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Con Cristo
misurate le cose
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Con Cristo
misurate le cose
San Giovanni Leonardi ami di più l’India o in India ci sia più fede nel Signore? Ci chiediamo questo, perchė sentiamo da più parti che il nostro Fondatore ha fatto miracoli proprio in India. Il santo dei farmacisti qui in India, almeno nelle comunità dell’Ordine della Madre di Dio, ė assai venerato dai fedeli che ogni giorno si recano davanti alle sue relique con grande spirito di fiducia e dicono di essere stati esauditi grazie all’intercessione di san Giovanni Leonardi. Fatto sta che ci troviamo di fronte a una particolarissima Provvidenza di Dio verso i più poveri: gli ammalati. L’ultimo “miracolo” che ė stato testificato ė avvenuto nella nostra parrocchia di Azhickal che, proprio ieri sera ė stato presentato al P. Generale P. Francesco Petrillo. Il P. Generale ha conosciuto il “miracolato” e si ė fatto spiegare da lui cosa gli ė successo. Ma andiamo con ordine. Il soggetto si chiama Lourthaiya (nella foto con il P. Generale) e si era ammalato da sette anni da una particolarissima malattia alla pelle. Lui era un pescatore e da sette anni non poteva più fare il suo lavoro perchė il sole gli bruciava il volto e le mani e la saldesine del mare gli procuravano gravi ferite. Nemmeno di giorno poteva andare nel suo villaggio perchė il sole gli dava dolore. Aveva avuto sei dottori e un gran numero di medicine e speso una grande quantità di denaro. Ma alla fine tutto era stato vano. Verso la fine di novembre 2014 doveva andare a Chennai (Madras) per vedere un dottore esperto nella sua malattia. Prima di mettersi in viaggio, sua moglie che frequenta la parrocchia, gli ha detto: vai da san Giovanni Leonardi, ė patrono dei farmacisti, chiedi a lui di guarirti. Lui ci andȯ e pregandolo mise le sue due mani sul reliquiario. In quel momento lui ha sentito come fosse un fremito che dalla reliqua del santo passasse al suo corpo. Le sue mani tremavano in quel incontro di preghiera. Il giorno dopo accadde qualcosa di straordinario. Le sue braccia era guarite; non si prendeva dall’ansia di strofinarsi per il bruciore; poteva andare anche al sole e, ciȯ che più l’importava, era la possibilità di andare al mare e fare il pescatore. Da quel giorno non ha preso medicine e mai più ė andato da un medico. Ogni giorno perȯ, alle sette di sera, viene a ringraziare il suo medico e farmacista del cielo: san Giovanni Leonardi.
Proponiamo l’intervista alla televisione maltese del M° Vincenzo Di Betta che porterà a Malta nel 2016 in occasione del Festival Barocco, l’esecuzione del Requiem di Bonaventura Rubino (XVII sec.) le cui partiture musicali sono conservate nell’Archivio della cattedrale di Medina a Malta. La recente esecuzione e registrazione per la prima volta in Italia nel 2014, ha suscitato grande interesse presso le sedi religiose e culturali maltesi. 21 gennaio 2015
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“Let’s ought stay together, Loving you whether,
whether Things are good or bad, happy or sad Come let us stay together in the growth of brothers” Yes, It was a moment of staying together with parents of the brother’s in Amalagam community 11th January. This year joyous diversion was very special because of the presence of Most .Rev. Fr.Francesco Petrillo, the Rector General, OMD. As planned, this day was imparted only for the purpose of letting parents to know how their sons are in seminary. So, the day started with meeting the parents personally. Fr.Ceril met all the parents. Then there was a meeting arranged exclusively between Fr.General, Fr. Delegate and parents. After the meeting, we had holy mass presided by Rev.Fr.Lourdu, delegate general, India. With the evening the extravaganza started. The first part contained games to the parents. The second part provided spectacular programs Witnessed and appreciated by fathers, brothers and parents. The one day meeting ended with good fellowship meal. To conclude, really it was a day of joy and collaboration.
Ecco la dinamica del nostro incontro con il Signore: cercare, seguire, dimorare. Queste sono anche le attitudini essenziali per conoscere e vivere l’amore. L’amore è cercato dal desiderio, deve essere seguito su cammini a volte faticosi e pieni di contraddizioni, ma, se lo si segue, alla fine lo si conosce e in esso si resta, si dimora.Dopo il solenne prologo (cf. Gv 1,1-18), il quarto vangelo inizia il suo racconto presentando la settimana inaugurale della vita pubblica di Gesù (cf. Gv 1,19-2,12), quei giorni nei quali Gesù ha incominciato ad apparire come un rabbi predicatore. In quel momento, a circa trent’anni, Gesù era un discepolo del profeta Giovanni il Battista e viveva con lui e altri discepoli nei territori intorno al Giordano, là dove il fiume sfocia nel mar Morto.Ebbene, cosa accade? C’è un primo giorno in cui una delegazione di sacerdoti viene da Gerusalemme nel deserto per interrogare Giovanni sulla sua identità (cf. Gv 1,19-28); segue un secondo giorno (cf. Gv 1,29-34) in cui il Battista indica il suo discepolo come “Servo” oppure “Agnello di Dio” (l’aramaico talja’ può rivestire entrambi questi significati). Il terzo giorno – quello narrato dal brano evangelico odierno – Giovanni indica Gesù a due suoi discepoli, Andrea e il discepolo amato, invitandoli a seguirlo. Il quarto giorno è Gesù stesso a chiamare dietro a sé altri due discepoli, Filippo e Natanaele (cf. Gv 1,43-51).Ormai dunque Gesù ha una comunità, come uno sposo ha una sposa, e inizia una vicenda di comunione di vita e di azione. Gesù “ha trovato casa”, nel senso che “ha famiglia”, e per questo “tre giorni dopo” (Gv 2,1), dunque nel settimo giorno, a Cana si celebrano le nozze, si beve il vino abbondante del Regno”: “Gesù fece vedere la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” (Gv 2,12). Le nozze messianiche tra il Messia e la sua comunità sono state celebrate, e così inizia una nuova storia di salvezza, una nuova creazione. Potremmo dire che con questo primo capitolo il quarto vangelo mette in scena Gesù ormai adulto, che inizia la sua missione, non da solo ma con la sua comunità. Ma in questi racconti vi sono alcune parole sulle quali possiamo sostare e meditare.Giovanni è un maestro riconosciuto e affermato, ha dei discepoli attorno a sé, è ritenuto un profeta, e dopo un silenzio durato alcuni secoli in lui la voce profetica torna a risuonare. È un maestro tra i tanti ai quali si faceva riferimento in un tempo carico di attese escatologiche e messianiche: si pensi alla comunità essenica di Qumran, alla vita di quegli uomini e donne che si impegnavano in un ritorno a Dio, cioè in una conversione, e attendevamo il suo Giorno. Ma ecco venire una pienezza del tempo, un tempo che si compie, e in quel kairós, “tempo maturato e opportuno”, la parola di Dio echeggia attraverso le parole del Battista. Egli annuncia che tra i suoi discepoli c’è una presenza non ancora conosciuta dagli altri (cf. Gv 1,26), la presenza di un uomo che, pur seguendo lo stesso Giovanni come discepolo (cf. Gv 1,27: opíso mou), è più grande di lui, al punto che egli si dice indegno di slegargli il laccio dei sandali. Giovanni va però oltre a questo annuncio e a due discepoli indica colui del quale ha parlato, definendolo Agnello-Servo di Dio. Questi due discepoli per primi intraprendono un esodo, lasciano Giovanni per seguire Gesù. Si mettono sulle sue tracce, nel deserto; Gesù allora si volta e, guardandoli negli occhi, chiede loro: “Che cosa cercate?”.È la sua prima parola nel quarto vangelo, sotto forma di domanda, un interrogativo che Gesù rivolge ancora oggi a te, lettore del vangelo: “Che cosa cerchi? Qual è il tuo desiderio?”. È straordinario, Gesù non fa un’affermazione, una dichiarazione, come verrebbe spontaneo a tanti ecclesiastici abituati sempre e solo ad affermare, ma pone una domanda: “Cercate qualcosa? E che cosa?”. Così chi si mette sulle tracce di Gesù deve cercare di rispondere innanzitutto a questa domanda, deve cercare di conoscere il proprio cuore, di leggerlo e scrutarlo, in modo da essere consapevole di ciò che desidera e cerca. Pensiamoci, ma solo quando accogliamo o ci facciamo domande contraddiciamo la chiusura che ci stringe, e ci apriamo. L’emergere e il suono di una domanda vera sono come la grazia che viene e apre, anzi a volte scardina…Ma la ricerca, quando è assunta e consapevole, chiede di muoverci, di fare un movimento, di andare, cioè di seguire chi ha suscitato la domanda: “Venite e vedrete”, come Gesù risponde alla contro-domanda dei due: “Rabbi, dove dimori (verboménein)?”. Seguendo si fa cammino dietro a Gesù e si arriva dove lui sta, dimora. E dove lui dimora, il chiamato, diventato discepolo, può dimorare, restare, abitare, sentirsi a casa. Ecco la dinamica del nostro incontro con il Signore: cercare,seguire, dimorare. Queste sono anche le attitudini essenziali per conoscere e vivere l’amore. L’amore è cercato dal desiderio, deve essere seguito su cammini a volte faticosi e pieni di contraddizioni, ma, se lo si segue, alla fine lo si conosce e in esso si resta, si dimora. Il vero amore è un abitare nell’amore dato e ricevuto.Quel giorno in cui i primi discepoli hanno cercato Gesù, lo hanno seguito e sono restati presso di lui, è stato decisivo per tutta la loro vita, che da quel momento in poi non è stata altro che un cercare Gesù, un seguirlo e un cercare di vivere con lui, perseveranti con lui: è la vita cristiana! Davanti al discepolo c’è sempre e solo un Agnello, un Servo, in ogni caso una creatura mite, inoffensiva, che “porta” (cf. Gv 1,29) i pesi degli altri e non li mette sulle spalle degli altri; c’è qualcuno che dà la propria vita, spende la propria vita e la offre in sacrificio.
(Commento al Vangelo di Enzo Bianchi)
Già da diversi anni si sta portando avanti la devozione a san Giovanni Leonardi riunendosi ogni 9 del mese per dare gloria a Dio e imparare dal nostro Fondatore a seguire Cristo. Oggi, 9 di gennaio del 2015, abbiamo visto che questo legame con il santo ė stato forte e pieno di spiritualità. La presenza del P. Generale ci ė stato di grande aiuto a ringraziare il nostro fondatore e rinnovare la fede nel Signore, Santo nei santi. Un bellissimo reliquiario ė stato messo dal P. Generale davanti all’immagine di san Giovanni Leonardi per chiedere a Dio, per sua intercessione, di guarirci dai mali spirituali e fisici, come lui stesso ci ha insegnato nella sua professione di farmacista di Dio. Propio per questo abbiamo avuto da una signora un presunto miracolo che ci ha commossi con la sua fede e la provvidenza di Dio. Questa donna indiana chiamata Sabaya Subasini, (nella foto con il P. Generale) si era sposata nel mese di agosto del 2014. Era rimasta incinta, perȯ dal medico gli era stato detto che l’imbarazzo era pericoloso per il suo diabete molto alto. Il 9 ottobre del 2014, giorno della festa litúrgica di san Giovanni Leonardi, lei con i il suo marito, vennero in Chiesa e promisero di venire ogni 9 del mese per ottenere il dono della guarizione e per portare avanti il parto. Oggi, 9 del mese, si sono riunite davanti a San Giovanni Leonardi, per dirgli grazie di essere stati esauditi. Infatti stamattina il dottore gli ha detto che non piu segno della malattia che lei portava e poteva aspettare il bambino con grande gioia. Oggi ė anche il suo compleanno. Ė stato questo il regalo che il santo farmacista gli ha voluto concedere? Noi, con la fiducia in Dio, con lei abbiamo reso gloria alla Trinità, senza volere con questo dichiarare “miracolo” dove la scienza medica debba dire se ė un fatto che loro non si spiegano.
Con questa domenica si conclude il tempo di Natale, il tempo delle manifestazioni-epifanie del Signore Gesù, venuto al mondo in mezzo a noi nascendo da Maria, come uomo che solo Dio suo Padre ci poteva dare. Questa dunque è la manifestazione di Gesù ai discepoli e a quanti erano impegnati in un cammino di “ritorno” a Dio, di conversione, sotto la spinta della predicazione del profeta Giovanni.Gesù, chiamato il galileo, viene al Giordano per essere immerso anche lui nelle acque di quel fiume, il fiume che discende. Siamo così posti di fronte a un evento decisivo nella vita sia di Gesù sia del Battista: Gesù, che è un discepolo di Giovanni, che si era messo alla sequela del profeta (“dietro a me”, come precisa Giovanni), ora chiede al Battista di essere come uno di quei peccatori che in fila attendevano l’immersione, chiede di essere immerso in modo che i peccati siano inabissati nell’acqua e dall’acqua possa risorgere quale nuova creatura.Questa scelta di Gesù deve essere sembrata così scandalosa alle prime generazioni cristiane, che solo l’evangelista Marco l’ha riportata in tutto il suo realismo: “Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni”. Matteo e Luca hanno invece cercato di attutire la realtà di questo evento. In Matteo, per esempio, Giovanni oppone resistenza alla richiesta di Gesù: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?” (Mt 3,14). È vero, Gesù non ha peccati da sommergere nell’acqua, sta dietro al Battista ma è più forte di lui, che resta un uomo addirittura indegno di slegare i lacci dei suoi sandali. Gesù, inoltre, battezzerà anche lui, ma non con acqua, bensì con il fuoco dello Spirito santo… Ma a Giovanni che resiste, Gesù risponde: “Lascia ora, per noi è conveniente compiere ogni giustizia” (Mt 3,15). Gesù è un uomo libero e maturo, ha coscienza della sua missione, non vuole privilegi, ma vuole compiere, realizzare ciò che Dio gli chiede come cosa giusta: essere solidale con i peccatori che hanno bisogno dell’immersione, essere un uomo credente come tutti gli altri.Giovanni allora si mostra profeta obbediente a un suo discepolo, Gesù, del quale però conosce la missione affidatagli da Dio. Non sappiamo se il Battista abbia compreso fino in fondo, sappiamo però che ha obbedito a questa umiliazione del Messia, a questo mutamento dell’immagine del Messia che Gesù inaugurava, quale uomo in mezzo ai suoi fratelli, spogliato di tutti i suoi privilegi. Così ecco avvenire il battesimo, l’immersione, e quando Gesù esce dalle acque del Giordano “vede squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba”. Gesù contempla lo Spirito quale “suo compagno inseparabile” (Basilio di Cesarea), che viene dal cielo, dal Padre, e lo seguirà in tutta la sua vicenda umana. E anche il Padre fa sentire la sua voce che proclama: “Tu sei mio Figlio, l’amato, in te ho posto la mia gioia” (Sal 2,7; Gen 22,2; Is 42,1), tutto il mio amore. Questa dovrebbe essere la vera domenica epifania della Triunità di Dio, che si manifesta operando: c’è l’unto, il Cristo; c’è chi lo unge, il Padre; e c’è l’unzione dello Spirito santo.Noi lettori in ascolto di questo vangelo siamo chiamati innanzitutto ad adorare il mistero. Nella sua prima manifestazione pubblica da adulto Gesù appare come uomo in stretta comunione con Dio, il Padre, e il vincolo permanente di tale comunione è lo Spirito santo. Per questo egli riceve l’unzione profetica e messianica: “Lo Spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha unto, mi ha mandato a portare la buona notizia (il Vangelo!) ai miseri” (Is 61,1; Lc 4,18).Dovremmo inoltre riflettere sul nostro battesimo, ricevuto in conformità a quello di Gesù. Su ciascuno di noi è risuonata la voce di Dio che ha detto: “Tu sei mio figlio, io ti amo come un figlio, cioè fedelmente, e voglio trovare compiacimento, gioia in te, in tutta la tua vita”. E lo Spirito, sceso insieme alla voce, resta in noi e ci ricorda questa parola di Dio, ci dà la forza di rispondere con tutta la nostra vita al “Ti amo come un figlio”, detto a ognuno di noi da Dio stesso. Ogni giorno, quando ci alziamo e diciamo: “Ti adoro, mio Dio … Ti ringrazio di avermi fatto cristiano”, pensando al nostro battesimo dovremmo gioire e dovremmo sentire “la voce di un silenzio trattenuto” (1Re 19,12) che nel cuore ci canta: “Tu sei mio figlio, ti amo, voglio gioire in te!”. Se sentiamo questa voce, la giornata sarà diversa, illuminata da un amore promesso e donato, e anche il sole sarà più luminoso.
(Commento al Vangelo di Enzo Bianchi )
Gesù si ritira nella Galilea, non più a Nazareth dove era stato allevato, ma a Cafarnao, sul ”mare” di Galilea, nel territorio delle tribù da Zabulon a Neftali. Si è avverata la profezia di Isaia: il paese di Zabulon e il paese di Neftali avrebbero visto una luce, che non è altro che Gesù, luce di ogni uomo che viene in questo mondo. È venuto e ci ha portato la luce che viene dalla vita, non la luce che viene da una filosofia, da una teoria, da una supposizione. Il vangelo, cioè Gesù, cambia radicalmente e porta l'uomo a trovare quella gioia che è senza fine, che è in un ordine mentale, di pensare, tutto diverso dal pensare secondo il predominio, la rivincita, l'avere di più! Il Signore ci ama tanto che ci farà sempre più capire che siamo usciti da questo mondo per essere in questo mondo con lui, e così i poveri spereranno! Portate avanti la luce del Signore nella condivisione, ragionate sempre con Gesù. Lasciatevi possedere da lui, allora ci rinnoviamo interamente in un popolo nuovo che è il popolo di Dio, in una comunità viva che è la manifestazione della sapienza di Dio e della sua luce.
In questo periodo le previsioni per il nuovo anno si sprecano ad ogni livello. Nel corso del nuovo anno, vi saranno avvenimenti che non dipenderanno da noi, ma da Dio o da fattori sui quali non potremo interferire; è facile, allora, comprendere come oroscopi, interviste ai maghi siano comportamenti poco seri per ogni uomo e per un cristiano in particolare. Altri avvenimenti dipenderanno da noi. Dovremmo, anziché aspettarci tutto dalle “stelle”, darci da fare per viverli in modo conveniente e utile a noi e ai fratelli. E’ anche tempo di auguri. Moltissimi sono quelli che riceviamo e offriamo. Facciamo poca fatica a porgere auguri di buon anno a tutti quelli che incontriamo. Se un amico o parente, al quale li abbiamo porti, nel corso dell’anno si venisse a trovare in difficoltà e ci chiedesse aiuto, quale soccorso saremmo disposti ad offrirgli? La benedizione viene da Dio e non dagli oroscopi o dai maghi. E se ci facessimo porgere gli auguri da Dio? Porgere auguri a qualcuno, augurargli felicità, benedirlo, significa riconoscere che la vita umana non ha in sé il segreto del suo essere, ma che dipende dalla benevolenza di “Qualcuno”. Nella Bibbia la benedizione è conferita con l’imposizione delle mani, per significare che avviene la “realizzazione” dell’augurio da parte di Dio. Unica condizione, per la sua efficacia reale, è che l’uomo accetti il Dio benedicente. Accettare il Dio benedicente, significa fidarsi di lui, credere che, di là dalle vicende umane, ci ha preparato una gioia più certa e più grande. Anche in questo Maria si presenta come modello perfetto e illuminante.
La festa annuale della Parrocchia Madre di Dio in Samayapuram è stata celebrata dal 25 dicembre fino al 1 Gennaio 2015.P. Justin è il parroco della Parrocchia Madre di Dio ha programmato sette giorni di novena. È cominciato dopo la messa di P. Beno alzando la bandiera della Madonna nel primo giorno della novena. La festa durata per sette giorni, ogni giorno venivano due sacerdoti per celebrare e per predicare nella messa, la messa era preparata ogni giorno da un Villagio. I fedeli numerosi dal intorno e gli vicino samayapuram sono venuti a celebrare con la devozione. 02 gennaio 2015
Oggi è la festa della Santa Famiglia. Io mi immagino Gesù che chiamava Giuseppe papà e Giuseppe diceva: «Figlio mio! ». Non lo aveva generato lui fisicamente, perché opera dello Spirito Santo, ma era davvero suo padre! Chi è padre? Chi è madre? Non chi fa i figli ma chi li cresce. Ma allora cambia tutto! La società ha delegato agli istituti, ma non hanno ragione di esistere gli istituti, sono una vergogna per noi, non per loro! Una società che delega è una società disumana. Dio ha creato la famiglia, non ha creato gli istituti! Dio ha creato la famiglia, non ha creato i dormitori pubblici; Dio ha creato la famiglia, non ha creato i manicomi. Tutte le famiglie devono essere famiglia per chi non ha famiglia, allora il mondo cambierà. Non si cambia il mondo con l'assistenza, benché sia una cosa grande; il mondo si cambia con la condivisione. Suonate le campane a festa quando aprite le vostre famiglie e non vi ci seppellite dentro!