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Sabato, 17 Dicembre 2011 14:15

IV Domenica di Avvento

187Da un Sermone sull’Avvento (C.492)

Quanto più si avvicina il Natale, tanto più la Chiesa rinnova il motivo di preparare la via al Signore. Sette misteriose antifone, una per ogni giorno ci uniscono a vespro. La prima è fondamento delle altre.

Carissimi invochiamo dunque l’eterna sapienza che venga ad insegnare a noi poveri ed ignoranti la via della prudenza. O sapienza che esci dalla bocca dell’Altissimo e che tutto disponi con soavità e sapienza vieni ed insegnaci la via della prudenza.

In queste parole si rivela la nobiltà del maestro che è la sapienza dell’eterno Padre, il Verbo eterno, il Figlio di Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose (Cf. Gv 1,3). In lui sono tutti i tesori della scienza di Dio (Col 2,3) colui che si estende sino ai confini della terra (Sap 8,1) donando a tutti l’esistenza e la perfezione ad ogni cosa da quelle più piccole a quelle più grandi.

Egli tutto sostiene con la potenza della sua Parola (Eb 1,3) senza violentarne alcuna, ma ogni cosa governa con bontà (Sap 8,1) muovendole secondo la propria natura[…]. Quale dottrina ci deve insegnare il gran maestro? La via della prudenza, cioè il modo, la regola e la forma della vita prudente. E per comprenderla ricordiamo che esistono tre specie di prudenza. La prima proveniente dalla carne fatta di trame inganni e malizie. La seconda ancora imperfetta, condotta da coloro che per la pace, posseggono una sorta di diffidenza. La terza è perfetta perché propria di coloro che non vivono nel peccato. Annoverata da Paolo tra i frutti spirituali, è chiamata discernimento.  Indicata tra le virtù cardinali le quali, non possono sussistere senza la grazia. Ora è proprio tale prudenza che la Chiesa invoca in questa antifona.
Sabato, 10 Dicembre 2011 10:50

III Domenica di Avvento

186III Domenica di Avvento

Il Signore tuo Dio esulterà per te con grida di gioia (Sof 3,17

Da un Sermone sul vero tesoro (C.184)

L’altezza e la profondità delle divine perfezioni che vengono comunicate da Dio alla creatura razionale, sono tali e tante che non solo il linguaggio umano non basta ad esprimerle, ma neppurre l’intelletto degli angeli può comprenderle; poiché sono tanti i tesori, le gioie e le preziosità con le quali Dio adorna l’anima cristiana, che gli stessi angeli rimangono stupiti e  attoniti, perchè pietre preziose sono la bontà divina, la misericordia e l’onnipotenza. Tutto questo infatti, l’Altissimo si degna nella sua suprema ed ed infinita bontà comunicare alla diletta e fedele anima cristiana.

Eppure, vi sono molte gioie che non conviene accogliere e neanche guardare, poiché non garberebbero alla nostra salvezza, anzi al contrario provocherebbero la nostra dannazione. Ora, per la debolezza della nostra ragione, avremmo cercato invano la gioia, se Dio, per la sua bontà, non ci avesse mandato un gioielliere ben esperto, cioè Cristo nostro, il quale ci ha fatto conoscere e ci ha insegnato a distinguere la gioia dalla tristezza.

Triste fu la gioia di Satana e dei Progenitori quando cercarono di farsi simili a Dio. Ma fu necessaria la venuta di Cristo che oggi per mezzo del suo Vangelo ci propone la vera gioia e ciò che vale. Beato colui il quale  saprà attingere  e rivestirsi di questa gioia, perché il Signore lo renderà figli di Dio, erede del cielo, amico degli spiriti celesti. Per questo ci dice: siate misericordiosi! (Lc 6,31)
Sabato, 03 Dicembre 2011 22:57

II Domenica di Avvento


md185Popolo di Sion, il Signore verrà a salvare i popoli e farà sentire la sua voce potente per la gioia del vostro cuore
. (cf. Is 30,19.30)  

Da un Sermone sul Battista (C. 394)  


San Giovanni Battista la sua condizione è di stirpe regale. Alla sua nascita si prega in festa, si scioglie la lingua dei muti, è chiamato con il nome Giovanni. Piccolo fugge il mondo, lascia la delicatezza delle vesti, abbandona il padre e la madre, lascia la dignità, i cibi prelibati, lascia la compagnia della città, va a fare penitenza da giovane, abbraccia la solitudine, vive in austerità, fugge le occasioni i vizi e i peccati.

Predica ai peccatori. Va incontro al Signore gridando che si raddrizzino le vie. Si reputa indegno di toccare il Signore. Invia a lui i suoi discepoli riconoscendolo più grannde nella dignità. Rimprovera Erode, è messo in prigione, decapitato gode il cielo!

Come afferma il grande Padre Agostino nei suoi scritti, ogni essere opera secondo la propria natura. Per questo afferma che Dio opera nei cuori degli uomini per orientare le loro volontà in quelle cose che essi vorranno: sia verso il bene, grazie alla sua misericordia, sia verso il male per loro scelta.
Lunedì, 28 Novembre 2011 09:32

I domenica di avvento


md184 Dal Sermone sul Salmo 33 (C. 254)  

“A te Signore elevo l’anima mia
” (Sal 25,1)


 

Gli occhi del Signore sui giusti (Sal 33,15). Questa provvidenza è così grande che se appunto Dio li ritira da noi cadremmo a terra come dei bambini che non sanno camminare. Essi sono ritti, quando sono custoditi dalla madre, ma una volta che questa li lascia andare da soli si precipitano, e così Dio nei nostri confronti.

Accade anche che colui il quale vuole far rappresentare la sua immagine in uno specchio, questo sguardo ci fa stare rivolti a Dio.

Così come quando uno vuole vedere la sua immagine, occorre che guardi nello specchio. In effetti, noi non possiamo guardarci da soli, solamente in Dio possiamo ammirare la nostra immagine.

Pertanto occorre accettare che fra la nostra visione e quella di Dio c’è molta differenza. Da parte nostra siamo portati a vedere bassezze o varie cose per conoscenza. La visione di Dio è produttrice di bene, e questo lo potrai notare nelle parole pronunziate dalla Vergine Maria: Egli ha guardato l’umiltà della sua serva (Cf Lc 1,48), alle quali fanno eco quelle del salmista: Egli che guarda la terra e la fa sussultare (Sal 103,32).

Lunedì, 28 Novembre 2011 09:27

Solennità di Cristo re dell’universo


md183Dal Sermone sulla parabola del granello di senape (C.397)  

“Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli” (Mt 25,32)


 
Per mostrare la regalità di Cristo la grandezza di questa parabola dice per ben due volte a cosa rassomiglierò il Regno dei cieli? (Cf Mc 4,30)

[…] In molte maniere il Regno dei cieli viene indicato da Gesù. In esso è possibile scorgere il Paradiso. Così afferma il ladrone sulla croce, “ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” (Lc 23,42). Il Regno è innanzitutto il Cristo Santo, il “il re dei regnanti il signore dei signori” (1Tm 6,15). La Chiesa santa che è comunione con il Sangue di Cristo (1 Cor 10,16). Questi si manifesta per mezzo della divina Scrittura, per la grazia e la croce con le quali si giunge alla fede, per l’anima pervasa dalla grazia, sede della sapienza e regina del cielo fra i regni. […]

Come il piccolo granello di senape,

Cristo è piccolo verbo. Egli si chinò su di noi, spogliò se stesso, fu annunziato dai piccoli, tra disprezzo e persecuzioni.[…]. Con la sua piccolezza e grandezza è contemplato in tutti i troni del mondo fondati sopra la terra.

Lunedì, 28 Novembre 2011 09:24

XXXIII domenica del Tempo Ordinario


md182Dal Sermone sulla mansuetudine (C. 299)  

“E volle regolare i conti con loro” (Mt 25,19)
  

 

Proprio perché la mansuetudine ci è indispensabile, ho pensato di ragionare sopra di essa, persuadendomi che tutti ne abbiamo non solo bisogno, ma necessità. Due in fondo, sono le sorti della mansuetudine: una vera, l’altra falsa, una simulata, l’altra sincera […]. Dell’autentica e sincera mansuetudine pochi possono onorarsi. E la ragione è data dal fatto che, occore lottare con se stessi e pochi sono coloro che in questo modo vogliono agire con se stessi e quindi pochi sono i veri mansueti.

 

E affiché, scaturisca in noi il desiderio di ottenere la mansuetudine dalla grazia divina, occorre riflettere sui mirabili effetti che questa opera nelle nostre anime. Innanzitutto ci rende ben disposti verso Dio; conserva la nostra anima; ci permette di gustare la pace nel nostro cuore; agisce per il buon frutto della correzione fraterna. Per mezzo suo, le nostre preghiere sono gradite a Dio, il quale ci salverà nell’ultimo giudizio. Inoltre, la mansuetudine rende gli uomini amabili; permette di ottenere la divina grazia. A coloro che sono mansueti Dio rivela le sue vie e visita l’intimità del loro cuore. Per mezzo di lei siamo fatti imitatori di Cristo e ci è aperta la via della salvezza, il modo di ricevere frutto dalla Parola di Dio che si manifesta. La mansuetudine ci rende simili a Dio il quale ogni cosa con tranquillità governa e giudica. Per mezzo di lei Cristo abita nelle nostre menti e ci fa beati. Questa virtù ci permette di dominare il nostro corpo, l’anima e il cielo.

 

Oh virtù santa ed eccelsa! Chi non si prodigherà ad amarti? […]. Per mezzo della mansuetudine ci prepareremo alla presenza dello Spirito Santo e per mezzo di lei, lo Spirito verrà a noi e riposerà su di noi (Cf. Nm 11,26).

Domenica, 09 Novembre 2014 00:00

XXXII domenica del Tempo Ordinario


md181Da un Sermone sulla parabola delle dieci Vergini (C. 478)  

“Vegliate perché non sapete né il giorno né l’ora” (Mt 25,13)
  

 

Non definiremmo noi stolto quel contadino che possedendo un campo pieno di pietre e spine non si mettesse a riordinarlo, ma dirà di farlo a suo tempo? Non sarà giudicato altrettanto insensato colui che, avendo inimicizia mortale con il suo avversario e avendo la possibilità di pacificarsi, dicesse che occorre attendere la debolezza dell’avversario a causa della mancanza di armi e che il nemico ha più forza in sé.

Sarebbe da stimare imprudente colui che dovendo cavare un chiodo dal duro legno, lo rimandasse all’indietro pensando in questo modo di poterlo rimuovere. Infine, sarebbe demenziale che il servo si privasse del favore dei suoi padroni a rischio della propria vita. Così, o anime devote, presumere di se stessi e sprecare davanti a Dio il dono della penitenza. […]
Martedì, 08 Novembre 2011 10:03

XXXI domenica del Tempo Ordinario

Dal Sermone beati gli occhi che vedono (C. 347)   Meditazione-ok

“Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini” (Mt 23,5)

 

[…] Aprici gli occhi Signore e compi in noi quanto fece Eliseo per quei soldati accecati (Cf 2 Re 6). Infatti, per guarire la cecità è necessaria la medicina amara, avere intimo pentimento, confessare i propri peccati, sottomettersi, avere avanti agli occhi l’amarezza della morte e del giudizio.
Cominciamo ora ad essere beati cosicché possiamo accogliere questa beatitudine nel futuro. Ora, alcuni, tale felicità la posero nei piaceri, altri nelle virtù dell’anima, altri, come noi cristiani, nella conoscenza e visione di Dio. E questa avviene in due modi: nella speranza e nella realtà. Una termina, l’altra si compie, una si ottiene per grazia, l’altra avviene per mezzo della gloria.
Della speranza Gesù dice che questa è la vita eterna (Gv 17,3) e che nella tua luce vedremo la luce (Sal 35,10). Della realtà il Vangelo ci dice: “Beati i vostri occhi perché vedono” (Lc 10,23). Ma cosa vedono? Vedono il Verbo eterno, il Salvatore venuto nel mondo, l’atteso, il diletto. Da ciò che vedono deriva tutto il loro bene, la loro felicità e consolazione.

Sabato, 22 Ottobre 2011 17:07

XXX Domenica del tempo ordinario





md180Dal Sermone sulla grandezza e piccolezza di Cristo (C. 249 v.)  


“Amerai il Signore tuo Dio” (Mt 22,37)  

 

Vedi quanto è grande tanto che i cieli e la terra non possono contenerlo […]

Vedi la grandezza che ha fatto tutte le cose belle e ricche, vedi la piccolezza che ha bisogno di vestire poveri panni. Vedi la grandezza che regge l’universo, la piccolezza che è retta dalle braccia di una Vergine. Vedi la grandezza che pasce e nutre l’anima, vedi la piccolezza che è nutrita dal seno della Vergine. Vedi la grandezza che con la sua sapienza genera tutte le cose, ma la piccolezza è generata da una volontà. La grandezza non dorme mai (Cf. Sal 120,4). la piccolezza dorme nella povertà.

Sabato, 28 Gennaio 2012 13:09

IV domenica del tempo ordinario

193Sermone di quadragesima C. 449

 

 

Che l’uomo sia dominato del peccato si vede in verità oggi nel ritratto dell’indemoniato evangelico. Questo, fratelli, altro non ci segnala che l’uomo peccatore diventa tempio, abitazione, servo, anzi schiavo del demonio.

 

O cristiano acconsentire  al peccato significa far entrare satana nella tua vita. E questo è visibile nell’episodio di Giuda Iscariota dove appunto si dice che Satana entrò in Giuda (Cf. Lc 22,3). 

 

Se però uno detesta che il demonio entri nella sua vita pur nella sua miseria compia ogni cosa per fuggire da questa divisione. […]. E se questo è vero, perché non fuggi allora, sapendo che satana può avere su di te autorità? Egli, infatti, può possedere il corpo, ma non l’anima. 
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