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Con Cristo
misurate le cose
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Con Cristo
misurate le cose
Si terra nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria in Portico in Campitelli a Roma l’annuale Veglia di preghiera organizzata in Collaborazione con il Vicariato di Roma, in preparazione alla XXX Giornata Mondiale della Gioventù: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Mt 5,8). Sabato 14 marzo ore 20,00. L’incontro di preghiera sarà animato da alcuni fratelli della Comunità ecumenica di Taizé accompagnati dal Priore Fr. Alois. Interverrà il Vescovo Matteo Zuppi Ausiliare di Roma. 9 marzo 2015
La mattina del 10 Marzo 2015 p.Gianfranco Marchi ha iniziato il suo ultimo viaggio, verso la Casa del Padre. Mercoledì 11 Marzo alle 19:30 è stato un momento di preghiera comunitaria, invece il funerale era Giovedì 12 Marzo alle 10:00, preseduto da P. Rosario Piazzolla, il Vicario Generale dell’Ordine della Madre di Dio, presso nella parrocchia di San Giovanni Leonardi, dove P. Marchi ha passato i suoi ultimi anni della vita come religioso e sacerdote. Ricordiamolo nelle nostre preghiere. Signore misericordioso, che al tuo servo Gianfranco Marchi sacerdote, nel tempo della sua dimora tra noi, hai affidato la tua parola e i tuoi sacramenti, donagli di esultare per sempre nella liturgia del cielo. Per Cristo nostro Signore. Amen.
“Ravviva il dono di Dio che è in te” (2 Tim 1,6)
Nella settimana del 2 fino al 6 di marzo tutta la delegazione cilena si ha fermato per vivere gli essercizi spirituali per inizziare quest’anno. Il lema scelto questa volta é: “Ravviva il dono di Dio che è in te” (2 Tim 1,6) ed il predicatore é stato il P. Larry Yevenes SJ.
In questa terza domenica di Quaresima la chiesa ci offre un racconto tratto dal quarto vangelo, riguardante la prima epifania di Gesù a Gerusalemme, all’inizio del suo ministero pubblico.L’episodio è introdotto dall’annotazione temporale “Si avvicinava la Pasqua dei giudei”, la festa che Israele celebra ogni anno nel plenilunio di primavera come memoriale dell’esodo dall’Egitto, l’azione salvifica con cui il Signore ha creato il suo popolo santo. Gesù, salito a Gerusalemme in occasione di questa festa, entra nel tempio (ierón), il luogo dell’incontro con Dio, della sua Presenza (Shekinah), ma constata che esso non è rispettato nella sua funzione; anzi, da luogo di culto a Dio è diventato luogo commerciale, sede di traffici “bancari”, mercato dove regna l’idolo del denaro. Com’è possibile una tale perversione? Eppure ciò avvenne per il secondo tempio, e continua ad avvenire anche in molti luoghi cristiani… Il mercato – allora di animali necessari per i sacrifici, oggi di oggetti sacri, devozionali – facilmente si installa dove accorre la gente, sempre lenta a credere ma facilmente religiosa.Certo, quel mercato nell’area del tempio, esattamente nell’atrio riservato ai gojim, alle genti, perché potessero avvicinarsi e cercare il Dio vivente, procurava un’enorme ricchezza ai sacerdoti, agli inservienti del tempio e a tutta la città santa. In particolare, in quel luogo erano installati banchi di cambiavalute, che consentivano a quanti provenivano dalla diaspora di fare offerte al tempio e di acquistare le vittime per i sacrifici. Trovando questa realtà, subito Gesù “fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: ‘Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!’”. Gesù compie un’azione, un segno, e dice una parola. In tal modo si mostra come un profeta che denuncia il culto perverso, che con parrhesía, con franchezza, legge la situazione presente e osa dichiarare di fronte a tutti la triste fine fatta da quella che è pur sempre la casa di Dio, suo Padre. Come Geremia, critica la pratica religiosa che il tempio sembrava richiedere a nome di Dio (cf. Ger 7,15); ma si manifesta anche come il Messia, il Figlio di Dio (cf. Sal 2,7), atteso dai giudei quale purificatore e giudice. Per questo si presenta con una frusta in mano e si proclama Figlio di Dio, definendolo “Padre mio”.Il gesto compiuto da Gesù è scandaloso per i sacerdoti e per gli uomini religiosi della città santa. Di fronte a un comportamento che contraddice la loro funzione e autorità, essi si chiedono chi sia mai questo Gesù venuto dalla Galilea. Che autorità ha? E se ce l’ha, dia un segno, mostri la sua autorizzazione ad agire in questo modo! Scacciando tutte le vittime destinate al sacrificio pasquale, Gesù di fatto impedisce la celebrazione della Pasqua secondo la Torah, dunque attenta al culto stesso. Di fronte a questa accusa, implicita nelle affermazioni degli uomini religiosi che a lui si rivolgono, egli risponde con parole enigmatiche, che sono una profezia, ma che in verità quei contestatori non possono comprendere. Dice, infatti, sfidandoli: “Distruggete questo santuario (naós) e in tre giorni lo rialzerò, lo farò risorgere”. Parole che sembrano inutili, perché quei giudei non comprendono e si domandano: “Questo santuario (naós) è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo rialzerai, lo farai risorgere?”.In ogni caso, Gesù ormai ha posto il segno, ha detto la parola necessaria, quella che vuole il tempio non come casa di commercio ma come casa di Dio, e allora entra nel silenzio, in una tristezza indicibile. Il tempio, luogo suo perché casa di Dio suo Padre, il tempio che avrebbe dovuto riconoscerlo come il Signore, il Kýrios che ne prende possesso, preceduto da Giovanni, il nuovo Elia (cf. Ml 3,1-2.23-24), in realtà non lo riconosce, non lo accoglie. E subito dopo, l’attività commerciale e il sistema bancario riprendono esattamente come prima di lui, come se Gesù non avesse mai compiuto quel gesto…Ma accanto a questo fallimento, che non farà che crescere fino alla condanna a morte di Gesù, il quarto vangelo registra anche la reazione dei discepoli che erano scesi con lui a Gerusalemme da Cana di Galilea. Quando lo videro compiere quel gesto, che non ha causato male fisico a nessuno ma che era una condanna eloquente del sistema religiosa su cui si reggevano il tempio e il sacerdozio, lo ritennero pieno di passione come Elia (cf. 1Re 19,10.14), e il salmo plasmò il loro pensiero: “La passione per la tua casa mi consumerà” (Sal 69,10). A dire il vero, nel salmo il verbo è al passato, qui invece al futuro, a dire che questo gesto lo porterà a essere consumato come l’Agnello pasquale: sì, questa passione per Dio porterà Gesù alla condanna e alla morte! E quando Gesù, consumato da questa passione, risorgerà, poiché tale passione-amore “fino alla fine” (eis télos: Gv 13,1) per Dio e per gli uomini non poteva morire, allora i discepoli si ricorderanno delle sue parole circa la resurrezione in tre giorni: “egli parlava del santuario (naós) del suo corpo”.Ormai, dunque, il luogo dell’incontro con Dio è il corpo di Gesù, il luogo del vero culto a Dio è Gesù. Questo significano le sue parole rivolte più avanti a Tommaso e a Filippo: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me … Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14,6.9). I sacrifici animali sono finiti per sempre, Gesù è la vera vittima del sacrificio: sacrificio secondo Dio, infatti, è “dare la vita per gli altri” (cf. Gv 15,13) e “offrire il proprio corpo per amore” (cf. Rm 12,1).
Domenica 1 marzo alle ore 12.00, nella Chiesa Santa Maria in portico di Napoli, Mons. Gennaro Acampa, vescovo ausiliare di Napoli, ha ordinato diacono il nostro Chierico Lawrence Arockiasamy. Il nostro Chierico ha giunto a questa meta al termine di tre anni di formazione teologica presso l’Istituto Teologico “San Luigi”. La celebrazione, che ha visto la partecipazione dei confratelli omd, oltre ad alcuni altri sacerdoti provenienti da vari ambienti, i nostri parrocchiani, è stata un momento di forte grazia. Il dono del diaconato è sicuramente un dono che non può fermarsi a chi lo riceve... Il servizio e l’annuncio della Parola sono due elementi fondamentali nella vita del diacono. L’augurio ora è che il nuovo diacono del omd possa vivere pienamente il dono ricevuto e sappia essere annunciatore autentico e testimone credibile dell’amore di Dio ai giovani che incontrerà lungo il suo cammino da consacrato a servizio della Chiesa e del Ordine della Madre di Dio.
Con profunda alegría y a nombre de toda la Delegación Chileno-Colombiana les enviamos la invitación a la ordenación del Hno. Saúl Ahumada en Colombia. Les pedimos humildemente su oración por él y la misión que está naciendo en tierras colombianas.
LA CHIESA DI LUCA GIORDANO
Grazie al FEC, Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, si rimette mano a S. Brigida. Dopo il terremoto del l980 un intervento di messa in sicurezza rimase incompiuto. La massima urgenza dei lavori attuali è data dagli inconvenienti verificatisi di recente e per la necessità di assicurare l’incolumità dei tanti fedeli che tutta la giornata frequentano S. Brigida. L’usura del tempo e ultimamente la forza dei fulmini’ attratti specialmente dalla vicina Galleria Umberto I, hanno gravemente danneggiato la Cupola nella sua parte più alta e più originale: il lanternino tipico a chiocciola e la croce nella sua sommità, spezzandola, con pericolo per la zona circostante, tanto da far intervenire ripetutamente senza risultato, i Vigili del Fuoco. Ma è l’intera Cupola che ha bisogno di ristrutturazione, per le infiltrazioni che stanno verificandosi, con rischio di danneggiare l’opera meravigliosa di Luca Giordano che nel la seconda metà del l600 la affrescò completamente, per rappresentare la Gloria di S. Brigida e la Gloria di Maria. La richiesta insistente, presso il Ministero, dei Padri Leonardini è iniziata da qualche mese, quando si è verificata la caduta, per fortuna di notte, di calcinacci nella Cappella di S. Giovanni Leonardi e frammenti delle pitture della volta, gravemente danneggiata per vecchie infiltrazioni, che hanno lasciato un segno di degrado in una delle chiese più significative e belle del centro di Napoli. Luca Giordano, ventenne frequentatore, ne era particolarmente innamorato, qui lasciò altre sue opere e qui volle essere sepolto con i suoi familiari. I bisogni e le urgenze della chiesa sono tanti, speriamo che l’attuale emergenza economica passi presto, in modo da permettere non solo questo buon inizio, ma anche il prosieguo e il completamento del restauro generale della chiesa e delle preziose opere che la arricchiscono.
La seconda domenica di Quaresima è tradizionalmente la domenica della trasfigurazione di Gesù, ovvero il polo opposto alla prima, dedicata alle tentazioni di Gesù. Quest’anno leggiamo il racconto presente nel vangelo secondo Marco, e siccome abbiamo commentato ormai tantissime volte l’inesauribile mistero della trasfigurazione del Signore, ci prenderemo anche un po’ di libertà, per dire qualcosa su alcuni interventi critici riguardo al linguaggio e allo stile di papa Francesco.Ma iniziamo con il contestualizzare l’evento: un evento storico, non un mito! Al centro del vangelo Gesù ha fatto per la prima volta alla sua comunità l’annuncio della sua passione, morte e resurrezione ormai prossime, suscitando l’incomprensione da parte di Pietro (cf. Mc 8,31-33), e ha anche detto con forza alla folla che la sequela deve passare attraverso la croce (cf. Mc 8,31-37). Il discepolo di Gesù non può pensare di essere esente dalla croce, non può rifiutarla come scandalo e vergogna, perché, se si vergognerà di Gesù crocifisso, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui alla sua venuta gloriosa (cf. Mc 8,38). Venuta gloriosa che chiuderà la storia, ma della quale – annuncia Gesù stesso – alcuni potranno vedere un’anticipazione (cf. Mc 9,1).“Sei giorni dopo” queste parole, dunque nel settimo giorno, “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni”, i discepoli a lui più vicini e intimi (testimoni della resurrezione della figlia di Giairo: cf. Mc 5,37; testimoni dell’agonia di Gesù, della sua de-figurazione nell’orto del Getsemani: cf. Mc 14,33), “e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli”. Ed ecco il grande mistero: Matteo scrive che “il suo volto brillò come il sole” (Mt 17,2), Luca che “l’aspetto del suo volto divenne altro” (Lc 9,29). Marco invece è molto discreto, ci dice solo che Gesù “fu trasfigurato (metemorphóte) davanti a loro”, per un’azione divina (espressa al passivo), e così “le sue vesti divennero splendenti, bianchissime, tanto che nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche”.Ciò che è avvenuto è indicibile, chi può descriverlo adeguatamente? Qui Marco, affinché il lettore comprenda la straordinarietà dell’evento, si serve di un’immagine efficace, espressa in modo semplice, in vernacolo, facendo uso di uno stile che ci può anche sorprendere. L’evangelista più antico parla un greco semplice, non padroneggia questa lingua in modo tale da renderla elegante, come invece fa Luca, e per questo si serve del paragone, appena citato, con il lavoro del lavandaio. Certamente i tre evangelisti sinottici, pur con le loro differenze di stile, non sapevano narrare la trasfigurazione di Gesù con la profondità teologica dei padri della chiesa greca, quando leggeranno questo bianco splendente come “energie increate” presenti nel corpo di Gesù, il Figlio di Dio. Tuttavia il messaggio di Marco ha la stessa qualità teologica degli altri due, e la teofania da lui presentata non risulta più povera o mancante.Evidenzio questo, pensando al modo di esprimersi di papa Francesco, criticato e spesso anche disprezzato perché a volte si esprime effettivamente in vernacolo, in modo da essere capito da tutti, servendosi di un linguaggio semplice, lontano dal dettato di una lezione teologica. Attenzione, dunque, e “chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!” (Mc 4,9), come Gesù ha più volte ripetuto…Il bianco è la luce, è il colore del mondo celeste (cf. Dn 7,9), del cielo aperto, e niente sulla terra gli si avvicina. Anche gli angeli della resurrezione (cf. Mc 16,5 e par.; Gv 20,12) e quelli dell’ascensione al cielo, secondo l’iconografia tradizionale, sono vestiti di bianco. Insomma, luminosità straordinaria! Gesù appare dunque trasfigurato, e dal suo corpo emana luce, come la emanava il volto di Mosè (cf. Es 34,29-35), come la emana il Figlio dell’uomo nelle visioni apocalittiche di Giovanni (cf. Ap 1,12-16). Accanto a Gesù “apparve Elia con Mosè, e conversavano con Gesù”: la Profezia e la Legge, delle quali Gesù è interprete e compimento.Di fronte a tale “visione”, Pietro parla in modo inappropriato, balbetta, non sa cosa dire, se non che occorrerebbe fermare, arrestare quell’evento, renderlo definitivo. Così tutto sarebbe compiuto senza la passione e la croce… Ma questo “congelamento” dell’esperienza non è possibile, e infatti una nube luminosa copre tutti i presenti, mentre una voce proveniente da essa proclama: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!” (cf. Sal 2,7; Gen 22,2; Dt 18,15). Se al battesimo la voce del Padre era risuonata solo per Gesù (cf. Mc 1,11), qui invece la rivelazione è anche per i tre discepoli. E l’invito è quello decisivo per ogni discepolo di Gesù, di ogni tempo: occorre ascoltare lui, il Figlio, che è il Kýrios, il Signore! Ascoltare lui, non le proprie paure, non i propri desideri, non le proprie immagini e proiezioni su Dio. Sì, anche per vedere e ascoltare Dio (“Shema‘…”: Dt 6,4) ormai occorre vedere e ascoltare Gesù.E subito dopo nessuna luce, nessuna voce, nessuna presenza: solo Gesù con i tre discepoli, Gesù con loro come lo era stato sempre. Un uomo, un compagno che scende dal monte per compiere il suo cammino verso Gerusalemme, verso la morte che attende ogni giusto, ogni vero figlio di Dio.
Commento al Vangelo di Enzo Bianchi
Ha conseguito in questi giorni la licenza in Comunicazioni Sociali Istituzionali P. Esron Antony Samy presso la Pontificia Università della Santa Croce. La tesi diretta dal Prof. Juan Bautista Narbona Càrceles ha come titolo “Communicating the spirit and the identity of the religious Congregations on the digital Continent. A proposal to the Order of the Mother of God”. 20 febbraio 2015
Sarà vissuto dai giovani romani del Fai il prossimo 27 febbraio ore 19,00 a Campitelli l’evento “SeicentoinJazz”. Il Fai di Roma in collaborazione con l’Associazione La Cantoria inviterà i giovani in un viaggio straordinario tra le meraviglie del Barocco nel Convento di Santa Maria in Campitelli. La visita sarà accompagnata da intermezzi musicali Jezz.
20-02-15