diligenza e vigilanza.
 
Venerdì, 28 Marzo 2014 15:13

IV Domenica di Quaresima

288
Ven. P. Cesare Franciotti, Pratiche, 58v-59r

Gv 9, 1-41

Chi ha peccato lui o i suoi genitori. Da dove provengono o anima mia tante cattive inclinazioni in te? Ogni giorno ricevi nuovi medicinali per estirpare i tuoi vizi: Preghiere, confessioni, comunioni, e come se non assumessi nessuna di queste cose. Sempre si scoprono in te nuove radici, quando sei ambizioso, quando sei impaziente, quando sei avaro: Chi ha peccato? Chi è causa di così grande miseria? Non dare la colpa ai tuoi parenti, ai tuoi amici, alla tua costituzione fisica, al Demonio, né ad altro. Tu, tu, anima cieca dalla nascita, sei causa di tutti i tuoi mali. Disorientati pure in parte e riconosciti bisognosa di Dio, ma dall’altra parte, se vorrai cominciare veramente ad avvalerti del supremo rimedio, che ti ha ordinato il tuo celeste medico, avrai opportunità come il cieco nato di far conoscere la grandezza della gloria di Dio, il quale illumina le anime cieche.

Poi viene la notte quando nessuno può agire. Infelice! Se lascerai passare l’occasione di ricevere la vera luce e se per colpa tua si estinguerà quel buon desiderio che ti offrì il Signore, quando passandoti davanti:  vide un uomo cieco, cioè quando tra tante e tante anime che vanno errando, parte nell’infedeltà e parte nei vizi e peccati, elesse te con molti altri a servirlo e ad osservare la legge santa. Non sarà mai passeggero in tanto pericolo, e spaventato quando sopraggiungerà la notte e smarrirà la via come farai tu, se per tua colpa si estingue in te una luce così preziosa e importane. 

Quell’uomo chiamato Gesù. Questa sia la risposta anima mia quando ti meraviglierai di te stessa, nel vedere come vivi e come agisci, essendo stata così cieca senza conoscere Dio, adesso muti desiderio e volontà. Rispondi dunque che colui che si chiama Gesù ti ha fatto misericordia e che egli è causa del tuo desiderio di amarlo e di riceverlo spesso. Quando ancora il mondo o i sensi, o il Demonio ti molesteranno affermando: Come sarà possibile che tu perseveri tra tante cattive occasioni? Rispondi con audacia, che quel Signore che si chiama Gesù, ha dato inizio al bene che è in te e alla tua buona volontà e ti darà opportunità di seguirlo sino alla fine in modo completo e perfetto. E quando altro non sai dire, rispondi con il cieco: Una cosa so, prima ero cieco adesso ci vedo!

Gesù seppe che lo avevano cacciato fuori. Beata te (o anima!) se il mondo ti scaccerà, perché all’ora certamente il Signore pone il suo sguardo su di te con gran desiderio. Egli osserva come combatti animosamente, come ti avvali della santa eucaristia, come adoperi quella luce nuova che lui ti ha concesso. Ed infine, così come abbracciò il cieco dopo il combattimento, così abbraccerà te; e quanto più sarà stata aspra la battaglia, tanto più grande sarà la corona ed il premio.
Sabato, 22 Marzo 2014 18:58

III Domenica di Quaresima

287
Ven. P. Cesare Franciotti, Pratiche, 55v-56v


Gv 4

Affaticato dal Viaggio. Essendo molto stanco a causa del viaggio il Signore non volle altro riposo che sedersi un po’ al fresco di quel fonte: Sedeva presso il pozzo. Aspettando quella povera anima della Samaritana. Ma tu anima mia, rifletti che, l’Altare è quel fonte, e che il tuo Signore è qui giunto; non certamente con fatica,sudore o stanchezza che egli abbia ora sostenuto, ma che così bene sostenne per lasciarti questa ricca eredità del Santissimo Sacramento e della gloria . Pensa, inoltre, che in questa sacra ostia, posto a sedere, cioè glorioso nella sua maestà, seppur velato ai tuoi occhi egli ti sta aspettando.. Ora considera come ti prepari con diligenza per giungere a questa fonte d’acqua viva e come raccogli la mente ed i sentimenti.

Giunge una donna samaritana. Non ti lasciare vincere anima mia, da questa donna , porta anche tu un vaso grande , cioè un ardente desiderio di portare con te molte sorgenti di grazie per dare gusto alle tue azioni. Tanto più che il tuo Signore ha cosi gran desiderio della tua salvezza che lo fa inchinare a domandare da bere prima a te, chiedendoti il cuore: Donna dammi da bere. Dimmi ti prego se il Signore ti comparisse in casa tutto sudato, e stanco e ti chiedesse un poco poco d’acqua, con quanta prontezza a lui diresti: Come acqua mio Signore  il mio sangue, le viscere, il cuore, l’anima e quanto di me possiedo e desidero ti offro! Ora ricerca in te questa prontezza mentre egli afferma; Donna dammi da bere.

Donna se tu conoscessi il dono di Dio. A te il Signore si dirige e vuol dite: Ah se tu sapessi e penetrassi la grazia che ti viene fatta quando sei chiamato a questa sacra Mensa degli Angeli. E se tu conoscessi la Maestà di quel Signore che lì si nasconde. Ha se tu gustassi la dolcezza di quell’acqua che innalza alla vita eterna, che estingue ogni vana passione e da la vera vita. Quanto con prontezza e ardore mi diresti con la Samaritana: Signore dammi quest’acqua.

Sono io che ti parlo. Non si era ancora manifestato come il vero Messia il Signore con la Samaritana , ma l’aveva accesa di desiderio e condotta a tale disposizione che con l’avvento del Messia ella desiderava cambiare vita. Dunque si rivela a lei con dire: Io sono. Pensa che stupore, e che gioia sentì la donna. Credo che le si gettò ai piedi e come un’altra Maddalena con molte lacrime li bagnò. O anima mia, se tu sei quella e che fino ad ora sei stata affezionata ai cinque sensi ed ai conosciuto il tuo errore  e fatto proposito di correggerti, ma avresti voluto sentire forza e la mano del Signore davanti a te: Eccola presente! Sono io che ti parlo, come a dire non indugiare più a correggerti sono pronto ad aiutarti. Io sono la fonte dell’acqua, io porto nelle mani quanto desideri; gettati tu ai piedi e fa quello che fece la Samaritana cioè:

Lasciò la sua anfora. O meravigliosa commozione in una donna non proprio abituata alle cose spirituali, subito mette mano ad eseguire il buon volere. Questo fa vergogna a coloro che dichiarano di vivere spiritualmente così, ma poi con gran fatica abbandonano dalle loro mani l’anfora dell’amor proprio e la fune della loro volontà. Tu anima mia, confusa ed incitata da così grand’esempio, sappi che il frutto della santissima Comunione è lasciar subito ogni cattiva volontà , ogni peccato, ogni occasione di male e con tutto il cuore temere ed amare il Signore nella verità e sincerità dell’intimo. Questo significa abbandonare l’anfora, questo è adorare  il Signore in spirito e verità. In tal modo si fa conoscere la verità di quella parola: Chi berrà di quest’acqua non avrà più sete in eterno.

 
Sabato, 15 Marzo 2014 15:35

II Domenica di Quaresima

286
Ven. Cesare Franciotti, Pratiche, 49v-50v

Sei giorni dopo
. Non subito il Signore promise di mostrare la sua gloria agli Apostoli, né la mostrò. Ma rimase sei giorni affinché con maggior desiderio, aspettassero quell’ora, e con gran gusto videro quello che videro. Ma da questo concludi tu. Se fu solo per vedere un assaggio della sua gloria che fossero con molto desiderio preparati, o perché quale ardente aspirazione egli avrebbe cercato da te per ricevere la sua santa persona come oggi desideri?


E fu trasfigurato. E’ vero che dunque volle trasfigurarsi per dare un piccolo saggio della gloria futura e del suo infinito e immenso amore. Tuttavia, egli, essendo glorioso in cielo, ha voluto trasfigurarsi come ora nasconde la sua maestà sotto le specie del pane. E qui dunque anima mia, quel Signore d’infinita bellezza, il cui volto (dice l’Evangelista) splendeva come il sole; non che più bella non fosse, ma perché non vi è cosa alla quale più potesse assomigliare la sua bellezza.

Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni. Questi solamente elesse come migliori e più cari di tutti. Meravigliati tu, come oggi, tra tanti che sono di maggiore bontà e di minori peccati, abbia voluto far grazia a te, chiamandoti alla santissima Eucaristia e rimani sbalordito dovendo comparire davanti a tanta grande bellezza, davanti alla quale sostano migliaia di spiriti angelici purissimi- Pur essendo tu nella bruttezza della coscienza, e  con la veste sporca dai cattivi costumi, considera che egli oggi ti ha chiamato. Infatti, come condusse gli Apostoli con sé, in un luogo appartato, lontano dalle conversazioni degli uomini, così tu devi raccogliere nel silenzio il tuo spirito per essere degno di ricevere la divina consolazione. E se per questo tu fatichi, ricordati, che anch’essi salirono il monte.

Questi è il mio figlio. Ora che nel tuo cuore anima mia, quasi come sul Tabor se ne sta il tuo Signore, meravigliato davanti a così luminosa maestà, domandati: Chi mai sarebbe costui che con sì gran luce è apparso dentro di me? Che bellezza è questa più che umana e più che angelica, a cui cede lo stesso sole? Pensa che l’Eterno Padre, per incitarti ad amare il suo carissimo figlio dice: E chi credi tu che sia se non il mio unigenito figlio tanto amato da me, del quale solo per la sua bontà mi compiaccio? Amalo tu ancora con tutto il cuore, ascolta le sue parole; poiché ti gioverebbe poco frequentare il monte Tabor, cioè la sacra Mensa, se non obbedisci alla sua legge, e alle voci che ti suscita nel cuore. Sia benedetto e glorificato un figlio tale!

Conversavano con lui. Parlava il Signore con Mosè ed Elia della sua passione, temperando quella gran consolazione con il pensiero dei vicini tormenti. E tu apprendi che ricevendo l’Eucarestia e godendo delle spirituali consolazioni, devi ricordarti della sua passione e prepararti sempre a qualche nuova battaglia che per servizio di Dio dovesse sopraggiungere.

Signore è bello per noi essere qui. S’ingannava Pietro nel dire questo, ma non sbaglierai tu affermandolo. Poiché non ci può essere in questa vita più felice condizione, che vivere sempre uniti con il suo Signore. Nel tuo cuore, nel tuo cuore Anima mia! Facciamo tre tende, una nell’intelletto pensando spesso alla sua bontà; l’altra nella memoria ricordandoti dei suoi benefici ed in particolare quando così spesso viene in te in modo sacramentale; l’altra nell’affetto, dilettandoti in lui ed amandolo con ogni tuo potere.
Domenica, 09 Marzo 2014 07:39

I domenica di Quaresima

285
Da un sermone sulla Passione (C.246)


Il ricordo della mia miseria e del mio vagare è come assenzio e veleno” (Lam 3,19). Lo disse Cristo con la voce del profeta Geremia affinché ci ricordassimo dei suoi dolori e della sua passione.

La passione di Cristo è proposta come un libro nel quale leggiamo ed apprendiamo ogni virtù, come rimedio in ogni nostra tentazione e come uno specchio per conoscere le nostre imperfezioni. Si dice che questo libro è quello che vide san Giovanni nell’Apocalisse segnato con sette sigilli (Cf. Ap 5).

In esso si leggono tutti gli attributi di Dio e tutte le nostre miserie. E si dice anche che era scritto all’interno e all’esterno. Il profeta dice che nel libro trova rimedio, perché fu figurato nel serpente di bronzo e come in uno specchio nel quale è possibile vedere le virtù di Cristo e riconoscere in noi i vizi contrari.
Sabato, 01 Marzo 2014 10:18

VIII domenica del tempo ordinario

284Dal Sermone sulla nobiltà dell’anima (C.148v.) 

Oh grandezza dell’anima! Oh nobiltà dell’anima così simile al suo Creatore ed una con Lui! Immortale, invisibile, infinita, eterna, impassibile. Possiede volontà, intelletto, libertà, con il suo Creatore. Come non è possibile tenerne conto? […].

Ciò che il Signore ha realizzato nell’universo è visibile nel piccolo mondo dell’anima. Il Signore da l’esistenza al mondo. L’anima permette al corpo di esistere . Dio fa germogliare l’erba dei prati e da l’istinto agli animali. L’anima vivifica il corpo e lo fa esprimere attraverso i sentimenti. Come Dio diede la bellezza ad ogni creatura, così l’anima contiene la bellezza del corpo, onde separato da lei diventa deforme e spregevole. 

[…] Come Dio è artefice della natura così l’uomo è artefice della bellezza. […] E’ nobile quest’anima perché è trono di Dio, perché è tempio di Dio, perché Dio vi siede ed è sua sposa, delizia divina. Il valore di una realtà si conosce dal suo prezzo per la quale si compra. Ma quale fu il prezzo con il quale fu comprata l’anima? Guarda a Cristo crocifisso! O Signor mio lo sa bene il tuo corpo insanguinato, le tue membra. Per quest’anima Signore mio, prendesti la nostra carne, per questo nascesti. E i santi hanno conosciuto il valore e l’importanza dell’anima comprata a caro prezzo. 
 
Sabato, 22 Febbraio 2014 23:29

VII domenica del tempo ordinario

283Dal sermone sul paralitico (C. 453)

Quei quattro che portavano il paralitico rappresentano le quattro virtù che uno deve possedere per essere risanato dal peccato.

Poiché colui che non si confesserà bene non ha prudenza nel prendere in esame la sua coscienza. E non gli gioverà a nulla se non aggiungerà la fortezza, cioè il dispiacere di aver offeso Dio e non si proporrà di voler resistere ai vizi e alle contrarietà che gli possono accadere. E similmente la temperanza, l’abbandono di ciò che è superfluo, vano, le cattive pratiche, insomma non giungere agli estremi.

Così la prudenza, sarà nell’intelletto, la giustizia nella volontà, la fortezza nella parte irascibile e la temperanza dove risiedono le passioni; non volendo ne desiderando se non ciò che è di bisogno.

 
Sabato, 15 Febbraio 2014 07:32

VI domenica del tempo ordinario

282
Da un sermone per la XIII domenica dopo Pentecoste (C. 351)


Lungo il cammino verso Gerusalemme Gesù attraversava la Samaria e la Galilea (Lc 17,11). Un vangelo di grazia e di salvezza quello che oggi ascoltiamo. Consideriamolo con diligenza e poi eseguiamolo con prontezza. Gesù passa, facendo del bene a tutti (Cf. At 10,38), come fa il sole che sempre concede benessere. Così anche noi in ogni tempo, in ogni luogo ed occasione, siamo chiamati a compiere il bene. […]

Occorre prendere sempre l’occasione come accadde a quei lebbrosi che prima dell’ingresso di Cristo in Samaria cominciarono a gridare. Come se volessero supplicare uno che sta per passare solo per tale circostanza. Anche noi accogliamo le opportunità che ci vengono offerte durante la nostra vita, quando soprattutto ascoltiamo la Parola del Signore perché entra lo sposo e la porta sarà chiusa (Cf. Mt 25,10) [...]. I lebbrosi erano lontani e separati per non infettare gli altri […]. In effetti, gli uomini si guardano da varie situazioni che possano contaminare la loro vita dal male come per esempio la peste o altre malattie; perché non si guardano con accuratezza di evitare i peccati? Sono attenti a non infettare gli altri, ma nel vizio fanno tutto il contrario. […]

I lebbrosi gridano. La preghiera è fonte della salvezza perché prima ci si salva e dopo viene il conforto. Che nessuno preghi soltanto per sé, ma per gli altri. […] Così nelle nostre necessità non conviene guardare agli interessi propri, ma a ciò che ci accomuna.
Sabato, 08 Febbraio 2014 22:57

V Domenica del tempo Ordinario

281
Dal commento a Giobbe (Fasc. 9. C. 54)


Cos’è questa milizia di cui parla Giobbe? Mentre la milizia terrena è a servizio del governo corporale, l’altra è necessaria per il governo spirituale. Nell’una si esibiscono le armi umane nell’altra quelle spirituali.  Con l’una si combattono i nemici, con questa le potenze del male, ricevendo rispettivamente una corona corruttibile per l’una, mentre incorruttibile per l’altra. Poiché come afferma l’apostolo Paolo: “Siamo diventati spettacolo al mondo” (1Cor 4,9).

Quanto è attuale la lettura odierna! La vita dell’uomo è un duro servizio sulla terra (Gb 7,1) anzi un combattimento. Nella milizia umana vi sono ordini, obbedienze si tengono a posto le armi, si ascoltano le sentinelle, si aspira alla vittoria, si combatte aspramente, si sopportano le sofferenze, si dorme male, si mangia senza mormorare, si è mercenari, si da tutto al capo, si pone attenzione al nemico, non si fugge, si è uniti, si mette a disposizione la vita, insomma si vive con accortezza! Siamo a conoscenza della vita militare!

Nella vita spirituale il buon soldato segue il suo capitano che è Cristo Gesù, come egli stesso afferma nel Vangelo: “le mie pecore mi seguono e mi ascoltano” (Cf Gv 10). Se nella vita militare si ha conoscenza delle armi terrene, nella vita spirituale ciò che importa è stare nella conoscenza di Cristo.
 
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