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Con Cristo
misurate le cose
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Con Cristo
misurate le cose
Gesù rilancia la sua sfida per un altro modo di essere uomini: non preoccupatevi delle cose, c'è dell'altro che vale di più. È la sfida contenuta nella preghiera nel Padre Nostro: dacci oggi il nostro pane quotidiano. Ti chiediamo solo il pane sufficiente per oggi, il pane che basta giorno per giorno, come la manna nel deserto, non l'affanno del di più. È la sfida del monaco: conosco monasteri che vivono così, come uccelli e come gigli, quotidianamente dipendenti dal cielo. Ma questa sfida è anche per tutti noi, pieni di cose e spaventati dal futuro. La vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Occuparsi meno delle cose e di più della vita vera, che è fatta di relazioni, consapevolezza, libertà, amore. Vuoi volare alto, come un uccello, vuoi fiorire nella vita come un giglio? Allora devi deporre dei pesi. Madre Teresa di Calcutta soleva dire: tutto ciò che non serve pesa! Meno cose e più cuore! Non una rinuncia, ma una liberazione. Dalle cose, dalla 'roba' diventata padrona dei pensieri. Guardate gli uccelli del cielo... Osservate i gigli del campo... se l'uccello avesse paura perché domani può arrivare il falco o il cacciatore, non canterebbe più, non sarebbe più una nota di libertà nell'azzurro. Se il giglio temesse la tempesta che domani può arrivare, o ricordasse il temporale di ieri, non fiorirebbe più. Gesù osserva la vita, e la vita gli parla di fiducia e di Dio. E a noi dice: beati i puri di cuore perché vedranno Dio, vedranno in tutto ciò che esiste un punto verginale e fiducioso che è la presenza di Dio, vi scopriranno un altare dove si celebra la comunione tra visibile e invisibile. Allora: non affannatevi, quell'affanno che toglie il respiro, per cui non esistono feste o domeniche, non c'è tempo per chi si ama, per contemplare un fiore, una musica, la primavera. Cercate prima di tutto il Regno di Dio e queste cose vi saranno date in più. Non è moralista il Vangelo, non si oppone al desiderio di cibo e vestito, dicendo: è sbagliato, è peccato, non serve. Anzi, tutto questo lo avrete, ma in tutt'altra luce. «Il cristianesimo non è una morale ma una sconvolgente liberazione» ( Vannucci). Libera dai piccoli desideri, per desiderare di più e meglio, per cercare ciò che fa volare, ciò che fa fiorire e ti mette in armonia con tutto ciò che vive. Insegna un rapporto fiducioso e libero con se stessi, con il corpo, con il denaro, con gli altri, con le più piccole creature e con Dio. Cercate il regno, occupatevi della vita interiore, delle relazioni, del cuore; cercate pace per voi e per gli altri, giustizia per voi e per gli altri, amore per voi e per gli altri. Meno cose e più cuore! E troverete libertà e volo.
“Per tutta la vita si è nutrito di terra e di sole”. Così, P. Michele Lopopolo ha ricordato suo papà Corrado durante i funerali celebrati nella Chiesa di Maria Santissima del Rosario a San Ferdinando di Puglia mercoledì 26 febbraio. Chiesa parrocchiale che ha visto fin dall’inizio “il pellegrinaggio spirituale di Corrado” dal suo Battesimo fino alla Pasqua che oggi celebra con Cristo. Durante l’omelia il P. Generale, ha ricordato che: “Corrado con la sua vita umile, laboriosa e onesta ha detto: Gesù è la mia carne, la mia avventura, la mia storia”. A Rosina sposa di Corrado a P. Michele e a Giacomo insieme ai familiari si sono stretti numerosi confratelli dell’Ordine e fedeli. 27 febbraio 2014
Avete inteso che fu detto: occhio per occhio... Ma io vi dico se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l'altra: sii disarmato, non incutere paura, mostra che non hai nulla da difendere, e l'altro capirà l'assurdo di esserti nemico. Tu porgi l'altra guancia; non la passività morbosa di chi ha paura, ma una iniziativa decisa: riallaccia tu la relazione, fa' tu il primo passo, perdonando, ricominciando, rattoppando coraggiosamente il tessuto della vita, continuamente lacerato. Il cristianesimo non è una religione di servi, che si mortificano e si umiliano e non reagiscono; non è «la morale dei deboli che nega la gioia di vivere» (Nietzsche). Ma la religione dei re, degli uomini totalmente liberi, padroni delle proprie scelte anche davanti al male, capaci di disinnescare la spirale della vendetta e di inventare reazioni nuove, attraverso la creatività dell'amore, che fa saltare i piani, non ripaga con la stessa moneta, scombina le regole ma poi rende felici. Amerai il prossimo e odierai il tuo nemico, Ma io vi dico: amate i vostri nemici. Gesù intende eliminare il concetto stesso di nemico. Violenza produce violenza come un catena infinita. Lui sceglie di spezzarla. Mi chiede di non replicare su altri ciò che ho subito. Ed è così che mi libero. Tutto il Vangelo è qui: amatevi altrimenti vi distruggerete. Cosa possono significare allora gli imperativi di Gesù: amate, pregate, porgete, prestate? Non sono ordini, non si ama infatti per decreto, ma porte spalancate verso delle possibilità, offerta di un potere, trasmissione da Dio all'uomo di una forza divina. E tutto questo perché siate figli del Padre vostro celeste che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi. Da Padre a figli: c'è come una trasmissione di eredità, un'eredità di comportamenti, di affetti, di valori, di forza. Voi potete amare anche i nemici, potete fare l'impossibile, io ve ne darò la capacità se lo desiderate, se me lo chiedete, e proseguite sulla strada del cambiamento interiore, della conformazione al Padre. Allora capisco: io posso (potrò) amare come Dio! Ci sarà dato un giorno il cuore stesso di Dio. Ogni volta che noi chiediamo al Signore: «Donaci un cuore nuovo», noi stiamo invocando di poter avere un giorno il cuore di Dio, di conformarci agli stessi sentimenti del cuore di Dio. È straordinario, verrà il giorno in cui il nostro cuore che ha fatto tanta fatica a imparare l'amore, sarà il cuore di Dio e allora saremo capaci di un amore che rimane in eterno, che sarà la nostra anima, per sempre, e l'anima del mondo.
La formazione permanente in Italia è stata organizzata nei giorni 11 12 e 13 febbraio presso la casa delle suore del Divino Amore a Roma. In alcuni interventi guidati dal Prof. Tonino Solarino è stato riferito come nell’incontrare occorre: “Mettersi nei panni degli altri”. Tonino ha inoltre ricordato che, è necessario “ascoltare il cuore dell’uomo”. Altri interventi sono stati guidati dal Prof. Don. Nello dell’Agli, nei quali è stato sviluppato il tema della Lectio umana e della Lectio divina. Don Nello ha detto che: “Alla Parola di Dio va prestata obbedienza soprattutto nelle nelle lotte della vita quotidiana”. Poi i partecipanti hanno avuto modo di sperimentare il metodo della Lectio proposto. Sono stati tempi necessari nei quali i confratelli, si sono ritrovati insieme per dedicare il loro tempo e condividere. Il secondo guppo di confratelli si ritroverà nei giorni 18, 19 e 20 febbraio.
16 febbraio 2014
Avete inteso che fu detto, ma io vi dico... Gesù non annuncia una nuova morale più esigente e impegnativa. Queste, che sono tra le pagine più radicali del Vangelo, sono anche le più umane, perché qui ritroviamo la radice della vita buona. Il discorso della montagna vuole condurci alla radice, lungo una doppia direttrice: la linea del cuore e la linea della persona. Il grande principio di Gesù è il ritorno al cuore, che è il laboratorio dove si forma ciò che poi uscirà fuori e prenderà figura di parola, gesto, atto. È necessario guarire il cuore per guarire la vita. Fu detto: non ucciderai; ma io vi dico: chiunque si adira, chiunque alimenta dentro di sé rabbie e rancori, è già omicida. Gesù risale alla radice prima, a ciò che genera la morte o la vita. E che san Giovanni esprimerà in un'affermazione colossale: «Chi non ama suo fratello è omicida» (1Gv 3,15). Cioè: chi non ama uccide. Non amare qualcuno è togliergli vita; non amare è un lento morire. Ma io vi dico: non giurate affatto; il vostro dire sia sì, sì; no, no. Dal divieto del giuramento, Gesù arriva al divieto della menzogna. Di' la verità sempre, e non servirà più giurare. Così porta a compimento, sulla linea del cuore, le conseguenze già implicite nella legge antica. E poi la linea della persona: Se tu guardi una donna per desiderarla sei già adultero... Non dice: se tu, uomo, desideri una donna; se tu, donna, desideri un uomo. Il desiderio è un servitore indocile, ma importante. Dice: Chi guarda per desiderare, e vuol dire: se tu guardi solo per il tuo desiderio, se guardi il suo corpo per il tuo piacere, allora tu pecchi contro la sua persona. Tu allora sei un adultero, nel senso originario di adulterare: tu falsifichi, tu inquini, tu impoverisci la persona. Perché riduci a oggetto per te, a corpo usa e getta la persona, che invece è abisso, oceano, cielo, angelo, profondità, vertigine. Pecchi non tanto contro la legge, ma contro la profondità e la dignità della persona, che è icona di Dio. Perché la legge è sempre rivelazione dei comportamenti che fanno crescere l'uomo in umanità, o che ne diminuiscono l'umanità e la grandezza, che è come dire rivelazione di ciò che rende felice l'uomo. È un unico salto di qualità quello che Gesù propone, la svolta fondamentale: passare dalla legge alla persona, dall'esterno all'interno, dalla religione del fare a quella dell'essere. Il ritorno al cuore, là dove nascono i grandi «perché» delle azioni. Allora il vangelo è facile, umanissimo, anche quando dice parole come queste, che danno le vertigini.
E’ già passato un anno da quel 2 febbrario del 2013 quando fu inaugurata la casa dell’Ordine della Madre di Dio in Indonesia. Oggi, un anno dopo, il P. Generale si eè recato nuovamente nell’ isola di Kupang per ringraziare Dio e quei fratelli che anche li’ svolgono il carisma di san Giovanni Leonardi. Nella domenica 8 febbraio il P. Generale ha voluto, in effetti, fossero maggiormente messo in evidenza il nostro Fondatore e la radice mariana che lo distingue. Nella celebrazione dominicale ha regalato alla comunita’ OMD il reliquario di san Giovanni Leonardi, fatto costruire per il 75 anno della sua canonizzazone. Il Papa Francesco lo aveva benedetto e venerato il 17 aprile del 2013, per l’anniversario, e oggi, è venerato dalla pietà e devozione della comunità indonesiana. Poi ha voluto regalare un quadro della Madonna di Guadalupe che il cardinale di Citta’ del Messico, Mons. Roberto Nivera, aveva consegnato nelle mani del P. Generale in occasione della sua vista a Messico per l’incontro con i vescovi latinoamericani. Il Padre Generale ha voluto dire con quei due gesti, come aveva scritto nell’editoriale del notizario n. 172, “state in buone mani: quelle di Maria, di san Giovanni Leonardi e del Papa Francesco. Alla comunita’ religiosa OMD, alla quale si aggiunto un piccolo gruppo di postulanti, (due), si è reunita la comunità Cristiana delle vicinanze con grande gioia a voglia di crescere nel carisma leonardino.
11 febbraio 2014
I brevi ma intensi canoni della comunità ecumenica di Taizé si intrecciavano con le antiche melodie arabe e greche della Chiesa melchita di Siria. La Chiesa non dimentica la Siria e la sua gente. E invoca la pace e la liberazione dei prigionieri. Una speciale Veglia di preghiera nel santuario parrocchiale di Santa Maria in Portico in Campitelli, davanti all’antica e venerata icona della Madre di Dio particolare protettrice della città di Roma, domenica 9 febbraio ad un anno esatto dal rapimento dei sacerdoti padre Michel Kayyal e padre Maher Mahfouz. L’incontro è organizzato dal Centro per la cooperazione missionaria tra le Chiese e dall'Ufficio per la pastorale delle migrazioni della diocesi di Roma in collaborazione con l'associazione Finestra per il Medio Oriente, la comunità parrocchiale di Campitelli e la comunità melchita di Santa Maria in Cosmedin. Accolti dal Vescovo Ausiliare di Roma Centro Mons. Matteo Zuppi e dal Parroco di Campitelli P. Davide Carbonaro, l’arcivescovo Boutros Marayati dell’Arcieparchia di Aleppo e l’Arcivescovo Capucci emerito di Gerusalemme; insieme all’archimandrita P. Atonios Haddad di Santa Maria in Cosmedin a Roma e i Rettori del Collegio Armeno e Siro Antiocheno. La veglia ha ricordato il vescovo Zuppi : “è una nuova occasione di preghiera in sintonia con Papa Francesco e in profonda unione con tutti i cristiani del Medio Oriente perché non cessiamo di sperare che abbia finalmente termine il conflitto in Siria”. E aggiunge: “Seguendo l'invito di Papa Francesco continuiamo a pregare per la pace e per la liberazione di tutti i rapiti, in particolare dei sacerdoti padre Michel Kayyal e padre Maher Mahfouz a un anno dal loro rapimento avvenuto il 9 febbraio 2013, del vescovo siro-ortodosso di Aleppo, Gregorios Youhanna Ibrahim e del vescovo greco-ortodosso di Aleppo e Iskenderun, Boulos Yaziji, delle suore di Maalula e di padre Paolo Dall'Oglio, missionario gesuita romano. Preghiamo per non dimenticare e per far nostro il gemito del popolo siriano che aspira alla pace”. Durante la celebrazione la toccante testimonianza dell’Arcivescovo Marayati che portando il gemito dei suoi connazionali: “ringrazia il Signore perché in questa chiesa si prega per la pace”. Poi prosegue ricordando che ad Aleppo: “città ecumenica, in questi tempi duri lavoriamo insieme in modo solidale per aiutare le famiglie e in nome di Cristo mettiamo tutto insieme”. Sempre nella nostra città, “abbiamo convissuto con i musulmani, ma i fanatici hanno spaccato il nostro dialogo”. Come riprendere questo dialogo, si domanda Mons. Marayati. Prima del conflitto Aleppo era “un incrocio di culture”, ma “la guerra distrugge, la guerra fa male a tutti e tutti siamo perdenti”. Aleppo, ha ricordato, è stata “la culla del cristianesimo, i seguaci di Gesù qui sono stati chiamati cristiani per la prima volta”; e prosegue, “questi cristiani oggi stanno andando via!”. “Aleppo la mite” come fu descritta da scrittori e poeti, “la città dei sogni”, ma oggi questi sogni sono infranti. Tuttavia noi crediamo nella pace, ha concluso l’arcivescovo: “crediamo che Dio è con noi e non ci lascerà, noi crediamo nella forza della preghiera”. Congedandosi dall’assemblea promette che dirà ai suoi fedeli e agli uomini e donne di buona volontà: “siete nel cuore di tutti i cristiani!”. Al termine della celebrazione i Vescovi ed una rappresentanza di famiglie siriane e di fedeli hanno pregato davanti all’icona di Santa Maria in Portico. 10 febbraio 2014
Dio è luce: una delle più belle definizioni di Dio (1 Giovanni 1,5). Ma il Vangelo oggi rilancia: anche voi siete luce. Una delle più belle definizioni dell'uomo. E non dice: voi dovete essere, sforzatevi di diventare, ma voi siete già luce. La luce non è un dovere ma il frutto naturale in chi ha respirato Dio. La Parola mi assicura che in qualche modo misterioso e grande, grande ed emozionante, noi tutti, con Dio in cuore, siamo luce da luce, proprio come proclamiamo di Gesù nella professione di fede: Dio da Dio, luce da luce. Io non sono né luce né sale, lo so bene, per lunga esperienza. Eppure il Vangelo parla di me a me, e dice: Non fermarti alla superficie, al ruvido dell'argilla, cerca in profondità, verso la cella segreta del cuore; là, al centro di te, troverai una lucerna accesa, una manciata di sale. Per pura grazia. Non un vanto, ma una responsabilità. Voi siete la luce, non io o tu, ma voi. Quando un io e un tu s'incontrano generando un noi, quando due sulla terra si amano, nel noi della famiglia dove ci si vuol bene, nella comunità accogliente, nel gruppo solidale è conservato senso e sale del vivere. Come mettere la lampada sul candelabro? Isaia suggerisce: Spezza il tuo pane, introduci in casa lo straniero, vesti chi è nudo, non distogliere gli occhi dalla tua gente... Allora la tua luce sorgerà come l'aurora (Isaia 58,10). Tutto un incalzare di azioni: non restare curvo sulle tue storie e sulle tue sconfitte, ma occupati della città e della tua gente, illumina altri e ti illuminerai, guarisci altri e guarirà la tua vita. Voi siete il sale, «che ascende dalla massa del mare rispondendo al luminoso appello del sole. Allo stesso modo il discepolo ascende, rispondendo all'attrazione dell'infinita luce divina» (Vannucci). Ma poi discende sulla mensa, perché se resta chiuso in sé non serve a niente: deve sciogliersi nel cibo, deve donarsi. Il sale dà sapore: Io non ho voluto sapere nient'altro che Cristo crocifisso (1 Corinzi 2 ,1 -5). «Sapere» è molto più che «conoscere»: è avere il sapore di Cristo. E accade quando Cristo, come sale, è disciolto dentro di me; quando, come pane, penetra in tutte le fibre della vita e diventa mia parola, mio gesto, mio cuore. Il sale conserva. Gesù non dice «voi siete il miele del mondo», un generico buonismo che rende tutto accettabile, ma il sale, qualcosa che è una forza, un istinto di vita che penetra le scelte, si oppone al degrado delle cose, e rilancia ciò che merita futuro.
Al secolo Giovanna di Nunno: Nunzia, è deceduta lunedì 4 febbraio all’età di 84 anni nella Comunità di Santa Maria Corteorlandini a Lucca. Originaria di Canosa, già tra le suore della Madre di Dio, per tanti anni ha servito le comunità leonardine di Fosciandora e Lucca. Mentre un sincero cordoglio sale, l’Ordine si unisce nella preghiera di suffraggio per questa sorella in Cristo. I funerali sono stati celebrati mercoledì 6 febbraio nella Chiesa di Santa Maria Corteorlandini a Lucca Casa Madre dell’Ordine, dove Nunzia ha vissuto questi ultimi anni della sua vita. 8 febbraio 2014
Il giorno della Presentazione del Signore al Tempio, il P. Generale, P. Francesco Petrillo ha celebrato la giornata della Vita Religiosa in India, dove si è recato dal 19 gennaio. La giornata è stata nella nostra Parrocchia di Alihzal, preceduta da una lunga “maratone” di rosari che i diversi gruppi parrocchiale hanno celebrato dalle ore 7,00 del mattino fino alle 18,00 del pomeriggio, per giungere a benedire la grotta di Nostra Signora di Lourdes all’ingresso del campo parrocchiale. La grotta di Lourdes è stata donata dalla famiglia del Parroco P. Donatius, in ricordo del suo padre Nicola. E’ stata una celebrazione ricca di spunti mariani che hanno fatto crescere in tutti noi il segno di appartenza al Signore che ci ha incontrati e che, grazia alla maternità di Maria, ci ha fatti suoi figli. La partecipazione della comunità cristiana è stata notevole e piena di spirito di fraternità.
2 febbraio 2014