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Con Cristo
misurate le cose
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Con Cristo
misurate le cose
El sábado 4 de enero de cumple un año de la pascua de nuestro hermano. El día domingo se oficiará una misa en recuerdo en la Parroquia San Lázaro (Av. Ejército 415, esquina Gorbea). P. Baldo nace el 19 de mayo de 1921 en Braga (Italia), hijo de Elvira Lucherini y Amedeo Santi. A la edad de doce años (1933) ingresa al seminario menor de la Orden de la Madre de Dios en el Santuario de la Estrella de Migliano. Luego, ya como religioso, estudió en la Universidad Gregoriana de Roma cuando se vivía uno de los conflictos bélicos mundiales. Realizó su profesión perpetua (profesión para toda la vida de los votos de obediencia, pobreza y castidad) el 26 de enero de 1946. En la basílica de san Juan de Letrán en Roma, el 20 de abril del año 1946, fue ordenado sacerdote, de manos de Mons. Traglia, Vicario de su Santidad. En el año 1946, el 12 de noviembre, se embarca junto a otros religiosos (P. Juan Bautista Vinci, P. Hugo Migliaccio, P. Mario Feroci, P. Esteban Palagi y el Hno. Edison) hacia nuestro país para fundar la primera comunidad en Chile en Quinta de Tilcoco, VI región. Al año siguiente fue parte de los que fundaron la comunidad de Guadalupe, en Quinta Normal. Posteriormente, fue nombrado Delegado General del Rector General, servicio que brindó por varios años. Junto con lo anterior, sirvió durante más de cuatro décadas en Caritas Chile y fue impulsor de la Clínica Familia para enfermos terminales de SIDA y Cáncer (fundación Pro Dignitate Homini), también del Centro Escucha San Juan Leonardi. En 1994 recibe, de manos del Presidente Eduardo Frei la nacionalidad chilena por gracia. Los últimos años los pasó junto a la comunidad formativa San Juan Leonardi, en Santiago centro. En esta misma, la madrugada del 04 de enero del 2013 vive su pascua para gozar de la vida plena en Dios, al modo como lo testimoniaba san Juan Leonardi: “A ti Señor, elevo mis or2t6q, por ti conquistados”. 3 gennaio 2013
La prima lettura biblica del nuovo anno fa scendere su di noi una benedizione colma di luce, in cui prendere respiro per l'avvio del nuovo anno: il Signore parlò a Mosè, ad Aronne, ai suoi figli e disse: Voi benedirete i vostri fratelli. Voi benedirete: per prima cosa, che lo meritino o no, voi li benedirete. Dio ci raggiunge non proclamando dogmi o impartendo divieti, ma benedicendo. La sua benedizione è una energia, una forza, una fecondità di vita che scende su di noi, ci avvolge, ci penetra, ci alimenta. Dio chiede anche a noi, figli di Aronne nella fede, di benedire uomini e storie, il blu del cielo e il giro degli anni, il cuore dell'uomo e il volto di Dio. Mio e tuo compito per l'anno che viene: benedire i fratelli! Se non impara a benedire, l'uomo non potrà mai essere felice. E come si fa a benedire? Dio stesso ordina le parole: Il Signore faccia risplendere per te il suo volto. Che cosa è un volto che risplende? Forse poca cosa, eppure è l'essenziale. Perché il volto è la finestra del cuore, racconta cosa ti abita. Brilli il volto di Dio, scopri nell'anno che viene un Dio luminoso, un Dio solare, ricco non di troni, di leggi, di dichiarazioni ma il cui più vero tabernacolo è la luminosità di un volto. Un Dio dalle grandi braccia e dal cuore di luce. La benedizione di Dio non è salute, denaro, fortuna, prestigio, lunga vita ma, molto semplicemente, è la luce. La luce è tante cose, lo capiamo guardando le persone che hanno luce, e che emanano bontà, generosità, bellezza, pace. Dio ci benedice ponendoci accanto persone dal volto e dal cuore luminosi. Continua la bibbia: Il Signore ti faccia grazia. Cosa ci riserverà l'anno che viene? Io non lo so, ma di una cosa sono certo: Il Signore mi farà grazia, che vuol dire: il Signore si rivolgerà verso di me, si chinerà su di me, mi farà grazia di tutti gli sbagli, di tutti gli abbandoni; camminerà con me, nelle mie prove si abbasserà su di me, mio confine di cielo, perché non gli sfugga un solo sospiro, una sola lacrima. Qualunque cosa accadrà quest'anno, Dio sarà chino su di me e mi farà grazia. Otto giorni dopo Natale ritorna lo stesso racconto di quella notte: Natale non è facile da capire. Facciamoci guidare allora da Maria, che custodiva e meditava tutte queste cose nel suo cuore; che cercava il filo d'oro che tenesse insieme gli opposti: una stalla e «una moltitudine di angeli», una mangiatoia e un «Regno che non avrà fine». Come lei, come i pastori, anche noi salviamo almeno lo stupore: a Natale il Verbo è un neonato che non sa parlare, l'Eterno è appena il mattino di una vita, l'Onnipotente è un bimbo capace solo di piangere. Dio ricomincia sempre così, con piccole cose e in alto silenzio.
« È venuto nella nostra storia, ha condiviso il nostro cammino. È venuto per liberarci dalle tenebre e donarci la luce. In Lui è apparsa la grazia, la misericordia, la tenerezza del Padre: Gesù è l’Amore fattosi carne. Non è soltanto un maestro di sapienza, non è un ideale a cui tendiamo e dal quale sappiamo di essere inesorabilmente lontani, è il senso della vita e della storia che ha posto la sua tenda in mezzo a noi». Così Papa Francesco, nella sua prima messa della notte di Natale in San Pietro, ha spiegato il senso della festa cristiana nella quale si fa memoria della nascita di Gesù. All'inizio della celebrazione, è stato il Papa stesso a deporre nella mangiatoia posta davanti all'altare, la statua di Gesù Bambino. Bergoglio, che oggi pronuncerà il suo messaggio natalizio Urbi et Orbi, nell'omelia della messa della notte ha meditato sulla profezia di Isaia: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce». Una profezia - ha detto - che «non finisce mai di commuoverci... E non è solo un fatto emotivo, sentimentale; ci commuove perché dice la realtà profonda di ciò che siamo: siamo popolo in cammino, e intorno a noi – e anche dentro di noi – ci sono tenebre e luce». «E in questa notte - ha continuato il Papa - mentre lo spirito delle tenebre avvolge il mondo, si rinnova l’avvenimento che sempre ci stupisce e ci sorprende: il popolo in cammino vede una grande luce. Una luce che ci fa riflettere su questo mistero: mistero del camminare e del vedere». Bergoglio ha spiegato che il verbo camminare «ci fa pensare al corso della storia, a quel lungo cammino che è la storia della salvezza, a cominciare da Abramo, nostro padre nella fede, che il Signore chiamò un giorno a partire, ad uscire dal suo paese per andare verso la terra che Lui gli avrebbe indicato. Da allora, la nostra identità di credenti è quella di gente pellegrina verso la terra promessa». «Questa storia - ha aggiunto Francesco - è sempre accompagnata dal Signore! Egli è sempre fedele al suo patto e alle sue promesse». Anche se da parte del popolo si alternano «momenti di luce e di tenebra, fedeltà e infedeltà, obbedienza e ribellione». Anche nella nostra storia personale «si alternano momenti luminosi e oscuri, luci e ombre. Se amiamo Dio e i fratelli, camminiamo nella luce, ma se il nostro cuore si chiude, se prevalgono in noi l’orgoglio, la menzogna, la ricerca del proprio interesse, allora scendono le tenebre dentro di noi e intorno a noi». «Chi odia suo fratello – scrive l’apostolo Giovanni– è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi». Ma in questa notte, «come un fascio di luce chiarissima» è apparsa «la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini». La grazia che «è apparsa nel mondo è Gesù, nato dalla Vergine Maria, vero uomo e vero Dio. Egli è venuto nella nostra storia, ha condiviso il nostro cammino. È venuto per liberarci dalle tenebre e donarci la luce. In Lui è apparsa la grazia, la misericordia, la tenerezza del Padre: Gesù è l’Amore fattosi carne. Non è soltanto un maestro di sapienza, non è un ideale a cui tendiamo e dal quale sappiamo di essere inesorabilmente lontani, è il senso della vita e della storia che ha posto la sua tenda in mezzo a noi». «I pastori - ha detto ancora il Papa - sono stati i primi a vedere questa “tenda”, a ricevere l’annuncio della nascita di Gesù. Sono stati i primi perché erano tra gli ultimi, gli emarginati. E sono stati i primi perché vegliavano nella notte, facendo la guardia al loro gregge. È legge del pellegrino fare la veglia, e loro la facevano. Con loro ci fermiamo davanti al Bambino, ci fermiamo in silenzio. Con loro ringraziamo il Signore di averci donato Gesù, e con loro lasciamo salire dal profondo del cuore la lode della sua fedeltà: Ti benediciamo, Signore Dio Altissimo, che ti sei abbassato per noi. Tu sei immenso, e ti sei fatto piccolo; sei ricco, e ti sei fatto povero; sei l’onnipotente, e ti sei fatto debole». Il Papa ha concluso ricordando che «Dio ci ama, ci ama tanto che ha donato il suo Figlio come nostro fratello, come luce nelle nostre tenebre. Il Signore ci ripete: "Non temete", come hanno detto gli angeli ai pastori. E anch’io ripeto a tutti voi: Non temete! Il nostro Padre è paziente, ci ama, ci dona Gesù per guidarci nel cammino verso la terra promessa. Egli è la luce che rischiara le tenebre. Egli è la misericordia, nostro Padre perdona sempre. Egli è la nostra pace». 25 dicembre 2013
A Natale non celebriamo un ricordo, ma una profezia. Natale non è una festa sentimentale, ma il giudizio sul mondo e il nuovo ordinamento di tutte le cose. Quella notte il senso della storia ha imboccato un'altra direzione: Dio verso l'uomo, il grande verso il piccolo, dal cielo verso il basso, da una città verso una grotta, dal tempio a un campo di pastori. La storia ricomincia dagli ultimi. Mentre a Roma si decidono le sorti del mondo, mentre le legioni mantengono la pace con la spada, in questo meccanismo perfettamente oliato cade un granello di sabbia: nasce un bambino, sufficiente a mutare la direzione della storia. La nuova capitale del mondo è Betlemme. Lì Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia... nella greppia degli animali, che Maria nel suo bisogno legge come una culla. La stalla e la mangiatoia sono un 'no' ai modelli mondani, un 'no' alla fame di potere, un no al 'così vanno le cose. Dio entra nel mondo dal punto più basso perché nessuna creatura sia più in basso, nessuno non raggiunto dal suo abbraccio che salva. Natale è il più grande atto di fede di Dio nell'umanità, affida il figlio alle mani di una ragazza inesperta e generosa, ha fede in lei. Maria si prende cura del neonato, lo nutre di latte, di carezze e di sogni. Lo fa vivere con il suo abbraccio. Allo stesso modo, nell'incarnazione mai conclusa del Verbo, Dio vivrà sulla nostra terra solo se noi ci prendiamo cura di lui, come una madre, ogni giorno. C'erano in quella regione alcuni pastori... una nuvola di ali e di canto li avvolge. È così bello che Luca prenda nota di questa unica visita, un gruppo di pastori, odorosi di lana e di latte... È bello per tutti i poveri, gli ultimi, gli anonimi, i dimenticati. Dio riparte da loro. Vanno e trovano un bambino. Lo guardano: i suoi occhi sono gli occhi di Dio, la sua fame è la fame di Dio, quelle manine che si tendono verso la madre, sono le mani di Dio tese verso di loro. Perché il Natale? Dio si è fatto uomo perché l'uomo si faccia Dio. Cristo nasce perché io nasca. La nascita di Gesù vuole la mia nascita: che io nasca diverso e nuovo, che nasca con lo Spirito di Dio in me. Natale è la riconsacrazione del corpo. La certezza che la nostra carne che Dio ha preso, amato, fatto sua, in qualche sua parte è santa, che la nostra storia in qualche sua pagina è sacra. Il creatore che aveva plasmato Adamo con la creta del suolo si fa lui stesso creta di questo nostro suolo. Il vasaio si fa argilla di una vaso fragile e bellissimo. E nessuno può dire: qui finisce l'uomo, qui comincia Dio, perché Creatore e creatura ormai si sono abbracciati. Ed è per sempre.
Domenica 22 dicembre IV domenica di avvento, nella parrocchia N. S. del Carmine, sono stati ordinati diaconi i chierici Javier González e Claudio Godoy. Il rito è stoto presieduto dal Vescovo Mons. Miguel Caviedes, emerito della Diocesi degli Angeli ad accompagnare i nuovi diaconi i religiosi, novizi, amici sacerdoti, famiglie e fedeli. Mons. Caviedes si è rivolto agli ordinandi ed a tutto il popolo, ed indicato ciò che significa questo gradino del sacramento dell’Ordine, sottolineando che: “soprattutto, siete servitori, ma non qualunque, se non servitori sul modello di Gesú, il diacono per antonomasia”. Dopo la celebrazione i neo diaconi hanno salutato tutti i presenti icontrandoli in un momento di condivisione. 24 dicembre 2013
Sono stati ordinati diaconi a Roma nella Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli, domenica 22 dicembre i chierici Agowuike Augustine Akachukwu ed Enyi Francis Chukwudubem. Il rito è stato presieduto dal Vescovo Matteo Zuppi Ausiliare di Roma. Nel giorno nel quale la Chiesa si prepara a celebrare il mistero dell’Incarnazione, i novelli diaconi, ha ricordato Mons. Zuppi, sono chiamati ad imitare il servizio generoso e la carità sincera di Maria e Giuseppe. Prendendo in prestito un immagine della vita del Fondatore il Vescovo ha concluso dicendo che il Leonardi al termine della sua vita fu preso da una forte ansia missionaria i cui frutti oggi sono visibile nell’Ordine che come una madre custodito dalla Madre di Dio invia nuovi figli per il servizio e la missione. 23 dicembre 2013
Il Coro “Orazio Vecchi” diretto dal M° Alessandro Anniballi presenta “Il Coro nell’Opera di Giuseppe Verdi venerdì 20 dicembre 2013 ore 19,00.
19 dicembre 2013
Secondo il Vangelo di Luca l'Annunciazione è fatta a Maria, secondo Matteo l'angelo parla a Giuseppe. Chi ha ragione? Sovrapponiamo i due Vangeli e scopriamo che l'annuncio è fatto alla coppia, allo sposo e alla sposa insieme, al giusto e alla vergine innamorati. Dio non ruba spazio alla famiglia, la coinvolge tutta; non ferisce l'armonia, cerca invece un sì plurale, che diventa creativo perché è la somma di due cuori, di molti sogni e moltissima fede. Dio è all'opera nelle nostre relazioni, parla dentro le famiglie, dentro le nostre case, nel dialogo, nel dramma, nella crisi, nei dubbi, negli slanci, nelle oasi di verità e di amore che sottraggono il cuore al deserto. Maria si trovò incinta, dice Matteo. Sorpresa assoluta della creatura che arriva a concepire l'inconcepibile, il proprio Creatore. Qualcosa che però strazia il cuore di Giuseppe: non volendo accusarla pubblicamente pensò di ripudiarla in segreto. Ma è insoddisfatto della decisione presa, perché è innamorato di Maria, e continua a pensare a lei, presente fin dentro i suoi sogni. Giuseppe, l'uomo dei sogni, non parla mai, ma sa ascoltare il proprio profondo, i sogni che lo abitano: anzi, l'uomo giusto ha gli stessi sogni di Dio. Non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Non temere, non avere paura, sono le prime parole con cui nella Bibbia Dio apre il dialogo con gli uomini: la paura è il contrario della fede, della paternità, del futuro, della libertà. Perché Dio non fa paura; se hai paura, non è da Dio. Giuseppe prende con sé la madre e il bambino, preferisce l'amore per Maria, e per Dio, al suo amor proprio. La sua grandezza è amare qualcuno più di se stesso, il primato dell'amore. Per amore di Maria, scava spazio nel suo cuore e accoglie quel bambino non suo. E diventa vero padre di Gesù, anche se non è il genitore. Generare un figlio è facile, ma essergli padre e madre, amarlo, farlo crescere, farlo felice, insegnargli il mestiere di uomo, è tutta un'altra avventura. Padri e madri si diventa nel corso di tutta la vita. L'annunciazione ha luogo nelle case. Al tempio Dio preferisce la casa, perché lì si gioca la buona battaglia della vita. Ogni giorno di vita offerto è una annunciazione quotidiana. Ogni figlio che nasce ci guarda con uno sguardo in cui ci attende tutta l'eternità. Dio ci benedice ponendoci accanto persone come angeli, annunciatori dell'infinito, e talvolta - per i più forti tra noi - ponendoci accanto persone che hanno bisogno, un enorme bisogno di noi. Ed è così che non ci lascia vivere senza mistero.
E’ con la significativa immagine del “Ravi” che il P. Generale invia all’Ordine gli auguri del santo Natale che non smette mai di incantare per il grande mistero dell’Incarnazione. 19 dicembre 2013
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LETTERA DEL PADRE GENERALE PER NATALE 2013
La comunità religiosa e parrocchiale B. V. Maria del SS Rosario in . Ferdinando di Puglia , sollecitata dal P Generale a chiedere l’intercessione del Venerabile Cesare Franciotti per la guarigione di P. Bruno Dessì, ha voluto riscoprire anche la figura di questo nostro confratello e il suo spessore spirituale. A tal fine è stato dedicato un incontro con le madrine per evidenziarne la profonda spiritualità eucaristica e l’acume di promuovere una vera devozione eucaristica che sapesse coniugare la celebrazione della santa messa e la Parola di Dio in essa offerta con il Verbo della vita mangiato e adorato nelle specie eucaristiche. Da questa profetica intuizione nascono le sue Meditazioni innanzi e dopo l’Eucaristia, come quelle sul Natale e sui misteri della Croce di Nostro Signore Gesù Cristo. Le madrine si sono quindi impegnate in una novena di preghiera che prevedeva la partecipazione quotidiana alla Eucaristia e la preghiera per la concessione della grazia per intercessione del Venerabile Padre. In questo itinerario la scoperta di alcuni bellissimi testi delle Meditazioni sul Natale ci ha suggerito di vivere la Novena di Natale guidati dai testi del Franciotti. Il miracolo che chiediamo è che aumenti in ciascuno di noi il fervore spirituale e possiamo ardere di quello stesso amore verso Dio che tanto ha infiammato di carità il cuore di Cesare Franciotti. 17 dicembre 2013