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Con Cristo
misurate le cose
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Con Cristo
misurate le cose
«Il verbo» è la Parola, la manifestazione di Dio, che è a sua volta Dio perché è della stessa natura. Cristo è la Persona divina incarnata. La Parola è la causa dell'esistenza di tutte le cose. Ogni cosa che esiste trae la sua origine dalla Parola che da sempre è la vita. La luce che illumina gli uomini viene dalla Parola-divina. Le tenebre, cioè gli uomini che si organizzano escludendo Dio, non hanno accolto la luce che è Gesù; a coloro che hanno accolto Gesù è dato il potere di essere figli di Dio. Chi ci predestina a diventare figli di Dio? Il suo amore: «Tu sei mio figlio e ti do la mia vita». Dio ci guarda con lo stesso amore con cui guarda il Figlio e la vita divina si snoda dentro di noi. L'essere figli di Dio si sviluppa nell'amore. Essere figli di Dio è essere figli dell'amore. Vivere e morire per amore e nell'amore: ecco la vita che salva perché è amore, come Gesù! Tu l'hai scelto, vero?
«Il verbo» è la Parola, la manifestazione di Dio, che è a sua volta Dio perché è della stessa natura. Cristo è la Persona divina incarnata. La Parola è la causa dell'esistenza di tutte le cose. Ogni cosa che esiste trae la sua origine dalla Parola che da sempre è la vita. La luce che illumina gli uomini viene dalla Parola-divina. Le tenebre, cioè gli uomini che si organizzano escludendo Dio, non hanno accolto la luce che è Gesù; a coloro che hanno accolto Gesù è dato il potere di essere figli di Dio. Chi ci predestina a diventare figli di Dio? Il suo amore: «Tu sei mio figlio e ti do la mia vita». Dio ci guarda con lo stesso amore con cui guarda il Figlio e la vita divina si snoda dentro di noi. L'essere figli di Dio si sviluppa nell'amore. Essere figli di Dio è essere figli dell'amore. Vivere e morire per amore e nell'amore: ecco la vita che salva perché è amore, come Gesù! Tu l'hai scelto, vero?
Diac. Michael Nduka è il nuovo diacono nel nostro Ordine, Lui è Nigeriano stato Ordinato in St. Patricks Cattedrale insieme altre 12 Diaconi nel Diocesi di Awkaa in Anambra. I nostri padri e i religiosi sono andati a partecipare nella celebrazione in cattedrale poi dopo la messa hanno condiviso la gioia tutti insieme con la famiglia di nuovo diacono Michael. 20 Dicembre 2014
La quarta domenica di Avvento, che sempre cade all’interno delle ferie maggiori di Avvento (gli otto giorni che precedono la memoria della nascita di Gesù), ci narra l’azione di Dio in una donna, Maria di Nazaret: davvero “grandi cose ha fatto in lei l’Onnipotente” (cf. Lc 1,49)!In una terra ai margini della Palestina, in un villaggio insignificante, in una casa semplice e sconosciuta, in una famiglia quotidiana si realizza il mistero dell’umanizzazione di Dio: Dio, l’eterno, si fa mortale, il forte si fa debole, il celeste si fa terrestre. L’Apostolo Paolo, quando cercherà di cantare questo evento nella fede cristiana ormai professata da ebrei e da greci, affermerà: “Colui che era Dio svuotò se stesso, diventando uomo” (cf. Fil 2,6-7).Questo evento inaudito e impossibile per noi umani, è avvenuto perché “tutto è possibile a Dio”, ma come raccontarlo? La verità da esprimere è che un uomo come Gesù, il Figlio di Dio divenuto carne mortale, solo Dio ce lo poteva dare. Non poteva essere il frutto di volontà umana, non poteva essere generato dalla sola umanità, non poteva essere semplicemente il figlio di una coppia umana. Ed ecco, per rivelare la verità profonda di questo evento, al di là di ciò che risultava visibile agli occhi della gente di Nazaret, una narrazione che cerca di dirci come Dio è intervenuto e ha agito, come Gesù è un dono che solo Dio poteva darci. A una giovane donna ebrea, chiamata Maria, Dio guarda con amore, fino a sentirla e proclamarla come “amata”, “riempita e trasformata dalla sua grazia, dal suo amore”. Dio le fa sentire la sua presenza, la sua vicinanza, le fa sentire che “è con lei”, per questo Maria deve rallegrarsi. Del resto, Dio-con-noi, ‘Immanuel (Is 7,14; Mt 1,23), non è forse uno dei nomi di Dio?Maria era una donna di fede, dunque sempre in attesa dell’azione e della presenza di Dio, e proprio per questo nei confronti del suo Signore non aveva alcuna pretesa né vantava alcun merito. Perciò è sorpresa, timorosa e stupita per questa grazia di Dio che la invade nella quotidianità dei suoi giorni. Eppure Maria sa ascoltare la voce del Signore che le chiede di non temere, di avere fede: il figlio che concepirà dovrà chiamarlo Gesù, Jeshu‘a, “il Signore salva”, così che egli sia riconosciuto nella sua vera identità di Figlio dell’Altissimo, discendente di David, dunque Messia.Maria però confessa: “Io non conosco uomo!”, riconoscendo cioè l’impossibilità umana di dare alla luce un figlio in quella condizione, dunque la sua incapacità a concepire e a partorire un tale figlio. In lei c’è soltanto un vuoto, più radicale di quello di una donna anziana e sterile come sua cugina Elisabetta (cf. Lc 1,18.36), un vuoto dal quale non può avvenire generazione. Ma il Signore Dio nella sua potenza fa cose inaudite e grandi, e le opera in lei: sarà come una nuova creazione! Come lo Spirito del Signore planò sulle acque nell’in-principio, per generare la vita (cf. Gen 1,2), così ora lo stesso Spirito santo scende su Maria, e la sua Shekinah, la sua Presenza che la copre come ombra, renderà possibile che la Parola di Dio si faccia carne (cf. Gv 1,14) e che quel vuoto diventi il “sito” in cui Dio raggiunge l’uomo, generando suo Figlio quale “Figlio nato da donna” (Gal 4,4).Ecco il mistero dell’incarnazione, di fronte al quale si può soltanto adorare, contemplare e ringraziare. Solo Dio poteva darci un uomo come Gesù, e a questo dono ha risposto con un “amen”, un sì disponibile, Maria, la donna di Nazaret che Dio ha scelto facendola oggetto della sua grazia, della sua benevolenza, del suo amore totalmente gratuito.
"Io sono voce di uno che grida nel deserto"Già in questi brevi versetti del prologo è sintetizzato tutto il senso della venuta di Giovanni, un uomo definito da Gesù “il più grande tra i nati di donna” (cf. Mt 11,11; Lc 7,28), mandato da Dio. Sì, solo Dio poteva darci e inviarci un uomo come lui. Egli è il segno che “il Signore fa grazia” (questo il significato del suo nome), è un “testimone” (mártys), anzi è il primo testimone di Gesù in quel processo che quest’ultimo ha subito dalla nascita alla morte, processo intentatogli dal “mondo”, cioè dall’umanità malvagia, violenta, philautica. Ministero difficile, faticoso, a prezzo della vita spesa e data, quello di Giovanni: nella consapevolezza di non avere luce propria, egli ha solo offerto il volto alla luce, ha contemplato la luce, è rimasto sempre rivolto alla luce, in modo così convincente e autorevole che chi guardava a lui si sentiva costretto a volgere lo sguardo verso la luce, verso colui di cui Giovanni era solo testimone.E cosa fa, come si atteggia un vero testimone di Gesù Cristo, cioè della “luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9)? In primo luogo si decentra e mette tutte le sue forze a servizio di tale decentramento, dicendo costantemente: “Non io, ma lui; non a me ma a lui vadano lo sguardo e l’ascolto”. Questo è un atteggiamento di spogliazione, di resistenza a ogni tentazione di guardare a se stessi, è veramente vivere l’adorazione di colui che “è più grande” (Mt 11,11; Lc 7,28), che “è più forte” (Mc 1,7; Lc 3,16), che “passa davanti” (cf. Gv 1,15). Giovanni vive in sé il ministero della percezione della presenza di Dio, al quale l’aveva abituato il deserto in cui era cresciuto (cf. Lc 1,80), e ora percepisce questa presenza di Dio in Gesù, che ormai è un uomo tra gli altri, è tra coloro che vanno da lui a farsi battezzare, è un suo discepolo. “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete … Neanch’io lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: ‘Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito santo’” (Gv 1,26.33-34).Chi è dunque Giovanni il Battista? Se lo chiedono innanzitutto quanti vanno ad ascoltarlo, i giudei: “Chi sei tu?”. E Giovanni risponde con semplicità: “Non sono il Messia, il Cristo da voi atteso”. Gli chiedono ancora: “Sei tu Elia?”, colui che, profetizzato da Malachia, era atteso davanti al Signore nel suo giorno temibile (cf. Ml 3,23)? “Non lo sono”, risponde Giovanni. Infine gli chiedono: “Sei tu il profeta”, il profeta escatologico promesso a Mosè e simile a lui (cf. Dt 18,15)? Ma ancora, per la terza volta, Giovanni nega anche quest’ultima identità proiettata su di sé.“Gli dissero allora: ‘Chi sei? Che cosa dici di te stesso? Qual è la tua identità?’”. Ed egli risponde: “Io sono soltanto una voce, una voce imprestata a un altro, eco di una parola non mia”. Anche questo essere voce è frutto dell’obbedienza puntuale e completa di quest’uomo alla parola del Signore annunciata dal profeta Isaia (cf. Is 40,3; Mc 1,3 e par.). Solo voce, che si sente, si ascolta, ma non si può vedere, né contemplare, né trattenere. In Giovanni nessun protagonismo, nessuna volontà di occupare il centro, di stare in mezzo, ma solo di essere solidale con gli altri. C’è chi sta al centro, c’è chi è in mezzo e noi non lo conosciamo, c’è chi è Parola rivolta a noi: è Gesù Cristo, sempre “in incognito”, sempre da cercare, ma noi non lo cerchiamo e non lo riconosciamo. Forse solo nel giudizio finale sapremo che chi sta accanto a noi, chi ci è prossimo… è Gesù Cristo, e allora lo riconosceremo. Nel frattempo, abbiamo bisogno di Giovanni, di ascoltare la sua voce, di vedere il suo dito che indica Gesù come colui che ci immerge nello Spirito santo (cf. Gv 1,33; Mc 1,8 e par.) e che può fare di noi delle “vite salvate”.
Cile. Fra i giorni 21 e 23 di novembre si ha svolto la “Scuola d’ Animatori Leonardini Cileni”. Lo lema e stato “Duc in Altum” e ha riunito cira di cinquenta giovani (guide ed animatori) di tutte le nostre parrocchie. Fra i momenti di preghiera, di formazione, di recreazione e quaclhe attivitá d’ integrazione fra i giovani. Nella formazione hanno aiutato le sorelle Carolina Madariaga (religiosa della Congregazione del Buon Pastore) e Valerie Etien (Religiosa della Congregazione di Lourdes). E anche Ma Paz Moya, insegnate delle attivitá deportive e fisiche e i nostri religiosi (Oney, Welver e Alexis). Il primo giorno e inaugurato con il “momento mariano” e con el video-saluto del nostro Padre Generale. Il Sábato, insieme alla formazione e le dinamiche, abbiamo celebrato la messa che ha presciduto P. Miguel Cornejo omd. Questo giorno e finito con la adorazione e veglia per Cristo Re. La escuela concluyó el día domingo, Solemnidad de Cristo Rey, con la celebración eucarística que estuvo presidida por el P. Javier González omd, asesor de la PJyV Leonardina, en la que se hizo el envío de los jóvenes y se les entregó la “cruz leonardina”. La Scuola ed stata finita nella domenica, Solennitá di Cristo Re, con la celebrazione della messa presciduta per P. Javier González omd, asesore della PGeV leonardina a Cile. In questo hanno fatto l´invio dei giovani e hanno consegnato ad ognuno la “croce leonardina”.
How Pleasant it is that the brothers stay together (Ps 133:1)
By God’s grace, intercession of Mary the Mother of God and Our father and Founder St. John Leonardi, the Fathers of Indian Delegation came together the second time to do their annual retreat. Nine of our fathers from our communities took part with great enthusiasm. It was arranged in Pallotti House, Trivandrum, Kerala, from 17th to 21st November. Rev. Fr. Selvaraj MSFS guided our father s during these days. The preacher started with the Desert Experience of Jesus, and preceded with two questions “Who is God to me? Whom am I?. The following days he dealt with topics such as Vocation, 7 Hurdles in our Religious life, Two types of redemption after committing sin, Eucharist, Holy Spirit and Eucharist, Mary the Mother of God. The talks were thought provoking and useful. Every day before lunch Fathers from different community presided the Holy Mass and organized the Holy Eucharistic Adoration before supper. The days were concluded by reciting the Holy Rosary together and a good night talk by the preacher. On 21st Nov, the final day of the retreat, Fr. Delegate presided the Holy Mass and after communion he thanked the preacher and all the fathers. He also called everyone to work together for the growth of our Order in India, without going behind some evil aspects which causes division among us.
In queste ultime domeniche dell’anno liturgico la nostra contemplazione è rivolta alla parusia, alla venuta gloriosa del Signore, attraverso la lettura delle tre parabole che concludono il discorso escatologico di Gesù nel vangelo secondo Matteo (cf. Mt 25). Oggi ascoltiamo la parabola dello Sposo che tarda a venire e delle dieci vergini chiamate ad attenderlo.“Poiché lo Sposo tardava…”. Il Signore Gesù è lo Sposo messianico (cf. Mt 9,15; Ef 5,31-32), venuto per stringere la nuova ed eterna alleanza di Dio con tutta l’umanità, nell’amore e nella fedeltà (cf. Os 2,21-22). Dopo aver narrato Dio con tutta la sua esistenza, Gesù “è stato tolto” (cf. Mt 9,15) ai suoi in modo violento, ha conosciuto l’ingiusta e vergognosa morte di croce: il Padre però lo ha richiamato dai morti, sigillando con la resurrezione l’amore da lui vissuto. Ebbene, nella sua incrollabile speranza nella resurrezione Gesù aveva previsto e promesso ai discepoli la propria venuta come Sposo definitivo alla fine dei tempi, affermando però che l’ora precisa di questo evento non è conosciuta dagli angeli e neppure dal Figlio, ma solo dal Padre (cf. Mt 24,36). Il problema serio, avvertito con urgenza dagli autori del Nuovo Testamento, consiste nel fare i conti con il ritardo della parusia. Di fronte a questo grande mistero non dobbiamo scoraggiarci o cadere nel cinismo, ma fare obbedienza a un preciso comando di Gesù: “Vegliate, tenetevi pronti, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” (cf. Mt 24,42.44).Proprio in questo solco si situa la nostra parabola. Dieci vergini, figura della chiesa chiamata a presentarsi a Cristo come una vergine casta (cf. 2Cor 11,2), prendono le lampade per uscire incontro allo Sposo, che viene per celebrare le nozze eterne con l’umanità intera. Gesù precisa subito che cinque di esse sono stolte e cinque sagge, intelligenti: le prime hanno preso con sé l’olio per ravvivare il fuoco nelle lampade, in previsione di un lungo tempo di attesa, le altre non l’hanno fatto. “Poiché lo Sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono”. È difficile restare vigilanti, mantenersi costantemente tesi verso l’incontro con il Signore, per questo Gesù insiste sul fatto che il sonno accomuna tutte le vergini: e chi di noi può dire di non attraversare ore e giorni di oblio, di dimenticanza della venuta del Signore? Davvero nessuno è esente da questo rischio, la differenza sta altrove…Quando infatti la notte è squarciata dal grido: “Ecco lo Sposo! Andategli incontro!”, tutte le vergini così come si erano addormentate si svegliano e preparano le lampade. Allora le stolte, vedendo che le loro lampade si spengono, cominciano a chiedere alle sagge dell’olio, ma si sentono opporre un rifiuto: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi”. Egoismo? Mancanza di carità? No, semplicemente quest’olio o lo si ha in sé oppure nessuno può pretenderlo dagli altri: è l’olio del desiderio dell’incontro con il Signore. Ciascuno di noi conosce (o dovrebbe!) la propria verità più profonda, sa ciò che nel proprio cuore tiene desta o, al contrario, spegne l’attesa del Signore: nei giorni buoni come in quelli cattivi, nella veglia come nel sonno – “io dormo, ma il mio cuore veglia” (Ct 5,2), afferma la giovane ragazza del Cantico dei cantici – è nostra responsabilità rinnovare le scorte di quest’olio, in modo che il nostro cuore bruci del desiderio dell’incontro con lo Sposo… È nella capacità di tenere vivo oggi questo desiderio che si gioca il giudizio finale, cioè l’essere o meno riconosciuti dal Signore quando verrà alla fine dei tempi.In questo tempo che va dalla resurrezione del Signore Gesù alla sua venuta nella gloria il grido della chiesa è quello della sposa che, insieme allo Spirito, invoca: “Vieni, Signore Gesù! Marana tha!” (cf. Ap 22,17.20; 1Cor 16,22). E ogni cristiano, ascoltando questo grido, dovrebbe rispondere a sua volta con tutto il cuore, la mente e le forze: “Vieni!”, sapendo che il desiderio bruciante della venuta del Signore è già, qui e ora, primizia della comunione con lui.tratto da: Gesù, Dio-con-noi, compimento delle Scritture, 2010 San Paolo edizioni.
Commento al Vangelo di
ENZO BIANCHI
Pubblicato il n° 175 di Notiziario OMD oltre la cronaca dell’Ordine continua lo speciale a cura del P. Generale “ricette dalla spezieria” di san Giovanni Leonardi, In questo numero: messaggio; P. Cosimo e Anna Moroni; Inaugurazione della scuola In africa e notizie omd.
06 novembre 2014
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Notiziario 175
Lunedí scorso, 3 novembre, i fratelli cileni si sono riuniti nella casa di formazione San Giovanni Leonardi per partecipare nell’ ultima formazione permanente. Questa é stata dirigita per il p. P. Larry Yévenes SJ, chi in quest’ occasione ha sottolineato la riflessione sulla vita comunitara e la correzione fraterna. Allo stesso tempo ci ha lasciado dei orientamenti per arricchire la vita propria, la vita comunitaria e quella pastorale.
Al mezzogiorno, abbiamo celebrato la Santa Messa la che estata celebrata per il P. Pedro Figueroa omd.