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Con Cristo
misurate le cose
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Con Cristo
misurate le cose
In questo periodo le previsioni per il nuovo anno si sprecano ad ogni livello. Nel corso del nuovo anno, vi saranno avvenimenti che non dipenderanno da noi, ma da Dio o da fattori sui quali non potremo interferire; è facile, allora, comprendere come oroscopi, interviste ai maghi siano comportamenti poco seri per ogni uomo e per un cristiano in particolare. Altri avvenimenti dipenderanno da noi. Dovremmo, anziché aspettarci tutto dalle “stelle”, darci da fare per viverli in modo conveniente e utile a noi e ai fratelli. E’ anche tempo di auguri. Moltissimi sono quelli che riceviamo e offriamo. Facciamo poca fatica a porgere auguri di buon anno a tutti quelli che incontriamo. Se un amico o parente, al quale li abbiamo porti, nel corso dell’anno si venisse a trovare in difficoltà e ci chiedesse aiuto, quale soccorso saremmo disposti ad offrirgli? La benedizione viene da Dio e non dagli oroscopi o dai maghi. E se ci facessimo porgere gli auguri da Dio? Porgere auguri a qualcuno, augurargli felicità, benedirlo, significa riconoscere che la vita umana non ha in sé il segreto del suo essere, ma che dipende dalla benevolenza di “Qualcuno”. Nella Bibbia la benedizione è conferita con l’imposizione delle mani, per significare che avviene la “realizzazione” dell’augurio da parte di Dio. Unica condizione, per la sua efficacia reale, è che l’uomo accetti il Dio benedicente. Accettare il Dio benedicente, significa fidarsi di lui, credere che, di là dalle vicende umane, ci ha preparato una gioia più certa e più grande. Anche in questo Maria si presenta come modello perfetto e illuminante.
La festa annuale della Parrocchia Madre di Dio in Samayapuram è stata celebrata dal 25 dicembre fino al 1 Gennaio 2015.P. Justin è il parroco della Parrocchia Madre di Dio ha programmato sette giorni di novena. È cominciato dopo la messa di P. Beno alzando la bandiera della Madonna nel primo giorno della novena. La festa durata per sette giorni, ogni giorno venivano due sacerdoti per celebrare e per predicare nella messa, la messa era preparata ogni giorno da un Villagio. I fedeli numerosi dal intorno e gli vicino samayapuram sono venuti a celebrare con la devozione. 02 gennaio 2015
Oggi è la festa della Santa Famiglia. Io mi immagino Gesù che chiamava Giuseppe papà e Giuseppe diceva: «Figlio mio! ». Non lo aveva generato lui fisicamente, perché opera dello Spirito Santo, ma era davvero suo padre! Chi è padre? Chi è madre? Non chi fa i figli ma chi li cresce. Ma allora cambia tutto! La società ha delegato agli istituti, ma non hanno ragione di esistere gli istituti, sono una vergogna per noi, non per loro! Una società che delega è una società disumana. Dio ha creato la famiglia, non ha creato gli istituti! Dio ha creato la famiglia, non ha creato i dormitori pubblici; Dio ha creato la famiglia, non ha creato i manicomi. Tutte le famiglie devono essere famiglia per chi non ha famiglia, allora il mondo cambierà. Non si cambia il mondo con l'assistenza, benché sia una cosa grande; il mondo si cambia con la condivisione. Suonate le campane a festa quando aprite le vostre famiglie e non vi ci seppellite dentro!
«Il verbo» è la Parola, la manifestazione di Dio, che è a sua volta Dio perché è della stessa natura. Cristo è la Persona divina incarnata. La Parola è la causa dell'esistenza di tutte le cose. Ogni cosa che esiste trae la sua origine dalla Parola che da sempre è la vita. La luce che illumina gli uomini viene dalla Parola-divina. Le tenebre, cioè gli uomini che si organizzano escludendo Dio, non hanno accolto la luce che è Gesù; a coloro che hanno accolto Gesù è dato il potere di essere figli di Dio. Chi ci predestina a diventare figli di Dio? Il suo amore: «Tu sei mio figlio e ti do la mia vita». Dio ci guarda con lo stesso amore con cui guarda il Figlio e la vita divina si snoda dentro di noi. L'essere figli di Dio si sviluppa nell'amore. Essere figli di Dio è essere figli dell'amore. Vivere e morire per amore e nell'amore: ecco la vita che salva perché è amore, come Gesù! Tu l'hai scelto, vero?
«Il verbo» è la Parola, la manifestazione di Dio, che è a sua volta Dio perché è della stessa natura. Cristo è la Persona divina incarnata. La Parola è la causa dell'esistenza di tutte le cose. Ogni cosa che esiste trae la sua origine dalla Parola che da sempre è la vita. La luce che illumina gli uomini viene dalla Parola-divina. Le tenebre, cioè gli uomini che si organizzano escludendo Dio, non hanno accolto la luce che è Gesù; a coloro che hanno accolto Gesù è dato il potere di essere figli di Dio. Chi ci predestina a diventare figli di Dio? Il suo amore: «Tu sei mio figlio e ti do la mia vita». Dio ci guarda con lo stesso amore con cui guarda il Figlio e la vita divina si snoda dentro di noi. L'essere figli di Dio si sviluppa nell'amore. Essere figli di Dio è essere figli dell'amore. Vivere e morire per amore e nell'amore: ecco la vita che salva perché è amore, come Gesù! Tu l'hai scelto, vero?
Diac. Michael Nduka è il nuovo diacono nel nostro Ordine, Lui è Nigeriano stato Ordinato in St. Patricks Cattedrale insieme altre 12 Diaconi nel Diocesi di Awkaa in Anambra. I nostri padri e i religiosi sono andati a partecipare nella celebrazione in cattedrale poi dopo la messa hanno condiviso la gioia tutti insieme con la famiglia di nuovo diacono Michael. 20 Dicembre 2014
La quarta domenica di Avvento, che sempre cade all’interno delle ferie maggiori di Avvento (gli otto giorni che precedono la memoria della nascita di Gesù), ci narra l’azione di Dio in una donna, Maria di Nazaret: davvero “grandi cose ha fatto in lei l’Onnipotente” (cf. Lc 1,49)!In una terra ai margini della Palestina, in un villaggio insignificante, in una casa semplice e sconosciuta, in una famiglia quotidiana si realizza il mistero dell’umanizzazione di Dio: Dio, l’eterno, si fa mortale, il forte si fa debole, il celeste si fa terrestre. L’Apostolo Paolo, quando cercherà di cantare questo evento nella fede cristiana ormai professata da ebrei e da greci, affermerà: “Colui che era Dio svuotò se stesso, diventando uomo” (cf. Fil 2,6-7).Questo evento inaudito e impossibile per noi umani, è avvenuto perché “tutto è possibile a Dio”, ma come raccontarlo? La verità da esprimere è che un uomo come Gesù, il Figlio di Dio divenuto carne mortale, solo Dio ce lo poteva dare. Non poteva essere il frutto di volontà umana, non poteva essere generato dalla sola umanità, non poteva essere semplicemente il figlio di una coppia umana. Ed ecco, per rivelare la verità profonda di questo evento, al di là di ciò che risultava visibile agli occhi della gente di Nazaret, una narrazione che cerca di dirci come Dio è intervenuto e ha agito, come Gesù è un dono che solo Dio poteva darci. A una giovane donna ebrea, chiamata Maria, Dio guarda con amore, fino a sentirla e proclamarla come “amata”, “riempita e trasformata dalla sua grazia, dal suo amore”. Dio le fa sentire la sua presenza, la sua vicinanza, le fa sentire che “è con lei”, per questo Maria deve rallegrarsi. Del resto, Dio-con-noi, ‘Immanuel (Is 7,14; Mt 1,23), non è forse uno dei nomi di Dio?Maria era una donna di fede, dunque sempre in attesa dell’azione e della presenza di Dio, e proprio per questo nei confronti del suo Signore non aveva alcuna pretesa né vantava alcun merito. Perciò è sorpresa, timorosa e stupita per questa grazia di Dio che la invade nella quotidianità dei suoi giorni. Eppure Maria sa ascoltare la voce del Signore che le chiede di non temere, di avere fede: il figlio che concepirà dovrà chiamarlo Gesù, Jeshu‘a, “il Signore salva”, così che egli sia riconosciuto nella sua vera identità di Figlio dell’Altissimo, discendente di David, dunque Messia.Maria però confessa: “Io non conosco uomo!”, riconoscendo cioè l’impossibilità umana di dare alla luce un figlio in quella condizione, dunque la sua incapacità a concepire e a partorire un tale figlio. In lei c’è soltanto un vuoto, più radicale di quello di una donna anziana e sterile come sua cugina Elisabetta (cf. Lc 1,18.36), un vuoto dal quale non può avvenire generazione. Ma il Signore Dio nella sua potenza fa cose inaudite e grandi, e le opera in lei: sarà come una nuova creazione! Come lo Spirito del Signore planò sulle acque nell’in-principio, per generare la vita (cf. Gen 1,2), così ora lo stesso Spirito santo scende su Maria, e la sua Shekinah, la sua Presenza che la copre come ombra, renderà possibile che la Parola di Dio si faccia carne (cf. Gv 1,14) e che quel vuoto diventi il “sito” in cui Dio raggiunge l’uomo, generando suo Figlio quale “Figlio nato da donna” (Gal 4,4).Ecco il mistero dell’incarnazione, di fronte al quale si può soltanto adorare, contemplare e ringraziare. Solo Dio poteva darci un uomo come Gesù, e a questo dono ha risposto con un “amen”, un sì disponibile, Maria, la donna di Nazaret che Dio ha scelto facendola oggetto della sua grazia, della sua benevolenza, del suo amore totalmente gratuito.
"Io sono voce di uno che grida nel deserto"Già in questi brevi versetti del prologo è sintetizzato tutto il senso della venuta di Giovanni, un uomo definito da Gesù “il più grande tra i nati di donna” (cf. Mt 11,11; Lc 7,28), mandato da Dio. Sì, solo Dio poteva darci e inviarci un uomo come lui. Egli è il segno che “il Signore fa grazia” (questo il significato del suo nome), è un “testimone” (mártys), anzi è il primo testimone di Gesù in quel processo che quest’ultimo ha subito dalla nascita alla morte, processo intentatogli dal “mondo”, cioè dall’umanità malvagia, violenta, philautica. Ministero difficile, faticoso, a prezzo della vita spesa e data, quello di Giovanni: nella consapevolezza di non avere luce propria, egli ha solo offerto il volto alla luce, ha contemplato la luce, è rimasto sempre rivolto alla luce, in modo così convincente e autorevole che chi guardava a lui si sentiva costretto a volgere lo sguardo verso la luce, verso colui di cui Giovanni era solo testimone.E cosa fa, come si atteggia un vero testimone di Gesù Cristo, cioè della “luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9)? In primo luogo si decentra e mette tutte le sue forze a servizio di tale decentramento, dicendo costantemente: “Non io, ma lui; non a me ma a lui vadano lo sguardo e l’ascolto”. Questo è un atteggiamento di spogliazione, di resistenza a ogni tentazione di guardare a se stessi, è veramente vivere l’adorazione di colui che “è più grande” (Mt 11,11; Lc 7,28), che “è più forte” (Mc 1,7; Lc 3,16), che “passa davanti” (cf. Gv 1,15). Giovanni vive in sé il ministero della percezione della presenza di Dio, al quale l’aveva abituato il deserto in cui era cresciuto (cf. Lc 1,80), e ora percepisce questa presenza di Dio in Gesù, che ormai è un uomo tra gli altri, è tra coloro che vanno da lui a farsi battezzare, è un suo discepolo. “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete … Neanch’io lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: ‘Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito santo’” (Gv 1,26.33-34).Chi è dunque Giovanni il Battista? Se lo chiedono innanzitutto quanti vanno ad ascoltarlo, i giudei: “Chi sei tu?”. E Giovanni risponde con semplicità: “Non sono il Messia, il Cristo da voi atteso”. Gli chiedono ancora: “Sei tu Elia?”, colui che, profetizzato da Malachia, era atteso davanti al Signore nel suo giorno temibile (cf. Ml 3,23)? “Non lo sono”, risponde Giovanni. Infine gli chiedono: “Sei tu il profeta”, il profeta escatologico promesso a Mosè e simile a lui (cf. Dt 18,15)? Ma ancora, per la terza volta, Giovanni nega anche quest’ultima identità proiettata su di sé.“Gli dissero allora: ‘Chi sei? Che cosa dici di te stesso? Qual è la tua identità?’”. Ed egli risponde: “Io sono soltanto una voce, una voce imprestata a un altro, eco di una parola non mia”. Anche questo essere voce è frutto dell’obbedienza puntuale e completa di quest’uomo alla parola del Signore annunciata dal profeta Isaia (cf. Is 40,3; Mc 1,3 e par.). Solo voce, che si sente, si ascolta, ma non si può vedere, né contemplare, né trattenere. In Giovanni nessun protagonismo, nessuna volontà di occupare il centro, di stare in mezzo, ma solo di essere solidale con gli altri. C’è chi sta al centro, c’è chi è in mezzo e noi non lo conosciamo, c’è chi è Parola rivolta a noi: è Gesù Cristo, sempre “in incognito”, sempre da cercare, ma noi non lo cerchiamo e non lo riconosciamo. Forse solo nel giudizio finale sapremo che chi sta accanto a noi, chi ci è prossimo… è Gesù Cristo, e allora lo riconosceremo. Nel frattempo, abbiamo bisogno di Giovanni, di ascoltare la sua voce, di vedere il suo dito che indica Gesù come colui che ci immerge nello Spirito santo (cf. Gv 1,33; Mc 1,8 e par.) e che può fare di noi delle “vite salvate”.
Cile. Fra i giorni 21 e 23 di novembre si ha svolto la “Scuola d’ Animatori Leonardini Cileni”. Lo lema e stato “Duc in Altum” e ha riunito cira di cinquenta giovani (guide ed animatori) di tutte le nostre parrocchie. Fra i momenti di preghiera, di formazione, di recreazione e quaclhe attivitá d’ integrazione fra i giovani. Nella formazione hanno aiutato le sorelle Carolina Madariaga (religiosa della Congregazione del Buon Pastore) e Valerie Etien (Religiosa della Congregazione di Lourdes). E anche Ma Paz Moya, insegnate delle attivitá deportive e fisiche e i nostri religiosi (Oney, Welver e Alexis). Il primo giorno e inaugurato con il “momento mariano” e con el video-saluto del nostro Padre Generale. Il Sábato, insieme alla formazione e le dinamiche, abbiamo celebrato la messa che ha presciduto P. Miguel Cornejo omd. Questo giorno e finito con la adorazione e veglia per Cristo Re. La escuela concluyó el día domingo, Solemnidad de Cristo Rey, con la celebración eucarística que estuvo presidida por el P. Javier González omd, asesor de la PJyV Leonardina, en la que se hizo el envío de los jóvenes y se les entregó la “cruz leonardina”. La Scuola ed stata finita nella domenica, Solennitá di Cristo Re, con la celebrazione della messa presciduta per P. Javier González omd, asesore della PGeV leonardina a Cile. In questo hanno fatto l´invio dei giovani e hanno consegnato ad ognuno la “croce leonardina”.
How Pleasant it is that the brothers stay together (Ps 133:1)
By God’s grace, intercession of Mary the Mother of God and Our father and Founder St. John Leonardi, the Fathers of Indian Delegation came together the second time to do their annual retreat. Nine of our fathers from our communities took part with great enthusiasm. It was arranged in Pallotti House, Trivandrum, Kerala, from 17th to 21st November. Rev. Fr. Selvaraj MSFS guided our father s during these days. The preacher started with the Desert Experience of Jesus, and preceded with two questions “Who is God to me? Whom am I?. The following days he dealt with topics such as Vocation, 7 Hurdles in our Religious life, Two types of redemption after committing sin, Eucharist, Holy Spirit and Eucharist, Mary the Mother of God. The talks were thought provoking and useful. Every day before lunch Fathers from different community presided the Holy Mass and organized the Holy Eucharistic Adoration before supper. The days were concluded by reciting the Holy Rosary together and a good night talk by the preacher. On 21st Nov, the final day of the retreat, Fr. Delegate presided the Holy Mass and after communion he thanked the preacher and all the fathers. He also called everyone to work together for the growth of our Order in India, without going behind some evil aspects which causes division among us.