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Domenica, 11 Marzo 2012 06:43

III domenica di quaresima

199Dal sermone sulla guarigione dal peccato (C. 219)

 

La miglior novità ed il maggior conforto che si possono dare ad un infermo gravemente ammalato, è dirgli che il medico gli ha ordinato un rimedio che lo farà guarire. In questo modo fratelli, anche noi infermi nella nostra anima, come non possiamo ascoltare che Cristo medico ci offrirà il migliore rimedio per noi? Dunque è Cristo la buona notizia! In Lui Dio ci vuole risanare. […]

 

Ditemi, quale infermo è così ostinato da essere nemico del proprio bene. E che nel suo male, vedendo il medico e con lui la medicina per guarirlo, anche se dolorosa, il malato non diventerà nemico di se stesso sforzandosi di applicare il medicamento consigliato? Vedete anche noi siamo infermi incerti. Dio ha tra le mani la medicina per la nostra salute: la penitenza e i mali che meritiamo. Saremo così insensati da non voler prendere tale rimedio? Cristiani i nostri rimedi sono la penitenza, il digiuno, la preghiera, la devozione. Ora come il Vangelo ci ricorda che il funzionario del re ottenne la guarigione per suo figlio (Cf. Gv 4,49) da Cristo medico, come non presentarci anche noi presso tale medico con maggiore fede e non ottenere lo stesso? Su cristiani con il cuore umiliato buttiamoci davanti al medico Cristo e con me pregate!

 

O Signore discendi in mezzo a noi con la tua grazia, sanaci con i tuoi doni. Per le tue sante piaghe, per i chiodi, per le spine trafitte sul tuo santo capo, prendi noi, queste tue anime, perché tornati a Te ci farai liberi dal male e compagni nella tua gloria.

 

 

 
Sabato, 03 Marzo 2012 17:06

II domenica di quaresima

198Sulla Divina bellezza (C. 244)

 

Tutti desiderno l’umana bellezza e l’amano come ci ricorda la Sacra Scrittura. Alcuni furono da essa accecati perché possiede una grande forza. Per tale motivo alcuni santi passarono la loro vita senza guaradre in faccia nessuno.

 

Ora se le realtà umane muovono tanto l’uomo ad amarle, come non ci attirerà Dio che è somma bellezza? Ma per parlare della bellezza di Dio è come scorgere le gocce in mezzo la mare e sarebbe più facile perché della sua magnificenza è scritto: “è mia la bellezza dei campi” (Cf Sal 49,11).

 

In effetti questo campo di cui parla il salmista è l’universo.Cosiché difficilmente si può comprendere tale bellezza. Per questo è necessario ascendere dalle creature al Creatore essendo che queste sono, come affermano alcuni santi, vestigia della divinità.

 

Contempla dunque la bellezza degli Angeli e dei Santi. Ma tutte queste appartengono a Dio in grado più eminente, poiché egli è origine di tutta la bellezza.

 

Per questo riflettendo la nobiltà di Dio le creature devono muoverci e attrarci ad amarlo. Come molti per godere della bellezza affrontano tanti disagi, quanto più noi mossi dall’eterna bellezza di Dio?


 
Sabato, 25 Febbraio 2012 14:23

I domenica di Quaresima

197Da un sermone sulla Passione (C.246)

Il ricordo della mia miseria e del mio vagare è come assenzio e veleno” (Lam 3,19). Lo disse Cristo con la voce del profeta Geremia affinché ci ricordassimo dei suoi dolori e della sua passione.

La passione di Cristo è proposta come un libro nel quale leggiamo ed apprendiamo ogni virtù, come rimedio in ogni nostra tentazione e come uno specchio per conoscere le nostre imperfezioni. Si dice che questo libro è quello che vide san Giovanni nell’Apocalisse segnato con sette sigilli (Cf. Ap 5).

In esso si leggono tutti gli attributi di Dio e tutte le nostre miserie. E si dice anche che era scritto all’interno e all’esterno. Il profeta dice che nel libro trova rimedio, perché fu figurato nel serpente di bronzo e come in uno specchio nel quale è possibile vedere le virtù di Cristo e riconoscere in noi i vizi contrari.


 
Sabato, 18 Febbraio 2012 11:33

VII domenica del tempo ordinario

196Dal sermone sul paralitico (C. 453)

 

Quei quattro che portavano il paralitico rappresentano le quattro virtù che uno deve possedere per essere risanato dal peccato.

 

Poiché colui che non si confesserà bene non ha prudenza nel prendere in esame la sua coscienza. E non gli gioverà a nulla se non aggiungerà la fortezza, cioè il dispiacere di aver offeso Dio e non si proporrà di voler resistere ai vizi e alle contrarietà che gli possono accadere. E similmente la temperanza, l’abbandono di ciò che è superfluo, vano, le cattive pratiche, insomma non giungere agli estremi.

 

Così la prudenza, sarà nell’intelletto, la giustizia nella volontà, la fortezza nella parte irascibile e la temperanza dove risiedono le passioni; non volendo ne desiderando se non ciò che è di bisogno.

 
Sabato, 11 Febbraio 2012 13:57

VI domenica del tempo ordinario

195Da un sermone per la XIII domenica dopo Pentecoste (C. 351)

 

Lungo il cammino verso Gerusalemme Gesù attraversava la Samaria e la Galilea (Lc 17,11). Un vangelo di grazia e di salvezza quello che oggi ascoltiamo. Consideriamolo con diligenza e poi eseguiamolo con prontezza. Gesù passa, facendo del bene a tutti (Cf. At 10,38), come fa il sole che sempre concede benessere. Così anche noi in ogni tempo, in ogni luogo ed occasione, siamo chiamati a compiere il bene. […]

 

Occorre prendere sempre l’occasione come accadde a quei lebbrosi che prima dell’ingresso di Cristo in Samaria cominciarono a gridare. Come se volessero supplicare uno che sta per passare solo per tale circostanza. Anche noi accogliamo le opportunità che ci vengono offerte durante la nostra vita, quando soprattutto ascoltiamo la Parola del Signore perché entra lo sposo e la porta sarà chiusa (Cf. Mt 25,10) [...]. I lebbrosi erano lontani e separati per non infettare gli altri […]. In effetti, gli uomini si guardano da varie situazioni che possano contaminare la loro vita dal male come per esempio la peste o altre malattie; perché non si guardano con accuratezza di evitare i peccati? Sono attenti a non infettare gli altri, ma nel vizio fanno tutto il contrario. […]

 

I lebbrosi gridano. La preghiera è fonte della salvezza perché prima ci si salva e dopo viene il conforto. Che nessuno preghi soltanto per sé, ma per gli altri. […] Così nelle nostre necessità non conviene guardare agli interessi propri, ma a ciò che ci accomuna.

 
Sabato, 04 Febbraio 2012 17:35

V domenica del tempo ordinario

194Dal commento a Giobbe (Fasc. 9. C. 54)

 

 

Cos’è questa milizia di cui parla Giobbe? Mentre la milizia terrena è a servizio del governo corporale, l’altra è necessaria per il governo spirituale. Nell’una si esibiscono le armi umane nell’altra quelle spirituali.  Con l’una si combattono i nemici, con questa le potenze del male, ricevendo rispettivamente una corona corruttibile per l’una, mentre incorruttibile per l’altra. Poiché come afferma l’apostolo Paolo: “Siamo diventati spettacolo al mondo” (1Cor 4,9).

 

Quanto è attuale la lettura odierna! La vita dell’uomo è un duro servizio sulla terra (Gb 7,1) anzi un combattimento. Nella milizia umana vi sono ordini, obbedienze si tengono a posto le armi, si ascoltano le sentinelle, si aspira alla vittoria, si combatte aspramente, si sopportano le sofferenze, si dorme male, si mangia senza mormorare, si è mercenari, si da tutto al capo, si pone attenzione al nemico, non si fugge, si è uniti, si mette a disposizione la vita, insomma si vive con accortezza! Siamo a conoscenza della vita militare!

 

Nella vita spirituale il buon soldato segue il suo capitano che è Cristo Gesù, come egli stesso afferma nel Vangelo: “le mie pecore mi seguono e mi ascoltano” (Cf Gv 10). Se nella vita militare si ha conoscenza delle armi terrene, nella vita spirituale ciò che importa è stare nella conoscenza di Cristo.
Sabato, 14 Gennaio 2012 11:49

II domenica del tempo ordinario

191Dal Sermone su Lc 10,23 (C. 347)

 

[…]  Ma cosa vedevano gli apostoli per essere beati? Vedevano come affermavano i Padri della Chiesa per mezzo della fede viva nella sua intimità il Verbo eterno, l’atteso da tutti, il diletto.

 

Essi vedevano in Lui corrispondere tutto il loro bene, la loro felicità, la loro consolazione. Per questo come riferisce Paolo vedono ogni cosa in obbedienza (2Cor 9,13).

 

Fratelli, quanto sono vane le cose del mondo, instabili gli apprezzamenti, le grandezze, le ricchezze, le dignità, ecco perché Gesù disse Beati i vostri occhi perchè vedono (Cf. Lc 10,23).

 

Per seguirmi avete abbandonato la barca, la rete, il padre! Beati voi perché il mondo, vi è di scherno e disprezzo. Beati voi che per seguire me, disprezzate voi stessi, lasciate la vita e gli affetti. Molti hanno desiderato vedere quello che voi vedete, conoscere quello che voi conoscete, comprendere quello che voi comprendete ma non fu loro possibile.
Venerdì, 06 Gennaio 2012 08:50

Epifania del Signore

190Da un Sermone sull’Epifania (C.238)

 

Come la calamita attira a sé il ferro e non vi è tra i due alcun impedimento così il Verbo fatto uomo attira a sé con l’altezza della sua divinità i cuori umani se questi non vi sovrappongono impedimento.

 

Infatti, Dio attira a sé il cuore dell’uomo come oggi ha fatto con i santi Magi. Sembra che Dio segua lo stesso modo di fare dei pescatori, i quali prendono i pesci con l’amo o come i cacciatori di uccelli, con il cibo, con la rete, con la mano a seconda delle varie nature di animali. Ora, così il più delle volte fa il divin pescatore quando attrae i pastori mediante un Angelo; i Magi attraverso una stella; Pietro per mezzo della rete; Paolo gettandolo a terra, la Samaritana ragionando con lei […] in effetti, ciascuno sente a suo modo di essere attratto.

 

Ecco, che oggi i Magi abituati a contemplare i cieli e le stelle per questa strada sono chiamati da una stella. […] Alla vista dei Magi e della stella, si turbò dunque Erode perché temeva di perdere il Regno. Così quando vorrai veramente seguire Cristo, allora il demonio si turberà perché avrà timore di perdere il regno della tua anima.

 

Ma i Magi non si curarono del turbamento di Erode, ma seguirono sempre il loro percorso finché trovarono ciò che cercavano. Imparate da questo anime devote, a calcolare e a mettere sotto i piedi le cose del mondo.
Sabato, 31 Dicembre 2011 09:17

Solennità della Madre di Dio

189Da un Sermone sulla circoncisione del Signore
 (C. 430)

Si chiama fanciullo e non principe e per te è stato circonciso perché tu possa apprendere la semplicità cristiana […] Per te fu circonciso e fu chiamato con il suo nome Gesù. Gesù vuol dire Salvatore. Da questo apprendi o cristiano a porre ai tuoi figli nomi di salvezza o che conducano alla salvezza come quelli dei santi e delle sante.


[…] ora se il nome come affermano i saggi, è solito dimostrare la natura e la proprietà delle cose, i nomi dei santi ci mostrano come non vogliamo essere simili agli idolatri e ai pagani. Prendendo i santi per vostri avvocati certo essi vi aiuteranno a salvarvi.


Dunque Gesù è il suo nome. Nome potente in cielo in terra e nell’inferno. Nome dolce all’anima. Davanti a questo nome si prostrano tutte le creature del cielo. Tutti occorre che ci inchiniamo con il cuore onorandolo profondamente, imparando da ciò che la Chiesa insegna  ai sacerdoti e al popolo: il gesto di inchinarsi di fronte al nome di Gesù ottiene l’indulgenza dei peccati.


Questo nome dunque sia nel vostro cuore, perché questo nome vi farà osservare la divina legge, vi farà conoscere e confessare i vostri peccati, vi farà osservare non solo il culto interiore, ma anche quello esteriore, vi darà la forza di cominciare fin da piccoli a fare bene le cose, vi farà seguire la semplicità cristiana e finalmente vi farà circoncidere da ogni vizio.
Sabato, 24 Dicembre 2011 14:56

Natale del Signore

188Dal Sermone sul Santo Natale (C. 455)

E’ Cristo il vero Cesare Augusto re dell’universo egli che descrive il mondo intero e chiama alla fede. Ognuno nella propria città è scritto. Prima alla patria celeste dove è la nostra patria celeste e alla Chiesa santa nella quali tutti sono inscritti tra le file di Cristo nel santo Battesimo.

[…]. Occorre che in questi nostri tempi seguiamo Giuseppe e Maria che vanno a Betlemme che significa casa del pane. Ma quale è questa casa del pane se non la Chiesa santa? E di quale pane si tratta se non di colui che disse io sono il pane della vita (Gv 6,51).

Ora coloro che vogliono appartenere a Cristo e  giungere in questa casa prenderanno con loro questo pane e saranno poi iscritti nei cieli, perché il Signore ci dice che chi mangia di questo pane vivrà in eterno (Gv 6,59).

Ma dove si trovavano Giuseppe e Maria? in una piccola stalla, in un luogo per ripararsi dall’acqua e dalla tempesta, vicino alla strada, come alle volte vi capita di vedere. O Dio mio! o mio creatore! Dove ti trovi, dove abiti, dove vuoi nascere! Quale cuore non si scioglie e non viene meno, non scoppia in lacrime meditando queste cose? […]

E si compirono i giorni del parto di Maria Santissima ed ella partorì il Figlio suo primogenito che avvolse in panni e lo depose in una mangiatori, perché non c’era posto per loro nell’albergo(Lc 2,7)[…]. Presepio vuol dire due cose. Sia una mangiatoia grande per gli animali, sia una più piccola come un catino o una cesta dove si mette la biada. […] Betlemme casa di pane, la Chiesa, il pane, Cristo, l’albergo, l’altare, il presepe, il nostro cuore.
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