Curia Generale dell'Ordine
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Da un Sermone sul Natale (C.455)
E’ Cristo il vero Cesare Augusto, vero signore dell’unverso. E’ lui che censisce il mondo e lo chiama alla fede. Ognuno nella propria città dovrà iscrivere il suo nome. Prima alla patria celeste dove è il nostro destino e quindi nella Chiesa santa nella quale sono scritti i nomi di tutti coloro che appartengono a Cristo nel Santo Battesimo.
Occorre che anche noi con Giuseppe e Maria andiamo ad inscriverci a Betlemme che significa casa del pane. Quale è questa casa del pane se non la Chiesa santa? E di quale pane si tratta se non di quello per cui fu detto “Io sono il pane vivo”? (Gv 6,51). Ora tutti coloro che vogliono appartenere a Cristo ed entrare in questa casa, prenderanno questo pane e i loro nomi saranno scritti in cielo. Così scrive l’Evangelista: trovandosi in quel luogo per lei si compirono i giorni del parto (Lc 2,6) Dove erano? In una piccola stalla, in un luogo fatto per ritirarsi dalle intemperie, vicino alla strada, come alle volte ci viene rappresentato.
Ho Dio mio, o mio Creatore e Signore! Dove sei, dove abiti, dove vuoi nascere! Quale cuore non si strugge, non viene meno, non si commuove davanti a questo mistero! Mentre si trovavano in quel luogo. Dove sono mio Signore i palazzi dei potenti, i superbi edifici, le alte torri, le lussuose camere che convengono alla tua divina maesta?
Oh altezza, o superbia del mondo! Non ti confondi mentre il tuo Dio vuol nascere in un luogo così vile? E tu piccolo uomo che sei polvere e cenere, non ti sazi mai di costruire palazzi badando di porre il tuo paradiso in questo mondo!
E si compirono i giorni del parto di Maria che diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in panni e lo depose in un presepio. Poiché non vi era posto per lui nell’albergo. Presepio vuol dire due cose: sia mangiatoia grande per gli animali, sia piccola, come una cesta dove si mette la biada. […].
Betlemme casa del pane, la Chiesa, il pane, Cristo, l’albergo, l’altare, il presepio, il nostro cuore. Non c’era per lui posto nell’albergo. Egli non si compiace solo di stare nel tabernacolo, sull’altare, ma nel nostro cuore.
Da un Sermone sul vero tesoro (C.184)
L’altezza e la profondità delle divine perfezioni che vengono comunicate da Dio alla creatura razionale, sono tali e tante che non solo il linguaggio umano non basta ad esprimerle, ma neppurre l’intelletto degli angeli può comprenderle; poiché sono tanti i tesori, le gioie e le preziosità con le quali Dio adorna l’anima cristiana, che gli stessi angeli rimangono stupiti e attoniti, perchè pietre preziose sono la bontà divina, la misericordia e l’onnipotenza. Tutto questo infatti, l’Altissimo si degna nella sua suprema ed ed infinita bontà comunicare alla diletta e fedele anima cristiana.
Eppure, vi sono molte gioie che non conviene accogliere e neanche guardare, poiché non garberebbero alla nostra salvezza, anzi al contrario provocherebbero la nostra dannazione. Ora, per la debolezza della nostra ragione, avremmo cercato invano la gioia, se Dio, per la sua bontà, non ci avesse mandato un gioielliere ben esperto, cioè Cristo nostro, il quale ci ha fatto conoscere e ci ha insegnato a distinguere la gioia dalla tristezza.
Triste fu la gioia di Satana e dei Progenitori quando cercarono di farsi simili a Dio. Ma fu necessaria la venuta di Cristo che oggi per mezzo del suo Vangelo ci propone la vera gioia e ciò che vale. Beato colui il quale saprà attingere e rivestirsi di questa gioia, perché il Signore lo renderà figli di Dio, erede del cielo, amico degli spiriti celesti. Per questo ci dice: siate misericordiosi! (Lc 6,31)
Da un Sermone sull’Avvento (C. 492)
L’intenzione della Santa Chiesa in questo tempo di Avvento altra non è se non quella di svegliare gli animi di noi suoi figli nel preparare la via alla missione di Gesù nostro Signore.
E questo incominciando nella prima domenica dal timore dell’ultimo giudizio e poi proseguendo giorno per giorno con l’invito a preparare la strada al Signore (Lc 3,4). E tanto più ci si accosta al Natale, tanto più rinnova i motivi del suo avvento tra noi. […]
Ora tra le virtù di questo tempo santo consideriamo quella della prudenza che, muta i sentimenti e illumina i sensi attraverso la ragione ed il consiglio. Questa riguarda tre tempi. Il passato il presente ed il futuro. I pittori la dipingono con due facce; una davanti ed una dietro. Con la memoria del passato essa regola il presente, aiutando a schivare il peccato. Così, gioverà, nel ricordare il passato, il male che altre volte è accaduto e ci si ricorderà di dover scegliere nel presente purificando gli occhi, confessando le proprie colpe, ricevendo la comunione, pregando e mortificandosi.
La prudenza in effetti, regola tutte le virtù, porta in sé la fede e la carità ed è moderatrice di tutte le potenze dell’anima dei sensi e del corpo. Insomma, rende all’uomo la giusta forma, e lo fa esperto nel bene.
Da un sermone sulla lettera agli Efesini (C. 199)
E’ Dio che promette di farci diventare suoi figli ed eredi (Cf. Gal 4,7) […]. Infatti, se egli crea lo fa per amore; se custodisce la creazione è ancora per amore; se governa lo fa per amore; se ordina, ciò avviene unicamente per amore. Chi fece incarnare nel tempo suo Figlio se non l’Amore? Afferma l’evangelista Giovanni: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito (Gv 3,16). Imita Dio in questo, offri tutto di te all’Altissimo! Ma come dobbiamo amare? Come Cristo ci ha amati dando se stesso per noi (Ef 5,2). Consegna a Dio la tua volontà, poiché Dio non accetta niente da te senza di te. […]
Sii ostia a lui gradita come Cristo che si offrì in sacrificio di soave odore. Come gli aromi i quali non danno la loro fragranza quando sono interi, ma quando sono frantumati. Questo fece Cristo, diffondendo il suo odore quando fu spezzato, quando gli furono aperte le mani, i piedi, il capo ed il costato. Spezzati gli aromi e posti nel fuoco si sparge il loro odore. Il buon profumo di Cristo non si sarebbe sparso se egli non fosse stato ostia gradita posta sul fuoco. […] Oh vita della mia vita! Oh vita dell’anima mia! Se mi fosse lecito vorrei abbracciare la tua santissima umanità.