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stemma e nome

smp2014La solenne eucaristia giovedì 17 luglio nel santuario parrocchiale di Santa Maria in Portico in Campitelli, in occasione del 1490 anniversario dell’apparizione dell’icona al Papa San Giovanni I e a Santa Galla, è stata presieduta da S. E. il Signor Cardinale Paolo Sardi. Riportiamo di seguito alcuni tratti dell’omelia: “In una delle circostanze nella quale Galla nobile romana esercitava la carità, apparve l’immagine che noi oggi veneriamo con grande fervore e devozione dal popolo. Il popolo romano è venuto varie volte a cercare conforto e guarigione da questa immagine miracolosamente giunta nel cuore dell’Urbe senza particolari meriti da parte dei cittadini. Il giorno in cui dal Papa Giovanni primo fu utilizzata l’icona per benedire il popolo era appunto il 17 luglio del 524. Il titolo attribuito all’immagine è Romanae portus securitatis: “Porto di sicurezza per i romani”, una qualifica che colpisce. In effetti, noi viviamo nel tempo che è un mare su cui le nostre rispettive barchette viaggiano ed a volte devono affrontare tempeste non facili. Nel mio stemma, quando sono diventato vescovo, ho scelto l’immagine di una barchetta sul mare e sopra un libro, la parola di Dio ed una stella. Maria Stella matutina, perché in questi riferimenti che può trovare sicurezza la nostra barca ed arrivare poi al porto che ci attende; il porto nostro è il Paradiso che tutti guardiamo con speranza. La Madonna è la nostra garanzia, la madre buona che è con noi per guidarci verso questo porto. Così, abbiamo ascoltato con interesse questa pagina del libro del Siracide che parla tutta al femminile: “Io sono uscita dalla bocca dell’altissimo, generata prima delle creatura”. Ma non è la Madonna la persona di cui si parla, qui è il Verbo di Dio, uscito dalla bocca dell’Altissimo e sceso sulla terra per redimere gli uomini; questo Verbo di Dio, è stato affidato dal Padre a Maria, la donna che lo ha portato in grembo e lo ha generato. Allora è a questo Verbo di Dio che bisogna guardare e mettersi in ascolto. Se vuoi trovare la Parola di Dio con sicurezza è a Maria che devi rivolgerti perché lei l’ha consegnato al mondo. Se a Maria ti rivolgi, puoi essere certo di trovare il Verbo in cui sta la nostra speranza di salvezza. Ma c’è un’altra parola che abbiamo pure ascoltato, e merita di essere meditata.  Chi ha fatto questa liturgia ha scelto bene i testi. La seconda lettura tratta dall’Apocalisse di San Giovanni. Lì si parlava della “Fidanzata”, la “Sposa dell’Agnello”; anche qui non è Maria, si tratta della Chiesa. Tuttavia sappiamo che la Madonna è immagine della Chiesa, e perciò in qualche modo vale anche per lei questa pagina del libro dell’Apocalisse. Mi interessa raccogliere due particolari. Il primo è dato dalla città cinta da un grande muro, con dodici porte e poi dodici angeli; la città è costruita sopra dodici basamenti che sono gli Apostoli. Questa città è la Chiesa, nella Chiesa hai speranza di salvezza. Ma la Chiesa, non è un’accozzaglia di persone che entrano ed escono a piacimento, come a volte avviene nelle chiese materiali, con piena libertà di scelta. Se vuoi essere nella Chiesa devi metterti a disposizione di chi è responsabile della Chiesa. Infatti, l’immagine dell’Apocalisse, indica che  la città è cinta da un alto muro, non ci si accede con libertà non ci sono le porte aperte per entrare e per uscire. Poi vi sono gli Angeli che la proteggono, gli Apostoli che le garantiscono l’autenticità. La Madonna che è immagine della Chiesa, proprio a questo ci invita: guardate che la Chiesa è una realtà semplice, avete la fortuna di farne parte, sappiate raccogliere gli impegni che da questa partecipazione derivano per ciascuno di voi. Mettetevi in ascolto della Chiesa, entrate in sintonia con la Chiesa, collaborate nella evangelizzazione insieme con la Chiesa. Un altro pensiero che raccolgo dice che la città, la comunità dei salvati, non ha bisogno della luce del sole , né della luce della luna, perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello. Come possiamo interpretare questo?  La luce del sole, la luce della luna, è una luce materiale, una luce umana, creata; di questa luce l’umanità si deve anche servire, penso a tutto lo sforzo che nel corso della storia i popoli hanno fatto per capire meglio quali erano le norme che reggevano l’universo in cui si trovavano collocati, le norme che reggevano il loro fisico per trattarlo in modo conveniente e non creare guai. La scienza è necessaria, la luce del sole e della luna immagine della luce dell’intelletto e della scienza son pur necessarie. Ma per entrare nella città di Dio, per accedere alla strada giusta che porta verso il cielo, non è alla scienza che ti devi rivolgere, ma è alla parola di Dio che la Chiesa ti presenta e che la Madonna ti raccomanda. Allora bisogna prendere coscienza di questo: Non è necessario avere tanta scienza e cultura, anche se è da rispettare. Ciò che conta non è la luce del sole o della luna, i mezzi naturali di conoscenza, ciò che conta è la luce di Dio e questa ti viene donata se hai fede, se hai amore per lui. E’ importante coltivare nella preghiera l’apertura alla fede, l’impegno dell’amore. Nell’ultima lettura breve, ma estremamente densa, abbiamo sentito che Gesù stava parlando ed una donna uscì con questo grido di ammirazione: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai reso il latte”. Una grande lode che chiamava in causa la madre. La risposta di Gesù potrebbe sembrare persino poco rispettosa per sua madre, ma egli disse - il ma indica una direzione diversa- “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”. Se ci pensi è questa la gloria di Maria, non tanto quella di aver dato la vita umano e di aver generato il Verbo, ma quella di essersi messa in ascolto del Figlio suo Verbo incarnato e per aver in tutta la sua vita osservato la Parola, a cominciare dalla prima parola registrata nei vangeli: “Ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola”. L’osservanza della Parola di Dio ha accompagnato la Madonna, e sappiamo, che non è stata una vita facile la sua, una vita con numerose difficoltà. Tanto che, ricordano i vangeli nell’episodio dello smarrimento del fanciullo Gesù nel Tempio, apprese dalle sue labbra: “Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio”. Giuseppe e Maria non capirono questa risposta, ma la Madonna conservava nel suo cuore queste parole, meditandole, e piano piano ha compreso sempre meglio il mistero di suo Figlio e la missione singolarissima che il Padre aveva affidato a lui. La strada di Maria non è stata facile, alle volte siamo tentati di pensare che la Madonna abbia vissuto in un mondo diverso, è vissuta nel nostro mondo, ha dovuto affrontare i problemi del nostro mondo, pensaci pure tu! E’ vissuta in un paese accanto a Giuseppe suo sposo e al figlio Gesù. Un paesetto Nazareth dove ci saranno state le polemiche, i pettegolezzi, le tensioni a volte  gli scontri tra la gente. Venivano anche  avventori alla bottega di Giuseppe e magari, a volte non pagavano; sono le difficoltà della vita quotidiana che la famiglia di Nazareth ha accettato, ha affrontato ed ha superato. Non parliamo dell’ultima fase di questa vita quando il Figlio viene catturato, flagellato e poi portato sul Calvario e muore sulla croce. La Madonna è lì accanto a lui e non fa polemiche, accetta e Gesù a lei dice: “Ecco tuo figlio”, guardando a Giovanni e in questa parola è contenuto l’affidamento di tutti noi alla materna protezione della Madonna. Vogliamo stasera guardare a Maria che è rappresentata in questa piccola icona, tanto bella e tanto venerata dall’antichità: Romanae portus securitatis, Porto della romana sicurezza, diciamo pure dell’umana sicurezza, quindi anche nostra, siamo qui a Roma e di conseguenza questa parola vale anche per noi, ma vale anche per qualsiasi essere umano in cammino sulla terra verso il destino ultimo che è il cielo. Che la Madonna  ci sia accanto, lei che è: “Porto dell’umana sicurezza” voglia accoglierci nel porto  dove tutti siamo incamminati perché è là che troverà piena realizzazione la nostra esistenza”. La liturgia è stata animata dalla Cappella musicale di Santa Maria in Campitelli che il cardinale al termine della celebrazione ha ringraziato con queste singolari parole: “Devo dire un grazie al Coro e al suo Maestro per la grande esecuzione corale di tutte le parti liturgiche, sia polifoniche che di canto gregoriano. Non è facile sentire un coro così ben preparato e partecipe che sappia eseguire e rendere solenne la liturgia. Il coro svolge una funzione educativa e di unità per l'assemblea liturgica”. Nei locali della Parrocchia il Cardinale ha salutato i convenuti  e sono state distribuite le ceramiche commemorative dell’icona di Santa Maria in Portico in occasione del 1490° anniversario dell’apparizione.
Generale-Camilliani-1Con una solenne conclebrazione presieduta da P.Leocir Pessini Superiore Generale dei Cammilliani si sono concluse, lunedì 14 luglio le celebrazioni per il IV Centenario della nascita al Cielo di San Camillo De Lellis.  Così nell’omelia il neo P. Generale nella Chiesa della Maddalena a Roma, dove riposano le spogle del santo patrono degli infermi: “In questi mesi abbiamo percepito con chiarezza che il cuore materno della Chiesa ha protetto la purezza originaria della “piccola pianticella” del nostro carisma, e ci ha spinti con coraggio a rilanciare il dono prezioso della carità misericordiosa verso i malati. È fresco nella nostra mente e nel nostro cuore l’augurio accorato che papa Francesco ci ha rivolto domenica, durante l’Angelus in piazza San Pietro. Ci sentiamo quindi particolarmente responsabili nel custodire e nel far crescere il patrimonio carismatico che ci è stato depositato nel cuore e nelle mani”. Il Superiore ha ricordato che “San Camillo non rispondeva solo alla malattia, ma accoglieva ogni persona ferita dalla malattia nella sua più profonda ed inalienabile dignità, realizzando un’accoglienza incondizionata verso tutti quei poveri e miserabili che non rientravano nella logica elitaria del grande rinascimento”. “Oggi – ha proseguito padre Pessini – siamo chiamati ad essere discepoli missionari nel mondo della salute, contribuendo ad accrescere la cultura dell’incontro in opposizione alla cultura dell’indifferenza, dell’efficienza a tutti i costi e dello scarto, uscendo dal nostro egoismo”. Il Superiore generale ha concluso con “un invito alla preghiera per tutti i malati, in particolare per i nostri confratelli ammalati che, nella stagione difficile dell’anzianità o della sofferenza, continuano ad essere testimoni fedeli del carisma; una preghiera per chiedere al Signore il dono di sante vocazioni e la perseveranza fedele di tutti noi e in particolare dei giovani confratelli in formazione perché con il loro entusiasmo possano contagiarci per un autentico rinnovamento della nostra vita consacrata”.

16 luglio 2014
imagUn antico borgo medievale, arroccato tra i Monti Volsini ed il Lago di Bolsena, Latera conserva da trecento anni una copia dell’icona di Santa Maria in Portico giunta in questo luogo per vie alquanto insolite. Santa Lucia Filippini (1672- 1732) agli inizi del 1700 aprì a Latera una scuola. L’incontro tra la Filippini ed il Servo di Dio Don Domenico Canepuccia  (1687-1739) a Montefiascone fu provvidenziale. Il Canepuccia, stimato dal Cardinale Marco Antonio Barbarigo (1640-1706), confidò alla fondatrice delle Maestre Pie di voler ampliare la scuola di Latera fornendola di abitazione e di una nuova chiesa. Così il 4 maggio 1708 venivano poste le fondamenta di Santa Maria della Consolazione. Mentre la fondazione si andava completando con notevoli disagi e privazioni, nel 1711 la Provvidenza  mandò a don Canepuccia “un soccorso inaspettato”. Un giorno al Servo di Dio, mentre recitava il breviario per strada, gli si fecero innanzi alcuni ladri che tentarono di assalirlo e derubarlo. Il pio sacerdote non perdette l’occasione di far tornare sui loro passi i profittatori, ammonendoli con parole forti e persuasive. Cosicché, dopo un atto di ravvedimento consegnarono a don Canepuccia  la loro borsa carica di refurtiva ed un’immagine della Madonna “artisticamente dipinta”. Il Canepuccia non sapendo la provenienza del denaro lo adoperò per portare al termine la costruzione della chiesa della Consolazione che venne consacrata l’11 settembre 1712; ed il 20 giugno 1713 don Canepuccia concesse l’uso della chiesa della Consolazione alle figlie di Santa Lucia Filippini. Il quadretto della Madonna consegnato dai ladri, fu deposto sull’altare maggiore ed il vescovo stabilì che se ne facesse memoria nella festa del SS. mo nome di Maria.  Nell’anno 1808 in occasione di alcuni lavori di restauro: “Fu spolverata ancora la Madonnina della detta Chiesa, dipinta in oro zecchino in una tavoletta, e dietro la tavoletta in presenza delli Signori D. Clemente Arciprete Poscia, e  lo d.o D. Francesco Penna e Giuseppe Levanti vi si lesse scritta la seguente scrittura, quale da me sacerdote Benedetto Marsiliani fedelmente qui si trascrive perché ne resti permanente la memoria – Copia vera effigie di S. Maria in Portico. Quale più volte ha liberato la Città di Roma dalla Peste, e da altre gravi calamità: e  nel contaggio dell’anno 1656 e seguente, essendo ad essa con solenne voto ricorso l’inclito Popolo Romano, la liberazione della Città e di tutto lo Stato Ecclesiastico benignamente ne impetrò- Dipinta da me Agostino Gabrini di Carpegna l’anno 1711 li 15 Luglio”. La testimonianza così redatta è conservata nell’Archivio delle Maestre Pie di Latera: “Libro manoscritto di Memorie, p. 253”. Ancora oggi nella piccola chiesa della Consolazione è possibile venerare l’icona di Santa Maria in Portico custodita in una cornice, circondata da Angeli e per secoli onorata dalle Maestre Pie e dai fedeli delle contrade di Latera.
 
Sabato, 12 Luglio 2014 15:15

Contadini della Parola

299Il seminatore uscì a seminare. Già solo questa frase vibra di gioia e di profezia, è colma di promesse e di mietiture, presagio di pane e di fame saziata. Ancora adesso Dio esce a seminare, e diffonde i suoi germi di vita a piene mani, e le strade del mondo e dell'anima esultano davanti a Dio, il fecondatore infaticabile delle nostre vite. Dio non è il mietitore che valuta e pesa il raccolto, ma è il seminatore: mano che dona, forza che sostiene, giorno che inizia, voce che risveglia. Ma quante volte io ho rallentato il corso del miracolo! Io che sono strada, io che sono campo di pietre e sassi, io che sono groviglio di spine, cuore calpestato, superficie di pietra, che coltivo spine e radici di veleno... Mi piace tanto questo Gesù che racconta in parabole: il seminatore uscì a seminare e il mondo è gravido di vita. La parabola fa parlare la vita. La vita non è vuota, non è assenza: c'è qualcosa di Dio nella vita. Se noi avessimo occhi per guardare la vita, se avessimo la profondità degli occhi di Gesù, anche noi in questa vita comporremmo parabole, racconteremmo di Dio con parabole e poesia, come faceva Gesù. Noi siamo chiamati ad essere contadini della Parola, a diffonderla, con l'ostinazione fiduciosa della parabola; con fiducia, perché la forza non è nel seminatore, ma nel seme; la forza non è in me, ma nella Parola. Che non tornerà a Dio senza aver portato frutto. Il seminatore uscì a seminare: oggi, questa mattina, adesso, esce ancora a seminare; ed è grande questo Dio seminatore, questo Dio contadino: è grande perché crede nella bontà e nella forza della Parola più ancora che nei frutti visibili. Crede nella Parola più ancora che nei risultati della Parola: è la Parola che è vera, non i suoi esiti. Egli mi chiama a un atto di fede purissima, a credere nella bontà del Vangelo più ancora che nei risultati visibili di quella parola, a credere che Dio trasforma la terra e le persone anche quando non ne vedo i frutti. Mi chiama ad amare la sua promessa più ancora della realizzazione della promessa, ad amare Dio più ancora delle promesse di Dio. Questo atto di fede gioiosa e forte, oggi, il Vangelo propone. Io non ho bisogno di raccolti, ho solo bisogno di grandi campi da seminare e di un cuore non derubato; ho bisogno di un Dio semi­natore, che le mie aridità non stancano mai. E ancora le strade del mondo potranno esultare di vita.

 
Sabato, 12 Luglio 2014 15:04

Peralillo Cile Messa di P. Claudio

claudioCelebrata la prima messa di P. Claudio Godoy nel suo paese natale a Peralillo il giorno dei santi Pietro e Paolo presso la parrocchia di San Francesco Saverio. Il neo sacerdote accompagnato dal P. Generale e dai confratelli e fedeli della parrocchia di Rancagua ha celebrato la solenne eucaristia accolto dal Parroco P. Richard Knuckey con la tradizionale processione dei “cuosimodisti” come è tradizione quando si accoglie un novello sacerdote. Durante la celebrazione è stata donata una reliquia di San Giovanni Leonardi alla parrocchia di P. Godoy.

12 luglio 2014
S-D-Cosimo-e-Anna-FondatoriCon l’Editto emesso dal Cardinale Vicario Agostino Vallini si dà inizio alla causa di Beatificazione e Canonizzazione dei Servi di Dio Cosimo Berlinsani OMD e Anna Moroni fondatori della Congregazione delle Oblate del Bambino Gesù. Già dall’agosto 2012 la Congregazione delle Suore Oblate del Bambino Gesù  nella persona della Madre Generale  Raffaella Funari, e l’Ordine della Madre di Dio nella persona di P. Francesco Petrillo Rettore Generale, hanno convenuto con l’approvazione dei rispettivi Consigli, di nominare due Postulatori per l’avvio del “Processo di Beatificazione e Canonizzazione dei Servi di Dio”.  Due processi distinti come prevedono le normative del Diritto e del Magistero ecclesiale. Il primo atto ufficiale prodotto dalle due Postulazioni è stato il “Supplex libello” emesso da P. r2t6qef Sciberras OSA e da P. Davide Carbonaro OMD rispettivamente per la Causa di Madre Anna e di Padre Cosimo, rivolto al Cardinale Agostino Vallini Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma. Questo primo documento ufficiale consiste in una supplica nella quale i postulatori manifestano il desiderio delle parti attrici di intraprendere la Causa descrivendo brevemente le motivazioni per cui le due figure, ancora oggi, rappresentano un riferimento evangelico per il popolo di Dio. Infine, in una serie di appendici sono raccolti brevi tratti biografici dei Servi di Dio e un elenco di testimoni divisi tra clero, religiosi e popolo di Dio. Le lettere postulatorie sono state accolte con parere positivo dalla Conferenza Episcopale Laziale, oggi con l’Editto promulgato dal Cardinale Vicario, la Congregazione delle Oblate e l’Ordine della Madre di Dio si impegnano a presentare i nuovi Servi di Dio alla Chiesa imitandone i doni e le virtù. Pubblichiamo di seguito gli “Editti” del Cardinal Vicario e  un articolo del Postulatore Generale OMD P. Davide Carbonaro: “La Chiesa ‘Nutrice di Santi’: L’iter del processo di Canonizzazione dei Servi di Dio Cosimo Berlinsani e Anna Moroni”.

9 luglio 2014

pdf  La Chiesa nutrice di Santi  
pdf  Editto SD Cosimo Berlinsani
pdf  Editto SD Anna Moroni
 
suore-generaleA 342 anni dalla Fondazione delle Suore Oblate del Bambino Gesù ad opera di Madre Anna Moroni e P. Cosimo Berlinsani OMD, La Congregazione domenica 6 luglio, ha voluto celebrarne la memoria con il 5° Colloquio di studio “Un Cammino di Santità”. Nella celebrazione Eucaristica presieduta da S. E. il Cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore,  la Comunità delle Suore Oblate ha inteso rendere grazie al Signore per il dono della loro presenza nella Chiesa;  e durante l’omelia il Cardinale Piacenza ha affermato che Anna e Cosimo incarnano: “L’atteggiamento di Maria di fronte all’evento trascendente dell’Incarnazione, che si avvera nella tenerezza delle sue piccole membra, è il silenzioso stupore, è un silenzio adorante, che si infrange soltanto per magnificare il Signore ed esultare nel Dio di ogni salvezza. E’ uno stupore motivato, dal momento che vuole prendere dimora in Lei Colui che estende la sua presenza ad ogni angolo dell’universo. E’ una taciturnità pensosa davanti al prodigio della sua divina maternità, del suo essere “nutrice”, che Maria mantiene anche dopo aver raccolto la testimonianza giubilante dei pastori: “Serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,18-19).

9 luglio 2014

pdf  Omelia del Cardinale Mauro Piacenza  
 
Sabato, 05 Luglio 2014 15:56

Il discepolato del cuore

298Ti benedico, Padre, perché queste cose le hai rivelate ai piccoli. I piccoli: di essi è pieno il Regno dei cieli, pieno il vangelo. Dio ha delle preferenze, non è neutrale: i poveri, come passeri, hanno il nido nella sua mano. Davanti a Dio non c'è nulla di meglio che essere nulla, come l'aria davanti al sole, polline nel vento di primavera (Simone Weil). L'unico merito dell'annunciatore è di essere infinitamente piccolo, solo così l'annuncio sarà infinitamente grande gioia. Venite a me, voi tutti, che siete stanchi e oppressi, imparate da me e troverete ristoro. Gesù non viene portando una nuova etica, viene recando una coppa colma di pace. Non porta precetti nuovi, ma una promessa: il Regno di Dio è pace e gioia nello Spirito (Rm 14,17). È legittimato a proporsi ancora agli uomini perché conforta la vita, perché parla il linguaggio della gioia. Imparate dal mio cuore... Cristo si impara imparandone il cuore, cioè il modo di amare. Il cuore non è un maestro fra gli altri, è «il» maestro della vita. Inizia, allora, il discepolato del cuore, per noi, discepoli sapienti e dotti, che corriamo il rischio di restare degli analfabeti del cuore. Burocrati delle regole e analfabeti del cuore. Perché Dio non è un concetto, non è una regola o una disciplina, è il cuore dolce e forte della vita. E troverete ristoro. Ristoro dell'esistenza è un cuore mite, senza violenza e senza inganno, una creatura in pace e senza presunzione, che diffonde un senso di ristoro nell'arsura del vivere. Il mio giogo è dolce e il mio peso leggero. Come può il giogo essere un ideale per l'uomo moderno, geloso di ogni più piccola porzione di libertà, per l'uomo che nell'ultimo secolo ha lottato proprio per scrollarsi di dosso tutti i gioghi? Nel linguaggio della Bibbia «giogo» indica la legge di Mosè (cf. Ne 9, 29) che Gesù ha riassunto nel comandamento nuovo dell'amore, l'antica novità. Ma amare Dio con tutto il cuore non è cristiano; anche ebrei e musulmani hanno da amare Dio con tutto il cuore. Amare il prossimo come se stessi non è ancora cristiano, vale anche per scribi e dottori della legge. Io non amerò Dio, amerò il Padre di Gesù Cristo, l'Abbà, lo amerò come figlio. Non amerò il prossimo come me stesso, lo amerò come Gesù lo ama (non quanto, ma come, o ne resteremmo schiacciati) col cuore mite e umile dell'unico che è Figlio e fratello. Anch'io figlio nel Figlio, fratello nel Fratello.
 
Cardinal-Paolo-Sardi-2Nel 1490 anniversario dell’apparizione di Santa Maria in Portico a Santa Galla e al Papa Giovanni Primo; il prossimo 17 luglio alle 18,30, S.E. il Signor Cardinale Paolo Sardi, Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, presiederà la solenne concelebrazione eucaristica nella solennità di Santa Maria in Portico nel Santuario parrocchiale di Santa Maria in Campitelli a Roma.

3 luglio 2014

pdf  Manifesto
 
Teatro-di-Marcello-1Al via dal 3 luglio al 5 ottobre la stagione musicale estiva dei “Concerti del Tempietto” ed il Festival Musicale delle Nazioni nel Chiostro di Campitelli (sui resti del Tempio di Giove Statore nell’Area Archeologica del Teatro di Marcello) a Piazza Campitelli, nel fascino della Roma di notte.“Notti Romane al Teatro di Marcello”: concerti di musica (classica, pop, rock, jazz e folk) che si tengono ogni sera in una delle aree piu' belle di Roma. Estate Romana del Tempietto: la musica, l’arte, la storia e l’archeologia in un percorso unico. Visita guidata nell’area più antica della Capitale fra Teatro di Marcello, Portico di Ottavia e Valle dei Templi, di Apollo Sosiano, di Bellona, di Giunone, di Giano Bifronte della Speranza e della Bocca della Verità. In caso di maltempo i concerti si terranno al coperto in una meravigliosa sala barocca facente parte della stessa venue e attigua alla prestigiosa secentesca Basilica di Santa Maria in Campitelli.

Programma dei Concerti 2014

Link per programma

4 luglio 2015


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