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Venerdì, 14 Dicembre 2012 14:51

III Domenica di Avvento

238
Da un Sermone sul vero tesoro (C.184)


L’altezza e la profondità delle divine perfezioni che vengono comunicate da Dio alla creatura razionale, sono tali e tante che non solo il linguaggio umano non basta ad esprimerle, ma neppurre l’intelletto degli angeli può comprenderle; poiché sono tanti i tesori, le gioie e le preziosità con le quali Dio adorna l’anima cristiana, che gli stessi angeli rimangono stupiti e  attoniti, perchè pietre preziose sono la bontà divina, la misericordia e l’onnipotenza. Tutto questo infatti, l’Altissimo si degna nella sua suprema ed ed infinita bontà comunicare alla diletta e fedele anima cristiana.

Eppure, vi sono molte gioie che non conviene accogliere e neanche guardare, poiché non garberebbero alla nostra salvezza, anzi al contrario provocherebbero la nostra dannazione. Ora, per la debolezza della nostra ragione, avremmo cercato invano la gioia, se Dio, per la sua bontà, non ci avesse mandato un gioielliere ben esperto, cioè Cristo nostro, il quale ci ha fatto conoscere e ci ha insegnato a distinguere la gioia dalla tristezza.

Triste fu la gioia di Satana e dei Progenitori quando cercarono di farsi simili a Dio. Ma fu necessaria la venuta di Cristo che oggi per mezzo del suo Vangelo ci propone la vera gioia e ciò che vale. Beato colui il quale  saprà attingere  e rivestirsi di questa gioia, perché il Signore lo renderà figli di Dio, erede del cielo, amico degli spiriti celesti. Per questo ci dice: siate misericordiosi! (Lc 6,31)
Venerdì, 07 Dicembre 2012 22:06

II Domenica di Avvento

237
Da un Sermone sul Battista (C. 394)


San Giovanni Battista la sua condizione è di stirpe regale. Alla sua nascita si prega in festa, si scioglie la lingua dei muti, è chiamato con il nome Giovanni. Piccolo fugge il mondo, lascia la delicatezza delle vesti, abbandona il padre e la madre, lascia la dignità, i cibi prelibati, lascia la compagnia della città, va a fare penitenza da giovane, abbraccia la solitudine, vive in austerità, fugge le occasioni i vizi e i peccati.

Predica ai peccatori. Va incontro al Signore gridando che si raddrizzino le vie. Si reputa indegno di toccare il Signore. Invia a lui i suoi discepoli riconoscendolo più grannde nella dignità. Rimprovera Erode, è messo in prigione, decapitato gode il cielo!

Come afferma il grande Padre Agostino nei suoi scritti, ogni essere opera secondo la propria natura. Per questo afferma che Dio opera nei cuori degli uomini per orientare le loro volontà in quelle cose che essi vorranno: sia verso il bene, grazie alla sua misericordia, sia verso il male per loro scelta.
 
Giovedì, 29 Novembre 2012 22:32

I Domenica di Avvento

236
Da un Sermone sull’Avvento (C. 492)


L’intenzione della Santa Chiesa in questo tempo di Avvento altra non è se non quella di svegliare gli animi di noi suoi figli nel preparare la via alla missione di Gesù nostro Signore. 

E questo incominciando nella prima domenica dal timore  dell’ultimo giudizio e poi proseguendo giorno per giorno con l’invito a preparare la strada al Signore (Lc 3,4). E tanto più ci si accosta al Natale, tanto più rinnova i motivi del suo avvento tra noi. […] 

Ora tra le virtù di questo tempo santo consideriamo quella della prudenza che,  muta  i sentimenti e illumina  i sensi attraverso la ragione ed il consiglio. Questa riguarda tre tempi. Il passato il presente ed il futuro. I pittori la dipingono con due facce; una davanti ed una dietro. Con la memoria del passato essa regola il presente, aiutando a schivare il peccato. Così, gioverà, nel ricordare il passato, il male che altre volte è accaduto e ci si ricorderà di dover scegliere nel presente purificando gli occhi, confessando le proprie colpe, ricevendo la comunione, pregando e mortificandosi. 

La prudenza in effetti, regola tutte le virtù, porta in sé la fede e la carità ed è moderatrice di tutte le potenze dell’anima dei sensi e del corpo. Insomma, rende all’uomo la giusta forma, e lo fa esperto nel bene.
Sabato, 24 Novembre 2012 21:46

Solennità di Cristo re dell’universo

235
Dal Sermone sulla parabola del granello di senape (C.397)


Per mostrare la regalità di Cristo la grandezza di questa parabola dice per ben due volte a cosa rassomiglierò il Regno dei cieli? (Cf Mc 4,30)

[…] In molte maniere il Regno dei cieli viene indicato da Gesù. In esso è possibile scorgere il Paradiso. Così afferma il ladrone sulla croce, “ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” (Lc 23,42). Il Regno è innanzitutto il Cristo Santo, il “il re dei regnanti il signore dei signori” (1Tm 6,15). La Chiesa santa che è comunione con il Sangue di Cristo (1 Cor 10,16). Questi si manifesta per mezzo della divina Scrittura, per la grazia e la croce con le quali si giunge alla fede, per l’anima pervasa dalla grazia, sede della sapienza e regina del cielo fra i regni. […]

Come il piccolo granello di senape,

Cristo è piccolo verbo. Egli si chinò su di noi, spogliò se stesso, fu annunziato dai piccoli, tra disprezzo e persecuzioni.[…]. Con la sua piccolezza e grandezza è contemplato in tutti i troni del mondo fondati sopra la terra

 
Sabato, 17 Novembre 2012 15:09

33 domenica del tempo ordinario

234
Dal Sermone beati gli occhi che vedono (C. 347)


[…] Aprici gli occhi Signore e compi in noi quanto fece Eliseo per quei soldati accecati (Cf 2 Re 6). Infatti, per guarire la cecità è necessaria la medicina amara, avere intimo pentimento, confessare i propri peccati, sottomettersi, avere avanti agli occhi l’amarezza della morte e del giudizio.

Cominciamo ora ad essere beati cosicché possiamo accogliere questa beatitudine nel futuro. Ora, alcuni, tale felicità la posero nei piaceri, altri nelle virtù dell’anima, altri, come noi cristiani, nella conoscenza e visione di Dio. E questa avviene in due modi: nella speranza e nella realtà. Una termina, l’altra si compie, una si ottiene per grazia, l’altra avviene per mezzo della gloria.

 Della speranza Gesù dice che questa è la vita eterna (Gv 17,3) e che nella tua luce vedremo la luce (Sal 35,10). Della realtà il Vangelo ci dice: “Beati i vostri occhi perché vedono” (Lc 10,23). Ma cosa vedono? Vedono il Verbo eterno, il Salvatore venuto nel mondo, l’atteso, il diletto. Da ciò che vedono deriva tutto il loro bene, la loro felicità e consolazione.



Sabato, 10 Novembre 2012 17:01

32 domenica del tempo ordinario

233Dal Sermone sulla nobiltà dell’anima (C.148v.)

Oh grandezza dell’anima! Oh nobiltà dell’anima così simile al suo Creatore ed una con Lui! Immortale, invisibile, infinita, eterna, impassibile. Possiede volontà, intelletto, libertà, con il suo Creatore. Come non è possibile tenerne conto? […]. 

Ciò che il Signore ha realizzato nell’universo è visibile nel piccolo mondo dell’anima. Il Signore da l’esistenza al mondo. L’anima permette al corpo di esistere . Dio fa germogliare l’erba dei prati e da l’istinto agli animali. L’anima vivifica il corpo e lo fa esprimere attraverso i sentimenti. Come Dio diede la bellezza ad ogni creatura, così l’anima contiene la bellezza del corpo, onde separato da lei diventa deforme e spregevole.

[…] Come Dio è artefice della natura così l’uomo è artefice della bellezza. […] E’ nobile quest’anima perché è trono di Dio, perché è tempio di Dio, perché Dio vi siede ed è sua sposa, delizia divina. Il valore di una realtà si conosce dal suo prezzo per la quale si compra. Ma quale fu il prezzo con il quale fu comprata l’anima? Guarda a Cristo crocifisso! O Signor mio lo sa bene il tuo corpo insanguinato, le tue membra. Per quest’anima Signore mio, prendesti la nostra carne, per questo nascesti. E i santi hanno conosciuto il valore e l’importanza dell’anima comprata a caro prezzo. 

 
Sabato, 03 Novembre 2012 17:45

31 domenica del tempo ordinario

232
Da un sermone sulla lettera agli Efesini (C. 199)


E’ Dio che promette di farci diventare suoi figli ed eredi (Cf. Gal 4,7) […]. Infatti, se egli crea lo fa per amore; se custodisce la creazione è ancora per amore; se governa lo fa per amore; se ordina, ciò avviene unicamente per amore. Chi fece incarnare nel tempo suo Figlio se non l’Amore? Afferma l’evangelista Giovanni: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito (Gv 3,16). Imita Dio in questo, offri tutto di te all’Altissimo! Ma come dobbiamo amare? Come Cristo ci ha amati  dando se stesso per noi (Ef 5,2). Consegna a Dio la tua volontà, poiché Dio non accetta niente da te senza di te. […]

Sii ostia a lui gradita come Cristo che si offrì in sacrificio di soave odore. Come gli aromi i quali non danno la loro fragranza quando sono interi, ma quando sono frantumati. Questo fece Cristo, diffondendo il suo odore quando fu spezzato, quando gli furono aperte le mani, i piedi, il capo ed il costato. Spezzati gli aromi e posti nel fuoco si sparge il loro odore. Il buon profumo di Cristo non si sarebbe sparso se egli non fosse stato ostia gradita posta sul fuoco. […] Oh vita della mia vita! Oh vita dell’anima mia! Se mi fosse lecito vorrei abbracciare la tua santissima umanità.


Venerdì, 19 Ottobre 2012 21:22

29 domenica del Tempo Ordinario

230
Da un commento a Gv 3,16 (C. 457)


Se grande fu l’amore di Abramo nei confronti di Dio, tanto da offrire il suo figlio unigenito, tanto maggiore sarà stato quello di Dio nel dare a noi ed offrire sulla croce il proprio unico Figlio. Infatti: Dio ha tanto amato il mondo da dare Cristo Figlio, non un servo, non un estraneo, né un condannato. Badate, non solo il Figlio, ma l’unigenito. In che modo lo dona? Nascendo come tuo simile, vivendo come maestro, come pastore ed umile servo, nutrendosi di quanto gli capitava, Che cosa poteva fare di più? Che cosa ci poteva dare di più? Che il servo mangi il padrone; il figlio il padre, la pecora il pastore? Morendo senza risparmio. Infatti, rivestendolo di tribolazioni, disprezzò il proprio Figlio. Certo Dio avrebbe potuto fare diversamente, ma non volle e questo per manifestare maggiormente il suo amore. Tese i piedi del Figlio ai chiodi perché fossero curate le tue miserie. E così per tutti gli altri sensi. Offrì la carne quale garanzia del premio. Ricompensa già pronta per me in cielo e che non mi attendo qui sulla terra. Su fedeli! Se il Padre ci dona il Figlio, e con lui ogni cosa, noi cosa facciamo?

 
Sabato, 13 Ottobre 2012 12:15

28 domenica del Tempo Ordinario

229
Dal memoriale missionario a Paolo V


Quasi tutte le pecore di Cristo dell’Asia dell’Africa, della maggior parte dell’Europa e dell’America periscono nella loro infedeltà perché non hanno pastori che le cerchino e le conducano alla Chiesa. E’ necessario perciò erigere seminari nei quali siano raccolti, formati e preparati delle guide di anime che sentano l’urgenza, lasciata al sicuro una pecora nella Chiesa, di cercare e pascere le novantanove che sono nel deserto. Costoro, affinché correttamente eseguano il loro ministero debbono imitare la povertà, la castità e l’obbedienza degli Apostoli, imitazione che propriamente si addice ai pastori delle anime come a figli e legittimi successori degli Apostoli e dei discepoli di Gesù Cristo. Prego perciò e supplico dalla Vostra Santità di non creare una nuova congregazione, ma piuttosto nuovi seminari nei quali si raccolgano, si formino e si preparino delle guide particolarmente predisposte per queste anime abbandonate. Essi saranno quanto mai simili ai primi pastori della Chiesa e perciò adatti a condurre le pecore alla Chiesa di Cristo.

 
Sabato, 06 Ottobre 2012 23:07

27 domenica del Tempo Ordinario

228
Sermone sulle nozze di Cana (C. 365)


Voglio trattare della nobiltà delle nozze raccontando il Vangelo nel quale Cristo è presente con la Santa Vergine a Cana. Quando Dio formò l’uomo, la prima cosa che fece fu quelle di dagli una sposa. Di tutto questo l’autore è Dio, il luogo è il paradiso, il tempo è quello della santa innocenza, il fine è la crescita del genere umano. Li benedisse, evitando scandali e paure, perché se non vi fosse stato il matrimonio, si sarebbe dato spazio alla brama. […]

Oh grandezza del matrimonio! Che tanti mali rimedia! Oh sapienza di Dio, affinché l’uomo sia in pace, viva quietamente, rimedi al disordine dell’universo, ha istituito questo santo sacramento. Per l’unione: i due erano una sola carne (Gen 2,24). Quanti esempi eccellenti che i figli possono apprendere dal padre e le figlie dalla madre! Tutto ciò fa quietare gli animi estingue odi ed inimicizie, realizza la pace. La nobiltà di questo sacramento la mostra Nostro Signore con volerlo onorare attraverso la sua presenza e compiendo il suo primo miracolo. 

 Oh grandezza del matrimonio! Poiché non c’è altra immagine che più nobilmente ci invita a rappresentare l’unione di Cristo con la sua Chiesa Santa! Come afferma l’Apostolo Paolo: è grande in Cristo questo Mistero! (Cf. Ef 5,32) […] . Ma a me per quanto è grande questo sacramento mi viene voglia di pregare, nel vedere che, oggi dai cristiani ne viene fatto poco conto. Essi alle volte dimostrano che non è Dio l’Autore, ma il demonio; il suo fine non è generare, ma obbligare, non per contenere la brama, ma per accrescere il desiderio; non per unire gli animi, ma le passioni e gli istinti, senza considerare odio e liti. […]

 Oh cristiani ciechi! Fermiamoci un attimo su questa presenza di Cristo alle nozze. E siccome tutte le cose sante, santamente si devono trattare, dovrebbero tutti gli sposi far partecipi alle loro nozze Cristo e la Vergine.

 
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