Cookie Consent by Popupsmart Website

stemma e nome

Giovedì, 11 Aprile 2024 17:17

Lo stemma episcopale di Padre Davide

Stemma Mons. Davide Carbonaro OMD senza pallio

 

Stemma episcopale dell’Arcivescovo eletto Mons. Davide Carbonaro OMD

 

 

Descrizione dello stemma episcopale di S.E.R. Mons. Davide Carbonaro O.M.D.

Arcivescovo Metropolita eletto di Potenza Muro Lucano Marsico Nuovo

 

 

Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo

 

Lo scudo di Mons. Carbonaro dalla forma gotica moderna è così araldicamente descritto: partito, innestato, merlato di sette pezzi. Quattro di rosso e tre d’oro.  I colori rosso e oro oltre a ricordare la Sicilia che ha dato i natali all’Arcivescovo, sono uniti dalle merlature indicanti la Città di Roma e in particolare i quartieri di Torre Maura e Tor de’ Specchi, dove ha vissuto e esercitato il suo servizio pastorale.

Nel primo partito, il simbolo dell’arpa celebrata nel libro biblico dei Salmi (Cf. Sal 71,22) richiama la figura del Re e Profeta Davide di cui l’Arcivescovo porta il nome.

Nel secondo partito, la fiamma al naturale simbolo della Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate in Ispica (RG) dal cui fonte l’Arcivescovo ha ricevuto la grazia battesimale. Al capo d’azzurro caricato della leggenda di quattro lettere maiuscole d’argento dell’alfabeto greco, si trova il titolo della Madre di Dio MP ΘY emblema dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio, fondato da San Giovanni Leonardi (1541-1609) al quale appartiene Mons. Carbonaro.

Il motto:

 

IN LUMINE TUO (Sal 36,10)

Il motto episcopale di Mons. Carbonaro in lettere maiuscole lapidarie romane di nero, è caricato su di un cartiglio al naturale, foderato di rosso, contiene parte di un versetto  tratto dal Sal 36 (35): “È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce”. (Quoniam apud te est fons vitae, et in lumine tuo videbimus lumen).

Lo scudo, accollato ad una croce doppia trilobata d’oro, è timbrato da un cappello prelatizio (galero) di colore verde, dal quale pendono 20 fiocchi, 10 per lato, dello stesso colore, disposti 1, 2, 3, 4. Gli ornamenti esteriori su descritti, in araldica indicano la dignità Arcivescovile.

Si apre con uno sguardo sull’attualità il messaggio pasquale che il P. Generale Antonio Piccolo ha inviato all’Ordine. Una contemporaneità attraversata dallo sguardo pasquale, dalla vittoria del Crocifisso Risorto come amava indirizzare il Fondatore San Giovanni Leonardi. Un’attualità nella quale ciascun religioso deve coniugare la Pasqua in modo fattivo: “Facciamo Pasqua nella Gioia; Facciamo Pasqua nella verità; Facciamo Pasqua nella speranza”.  In effetti, tutto concorre al bene di chi ama. Citando l’Apostolo Paolo P. Antonio, ricorda come: “C’è un bene grande che ci attende e non ci sarà tolto. L’amore di Dio supera infinitamente tutto questo e abbraccia l’universo incoraggiandoci a perseverare e a credere fiduciosi nella Sua Provvidenza”. Lo sguardo pasquale del credente s’incontra con quello della prima discepola: “Maria Vergine della Pasqua”. Quest’anno celebrata con giubilo nella memoria di Santa Maria in Portico, l’icona su cui lo sguardo del Fondatore si posò, dopo aver affidato il primo settembre del 1574, 450 anni or sono, a lei la nascente Congregazione. Così, fare Pasqua, conclude il Rettore Generale, significa: “Dare spazio allo Spirito, per divenire come Maria porta e portico, cristofori a ogni costo, migratori che si affrettano nel viaggio missionario, persone non impiantate e infisse in piccole personali certezze, bensì dedite ad aprire varchi dove ci sono muri, esperte nel saltare ostacoli per raggiungere ogni uomo e portarlo in salvo, corrieri della Parola e costruttori di pace”.

pdfP. Generale Lettera Pasquale 2024 Ita-Spa-Ing

Domenica, 11 Febbraio 2024 11:35

Necrologio P. Horacio Schiaffino OMD

Il P. Generale, il suo Consiglio e l’Ordine tutto sono grati al Signore per il servizio e l’amore donato al Signore e alla Chiesa da P. Horacio Schiaffino OMD (16 giugno 1929-10 febbraio 2024) tornato alla Casa del Padre. In un messaggio rivolto all’Ordine il P. Generale esprime le sue condoglianze alla Delegazione cilena e ai familiari: “Padre Horacio Schiaffino, ha raggiunto il suo Maestro nella casa del Padre. Lo ha annunciato con entusiasmo e gioia, ne ha condiviso le sofferenze nella malattia di questi ultimi anni, ora lo attende il premio promesso ai servi fedeli.  Carissimo P. Horacio, Maria ti accolga alle porte del Paradiso con schiere di angeli in festa per il tuo ingresso”. I funerali si terranno presso la Chiesa di San Lazzaro lunedì 12 febbraio ore 11,15 Santiago del Cile.

«Diamo avvio all’anno giubilare per celebrare, il prossimo 17 luglio, il XV centenario dell’apparizione di questa miracolosa immagine che ci presenta il giardino fiorito del cielo che porta il frutto della salvezza, Cristo Signore. Maria si offre al nostro sguardo in un portico aperto. Davanti a tante chiusure, davanti a tante resistenze, si apre uno spazio di relazione e di vita per il mondo. Un portico che diventa il rifugio del peccatore perché non si lasci travolgere dalle acque tumultuose della storia». In una gremita parrocchia di Santa Maria in Portico in Campitelli, ai piedi del Campidoglio, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha presieduto ieri sera, 1° febbraio, la Messa che ha dato il via alle celebrazioni per il 1500° anniversario dell’apparizione dell’effige di Maria, Romanae Portus Securitatis, e per il 450° dell’Ordine della Madre di Dio fondato a Lucca da San Giovanni Leonardi il 1° settembre 1574.

Oltre 40 i sacerdoti concelebranti, tra i quali padre Antonio Piccolo, rettore generale dei Chierici Regolari della Madre di Dio, e i parroci di Santa Maria in Portico, padre Davide Carbonaro, e di Santa Galla, don Paolo Aiello. L’icona, incastonata nell’altare della chiesa di piazza Campitelli, è da sempre venerata dai romani, che chiesero l’intercessione della Madonna nel 1656 per la liberazione dalla peste e nel 1703 perché cessasse uno sciame sismico. L’inizio dell’anno giubilare, infatti, è coinciso con il giorno in cui la comunità fa memoria del patrocinio di Santa Maria in Portico su Roma. Anche il cardinale, in una preghiera scritta per l’occasione, e recitata al temine della liturgia, ha invocato la protezione della Vergine sulla città di Roma e sul mondo intero e chiesto l’intercessione della Madre di Gesù «perché sia accresciuta la fede, germogli la speranza e arda nel cuore la carità di Cristo».

La piccola icona, alta 26 centimetri e larga poco più di 20, come ha ricordato il rettore generale dei Chierici Regolari della Madre di Dio, fu affidata a san Giovanni Leonardi nel 1601. «Per la famiglia religiosa – ha detto padre Antonio Piccolo – questo anno speciale è un gesto di rinnovata fiducia della Chiesa di Roma che consegnò questa immagine nelle mani del fondatore perché possiamo rifugiarci in Lei, testimoniarla, custodirla, offrirla alla città di Roma come segno di sicura speranza e consolazione in questi tempi tribolati». Secondo le antiche fonti, il 17 luglio 524 il portico della casa di Santa Galla, che quotidianamente apriva le sue porte ai poveri, fu avvolto da un improvviso bagliore. La matrona romana mandò a chiamare Papa Giovanni I, che al suo arrivo vide la luce e due angeli che gli posero l’icona della Vergine Maria.

«La voce del Buon Pastore risuona ancora nel mio cuore: “Fidati di me e del mio Vangelo”». Ha accolto con queste parole, padre Davide Carbonaro, l’annuncio della nomina ad arcivescovo della diocesi di Potenza – Muro Lucano – Marsico Nuovo, dato questa mattina, 2 febbraio, dal cardinale vicario Angelo De Donatis nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense, davanti ai vescovi ausiliari di Roma, ai prefetti e al personale del Vicariato. Un annuncio in contemporanea con quello comunicato nella cattedrale del capoluogo lucano dall’arcivescovo uscente Salvatore Ligorio e con la diffusione della notizia da parte della Sala stampa della Santa Sede. «Ringrazio Papa Francesco della sua fiducia e mi presento a voi tutti con un cuore pieno di gioia e trepidazione», le parole del religioso, finora parroco di Santa Maria in Portico in Campitelli, di cui proprio ieri si è aperto il XV centenario.

Dopo aver dato lettura della nomina papale e avergli messo al collo la croce consegnatagli dalla comunità di Campitelli, De Donatis ne ha ricordato brevemente la biografia. Nato a Rosolini (Siracusa) il 1° gennaio 1967, trasferitosi all’età di 11 anni a Roma con la sua famiglia, Carbonaro appartiene all’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio nel quale ha emesso i voti solenni a Roma il 2 febbraio 1992, esattamente 32 anni fa. Dopo gli studi superiori, ha frequentato il biennio filosofico alla Pontificia Università Gregoriana e ha conseguito poi la licenza in Teologia biblica. Ordinato sacerdote il 3 ottobre 1992 a Santa Maria in Portico in Campitelli, ne è stato parroco dal 1995 al 2004 e poi dal 2010 fino alla nomina di oggi.

Numerosi gli incarichi ricoperti all’interno dell’ordine fondato da san Giovanni Leonardi, prima a Napoli e poi a Roma. È stato tra i fondatori della comunità dell’ordine a Owerry, in Nigeria. Dal 2010 al 2016 consigliere generale e segretario generale dei Chierici della Madre di Dio, nel 2022 è stato eletto vicario generale. Diversi anche gli incarichi nella diocesi di Roma, tra cui quello di prefetto per la II prefettura dal 2020 e di referente per il cammino sinodale dal novembre 2021. Dal novembre 2015 al 2020 è stato membro del Consiglio presbiterale diocesano e dal novembre 2017 accompagnatore spirituale delle Acli di Roma e guida di Terra Santa con l’Opera romana pellegrinaggi. Autore di numerose pubblicazioni e articoli per giornali e riviste, ha collaborato e collabora con programmi radiofonici e televisivi. Un sacerdote «molto presente nella vita della diocesi», lo ha definito il cardinale vicario, negli ultimi anni anche in «aiuto al cammino sinodale con generosità e passione». E proprio per questo «siamo contenti ma c’è anche un certo dispiacere». In ogni caso, ha aggiunto, «Roma dona con gioia, come anche con gioia riceve».

Di «nuovo inizio» ha parlato padre Carbonaro, rivolgendo il suo saluto anzitutto all’arcivescovo Salvatore Ligorio, «che ha servito con paterna benevolenza e generosa lungimiranza la nostra Chiesa», e all’intera comunità ecclesiale che a breve inizierà a servire. «Chiedo di essere accolto come padre e fratello a cui il Signore ha perdonato molto e che, con voi, è chiamato a sostenere la causa del Vangelo di Gesù Cristo». Nelle sue parole, forte il richiamo alla comunione, così come la vicinanza «alle famiglie, alle giovani generazioni, agli anziani e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Camminerò insieme a voi come ospite e pellegrino di speranza», ha assicurato. E ancora: «Insieme offriremo la ricetta del Vangelo che ci invita a fissare lo sguardo sulla nostra realtà, ma anche sul mondo intero, assetato di riconciliazione e di pace».

Da ultimo, le parole di commiato dalla sua famiglia religiosa, «che ho amato e servito», e dalla Chiesa di Roma, «che è stata mia Madre: da essa ha imparato a operare in quella carità che la distingue per vocazione». Rinnovando i suoi «legami sinceri di fraternità», ha riconsegnato in particolare ai confratelli – rappresentati in Aula dal padre generale Antonio Piccolo – le parole del fondatore san Giovanni Leonardi: «Parto con il corpo, ma vi lascio il cuore».

Domenica, 04 Febbraio 2024 20:54

Necrologio Werner Winser

Il P. Generale il suo Consiglio e l'Ordine tutto si uniscono a P. Edoardo Winser Delegato OMD in Cile, per la morte del caro papà Diacono Werner Winser affiliato OMD. Tutta la famiglia leonardina lo affida al Signore ed eleva preghiere di suffraggio per la sua anima

“Perché restiate fedeli al Signore”. Domenica 28 gennaio presso la Casa di Noviziato Sacro Cuore a Gallipoli, hanno professato i voti temporanei e vestito l’abito di San Giovanni Leonardi Rupertus e Roberto, giovani indonesiani. La loro risposta alla domanda liturgica dice quale sarà il loro futuro cammino. Saranno tra i Chierici Regolari della Madre di Dio: “Al fine di servire la Chiesa e i fratelli”. Durante l’omelia il P. Generale, ha affermato come: “La presenza di Gesù getta una luce nuova nel mondo per manifestare la sua missione guaritrice”. In effetti, è lui a generare lo stupore mentre libera l’uomo posseduto: “Dando un nuovo inizio alla vita”. Così: “Una rivoluzione accade anche in noi quando ci lasciamo illuminare da lui”. In tale contesto: “Cosa è la vita consacrata? Se non annuncio e testimonianza che Cristo e il Santo di Dio”. Per questo, prosegue Padre Antonio: “E’ possibile inaugurare per noi sulla terra una resistenza che libera dal male e dai condizionamenti del male”. Infatti: “Chi si lascia guarire da Gesù quotidianamente diventa trasparenza di Dio che unisce vita e parole, preghiera e carità”. I giovani professi insieme a noi: “Susciteremo lo stupore quando quello che è sulle nostre labbra si vedrà nella vita”. In una ricetta spirituale San Giovanni Leonardi ci invita a “non perdere di vista il Signore” abbandonandosi a lui, da discepoli carichi del suo stupore. In fondo, la vita dei consacrati: “E’ vita di chi si è innamorato di Gesù”. Infatti: “Vivere è piacere all’amato”, come ricorda San Paolo. Conclude il P. Generale, augurando ai neo professi: “Di gustare la gioia dell’appartenenza al Signore”.

Il XV centenario di Santa Maria in Portico che si aprirà il prossimo 1 di febbraio 2024, sarà un giubileo mariano che: “prepara e affianca quello più grande della Chiesa Universale che si svolgerà nel 2025. Maria attirandoci a sé, coinvolgendoci nel suo meditativo silenzio, ci prepara a incontrare e imboccare la Strada della salvezza, il Figlio Gesù che ella ci porge come dono del Padre celeste” Con queste parole il Cardinale Angelo De Donatis, Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma e P. Antonio Piccolo, Rettore Generale dell’Ordine della Madre di Dio, in un messaggio congiunto, hanno voluto esprimere la comune memoria e gratitudine per questo anno dedicato a Maria. Le celebrazioni precedono l’anno giubilare del 2025, che come più volte ha affermato Papa Francesco, ci preparerà nella speranza ad accogliere con fede e con testimonianza sincera quanti giungeranno a Roma.

Ed è proprio legata all’accoglienza la storia dell’icona di Santa Maria in Portico conservata da quindici secoli nel territorio di Campitelli tra le falde del Campidoglio e il porto di Roma sul Tevere. Fu la nobile Galla, il 17 luglio del 524, che nella sua casa alla presenza del Papa Giovanni I, ricevette il segno della luce dal cielo che manifestò una immagine di Maria Madre di Dio. Le tracce di questa antica narrazione, sono ancora visibili come una sorta di memoriale, nell’icona oggi venerata nel santuario di Campitelli. In essa sono incisi tra preziosi smalti, il volto di Maria che indica la strada del suo Figlio tra due alberi di quercia, un portico e le figure degli apostoli Pietro e Paolo, che adornano la sommità delle colonnine doriche. La Madre di Dio, viene ricordato nel messaggio: “Appare là dove la Chiesa si mostra e rivela al mondo la carità di Cristo, là dove la Chiesa alimenta la carità fraterna”. A conferma di questo: “Nella dispensa dell’umile e timorosa Galla che serviva i poveri, appare Maria, dispensatrice della Grazia celeste, Madre di Dio, Madre della Chiesa, Madre della missione”.

San Giovanni Leonardi ereditò dalla chiesa di Roma per i suoi figli, questo tesoro spirituale, e: “Volle che i suoi religiosi posassero ovunque lo sguardo su Maria per divenire immagine di Cristo. Come lei, ora, in questo solenne anno, siamo invitati a sollevare i nostri occhi su questa immagine per scoprire la nostra più profonda identità di cristiani e di Chiesa”.

Dunque una Chiesa dalle porte aperte, con uno sguardo lungimirante e profetico, come fu quello del Leonardi e dei santi della Riforma, che pregarono davanti a questa immagine. Numerosi pontefici ricorsero con affetto filiale a Maria: “Porto della romana sicurezza”, soprattutto nei momenti di particolari difficoltà della Città. Per questo ancora oggi: “Maria si offre al nostro sguardo in un portico aperto. Quando le nostre porte si aprono all’accoglienza diventiamo porto di approdo, quando le porte delle nostre case, delle nostre vite, si aprono alla condivisione diventiamo porta del paradiso e la Chiesa un portico aperto sul mondo, pronto a dare sicuro riparo dalle onde della vita a quanti sono nel naufragio dell’esistenza”.

Le celebrazioni centenarie si apriranno nel santuario parrocchiale di santa Maria in Portico in Campitelli a Roma il prossimo 1 di febbraio ore 18,30 con una concelebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Angelo De Donatis, dai sacerdoti dell’Ordine della Madre di Dio e con l’offerta del calice votivo da parte degli amministratori della Città di Roma.

pdfMessaggio_in_occasione_del_XV_centenario_di_Santa_Maria_in_Portico.pdf

pdfImmagine_Preghiera_S._Maria_Portico.pdf

pdfMensaje_XV_centenario.pdf

pdfORACION_STA_MARIA_IN_PORTICO_Card_De_Donatis.pdf

pdfMessage_for_the_15th_centenary.pdf

pdfPRAYER_FOR_THE_15TH_CENTENARY.pdf

Si compie il XV centenario dall’apparizione dell’icona di Santa Maria in Portico: 17 luglio 524- 17 luglio 2024. L’icona custodita nel santuario parrocchiale di Campitelli a Roma, è speciale protettrice della Città. Le celebrazioni centenarie avranno inizio il 1 febbraio 2024 e si concluderanno il 1 febbraio 2025. Una speciale indulgenza giubilare è stata concessa da Papa Francesco. La perdonanza si potrà ricevere presso le chiese e oratori dell’Ordine della Madre di Dio durante le solennità e feste mariane o pregando davanti ad una immagine della Madre di Dio, alle condizioni stabilite dalla Chiesa. Di seguito pubblichiamo l’articolo di Fausta Speranza apparso su Osservatore Romano del 28 novembre 2023.

 

Da luogo di approdo di navi a rifugio per poveri, da antichissima zona portuale a Romanae Portus Securitatis. La vicenda secolare di una delle più centrali chiese di Roma conserva nel suo nome la ricchezza della storia, la profondità della compassione, la bellezza della devozione. Si chiama Santa Maria in Portico in Campitelli e nella radice etimologica di “portico” suggerisce sia il richiamo all’antica area di navigli nel cuore di Roma tra il Campidoglio e l’Isola Tiberina, sia il significato del fiducioso abbandono alla Vergine «porto sicuro».

Nella sua monumentalità la chiesa conserva l’icona venerata come Romanae Portus Securitatis, che è tanto piccola nelle dimensioni quanto avvolgente nella sua iconocità. È un’immagine della Vergine con Bambino attorniata da arbusti racchiusi in un portico sorretto da due colonne. Sui due lati compaiono le effigi di Pietro e Paolo. La tradizione popolare la vuole immagine acheropita, non dipinta da mani d’uomo.

È doveroso citare la primitiva diaconia di Santa Maria in Portico la cui fondazione è attribuita a Gregorio Magno (540 circa-604) o a Giovanni I (470-526). In ogni caso, al VI secolo ci riporta la tradizione che narra dell’apparizione della Vergine Maria a Galla, nobildonna romana che assisteva poveri della città e pellegrini. La zona era sede della Statio Annonae, dove si gestivano le scorte di grano. Il Princeps senatus Quinto Aurelio Memmio Simmaco, padre di Galla, era con probabilità amministratore annonario, così come lo era stato il suo antenato Simmaco Senior del V secolo.

In questa storia di amministratori irrompe una donna. Il racconto è giunto fino a noi principalmente grazie alle cronache redatte nel XVII secolo dal presbitero Ludovico Marracci dei Chierici Regolari della Madre di Dio, che studia nell’allora annesso collegio romano. Nelle sue Memorie di S. Maria in Portico si legge della historia venerande, et incorruptibilis Imaginis Gloriose Virginis Marie. Spiega che miraculose collocata fuit Ecclesia, que dicitur S. Marie in porticu. Marracci riferisce che la nobile Galla, come ogni giorno, era intenta ad allestire la mensa per dodici poveri, «esercitando quest’atto di carità per imitare l’esempio del Redentore del mondo e onorare la beatissima Vergine Madre, della quale era estremamente devota, avendola eletta per sua avvocata e Signora».

Proprio mentre serviva a tavola — si legge nella narrazione di Marracci — apparve nella dispensa del suo palazzo un improvviso bagliore, «notato dal coppiere» il quale si precipitò ad avvertire la padrona. Galla accorse immediatamente e vide quell’insolita luce senza però scorgere ciò che in essa era contenuto: la sacra immagine di Maria. Comprese che serviva il giudizio del Vicario di Cristo e corse dunque al Laterano, dove il Papa risiedeva e «con umili e pesate parole», gli espose l’accaduto e «lo pregò che si degnasse trasferirsi nella sua casa».

Marracci sottolinea che il Papa non ritenne una favola le parole di Galla e per questo, «mosso da divino istinto», dopo lunga orazione, accompagnato da vescovi e cardinali e dal resto del clero e popolo romano si recò a casa di Galla «processionalmente a piedi, portando candele accese». Entrando e vedendo la meravigliosa luce, «alzò le mani al cielo in preghiera». A questo punto, avvenne un altro prodigio. «Tutte le campane della città di Roma, e particolarmente quelle delle Basiliche lateranense e vaticana, mosse da mano angelica cominciarono a suonare, per onorare l’apparizione della Regina del Cielo». Il Papa scorse nel mezzo della luce «due spiriti celesti che sostenevano nelle mani la preziosa immagine della Madre di Dio e la calaron nelle mani del Sommo Sacerdote di Dio». Il Papa dunque «uscì presso il popolo di Dio mostrando a tutti il sacro tesoro; con quello li benedisse e li rimandò alle proprie case e nel frattempo una terribile peste che aveva colpito Roma cessò immediatamente». Tutto questo, si racconta, avvenne il 17 luglio del 524.

L’icona ha ricevuto da Alessandro VII il titolo ufficiale di «protettrice della Città nelle pubbliche e private avversità» dopo la scampata peste del 1656. Ma, secondo quanto scriveva nel 1605 san Giovanni Leonardi, già diversi Papi in precedenza avevano legato il nome all’icona. Nell’opera Narrazione della miracolosa immagine di Santa Maria in Portico, Leonardi, che è stato il fondatore dell’Ordine dei Chierici regolari della Madre di Dio nonché promotore del Collegio Missionario di Propaganda Fide, ne nomina nove, citando la nascita della Confraternita, interventi di restauro o di ampliamento della chiesa. È interessante leggere che Adriano VI (1522-1523) ricorse alla Vergine per salvare Roma dalla peste, che Paolo III (1534-1539) la invocò a protezione delle invasioni turche. E poi c’è un aneddoto che colora di simpatia le cronache: Leonardi scrive che Paolo II (1464-1471) per devozione asportò di notte l’immagine, che però ritornò miracolosamente nello stesso luogo.

L’attuale immagine della Vergine Romanae Portus Securitatis, con molta probabilità, è una riproduzione dell’antica pittura, o mosaico, che era venerata nel portico di Galla, ed è attribuibile a una scuola italo-bizantina. Non sorprende, considerando che nell’area dove c’era la vecchia chiesa si stabilirono nell’ VIII secolo greci in fuga da Costantinopoli. Anche loro alla ricerca di porti sicuri. La storia, antica come la devozione, si arricchisce e restituisce significati sempre nuovi.

Nella tradizione dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio fondati a Lucca da San Giovanni Leonardi(1541-1609), fra i ricordi cari che segnarono le consuetudini devote dei primi fratelli di comunità, si conserva un gesto che i Chierici hanno da sempre condiviso con il popolo di Dio nel primo giorno dell’anno oggi dedicato alla solennità della Madre di Dio, titolare dell’Ordine. Si tratta dell’affidamento al “Santo protettore” con la consegna del santino nel primo giorno dell’anno. Non è una novità questo gesto; probabilmente il Leonardi lo mutuò dal vissuto spirituale dei Padri domenicani e soprattutto dalla prassi e dagli esercizi di pietà dell’associazione laicale dei Colombini che s’ispiravano al movimento spirituale di Girolamo Savonarola (1452- 1498). Ma ascoltiamo la testimonianza di alcuni biografi del Leonardi per poter contestualizzare questo gesto di pietà privata e popolare. Il P. Giuseppe Bonafede (1605) nella prima biografia del Fondatore, ricorda le origini di questo esercizio di pietà: “Esso (P. Giovanni) fu che introdusse in Lucca o per dire meglio rinnovò quell’usanza antica nella Santa Chiesa, di assegnare nel principio dell’anno a ciascheduno dei fedeli un Santo per particolare Avvocato e Protettore nel modo che hoggi ad ognuno è noto” (G. Bonafede, Vita del Venerabile Padre Giovanni Leonardi, pag. 1082). Si tratta quindi di un’usanza antica nella Chiesa che il Santo restaurò con particolare zelo, sentendo necessari in quel tempo di radicale riforma dei costumi, l’intercessione e l’imitazione dei Santi. Ancora il P. Ludovico Marracci (1612-1700) nella prima biografia edita del Leonardi riferisce: “Si segnalò poi sempre nella veneratione dei Santi, e fu lui che introdusse in Lucca l’uso d’assegnare a ciascuno dei fedeli nel primo giorno dell’anno un Santo per particolare Avvocato; e a quelli della sua Congregazione volle di più, che se n’assegnasse un altro nel principio di ciascun mese. (L. Marracci, Vita del Venerabil Padre Giovanni Leonardi lucchese, Roma, presso il Varese 1623, pag. 363).

La consegna del santo protettore dunque, non era solo un atto di devozione, ma coinvolgeva la vita sacramentale in quanto la particolare memoria liturgica doveva ispirare nell’animo una vicinanza ai sacramenti della grazia. Il P. Domenico De Nobili (1688-1758) ci riferisce dell’amore che il Leonardi portava verso i Santi e quanta venerazione aveva per il pellegrinaggio verso le sacre reliquie nella città di Roma imitando in questo San Filippo Neri (1515-1595) suo fedele amico e compagno: “Si segnalò ancora nella divozione de’ santi e molti se ne era scelti per suoi avvocati, onorandoli ogni dì con particolar culto, e raccomandandosi alla loro intercessione. Egli introdusse in Lucca la divozione che fu poi praticata da altri, di dare il primo giorno dell’anno a tutti i fedeli un santo per particolare avvocato, acciò i santi fossero da questi onorati e partecipar potessero della loro protezione, ed aiuto in tutto l’anno.  Era sì grande la divozione che portava alle Reliquie de’ santi, che si riteneva indegno di portarle addosso, o tenerle presso di sé, dicendo, che un uomo peccatore come lui non le poteva custodire con quella riverenza, che pegni sì preziosi si meritavano. In tutto il tempo che visse in Roma visitò spesso le Catacombe de’ Martiri, facendovi lunghe orazioni, e bagnando quel sacro terreno di tenere lagrime. Visitò ancora quelle chiese nelle quali si custodivano le reliquie de’ Santi Appostoli, e de’ primi martiri della chiesa. Visitò frequentemente le sette chiese, e  negli ultimi anni della sua vita, non potendo per le indebolite forze visitarle tutte in un giorno, le ripartiva in più giorni per non restar privo del tesoro delle sacre indulgenze” (D. De Nobili, Vita del Beato servo di Dio Giovanni Leonardi, Manoscritto, Roma, Archivio Curia OMD, 1750, pag. 186).

La pressi della consegna del Santo protettore è tuttora in uso presso le comunità dell’Ordine, generalmente la sera di Capodanno dopo la celebrazione dell’Eucaristia della Madre di Dio (nell’attuale liturgia solennità del titolo dell’Ordine) e il Canto del Veni creator si benedicono e si distribuiscono ai fedeli le immaginette. Si conservano ancora presso il nostro Archivio di Campitelli le prime schede  del XVII sec. senza immagine con il nome del Santo protettore e la mortificazione che il fedele doveva compiere in sua memoria. Nel XX secolo furono stampati presso l’Editrice M. D’Auria di Napoli una serie di santini con l’immagine in bianco e nero una breve biografia del Santo protettore e la mortificazione da compiere, mentre sul retro un’esortazione invita a non sciupare l’anno che viene come dono del Signore ed apprezzare il tempo come moneta per acquistare l’eterna felicità.

© 2024 Ordine della Madre di Dio. All Rights Reserved. Powered by VICIS